
Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro (1937)

16 -“Buon giorno!” disse Bilbo [e Gandalf risposte:] “Che vuoi dire? Mi auguri un buon giorno o vuoi dire che è un buon giorno che mi piaccia o no; o che ti senti buono, quest’oggi; o che è un giorno in cui si deve essere buoni?”
66- Gli Elfi sanno un sacco di cose e sono meravigliosi per quanto riguarda le notizie: vengono a sapere cosa succede tra le genti del paese con la velocità con cui scorre l’acqua, o più velocemente ancora.
80 – Il fatto è che gli orchi sono creature malvagie e crudeli. Non fanno cose belle, ma ne fanno molte di ingegnose. Possono scavare tunnel e miniere con bravura pari a quella dei nani più abili, quando lo vogliono, anche se di solito sono disordinati e sporchi. Fanno molto bene martelli, asce, spade, pugnali, tenaglie e anche strumenti di tortura, oppure li fanno fare su loro disegno ad altra gente, prigionieri e schiavi che devono lavorare fino a che non muoiono per mancanza di aria e di luce. Non è improbabile che abbiano inventato alcune delle macchine che da allora in poi hanno afflitto il mondo, specialmente gli ingegnosi congegni per uccidere grandi masse di gente tutta insieme, poiché ruote, motori ed esplosioni sono sempre loro piaciuti moltissimo, anche se hanno cercato di lavorare il meno possibile con le proprie mani; ma in quei giorni e in quelle contrade selvagge essi non avevano fatto tanti progressi (come vengono chiamati). Non odiavano i nani in particolare, non più di quanto cioè odiassero tutto e tutti, e specialmente le persone pacifiche e prospere (…) e comunque agli orchi non importa chi catturano, purché riescano a farlo con furbizia e segretezza, e i prigionieri non siano capaci di difendersi.
243- Questo è il punto: i Nani non sono eroi, bensì una razza calcolatrice con un gran concetto del valore del denaro; alcuni sono una massa infida, scaltra, e pessima da cui tenersi alla larga; altri non lo sono, anzi sono tipi abbastanza per bene come Thorin e Compagnia, sempre però che non vi aspettiate troppo da loro.
254 – Beninteso, è proprio questo il modo di parlare coi draghi, se uno non vuole rivelare il proprio nome (il che è cosa saggia) e non vuole farli infuriare con un netto rifiuto (e anche questa è cosa molto saggia). Nessun drago può resistere al fascino di una conversazione enigmatica e di passare un po’ di tempo cercando di comprenderla. Qui c’erano un sacco di cose che Smog non capiva per niente (…) ma credette di averne capito abbastanza e ridacchiò nel suo cuore malvagio.
324 – [Thorin morente su Bilbo Baggins] “In te c’è più di quanto tu non sappia, figlio dell’Occidente cortese. Coraggio e saggezza, in giusta misura mischiati. Se un maggior numero di noi stimasse cibo, allegria e canzoni al di sopra dei tesori dell’oro, questo sarebbe un mondo più lieto. Ma triste o lieto, ora debbo lasciarlo. Addio!”
Il Silmarillion (1917-1977)

19- Non ho adoperato frequentemente la “magia” e infatti la regina elfica Galadriel è costretta a lamentarsi con gli Hobbit per l’uso confuso del termine che essi fanno, allorché lo applicano sia alle manovre e agli stratagemmi del Nemico, sia alle azioni degli Elfi. Ho usato poco “magia” poiché per la seconda -le azioni degli Elfi- non esiste un termine appropriato ( e a causa di ciò tutti i racconti umani subiscono la medesima confusione operata dagli Hobbit). Ma gli Elfi sono lì, nei miei racconti, proprio per dimostrare la differenza. La loro “magia” è Arte, liberata da molte delle sue limitazioni umane: più facile, più veloce, più completa (il prodotto e la sua ideazione in corrispondenza perfetta). E il suo scopo è precipuamente l’Arte, non il Potere, non la dominazione e il rifacimento tirannico della Creazione. Gli Elfi sono “immortali” almeno finché dura questo mondo: e quindi si preoccupano più della sofferenza e del fardello che l’assenza di morte carica sui mutamenti apportati dal tempo che non della morte in sé. Nelle sue varie manifestazioni, invece, il Nemico è sempre “naturalmente” preoccupato del puro Dominio, e dunque è il Signore della magia e delle macchine. Ma la questione è la seguente: questo male spaventoso può nascere, e di fatto nasce, da una radice apparentemente buona, e il desiderio di fare del bene al mondo e agli altri in fretta e secondo i progetti del benefattore è un tema ricorrente. [Non nell’Iniziatore del Male però: la sua fu una caduta subcreativa e per questo gli Elfi ( i rappresentanti della subcreazione par excellance) furono i suoi nemici particolari, nonché l’oggetto speciale del suo desiderio e del suo odio, e per di più facile preda dei suoi inganni. La loro è la caduta nella possessività e (in misura minore) nella perversione dell’arte in potere.
21/22- I figli di Dio sono dunque fra loro imparentati e simili fin dai primordi (…) Si tratta dei Primogeniti, gli Elfi, e dei Successivi, gli uomini. Il destino degli Elfi è di essere immortali, di amare la bellezza del mondo, di portare il mondo al suo pieno fiorire grazie ai talenti di delicatezza e di perfezione di cui sono stati dotati (…) Il Destino (ossia il Dono) degli Uomini è la mortalità, la libertà dai cerchi del mondo. Dato che il punto di vista sull’intero ciclo è quello degli Elfi, la mortalità non viene spiegata attraverso il mito (…)
23 – Il corpo principale del racconto, il Silmarillion vero e proprio, riguarda la caduta della stirpe Elfi a più talentosa, il suo esilio da Valinor (una sorta di paradiso, la dimora degli déi) nell’Occidente estremo, il suo reingresso nella Terra di Mezzo, la terra in cui quegli Elfi sono nati ma che da tempo giace sotto il dominio del nemico.
24 – Nella misura in cui tutto questo ha un significato simbolico o allegorico, la Luce è un simbolo primordiale della natura dell’universo così imponente da renderne davvero difficile l’analisi. La Luce di Valinor (derivata dalla luce che precedette ogni e qualsiasi caduta) è la luce dell’arte non scissa dalla ragione che vede la realtà sia in modo scientifico (o filosofico) sia attraverso l’immaginazione (vale a dire in maniera Sub creativa), e “che dice che sono cose molto buone” e belle. Invece, la Luce del Sole (o della Luna) deriva dagli alberi solo dopo che questi sono stati contaminati dal male.
33 – ma nell’Eregion furono intrapresi grandi lavori, giungendo più vicini che mai a quella che per gli Elfi è la trasmutazione del proprio operato in “magia” e in meccanizzazione. Aiutati dalla scienza di Sauron, gli Elfi forgiarono gli anelli del potere (in tutti i racconti, “potere” è un vocabolo minaccioso e sinistro, eccetto quando viene riferito agli dei). Il loro potere principale (di tutti gli anelli assieme) fu quello di evitare e di rallentare il decadimento (vale a dire il “mutamento” considerato come cosa riprovevole), nonché di conservare ciò che si desidera che si ama, oppure la sua parvenza: e questo è più o meno un tema è il elfico ricorrente. Eppure gli Anelli avevano anche l’effetto di moltiplicare i poteri naturali di chi possedeva avvicinandosi così appunto al concetto di “magia”, un’idea, questa, che si corrompe facilmente in male, ovvero nella brama di dominio.
35- Elrond simboleggia costantemente la sapienza antica e la sua casa rappresenta il Sapere: vale a dire la conservazione, in riverente memoria, di tutta la tradizione che riguarda ciò che è bene, ciò che saggio e ciò che è bello. La sua casa non è teatro di azione ma luogo di riflessione. A essa d i fa visita lungo il cammino di tutte le gesta o di tutte le “avventure”.
85 – Nella formazione di tutte le cose di quella terra infatti spettava a [Iluvatar] il compito principale, e lì egli produsse molte opere belle e ben fatte, sia apertamente sia in segreto. Da lui proviene la sapienza e la conoscenza della terra e di tutte le cose che essa contiene: sia il sapere di coloro che non fanno lavori materiali, ma che cercano solamente di comprendere ciò che è, sia il sapere di tutti gli artigiani: colui che tesse, colui che intaglia il legno e colui che lavora i metalli; e anche chi ara è chi zappa, benché questi ultimi e chiunque abbia che fare con cose che crescono e che danno frutto debbono guardare anche alla sposa di Aulë (…). Aulë é anche detto l’amico dei Noldor poiché da Lui essi impararono molto nei tempi successivi ed essi sono i più abili degli Elfi; e a modo proprio, secondo le doti conferite loro da Iluvatar , essi aggiunsero molto al suo insegnamento, dilettandosi di lingue e di modi di scrittura, nonché delle figure del ricamo, del disegno e della scultura. I Noldor furono anche coloro che per primi riuscirlo a fabbricare gemme; e le più belle fra tutte le gemme furono i Simaril, che sono andati perduti.
90 – gli Elfi non moriranno fino a che il mondo non morirà, a meno che non vengano uccisi o non si distruggano di dolore (e a entrambe queste morti apparenti essi sono soggetti); nè l’età ne indebolisce le forze, a meno che non si stanchino di 10.000 secoli: e, se muoiono, vengono accolti nelle aule di Mandos a Valinor, da cui con il tempo possono tornare. Ma i figli degli uomini muoiono davvero e abbandonano il mondo; per questo sono detti gli Ospiti, ovvero gli Stranieri. La morte è il loro destino, il dono di Iluvatar, che, con il consumarsi del tempo, persino le Potenze invidieranno.
104 [Origine degli orchi]
160- [Sul giuramento dei Noldor]