Pensare è un’erba che cresce?

13- Trovare, incontrare, rubare, invece di regolare, riconoscere e giudicare. Perché riconoscere è il contrario di incontrare.Giudicare è un mestiere di molta gente e non è un bel mestiere, ma è anche l’uso che molti fanno della scrittura. Meglio essere uno spazzino che un giudice.

29- Avvenire e passato non hanno molto senso, quel che conta è il divenire presente: la geografia e non la storia, la metà e non l’inizio o la fine, l’erba che sta nel mezzo e che cresce nel mezzo, e non gli alberi che hanno una cima e delle radici. C’è sempre erba fra il selciato. Ma per l’appunto il pensiero è stretto in mezzo a questo selciato di nome filosofia, in mezzo a queste immagini che lo soffocano e lo fanno ingiallire.

32- Il Potere è sempre arborescente.

35- Non c’è altro che intermezzo, degli intermezzi, come focolai di creazione. Ecco cos’è una conversazione , e non il colloquio o il dibattito preformati da specialisti fra di loo , come neppure un’interdisciplinarità che si ordinerebbe in un progetto comune. (…) Si tratta soprattutto di non parlare per gli infelici, di non parlare in nome delle vittime, dei torturati e degli oppressi, ma di formare una linea vivente , una linea spezzata. (…) Due pericoli dunque : l’intellettuale come maestro o come discepolo, oppure l’intellettuale come quadro, quadro medio o superiore.

38. Il mezzo non ha nulla a che vedere con una media , non è centrismo né una moderazione. Si tratta al contrario di una velocità assoluta (…) Il movimento non procede più da un punto a un altro, ma avviene piuttosto tra due livelli come in una differenza di potenziale.(…) La velocità assoluta è quella dei nomadi, anche quando si spostano lentamente. I nomadi sono sempre nel mezzo. La steppa cresce nel mezzo, essa si trova tra le grandi foreste e i grandi imperi. La steppa, l’erba, i nomadi sono la stessa cosa. I nomadi non hanno passato né avvenire, ma solamente delle pluralità di divenire , divenire donna, divenire-animale, divenire –cavallo; La loro straordinaria arte animalista. I NOMADI NON POSSEGGONO STORIA, HANNO SOLTANTO GEOGRAFIA. Nietzsche:” arrivano come il destino, senza causa, senza ragione, senza sguardo, senza pretesto”.

41- Che cosa di diverso fate se non proporre altri dualismi? Atti di pensiero senza immagine contro l’immagine del pensiero; il rizoma o l’erba contro gli alberi; la macchina da guerra contro l’apparato statale; le molteplicità complesse contro le unificazioni o le totalizzazioni, la forza dell’oblio contro la memoria; la geografia contro la storia; La linea contro il punto…Forse bisogna dire che il linguaggio è profondamente lavorato dai dualismi. (…) Il culto del linguaggio , l’erezione del linguaggio, la linguistica stessa sono peggio della vecchia ontologia di cui hanno preso il posto. Siamo costretti a passare attraverso i dualismi, perché questi sono nel linguaggio, il problema non è quello di liberarsene, ma bisogna lottare contro il linguaggio. inventare il balbettamento. non per raggiungere una pseudo realtà prelinguistica , ma per tracciare una linea vocale o scritta che farà colare il linguaggio fra questi dualismi e che definirà un uso minoritario della lingua.

46- [Evasione = Piantar baracca e burattini vs tagliare la corda]Tagliare la corda è qualcosa da cui non si torna indietro, qualcosa di irrimediabile perché fa si che il passato cessi di esistere.

48 – Dei pacchi di sensazioni, degli individui, filano sulla landa quale linea di fuga, o linea di deterritorializzazione della terra.

50 [Il traditore è molto diverso dal truffatore]: quest’ultimo infatti cerca di impadronirsi di proprietà stabili, o di conquistare un territorio, o anche di instaurare un nuovo ordine. Il truffatore ha di fronte a se molto avvenire , ma proprio per nulla un divenire. Il prete, l’indovino, sono dei truffatori, lo sperimentatore invece un traditore. L’uomo di stato, l’uomo di cuore è un truffatore , ma l’uomo di guerra (non maresciallo o generale) è un traditore. Il romanzo francese presenta molti truffatori e i nostri romanzieri lo sono loro stessi.

51- Scrivere vuol dire tracciare delle linee di fuga che non sono immaginarie e che uno si trova addirittura forzato a seguire , in quanto la scrittura è un ingaggio, un imbarco in realtà. Scrivere è divenire, ma non è affatto un divenire scrittore. E’ divenire altro.

62- La simpatia sono i corpi che si amano o si odiano, e ogni volta, su questi corpi, si trovano delle popolazioni in gioco. (…) L’autore invece in quanto soggetto d’enunciazione è innanzitutto uno spirito. (…) Né identificazione, né distanza ,perché in ogni caso si è portati a parlare per, al posto di, Al contrario bisogna parlare con, scrivere con.

67- PENSARE CON “E”, INVECE DI PENSARE “E’”: L’EMPIRISMO NON HA MAI AVUTO ALTRO SEGRETO.

72- Il tiranno, il prete, i compratori d’anime hanno bisogno di persuaderci che la vita è dura e pesante. I poteri hanno bisogno di reprimerci e di angosciarci. o come dice Virilio, di amministrare e organizzare i nostri intimi terrori.

73- Spinoza , l’uomo degli incontrie del divenire, il filosofo della zecca. Spinoza l’impercettibile, sempre nel mezzo, sempre in fuga anche se non si muove mai molto, fuga in rapporto alla comunità ebraica, fuga in rapporto ai poteri, fuga in rapporto ai malati e ai velenosi.

79- Lo humor come arte delle conseguenze e degli effetti: i principi contano poco, si prende tutto alla lettera.

81- Che cos’è un concatenamento? E’ una molteplicità che comporta parecchi termini eterogenei, e che stabilisce dei legami, delle relazioni tra di essi, attraverso età, sessi, regni-nature differenti. In questo modo la sola unità di concatenamento è una unità di co-funzionamento: è una simbiosi, una simpatia. Importanti non sono mai le filiazioni, ma le alleanze e le leghe; non sono le eredità e le discendenze, ma i contagi, le epidemie, il vento. Gli stregoni lo sanno bene. Un animale si definisce non tanto per il suo genere o per la sua specie, i suoi organi o le sue funzioni, quanto per i concatenamenti nei quali entra. Prendiamo un concatenamento del tipo uomo-animale-manufatto: uomo-cavallo-staffa. I tecnologi hanno spiegato che la staffa permetteva una nuova unità di guerra, dando al cavaliere una stabilità laterale…(…) l’uomo e l’animale entrano in un nuovo rapporto, il campo di battaglia si colma di un nuovo tipo di effetti.

82- In primo luogo in un concatenamento ci sono due facce o due teste per lo meno. Degli stati di cose, stati di corpo ( i corpi si penetrano, si mescolano, si trasmettono degli affetti) e poi degli enunciati, dei regimi di enunciati: i segni si organizzano in nuovo modo , nuove formulazioni fanno la loro comparsa, emerge un  nuovo stile per nuovi gesti.(…)/83- C’è poi ancora un altro asse secondo il quale bisogna dividere i concatenamenti. Si tratta di vederli dal punto di vista dei movimenti che li animano  e che li fissano e li superano, che fissano o superano il desiderio con i suoi stati di cose e i suoi enunciati. Non c’è concatenamento senza territorio, senza territorialità, riterritorializzazione  che comprende ogni genere di artifici.

105- Desiderio: chi, se non i preti, avrebbe voglia di chiamarlo “mancanza”? Nietzsche lo chiamava Volontà di Potenza. Lo si può chiamare grazia. Desiderare non è affatto una cosa facile , ma questo proprio perché dona, invece di mancare, “Virtù che dona”.

108- [Piano di consistenza vs piano di organizzazione] Ecceità = avvenimento.

110- Piano di consistenza, piano di immanenza, è in questo modo che Spinoza già concepiva il piano contro i tenutari dell’Ordine e della Legge , filosofi o teologi.

112- [Il desiderio] è costruttivista e per nulla spontaneista. Come ogni concatenamento è collettivo, così esso stesso è collettivo; è proprio vero che qualsiasi desiderio è affare del popolo , o una faccenda di masse, una faccenda molecolare. (…) Il piano di immanenza non ha niente a che vedere con una interiorità, esso è invece come il Di fuori da cui proviene ogni desiderio.

120- Tre sono i controsensi nei confronti del desiderio: metterlo in rapporto con la mancanza o la legge; con una realtà naturale o spontanea; con il piacere o anche, e soprattutto con la festa. Il desiderio è sempre macchinizzato, concatenato su un piano d’immanenza o di composizione che deve a sua volta essere costruito in concomitanza con il concatenamento e la macchina posti in essere dal desiderio. Non vogliamo dire soltanto che il desiderio è storicamente determinato. La determinazione storica si richiama a un’istanza strutturale, la quale verrebbe ad assumere il ruolo di legge o di causa, da cui deriverebbe il desiderio. Mentre invece è il desiderio che si costituisce come l’operatore effettivo, che coincide ogni volta con le variabili di un concatenamento. Né la mancanza né la privazione danno luogo al desiderio: si dà mancanza soltanto in funzione di un concatenamento da cui si è esclusi, ma si desidera soltanto in funzione di un concatenamento in cui si è inclusi (fosse pure una banda di briganti o di rivoltosi)

126- Nel XX secolo si sviluppa una distinzione tra due grandi tipi di delirio. Da una parte il delirio paranoico o di interpretazione , che parte da una forza endogena, da un centro di significanza e che si irradia in tutti i sensi , dal momento che un segno rimanda sempre a un altro segno. (…) Dall’altro lato una forma molto diversa di delirio, detta monomaniaca, o passionale o di rivendicazione: un’occasione esterna, un punto di soggettivazione che può essere qualsiasi cosa (…) tale punto di soggettivazione precipita in una linea retta  che verrà segmentata in processi successivi, con intervalli variabili. Delirio di azione, più che di idea dicono gli psichiatri; di emozione più che di immaginazione , dipendente da un “postulato” da una formula concisa piuttosto che da un germe in sviluppo.

131 Esiste un’infinità di regimi di segni. Noi ne abbiamo presi in considerazione solo due, molto limitati: Regime significante, che si suppone realizzarsi in un concatenamento dispotico imperiale e, in altre condizioni, in un concatenamento paranoico interpretativo – Regime soggettivo , che si suppone realizzarsi in un concatenamento autoritario contrattuale , e pure in un concatenamento monomaniaco, passionale o di rivendicazione.

135-Guattari ha scritto un libro sui seguenti principi linguistici , che a modo loro riprendono alcune tesi di Weinreich e soprattutto di Labov:

  1. è la pragmatica ad essere l’essenziale , dal momento che è essa ad essere la vera politica, la micro politica del linguaggi0o;
  2. non esistono universali o invarianti della lingua e neanche competenza distinta dalle prestazioni;
  3. non c’è macchina astratta interna alla lingua, bensì macchine astratte che forniscono alla lingua un particolare concatenamento linguistico di enunciazione  (non esiste un soggetto d’enunciazione) nel momento stesso in cui forniscono al contenuto quel particolare concatenamento macchinico di desiderio;
  4. ci sono dunque più lingue in una lingua , così come ci sono ogni genere di flussi nei contenuti che vengono emessi, coniugati, continuati. (…) E’ possibile essere straniero nella propria lingua, balbettare (…) Una lingua è traversata da linee di fuga che vanno al di là del suo vocabolario e della sua sintassi.

148- [Esistono per Fitzgerald anzitutto dei grandi segmenti]: ricco-povero, giovane-vecchio., successo- perdita di successo, salute-malattia, amore-esaurimento, creatività- sterilità, in rapporto con avvenimenti sociali (crisi economica, crollo della borsa…). Questo insieme di cose è detto da lui fratture , ogni segmento contraddistingue o può contraddistinguere una frattura. (…) Ci sono poi delle linee di incrinatura che non coincidono con le grandi linee di frattura segmentarie. E’ per lo più quando va tutto bene che l’incrinatura si produce sulla linea nuova, segreta, impercettibile, indicante una soglia di diminuzione di resistenza o la salita di una soglia di esigenza: uno non riesce più a sopportare quello che fino a ieri sopportava (..)

156- [macchine astratte surcodificanti  (lo Stato ?) e macchine astratte di mutazione / movimenti di deterritorializzazione e processi di riterritorializzazione, che compaiono in un concatenamento/Tre linee: linea nomade o di fuga, linea migrante, molecolare dove le deterritorializzazioni sono solo relative; linea sedentaria, dove le ri-territorializzazioni si accumulano per costituire un piano di organizzazione e passare dentro una macchina di surcodificazione]

161- Il pericolo della segmentarietà rigida o della linea di frattura compare dovunque. Perché tale linea non concerne soltanto i nostri rapporti con lo Stato , ma tutti i dispositivi di potere che lavorano i nostri corpi, tutte le macchine binarie che ci ritagliano, le macchine astratte che ci surcodificano ; essa concerne la nostra maniera di percepire, di agire, di sentire, i nostri regimi di segni.

172- Quel che caratterizza la nostra condizione si trova contemporaneamente al di là e al di qua dello Stato

173 [Diritto al desiderio/ Un nuovo tipo di rivoluzione sta per diventare possibile]

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