Le masse di Theodor W. Adorno

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Nel capitolo intitolato “Massa” Horkheimer e Adorno danno una serie di indicazioni per una interessante comprensione di questo problema.

Anzitutto qualche cenno di storia delle idee. Si riconosce in Le Bon il fondatore della “psicologia di massa”, ma si evidenzia come la caratterizzazione che Le Bon dà delle masse come irrazionali va di pari passo con un atteggiamento irrazionale dello stesso scrittore verso il suo oggetto. Infatti, giustificando l’assoluta impotenza dell’individuo nei confronti della massa Le Bon viene ad abbandonare quella tradizione intellettuale che da Platone, fino a Bacone e a Nietzsche additava bensì nella massa, nei molti, nel popolo il nemico della verità, ma affermava contemporaneamente il potere dell’individuo e la sua capacità di sottrarsi agli idola collettivi. All’opposizione tra individuo e massa la psicologia delle masse (Le Bon, Mc Dougal, Geiger, Lippmann e Freud) sostituisce quella tra due tipi di masse: anima di classe/anima della razza, massa organizzata/disorganizzata, gruppo/massa, massa/pubblico. Per Freud per esempio massa e capo sono inscindibili, ma l’identificazione psicologica non abolisce l’io, e la massa, da parte sua non ha la capacità di assorbirlo totalmente (“Ogni singolo è parte di più masse”).

Secondo Freud il meccanismo dell’identificazione ha una parte decisiva nel processo di costituzione degli uomini in società, nella Kultur/Zivilisation che egli si rifiuta di separare. La “sublimazione delle pulsioni sessuali” inizia con l’identificazione e permette il sorgere del “sentimento sociale”. In questo senso per Freud “massa” ha un segno positivo: ad essa va attribuita “la svolta dall’egoismo all’altruismo”, linguaggio e costume sarebbero suoi prodotti e solo con essa diventano possibili le creazioni della cultura. Il momento distruttivo caratteristico della massa nell’accezione più comune si spiega per Freud precisamente col sospendersi della costituzione in massa, dell’identificazione: cessata questa improvvisamente, si libererebbero impulsi aggressivi. Nella valutazione degli aspetti positivi della massa e della costituzione in massa Freud segue una tradizione che va da Aristotele fino a Marx.

Aristotele (vs Platone): “Infatti i molti, nessuno dei quali, è vero, eccelle di per sé”, possono però essere uniti meglio dei migliori , non singolarmente ma nell’insieme: come un banchetto, cui hanno contribuito molti di poco rango, può essere migliore di uno fatto a spese di un solo grande”.

Machiavelli: “ conchiudo dunque contro la comune opinione, la quale dice come i popoli, quando sono principi, sono vari, mutabili, ingrati; affermando che in loro non sono altrimenti questi peccati che non siano che siano nei principi particolari…Ma quanto alla prudenzia ed alla stabilità dico che un popolo è più prudente e stabile e di migliore giudizio che un principe”

Marx: “la somma meccanica delle forze dei lavoratori singoli è sostanzialmente differente dal potenziale sociale di forza che si sviluppa quando molte braccia cooperano contemporaneamente a una stessa operazione indivisa. Qui non si tratta soltanto di un aumento della forza produttiva individuale mediante la cooperazione, ma di creazione di una forza produttiva , che deve essere in sé e per sé forza di massa”

Per Adorno e Horkheimer la massa è un prodotto sociale – non un’invariante naturale; un amalgama ottenuto sfruttando razionalmente fattori psicologici irrazionali (per es. masochistici), non una comunità posta in originaria prossimità all’individuo.

“Molto si discorre della tecnica di dominio delle masse. Ma bisogna guardarsi dall’idea che i demagoghi che ne usano sorgano ai margini della società, e poi quasi per caso o mercé l’impiego abusivo di strumenti tecnici ottengano un potere sugli altri uomini, per il resto pacifici e giusti, e siano insomma dei briganti che assaltano sulla strada maestra la diligenza del progresso. In realtà questi demagoghi non corrispondono mai alla figura del “tamburino isolato” [come Hitler chiamava se stesso negli anni di prova] che vorrebbero assumere, e neppure sono semplici folli o psicopatici riusciti a penetrare nel recinto della società normale- ma esponenti di forze e interessi sociali più potenti, che riescono a prevalere contro le masse con l’aiuto delle masse. Il successo o insuccesso del demagogo non dipende dalla sola tecnica del dominio della massa , ma dalla possibilità o capacità che esso ha di integrare le masse agli scopi dei più forti. Sempre poi i demagoghi seminano su un terreno già arato, ed è per questo che non esistono metodi assolutamente sicuri per la seduzione di massa: il metodo varia con la disponibilità alla seduzione”. (Adorno e Horkheimer)

 

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