
Sulla metodologia del lavoro intellettuale
Libro Primo Lettera 2- (…) Quest’irrequietezza è propria di uno spirito malato; ed io considero come primo indizio di un animo equilibrato il saper restar fermo e raccolto in se stesso. Bada inoltre che , in codesta lettura di molti autori e di libri di ogni genere, tu non vada vagando dall’uno all’altro. Devi acquistare dimestichezza con autori scelti e nutrirti di essi, se vuoi trarne qualcosa che rimanga stabilmente nel tuo animo. Chi vuol essere dappertutto non sta in nessun luogo. Chi passa la vita in continuo vagabondaggio troverà molti ospiti, ma nessun vero amico. Così è necessario che capiti a chi non si applica con assiduità allo studio di nessun autore ma tutti li scorre in fretta. Non giova, né si assimila il cibo rigettato appena preso. Niente impedisce la guarigione quanto il cambiare spesso i rimedi. Non arriva a cicatrizzarsi la ferita se si provano varie medicature. Non cresce vigoroso l’albero che è spesso trapiantato. Nessuna cosa, per quanto utile, reca giovamento in un fuggevole contatto. Troppi libri producono dissipazione: perciò se non ti è possibile leggere tutti i libri che potresti avere, basta che tu abbia i libri che puoi leggere. “Ma” tu dici “a me piace sfogliare ora questo volume ora quello”. Assaggiare qua e là è proprio di uno stomaco viziato e troppi cibi diversi non nutrono ma rovinano l’organismo. Perciò leggi sempre i migliori autori e, se talvolta vuoi passare ad altri, torna poi ai primi. Cerca ogni giorno nella lettura un aiuto per sopportare la povertà e per affrontare la morte e tutte le altre sventure umane. Dopo aver letto molto, scegli un pensiero che tu possa assimilare in quel giorno.(…) Mi chiedi quale sia il giusto limite alla ricchezza. Avere anzitutto l’indispensabile, poi ciò che basta.
Lettera 88 – (Scarsa utilità delle arti liberali per il conseguimento della saggezza) – 653, Tu vuoi sapere la mia opinione sulle arti liberali. Non apprezzo e non annovero fra i veri beni questi studi che fanno arricchire. Sono arti venali, utili in quanto preparano l’ingegno, purché non lo trattengano oltre il necessario. (…) Tu sai perché si chiamano studi liberali: perché sono degni di un uomo libero. Ma un solo studio è davvero liberale e fa l’uomo libero: lo studio della saggezza, che è sublime, forte e generoso; gli altri sono sciocchezze puerili. (…) 661- Devi scusarmi se non seguo le opinioni comuni: non mi sento di includere fra coloro che professano le arti liberali i pittori, gli scultori, i marmorari e gli alri che alimentano il lusso. Similmente escludo da questi studi liberali i lottatori e, in generale, quelli la cui arte si esaurisce nell’ungersi d’olio e nell’infangarsi nelle arene; in caso diverso dovrei includervi i venditori di unguenti, i cuochi e tutti coloro che mettono il loro ingegno al servizio della nostra sensualità. (…) 663- “Dunque gli studi liberali non ci sono di nessuna utilità?” Utili sotto altri aspetti , sono inutili per la virtù. Anche i mestieri manuali manifestamente vili , mentre contribuiscono a rendere comoda la vita, non hanno alcun rapporto con la virtù. “Allora perché insegnamo ai nostri figli le arti liberali?” Non perché esse possano dare la virtù , ma perché preparano l’animo a ricevere la virtù. Come le prime nozioni dell’alfabeto (gli antichi dicevano letteratura) non insegnano le arti liberali, ma rendono più agevole il loro successivo apprendimento, così le arti liberali non portano l’animo alla virtù, ma ve lo dispongono. / Posidonio divide le arti in quattro specie: le rozze arti popolari, le arti per il divertimento, le arti educative e le arti liberali. Le prime sono proprie degli artigiani, esclusivamente manuali, servono per il miglioramento materiale dell’esistenza e non sono ispirate da nessuna considerazione morale. Le arti per il divertimento hanno per oggetto il piacere degli occhi e degli orecchi. (…) Ci sono le arti che servono all’educazione dei giovani; esse hanno qualche analogia con le arti liberali propriamente dette, e sono chiamate dai Greci “encicliche” [grammatica, musica, geometria, aritmetica, retorica, dialettica] e dai nostri “arti liberali”. In realtà le sole arti liberali, anzi, per essere più precisi, le sole arti libere, sono quelle che hanno per oggetto la virtù. (…) 665- Ma un’unica cosa può condurre l’anima alla perfezione: la scienza immutabile del bene e del male: nessun’altra arte ha per oggetto la ricerca del bene e del male. Esaminiamo una a una le virtù: il coraggio è la capacità di disprezzare tutto ciò che fa paura agli uomini.(…) La fedeltà è il più santo bene dell’umana coscienza.(…) La temperanza regola i piaceri, ne esclude alcuni considerandoli spregevoli, riconduce gli altri alla loro giusta misura, né mai li cerca per se stessi. (…) La virtù che chiamiamo umanità vieta la superbia nei rapporti sociali, vieta la sgradevolezza. (…) Gli studi liberali non insegnano queste virtù, così come non insegnano la semplicità , la modestia e la moderazione, la frugalità e la parsimonia, la clemenza che si astiene da ogni spargimento di sangue e sa che nessun uomo può abusare di un altro uomo. (…) Ma alla saggezza si può arrivare anche senza studi liberali. (…) Perché dovrei pensare che non può diventare saggio chi ignora le lettere , quando la saggezza non consiste nelle lettere? (…) 669- Voler sapere più di quanto basta è una forma di intemperanza. (…) 671- Ho dunque totalmente dimenticato il precetto salutare : “Risparmia il tempo”. (…) Non pensi quanto tempo ti sottraggono le malattie, gli affari pubblici e privati, le occupazioni di ogni giorno, il sonno? Misura la tua vita, non c’è posto per tante cose.
Libro Secondo Lettera 90 (Filosofia e progresso civile) – 689 Posidonio è d’avviso che nella cosiddetta età dell’oro fossero i saggi a comandare. Erano essi che impedivano la violenza, difendevano i deboli dai più forti, consigliavano e sconsigliavano e indicavano quello che era utile e quello che era dannoso (…) Comandare non significava dominare, ma compiere un dovere. (…) Ma quando , sottentrando i vizi, i regni degenerarono in tirannidi, si cominciò a sentire bisogno di leggi; e anche queste, in principio, furono dettate dai saggi. (…) Fin qui sono d’accordo con Posidonio, ma non sono d’accordo che le arti di uso giornaliero sono state trovate dalla filosofia; né saprei attribuirle la gloria delle arti manuali. “La filosofia –egli dice- insegnò a costruire case agli uomini dispersi, che trovavano il loro rifugio entro capanne”(…) Io non credo che la filosofia abbia escogitato questa costruzione di case sopra casa, di città sopra città “(…) 691 Credimi, era veramente felice quell’età in cui non c’erano architetti, né stuccatori. L’attività di chi squadra i tronchi d’albero o taglia con mano sicura una trave, mentre la sega corre lungo il rigo segnato, è nata insieme col lusso “poiché i primi uomini aprivano il legno spaccandolo coi cunei”. (…) Non sono d’accordo con Posidonio neppure quando dice che gli strumenti per il lavoro furono inventati dai saggi. (…) Tutte queste furono invenzioni non di uomini saggi ma di uomini sagaci [sagacia= 1. (sensi) finezza, delicatezza; 2. (ingegno) avvedutezza, acutezza, perspicacia. sagacia vs saggezza,sagacia vs astuzia? L’astuzia è relazionale, la sagacia è tecnica, è relativa alla manipolazione delle cose?] .693- Erano saggi, o almeno si avvicinavano alla saggezza coloro che provvedevano con semplicità alla cura della propria persona. C’è bisogno di poco per assicurarsi il necessario : sono i piaceri che ci procurano tante fatiche. Non ti occorreranno artigiani, segui la natura.(…) LE ARTI LIBERALI MIRANO ALL’ARRICCHIMENTO, LA SAGGEZZA SERVE A COMANDARE [da qualche parte nel II libro].
Lettera 106 (La natura del bene)- 899 Anche negli studi pecchiamo d’intemperanza , ci interessano le dispute scolastiche e non i problemi della vita.
Lettera 108 (L’insegnamento di Attalo)- 907 Certo che li conosco questi frequentatori perseveranti e assidui, che chiameremo più che scolari, inquilini dei filosofi. Alcuni vengono per il diletto di ascoltare, non per apprendere, come si va a teatro per il piacere che si prova a sentire un bel discorso, una bella commedia. Ti accorgerai che sono molti questi uditori per i quali la scuola di un filosofo è un luogo di divertimento. Essi ci vanno non per disfarsi di qualche vizio o per ricevere qualche norma di condotto con cui regolarsi nella vita, ma per godere le soddisfazioni dell’orecchio. (…) 915- Ma noi sbagliamo in parte per colpa dei maestri che insegnano a disputare, non a vivere; in parte per colpa degli allievi che si presentano ai loro maestri con l’intenzione di coltivare l’intelligenza, non l’anima; così la filosofia è diventata filologia. (…) 919- Se un letterato, un erudito e un filosofo prendono ciascuno per conto proprio La Repubblica di Cicerone, ciascuno ferma la sua attenzione su un aspetto diverso. (…)Nello stesso posto il bue cerca l’erba, il cane la lepre e la cicogna la lucertola.
Lettera 101- (Differenza tra il sofista e il filosofo) – 941 Mi chiedi come chiamiamo in latino i sophismata.(…) Chiunque si attacchi a questi cavilli intreccia questioncelle invero sottili, ma di nessun vantaggio per la condotta della vita: non diviene più forte, più temperante, né più nobile. Al contrario chi ha ricercato nella pratica della filosofia un rimedio al suo stato, diventa pieno di coraggio e di fede [anche se con meno dialettica]
Volume Primo
Lettera 10- (Il saggio e la solitudine)- (…) 103- “Vivi con gli uomini come se dio ti vedesse, parla con dio come se gli uomini ti udissero.
Lettera 18 (Elogio della povertà)- 149 – Del resto desidero tanto mettere alla prova la fermezza del tuo animo, che voglio dare anche a te il consiglio trasmessoci dai grandi uomini: trascorri qualche giorno contentandoti di cibo scarso e cattivo,metti una ruvida veste e poi chiediti: “Ma è proprio questo che faceva tanta paura? Nei periodi di tranquillità l’animo si prepari ad affrontare le situazioni difficili e si tempri contro le avversità della fortuna finché essa è benevola. Il soldato fa le manovre in tempo di pace, costruisce trincee senza avere nessun nemico di fronte e si stanca di fatiche in quel momento inutili, per essere pronto quando c’è necessità.(…) Avrai veramente un pagliericcio, un saio, pane duro e cattivo . E questo fallo per tre o quattro giorni, talvolta di più, perché deve essere un’esperienza, non uno scherzo
Lettera 29 – (Bisogna consigliare a tempo utile)- 213- (…) Porgiamo sempre la mano: è impossibile che tanti tentativi prima o poi non abbiano successo”. Non penso, caro Lucilio, che il saggio debba agire così. Egli ci perde di autorità e non avrà più abbastanza prestigio presso coloro che avrebbe potuto correggere se non si fosse avvilito. L’arciere non deve colpire nel segno solo qualche volta ; solo qualche volta egli può sbagliare il colpo. Non è un’arte quella che ottiene risultati casuali
Lettera 49 – (La vita è breve: non sprechiamola in cose vane)- 303Il tempo fugge con la massima velocità; e ciò appare manifesto se ci volgiamo a guardare indietro. Mentre siamo intenti alle cose presenti, non ce ne accorgiamo, tanto lieve passa la sua corsa precipitosa. Tutto il tempo passato si trova, per così dire, nello stesso luogo; è come raccolto tutto insieme e tutto visibile alla memoria; poi tutto cade nell’abisso dell’oblio. D’altra parte non ci possono essere lunghi periodi di tempo nella vita, se nell’insieme essa è cosa tanto breve. [La natura] Dividendo la vita in più parti, ha creato l’infanzia, la fanciullezza, la gioventù, l’età che va declinando dalla gioventù alla vecchiaia, la stessa vecchiaia. Quanti gradini ha posto in una scala così corta! (…) Perciò sono tanto più indignato nel vedere che alcuni sprecano in cose inutili la maggior parte di questo tempo, che non basta neppure per le cose necessarie , anche quando è speso con molta cura. Cicerone dice che se anche la vita gli fosse raddoppiata non avrebbe tempo per leggere i lirici. Metto con loro i dialettici : sono sciocchi e per di più spiacevoli.
Lettera 59 – (Differenza fra il piacere volgare e la gioia del sapiente) – 371- Perché la stoltezza ci domina così ostinatamente? Anzitutto, noi non la respingiamo con coraggio, né tendiamo con ogni sforzo alla guarigione. Poi non crediamo abbastanza alle verità trovate dai saggi; non apriamo loro l’animo nostro e non ci soffermiamo abbastanza su una materia così importante. (…) Nessuno di noi tenta di studiare le cose a fondo, riusciamo solo a cogliere le esteriorità e, distratti in tante occupazioni, consideriamo più che sufficiente l’aver dedicato alla filosofia qualche momento.
Lettera 61 (Dobbiamo sempre essere pronti a ogni evento)- 379 (…) L’infelicità non consiste nel fare una cosa per ordine altrui, ma nel farla contro la propria volontà. Perciò disponiamoci a volere tutto quello che le circostanze esigeranno; e soprattutto abituiamoci a pensare senza tristezza alla nostra fine. La preparazione alla morte deve precedere la preparazione alla vita.
Lettera 66 (La virtù in qualunque condizione di vita è sempre uguale a se stessa)- 421 (…) Non si può concepire il bene senza la ragione; ora, la ragione segue la natura. (…) Qual è il sommo bene per l’uomo? Una condotta normale conforme alla volontà della natura./ “Non c’è dubbio che una pace ininterrotta sia più felice di una pace riconquistata con grande spargimento di sangue. Ed è indubbiamente più felice una buona salute goduta senza interruzione di quella riconquistata con grande pazienza , dopo gravi malattie che minacciavano la morte. Ugualmene non ci sarà da dubitare che la gioia sia un bene più grande della tensione di un animo che resiste ai tormenti del ferro e del fuoco.” Non è vero affatto. le circostanze fortuite si differenziano molto fra loro, in quanto sono valutate secondo l’utilità che ne deriva agli interessati. Ma i veri beni hanno l’unico fine di conformarsi alla natura: questo fine è uguale in tutti.
Lettera 78 (Nel disprezzo della morte c’è il rimedio di tutti i mali)- 543 “Ma –si dirà- la malattia non mi lascia far niente; mi ha sottratto ad ogni occupazione”. La malattia ha colpito solo il tuo corpo, non il tuo animo. Perciò potrà trattenere i piedi del corridore, potrà paralizzare le mani del calzolaio o del fabbro, ma se tu hai l’abitudine di esercitare lo spirito, continuerai a dare consigli, a insegnare, ad ascoltare, a imparare, a interrogare, a ricordare. E che? Credi di non far niente, seppur essendo malato ti comporti con moderazione? Dimostrerai che il male si può dominare, o almeno sopportare. Credimi anche su un letto di sofferenze c’è posto per la virtù. Non solo sui campi di battaglia si rivela l’energia di uno spirito che non si lascia vincere dalla paura.
Volume Secondo
Lettera 92 ( La vera felicità non ammette né accrescimento né diminuzione) – 723 Che cos’è dunque la felicità? E’ un costante senso di sicurezza e di tranquillità e deriva da un animo grande che conserva stabilmente un retto giudizio. Come possiamo giungere a una vita felice? Quando abbiamo una completa visione della verità; quando manteniamo nelle azioni l’ordine, la misura, il decoro, il desiderio di astenerci dal male e di fare il bene, la volontà decisamente rivolta a ciò che è ragionevole, uno spirito che si fa amare e insieme ammirare. Dirò, per usare un’espressione sintetica, che l’animo di un saggio deve essere degno di un dio.(…) 733 [Legge della virtù (Stoicismo) vs legge del piacere (epicureismo)]
Lettera 93 – (La vita non va giudicata in relazione alla sua durata)- 741 Ti scongiuro Lucilio, facciamo in modo che la nostra vita, come ogni oggetto prezioso, valga più per il suo peso che per il suo volume. Misuriamola non secondo la sua durata, ma secondo le opere che realizziamo. Vuoi sapere la differenza che passa fra uno spirito virile che disprezza la fortuna e che, dopo aver compiuto i suoi doveri di uomo ha conosciuto la felicità, e l’uomo che ha lasciato passare nell’inerzia i suoi anni? L’uno esiste anche dopo la morte, l’altro ha cessato di vivere prima di morire. [dare un indirizzo alla propria vita vs lasciarsi travolgere dagli eventi]
Lettera 94 (Nella filosofia sono utili sia le norme generali che i singoli precetti) – Il dolore ha questo di buono, che, se dura a lungo non può essere forte, e, se è forte, non dura a lungo. (749- La felicità non si ottiene vivendo secondo il piacere, ma secondo la natura. (…) 761- Le leggi non hanno la capacità di persuaderci appunto perché minacciano una pena, mentre i precetti esortano l’animo senza esercitare nessuna costrizione. Poi le leggi distolgono dai delitti, i precetti invitano al dovere.
Lettera 95 ( Le norme generali della filosofia sono indispensabili per la felicità)- 781 Nessuna cosa può ostacolare nell’esercizio di se stessa la saggezza che ha per oggetto l’arte della vita. Vuoi saper quanto sia diversa la condizione delle altre arti nei confronti della saggezza? Nelle prime è più scusabile peccare volontariamente che per caso, nella saggezza la colpa più grave è il peccato volontario. [La medicina come una delle arti più liberali]// 783 – La filosofia ha un aspetto speculativo e uno pratico: essa osserva e agisce.(…) 797 Il merito non consiste nel fare una cosa ma nel modo in cui la si fa. (…) [Eziologia ed etologia della virtù]
Lettera 99 ( Non bisogna cedere al dolore per la morte di un congiunto) 843 [contro la dottrina del piacere degli epicurei che finiscono per trovare il piacere pure nel dolore]
Lettera 101 ( La vita è breve: evitiamo dunque programmi troppo estesi). 857 Affrettati perciò a vivere , caro Lucilio, e considera ogni giorno come una vita intera. L’uomo che si è preparato in modo da vivere ogni giorno la vita nella sua pienezza, è veramente sicuro di sé, ma chi si fa della speranza una ragione di vita , si vede sfuggire il presente di ora in ora, e subentra in lui, col desiderio di sopravvivere, la paura della morte, sentimento spregevole che rende spregevole ogni momento della vita.
Lettera 102- (Dopo la morte ha inizio per l’anima una vita divina)- 867 La fama ha bisogno in ogni caso della voce; ma perché ci sia buon nome , basta un’opinione favorevole anche se non è espressa. Ecco poi la differenza tra il buon nome e la gloria: la gloria risulta dal giudizio di molti; il buon nome da quello dei galantuomini.
Lettera 104 ( I viaggi non possono guarire le malattie dello spirito) – 881 [schivare vs fuggire i pericoli]
Lettera 107 ( Le sventure rattristano meno quando sono prevedute)- 899 Dove hai messo la tua nota prudenza, il tuo sottile discernimento, la tua grandezza d’animo? Ti affliggi per una sciocchezza: gli schiavi hanno approfittato delle tue occupazioni per fuggire. (…)903 – Il destino guida una volontà docile, trascina chi resiste [Cleante, filosofo greco]
Lettera 112 ( E’ difficile correggere un vizioso)- 955 La fortuna non fornisce armi contro se stessa.
Lettera 114 (Lo stile corrotto è in rapporto con la corruzione dei costumi) – 961 [Contro Mecenate, l’epicureo]/ 971 Niente ti aiuterà tanto ad essere temperante in tutto, quanto il pensare che la vita ti riserva pochi giorni, e neppure sicuri. Qualunque sia la cosa che fai, volgi il pensiero alla morte.
Lettera 115 (Lo spettacolo della virtù è il più bello che si possa immaginare)- 977 Siamo buoni o cattivi secondo il prezzo; seguiamo l’onestà finché ci fa sperare qualcosa , pronti a passare dall’altra parte se ci ripromettiamo maggiore vantaggio dal delitto.(…) Il malcostume è giunto a tal punto che la povertà è condannata come disonorevole.
Lettera 116 (Bisogna cacciar via le passioni)- 985- La risposta di Panezio a chi gli aveva posto il quesito sull’amore [Il saggio può amare?] è per me valida riguardo a tutte le passioni: per quanto è possibile dobbiamo ritirarci dai luoghi sdrucciolevoli; ci è già difficile restar ritti nei luoghi asciutti.
Lettera 117 (Apprendiamo la virtù, anziché dilungarci in vacue questioncelle) 991 La saggezza è la coscienza perfetta arrivata al vertice di ogni virtù; è l’arte della vita. [simile al sapere assoluto di Hegel?] L’essere saggio cos’è? Non posso dire la “coscienza perfetta”, ma ciò che capita a chi ha una coscienza perfetta. Una cosa è una coscienza buona, un’altra è possedere una coscienza buona. (…) Il campo è posseduto per legge, la saggezza per natura; quello può essere venduto e trasmesso ad altri; questa è inscindibile dal suo possessore. Non si possono perciò mettere a confronto cose differenti. (…) 995 –[Questioncelle e problemi capziosi vs grandi soggetti che rafforzano lo spirito (Wittgenstein vs Popper?)]
Lettera 118 ( In che consiste il vero bene)- 1007 –L’onestà è la perfezione del bene, da cui scaturisce la completa felicità e al cui contatto anche le altre cose diventano beni. Mi spiego: certe cose non sono né beni né mali, come la carriera militare o l’attività politica o giurisdizionale. Quando esse sono svolte onestamente diventano benie passano, quindi, dalla loro condizione indifferente alla categoria del bene. Il bene esige l’unione con l’onestà ; l’onestà è già di per se stessa un bene.
Lettera 120 (Il bene e l’onesto: definizione dei due termini) 1023 – Abbiamo così appreso le nozioni delle quattro virtù: temperanza, fortezza, prudenza e giustizia. (…) L’uomo perfetto, una volta in possesso della virtù, non ebbe mai una parola di rivolta contro la fortuna; né si rattristò di fronte alle avversità della vita: convinto di essere un cittadino dell’universo e un soldato al suo posto di combattimento, si sottopose a ogni prova come se gli fosse stata comandata.
Lettera 121 (Gli animali hanno il senso della loro costituzione naturale) -1035 Come noi abbiamo il senso dell’anima, pur ignorandone la natura e la sede, così tutti gli animali hanno il senso della loro costituzione (…) bisogna che essi abbiano il senso di quegli istinti cui ubbidiscono e da cui sono governati. Non c’è fra noi chi non comprenda che vi è in esso qualcosa da cui riceve una spinta ; che cosa sia lo ignora. Così anche i neonati hanno il senso delle loro funzioni vitali, ma né chiaro né preciso. [Sviluppo della costituzione e adattamento alla costituzione](…) 1037- Dunque prendo cura di me stesso. Fuggo il dolore: per amore di chi?Per amore di me. (…)Se faccio tutto per la cura che ho di me, è segno che antepongo a tutto la cura del mio essere. Questo istinto è in tutti gli animali, non derivato ma innato. La natura mette al mondo i suoi nati ma non li getta allo sbaraglio; e poiché il guardiano più sicuro è quello che gli sta più vicino, ognuno è affidato alla tutela di se stesso.
Lettera 123 (Molti nostri bisogni sono artificiali) -1051? [Il bene è ciò che vale di più]
Lettera 124 (Il vero bene non si può percepire coi sensi) –1065 L’assoluto è prerogativa dell’essere ragionevole, a cui è concesso sapere perché, entro quali limiti e in che modo bisogna agire. Così il bene non esiste se non nell’essere fornito di ragione.