
Non avevo mai capito bene perché Marx considerasse il commercio come lavoro improduttivo. Lo si capisce dalle citazioni che Illuminati fa di Quesnay e del Tableau économique:”Il commercio (…) è sempre un servizio più o meno dispendioso e meno si ha bisogno di questo servizio, meno è oneroso. (…) I commercianti non pagano nulla da soli, essi sono pagati per pagare” (…) Non diversamente Marx classificherà da un lato il profitto commerciale come detrazione del plusvalore, dall’altro il lavoro commerciale come lavoro improduttivo, giustificato solo nella misura in cui , senza cessare di essere per sé improduttivo, contribuisce, grazie ai vantaggi della divisione del lavoro, all’aumento della produttività generale.
20- Le classi e la situazione di classe sono l’obiettivarsi al di fuori e contro gli individui delle loro relazioni reciproche, un aspetto del feticismo, come la forma di merce (Il Capitale, I, i,I sezione, cap.4).-> “Come conseguenza di questa perdita di carattere organico, la società aperta può divenire per gradi, quello che si potrebbe chiamare una SOCIETA’ ASTRATTA. Essa potrebbe, in considerevole misura, perdere il carattere concreto di un gruppo d’uomini, o di un sistema di tali gruppi concreti… Noi potremmo immaginarci una società nella quale gli uomini praticamente non si incontrerebbero mai faccia a faccia; nella quale tutti gli affari sono condotti da individui isolati che comunicano tra loro per lettere dattiloscritte o per telegrammi, girano in automobili chiuse, si riproducono per fecondazione artificiale… Una simile società potrebbe essere definita una società completamente astratta o spersonalizzata” (La società aperta e i suoi nemici, K. Popper) [->48 “[Al capitalista industriale] “interessa l’accrescimento della ricchezza astratta, l’appropriazione crescente di lavoro altrui. Se la sovrapproduzione dell’operaio è produzione per altri, la produzione del capitalista normale, del capitalista industriale, è produzione per la produzione. (…) Nonostante ogni prodigalità egli rimane in sostanza un avaro, un tesaurizzatore” (Marx, Teorie sul plusvalore)/ 49- Anche qui il legame dell’operaio con la classe è mediato dall’astrazione del lavoro, dalla soppressione della determinatezza dell’occupazione come vincolo e dall’assunzione della sua indifferenza come caratteristica di classe, della classe di cui il lavoratore è TRÄGER (portatore), come il capitalista è funzionario del capitale.[ MASCHERE CON CUI GLI UOMINI SI PRESENTANO L’UNO DI FRONTE ALL’ALTRO NEL PALCOSCENICO DELLA PRODUZIONE- Rosdolsky 653]/ 49- [operaio (lavoro astratto) vs artigiano/artista (lavoro concreto)
22- A differenza del ceto, che ha una sua rilevanza morale e solidaristica, la classe non conosce solidarietà. Al suo interno l’unica forma di coesione risulta dalla comune lotta contro un’altra classe ; per il resto gli individui che ne fanno parte non hanno fra loro altra relazione che ostile, la concorrenza./ L’elemento primario dunque è la lotta: la solidarietà è insieme secondaria e abbisogna di una mediazione , cioè pone il problema dell’organizzazione della classe in vista di comuni interessi. Si hanno così le formazioni corporative , i sindacati degli imprenditori, degli operai dei contadini e la variegata rassegna dei gruppi di pressione e di veto , che si frappongono fra il ceto residuo e la classe, uniformi o almeno concordi nelle grandi linee nei periodi favorevoli, divisi e frantumati sotto i colpi delle crisi, quando si riapre la concorrenza (…).Riemerge allora il dato istintivo, primario: la concorrenza fra capitalista e capitalista, fra operaio e operaio, le battaglie dei prezzi, il crumiraggio. A ciò si aggiunge la tendenza a utilizzare la mobilità sociale per fuoriuscire dalla classe operaia (particolarmente nei casi di sistematica coltivazione di aristocrazie operaie, di esperienze riformiste ecc. (…) La vera e operante solidarietà di classe emerge attraverso la mediazione partitica, nella relazione con la sfera statuale, attraverso l’identificazione dell’interesse della classe con quello dell’intera società (sviluppo delle forze produttive, compiuta emancipazione ecc.) In questo modo la classe si pone come organo di mediazione tra società civile e società politica, e nella lotta organizzata dei partiti di massa si fa viva l’istanza di scioglimento delle contraddizioni della società borghese.
23 Sulla specificità borghese della separazione come essenza della vita moderno convergono Marx e il grande giurista svizzero [Bluntschli. Dice Bluntschli] :”L’intero concetto di società (Gesellschaft) in senso politico e sociale – cioè come opposizione di società politica e società civile- trova la sua base naturale nei costrumi e nelle vedute del terzo stato . Esso non è un concetto del popolo , ma esclusivamente del terzo stato.”/ 24 [il meccanismo tipico dell’astrazione che scatta sulla base di dati rapporti di produzione]/25 – Ricapitoliamo: il processo che porta alla formazione della CLASSE, dello SPIRITO POLITICO (affare generale, eguaglianza astratta ecc., statualità) e del LAVORO ASTRATTO è fenomeno esclusivo dell’età del capitalismo e , a stretto rigore, la frase “la storia è storia di lotte di classe”va negata o almeno integrata con la considerazione che la classe, nella pienezza dei suoi caratteri, è concepibile soltanto sulle rovine della feudalità e sulla base dell’alienazione dell’uso della forza-lavoro./26IL PROBLEMA DELLA CLASSE FA TUTT’UNO COL PROBLEMA DELLA RIVOLUZIONE/120-[LA VERIFICA DELL’ESISTENZA DELLE CLASSI E’ INDUBBIAMENTE NEL SUCCESSO DELL’AZIONE STRATEGICA DEL PARTITO RIVOLUZIONARIO]
26. LA DIFESA DEL CETO CONTRO LA CLASSE, nella forma dello Stand o dello ‘strato sociale’ è sempre equivalsa a un’operzione teorico pratica di segno reazionario e ha rappresentato l’assunzione di una categoria generica (la ‘differenziazione’) come eterna modalità dei rapporti sociali , parallela alle altrettanto eterne categorie della ‘produzione’ e della distribuzione.
31-32 [I fisiocrati Baudeau e Turgot, sulle prime definizioni della burocrazia (amministrativa) come classe = disponibile, adatta per il suo distacco da un lavoro specifico “ai bisogni generali della società, come la guerra o l’amministrazione della giustizia”]
41- [Lo Smith esoterico coglie la struttura di classe come fisiologia della società] L’indicazione di Smith resta pertanto la chiave di tutte le indicazioni di ‘classe’ che si incontrano in seguito nell’economia volgare e nella sociologia borghese, che assumono la STRATIFICAZIONE PER REDDITI e per POSIZIONI SOCIALI, presupponendo una determinata teoria della produttività dei vari ‘fattori’ della produzione e mettendo tra parentisi il carattere antagonistico dei rapporti di produzione e di classe.
44-La struttura di classe è esteriore all’individuo [vs lo Stand dove un nobile rimane sempre un nobile], è una oggettivazione dei rapporti umani, così che emerge nella sua distanza, scarto, dall’individuo o nel momento del contrasto frontale con altri interessi di classe o nel momento in cui si perde il contatto con essa per una modificazione del posto occupato nei rapporti di produzione. Lo stesso Schumpeter coglie bene la cosa quando ricorda che una classe, nel fluire delle generazioni, è come un autobus, sostanzialmente uguale anche se i passeggeri mutano sempre.
47/50- [Rifiuto da parte di Marx di una classificazione delle classi basata sulle fonti di reddito, per reddito o occupazione]
46- Capitalista e operaio salariato sono gli unici funzionari e fattori della produzione , la cui relazione e il cui contrapporsi scaturisce dall’essenza del modo di produzione capitalistico. Le circostanze nelle quali il capitalista è a sua volta costretto a dividere una parte del plusvalore e del pluslavoro da lui PREDATO con terze persone non lavoratrici , non vengono che in seconda istanza. (…) Ciò indipendentemente dalle categorie terze che partecipano alla ripartizione del plusvalore (sia RENTIERS, che LAVORATORI IMPRODUTTIVI e SPECULATORI) Marx si orienta (nella logica stessa del meccanismo capitalistico) verso un modello di società a due classi come schema tendenziale , spingendo alle estreme conseguenze il rifiuto di una classificazione fondata sulle ‘fonti di reddito’. (…) La definizione marxiana di lavoro produttivo (di plusvalore scambiato contro v) e improduttivo (scambiato contro reddito) ingloba alcune figure smithiane (ma anche i simboli sacri della borghesia, per cui accanto ai lacché e alle prostitute abbiamo i preti e i governanti) , ma , in più, le sopravvivenze precapitalistiche (artigiani e contadini) e infine gli addetti al settore commerciale, che per Smith erano produttivi (Marx segue qui alla lettera Quesnay).
50- [Per Marx essere lavoratore produttivo è una disgrazia = coincide con lo sfruttamento]
51- “L’economia politica si occupa non della produzione, ma dei rapporti sociali fra gli uomini nel campo della produzione , del regime sociale della produzione. Una volta messi in chiaro e analizzati a fondo questi rapporti sociali, è stato CON CIO’ STESSO definito anche il posto di ciascuna classe , nonché, di conseguenza,la parte del consumo nazionale che le tocca.” (Lenin)
54- La funzione del CAPITALE MONOPOLISTICO risulta d’altra parte sempre più evidentemente fenomeno organico e non scelta con possibilità alternative, ‘politica’ particolare, secondo la teoria kautskiana dell’ULTRAIMPERIALIMO (si veda anche la raffinata versione borghese di Schumpeter, in Imperialism and social classes 1961, lo scritto sull’imperialismo è del 1919) (…) Il rapporto tra imperialismo e base capitalistica è definito con grande precisione , per esempio “i monopoli, sorgendo dalla libera concorrenza, non la eliminano ma esistono con essa e al di sopra di essa , originando così una serie di aspre e violente contraddizioni, attriti e conflitti” (L’imperialismo come fase suprema del capitalismo, Lenin) /55- Il brano continua significativamente:”Nondimeno questo monopolio , come ogni altro genera tendenza alla stasi e alla putrefazione. Nella misura in cui si introducono, sia pure transitoriamente, i prezzi di monopolio, vengono paralizzati fino a un certo punto i moventi del progresso tecnico e quindi ogni altro progresso, di ogni altro movimento in avanti. (…) Certamente in regime capitalistico nessun monopolio potrà completamente e per lungo tempo escludere la concorrenza dal mercato mondiale(…) Ma la TENDENZA alla stagnazione e alla putrefazione che è propria del monopolio continua dal canto suo ad agire e, in singoli rami industriali , in singoli paesi si impone per determinati periodi di tempo. [Una efficiente tecnocrazia oggi garantisce attraverso produzione di merci abbondanti e a buon mercato la stabilità sociale che prima veniva procurata principalmente attraverso la rapina coloniale.] [Nuove frazioni tra le classi: aristocrazia operaia, oligarchia finanziaria]
57 [METROPOLI = PAESI AD ALTO SVILUPPO INDUSTRIALE VS PAESI SOTTOSVILUPPATI-> coscienza di classe vs ideologie di integrazione + intervento attivo dello stato (= estensione del ruolo dell’esecutivo)
58- [Lenin sulla lotta democratica-> la dittatura del proletariato come estrema democratizzazione]
60- [Max weber distingue] tra CLASSE POSSIDENTE (la cui ‘situazione di classe’ è determinata dalle differenze di possesso, [dal rentier al debitore]), CLASSE ACQUISITIVA (la cui situazione di classe è connessa all’utilizzazione sul mercato di beni e prestazioni: imprenditori industriali, commerciali e agricoli, operai) e CLASSE SOCIALE (“l’insieme di quelle condizioni di classe tra le quali è agevolmente possibile, e di solito avviene, uno scambio – o personale o nella successione delle generazioni”- lavoratori nel loro insieme, piccola borghesia, intellettuali, tecnici, impiegati, possidenti e privilegiati per educazione) [Nella terminologia di Ossowski le prime due sono gradazioni semplici, la seconda è una ‘graduazione sintetica’]./Quella che a noi interessa è la CLASSE ACQUISITIVA, formazione tipica della moderna società borghese e del libero mercato:”tra le classi la classe sociale è quella più vicina al ceto, la classe acquisitiva è quella più lontana” (Economia e società I,304) Il legame tra formazione di mercato e formazione della classe è così afferrato: “un elemento costantemente presente nel concetto di classe è rappresentato dal fatto che la qualità delle possibilità offerte sul mercato rappresenta la condizione comune del destino di tutti gli individui. In questo senso la SITUAZIONE di classe è in ultima analisi la SITUAZIONE DI MERCATO” (II, 230)/La relazione di mercato si contrappone a quella semplicemente umana: essa conosce “soltanto una dignità della cosa e non della persona”. Ma Weber qui dimentica (pur nella stupenda definizione della spersonalizzazione e cosificazione delle relazioni fra gli uomini in regime capitalistico) che la contropartita a ciò è il concetto stesso di PERSONA UMANA e di LIBERTA’. Quella libertà che Marx aveva definito con il “diritto di godere indisturbati della casualità all’interno di certe condizioni”(Ideologia tedesca). (…) Per cui Trotskij aveva stretto i due termini del problema nei confronti del mercato con la definizione secondo cui”per i liberali la libertà è, in ultima analisi, la stessa cosa che il mercato”.
61/62-In Schumpeter la separazione tra classe come categoria sociologica e classe come categoria economica è spinta all’estremo, come fondazione di una nuova ‘visione’ unitaria di sociologia ed economia (unitaria nel senso che la borghesia fa della separazione fra politca ed economia la loro unità storico—specifica)“Nell’economia teorica, un landlord… è chiunque possegga i servizi della terra. Ma non solo tali persone non formano una classe sociale. Essi sono divisi fra loro da una delle più vistose differenze di classe. E la classe lavoratrice, nel senso dell’economia teorica, include il prospero avvocato così come lo zappatore. Queste sono classi soltanto nel senso che risultano dalla classificazione dei soggetti economici compiuta da uno studioso(Imperialism and social classes) e naturalmente è “la famiglia e non la persona fisica , che è la vera unità della classe e della teoria della classe”. /62- E non è certo casuale che nella realtà e nell’ideologia dell’imperialismo la crescita numerica e l’esaltazione come nuova classe del ceto medio rappresenti obiettivamente il tentativo di svuotare il concetto di classe a favore di quello di STRATO, CETO (si notino anche i termini: CETO MEDIO, MITTELSTAND) ma anche lo sforzo di riarticolare su nuove basi uno schema di funzionamento socio-economico della società, unitariamente inteso (di qui il mito del ‘libero accesso al capitale’, dell’’azionariato popolare, le interpretazioni ‘democratiche ‘ della separazione della proprietà dal controllo, le speculazioni tecnocratiche e simile FOLKLORE DELL’IMPERIALISMO).
63- Un tentativo di singolare acutezza nella sociologia contemporanea è quello di Theodor Geiger, il quale assume un modello di stratificazione a più criteri e attribuisce a ogni epoca storica un particolare tipo di criteri determinanti. La relazione degli strati con i mezzi di produzione (partecipazione o esclusione) è caratteristica del periodo aperto dalla Rivoluzione francese.
66- [Tratti concreti e astratti del lavoro per individuare la funzione sociale specifica del lavoro in Friedmann]/ [Gurvitch]La formazione delle classi nel clima della società industriale conferisce un particolare rilievo ai modelli tecnici e alle funzioni economiche. Le classi sono raggruppamenti volontari, di fatto, a distanza (cioè di tipo non territoriale o associativo diretto) .Ma l’elemento decisivo è la soprafunzionalità, l’autoattribuzione della totalità delle funzioni, l’impossibilità di cristallizzarsi in una organizzazione completa, pur possedendo una fortissima strutturazione e costituendo la fonte di una pluralità di organizzazioni parziali ( partiti, associazioni, sindacati, istituzioni culturali ecc.)
67- [Due tendenze del pensiero sociologico sulle classi: 1. lo stratificazionismo, come tentativo di riesumare la hegeliana ‘classe generale’ attraverso la rimozione degli aspetti specifici del meccanismo capitalistico e 2- la teoria delle élite, che vede le differenze di classe essenzialmente come partecipazione o esclusione del potere.
68- Il conflitto riacquista così [in Dahredorf] nei confronti della stagnante integrazione che è l’ideale di una società a strati continui, la sua legittimità e la società ‘aperta’si configura come un sistema dinamico e agitato,con la possibilità di accedere, in varie sfere, ai vertici di una gerarchia perenne [=naturale: dirigenti e diretti]./ Mentre lo stratificazionismo tende a individuare in pratica infinite classi contigue e divisibili, il discorso che tende a far coincidere classi e gruppi di autorità è inevitabilmente dicotomico, e accoglie formalmente e parzialmente l’istanza ‘polare’ e conflittuale del pensiero marxiano. Ma si tratta ovviamente di un accoglimento sforzato e degenerativo.
70- Lo sviluppo delle classi intermedie è la manifestazione capitalistica del progresso tecnico e della crescente produttività [dovuta alle macchine] ed è una delle forme in cui appare che essere lavoratore produttivo è una disgrazia. [a proposito degli operai Marx osserva come sia “consolante per essi sapere che, in seguito all’accrescimento del prodotto netto, al lavoro improduttivo si aprono nuove sfere , che vivono del loro prodotto, e il cui interesse più o meno rivaleggia nel loro sfruttamento con quello delle classi direttamente sfruttatrici”./Nella Storia delle teorie economiche II Marx rileva incidentalmente come Ricardo “dimentichi di mettere in evidenza il costante accrescimento delle classi medie che si trovano nel mezzo tra gli operai, da una parte, e i capitalisti e i proprietari fondiari dall’altra, in gran parte mantenuti direttamente dal reddito e che gravano come un peso sulla sottostante base lavoratrice e accrescono la sicurezza e la potenza sociale dei diecimila soprastanti” (…)/71 – E’ evidente che qui Marx non si riferisce al ceto medio tradizionale, pre-capitalistico, artigiani, piccoli contadini, liberi professionisti, ma proprio al NUOVO CETO MEDIO, alla NUOVA CLASSE che si forma col progressivo rafforzarsi dell’APPARATO BUROCRATICO STATALE E PRIVATO E DEL PERSONALE ADDETTO AI SERVIZI E ALLA DISTRIBUZIONE, e ne coglie sia la tendenza ad accrescersi, in assoluto e probabilmente in percentuale, sia la funzione reazionaria di peso e di cuscinetto che esercita nei confronti della classe operaia.
71 [sui ceti medi Kautsky ( = fenomeni di proletarizzazione mascherata, sovrappopolazione relativa)vs Hilferding (= proprietà terriera come semplice titolo di partecipazione al plusvalore + “la lotta concorrenziale per quanto riguarda la concorrenza fra capitale e artigianato, piccola e media industria in genere è ormai fondamentalmente cessata”-> le piccole e medie aziende sono oggi essenzialmente delle dependances delle grandi; anche là dove la loro indipendenza non è meramente fittizia , esse sono soltanto ausiliarie delle grandi aziende , come industrie di manutenzione, e come agenzie di commercio e rappresentanza”-> ancora più in là va Rosa Luxembourg che in Socialreform oder Revolution individua nel movimento complessivo ciclico del capitale la tendenza all’accrescimento della produzione e all’elevamento del volume minimo di capitale in un ramo determinato ( e quindi all’eliminazione dei capitali minori) e la tendenza al deprezzamento periodico dei capitali esistenti, che riducendo il volume minimo necessario, riapre certi rami di produzione ai piccoli capitali – nonché, naturalmente, i rami nuovi di produzione in cui i piccoli e medi capitali fanno spesso da pionieri.]
74- [Quando si parla di sviluppo del ceto medio si pensa soprattutto a quello non imprenditoriale (,,,) Anche qui l’analisi di Hilferding è restata notevolmente valida: in primo luogo egli riconduce la crescita del nucleo essenziale di questi strati (e cioè degli IMPIEGATI DELL’INDUSTRIA e DEL COMMERCIO ) e il loro peso rispetto agli operai veri e propri all’AUMENTO PROGRESSIVO DELLA COMPOSIZIONE ORGANICA DEL CAPITALE, che comporta una diminuzione relativa e in certi casi assoluta del numero dei lavoratori , ma un aumento dei TECNICI E DEGLI IMPIEGATI corrispondente (non proporzionalmente si intende) al COMPLICARSI DEL MACCHINARIO, DEGLI UFFICI-STUDI E DEI CONTROLLI-aggiungiamo. [coessenzialità di burocrazia e capitalismo in M. Weber]/Per Sweezy infine la crescita delle classi medie è legata al ruolo che in un sistema capitalistico maturo esercita il ‘consumo improduttivo’- quello cioè di compiere un’addizione al consumo e una detrazione dal plusvalore altrimenti disponibile per l’accumulazione , operando così come un ostacolo alla tendenza al sottoconsumo. Tale consumo improduttivo si compie attraverso l’espansione della spesa pubblica e l’estensione degli addetti ai servizi di distribuzione (…) Vengono a influire nello stesso senso anche quelle accresciute spese di distribuzione che non si risolvono direttamente in retribuzioni e profitto commerciale [pubblicità?]./ Lo Sweezy tenta una formulazione sottoconsumistica che superi i limiti di quella luxembourghiana , escludendo come Rosa le “terze persone” da qualsiasi posto negli schemi di riproduzione ( dato che esse ricavano i loro redditi da V o da PV[ =plusvalore]) o da entrambi contemporamente). ma escludendo anche il ricorso agli strati precapitalistici (Cfr. Luxembourg Accumulazione del capitale). come mercato di realizzazione delle merci e trovando quest’ultimo all’interno della società capitalistica al livello di astrazione più basso./75- Già Malthus , osservava Marx, rislve le difficoltà dello scambio delle merci e del profitto introducendo una classe di consumatori non produttori (…) Il consumo improduttivo si manifesta attraverso l’impiego di una massa di servitori, goditori di sinecure, grandi eserciti, debito pubblicoe mezzi dispendiosi. Di qui la speranza di Malthus che si accresca in grandezza la classe media e che il proletariato costituisc una parte relativamente sempre più piccola della popolazione totale(anche se cresce in assoluto). E Marx commenta significativamente :”questo è in realtà il cammino della società borghese”!/[76- Apologia del lavoro e del consumo improduttivo nella teoria della popolazione di Malthus]
77- [Spirito di razionalità = prevedibilità, calcolabilità ] La ‘razionalità’ capitalistica non è più allora quella della concorrenza perfetta e del conseguente equilibrio, ma quella dell’equilibrio e dell’integrazione monopolistica, all’ideale dell’individualismo succede quello dell’integrazione sociale (il camuffamento capitalistico della società organica, il vagheggiamento medievistico dei trusts). Ma in questo senso ‘razionalità’ equivale a ‘coerenza interna del sistema’(…) In effetti si può parlare di razionalità capitalistica soltanto nel momento in cui gli interessi dell borghesia coincidono con quelli della maggioranza della società, negli altri casi abbiamo fenomeni di RAZIONALIZZAZIONE, che si svolgono a livello crescente, dalla singola azienda, al trust al capitalismo monopolistico di Stato.-> “Nel XVIII e XIX secolo la razionalità era identificata con la libertà. Le idee di Freud sull’individuo e quelle di Marx sulla società erano rafforzate dall’assunzione della coincidenza tra razionalità e libertà. Ora sembra che la razionalità abbia preso una nuova forma e abbia preso sede non nell’individuo ma nelle istituzioni sociali [82- regolazione statale-istituzionale del ciclo?]87, le quali attraverso la pianificazione burocratica e la previsione matematica USURPANO sia la libertà che la razionalità dei singoli individui presi in essa. Le calcolanti gerarchie dei grandi gruppi industriali e commerciali , degli uffici razionalizzati e dell’apparato governativo , tracciano le grigie vie del lavoro e rendono stereotipe le iniziative permesse. E in tutta questa USURPAZIONE BUROCRATICA DELLA LIBERTA’ E RAZIONALITA’ i colletti bianchi sono le parti intercambiabili delle grandi catene di autorità che legano oggi la società” [Il libro di W. Mills è innanzitutto una magistrale analisi sovrastrutturale della società americana contemporanea e contiene la più compiuta esemplificazione della proletarizzazione dei vari settori del ‘ceto medio]
78- Malgrado la centralizzazione e la crescente dipendenza dalla produzione aumenta il numero dei commercianti che segue l’aumento della popolazione e la sua vertiginosa urbanizzazione. (…) IL LAVORO INTELLETTUALE IN GENERE VIENE SEMPRE PIU’ ORGANIZZANDOSI NELLE FORME DEL LAVORO DIPENDENTE E DI GRUPPO.
79-[ Diventano prevalenti nel ceto medio proprio quei gruppi collegati al progredire della centralizzazione: 1. proletarizzazione mascherata dei produttori indipendenti e liberi professionisti in impiegati amministrativi e tecnici dovuta a trust, taylorismo, relazioni umani 2. formazione di un esercito di riserva sui generis che serva da termine di paragone a bassa produttività nelle fasi di espansione e da cuscinetto in quelle di crisi, pronti a servire all’occasione come manodopera e comunque sempre integrati alla politica e alla strategia dei grandi monopoli 3. sviluppo di servizi ausiliari che giocano un importante ruolo nella concorrenza oligopolitistica, come strumento sostitutivo dei ribassi di prezzo per la conquista di nuovi mercati e anche (in parte) per la loro creazione (per esempio la pubblicità).
82- La spinta all’elevamento della composizione del capitale e al progresso tecnologico che deriva dal perenne squilibrio tra i saggi del profitto genera poi le funzioni tipiche del ‘nuovo ceto medio’ vero e proprio, molte delle quali (quelle tecniche) facilmente individuabili come produttive (un ceto medio quindi IDEOLOGICO, in realtà uno strato operaio altamente qualificato, un embrione di concretizzazione della scienza nel lavoro produttivo, purtroppo nelle catene del capitale. (…) La centralizzazione del capitale privato, del capitale, non giunge mai all’unificazione completa (allo stato di stagnazione previsto da un lato da Schumpeter e da Hilferding-Kautsky) E il socialismo non è l’unificazione del capitale privato , la riunione integrale dei capitali privati, ma la rivoluzione dei rapporti di produzione, la soppressione del capitale. Il quale finché esiste presenta al suo interno le differenziazioni individuali. [STAGNAZIONE VS STRATI AVANZATI/STRATI ARRETRATI-> Il capitale finché esiste presenta al suo interno differenziazioni individuali]/ 84 [Furore polemico di Smith sul lavoro produttivo]
87-[Saint Simon (industriali), Weblen (ingegneri salariati) e Bunham (rivoluzione manageriale-> manager = direttore e organizzatore della produzione e della vendita) = tre esempi di ideologie tecnocratiche)
88-[Funzionario ≠ Leader] Esiste una differenza sostanziale tra la figura del POLITICO e dell’IMPRENDITORE da un lato e quella del FUNZIONARIO ESECUTIVO dall’altro. Mentre la responsabilità specifica del secondo è l’accurata esecuzione di direttive generali (dopo aver esposto tutte le eventuali osservazioni e obiezioni), la responsabilità politico-imprenditoriale è nel potere stesso di scelta , nella lotta per imporre il proprio punto di vista , nell’opportuna strumentazione per compromessi o per intransigenza. L’elemento politico imprenditoriale è quindi garanzia di dinamicità del sistema , la barriera contro l’ossificazione dello stesso. In questo senso la democrazia intesa come lotta concorrenziale per il potere è [dice Weber] in quanto tale avversaria del potere della burocrazia e perciò crea in certe circostanze falle e ostacoli molto sensibili all’organizzazione burocratica”.
89- [Schumpeter pur riaffermando la validità sul lungo periodo del monopolio segnala come esso sul lungo periodo logori la consistenza stessa della borghesia] attraverso l’epurazione capitalistica di quegli ‘strati protettivi pre-capitalistici’ in simbiosi coi quali la borghesia si era affermata-> con l’unità industriale gigante la borghesia perde la sua funzione (e non solo il suo reddito).-> Schumpeter e teoria politica neoliberale->90 “La democrazia è il governo dell’uomo politico” -> il popolo ha solo l’opportunità di accettare o rifiutare gli uomini che dovranno governarlo/ elezioni = procedimento concorrenziale ≈ MERCATO-> 92 L’OMOGENEITA’ ECONOMICA FONDAMENTALE DELLE SOCIETA’ SVILUPPATE (= DELLE METROPOLI) METTE IN RILIEVO LE DIFFERENZE POLITICHE]
92 –[FENOMENO FUNZIONALE = DIVISIONE DEL LAVORO]
93- [BUROCRAZIA INDUSTRIALE -> I MANAGERS NON SONO UN’ELITE SCIENTIFICA]
94-[Irresponsabile rafforzamento del potere decisionale privato ≠ INTERESSE PUBBLICO]/ [In Musil, Uomo senza qualità uno dei primi teorici della tecnocrazia, Walter Rathenau, che qui figura nelle vesti di Arnheim sostiene che ] “ dovunque vi siano due simili forze , un mandante da una parte e un’amministrazione dall’altra , ne consegue AUTOMATICAMENTE l’impiego di tutti i mezzi per l’incremento, che siano leciti e morali oppure no. Dico AUTOMATICAMENTE perché il fenomeno è del tutto indipendente dalle volontà personali . Il mandante non è in contatto personale con la messa in atto, e gli organi amministrativi sono al riparo, perché non agiscono per motivi personali bensì in quanto impiegati . Questo rapporto si vede dappertutto e non solo nel mondo della finanza . Starei quasi per affermare che in ciò, nella forma di divisione sociale del lavoro , non s’esprime altro che l’antica dicotomia della coscienza umana in scopo giusto e mezzi tollerati, quantunque in modo grandioso e pericoloso”. Ci sembra questa un’adeguata epigrafe al dibattito sulla separazione di proprietà e gestione (…) per l’irresponsabile rafforzamento del potere decisionale privato o comunque differente dall’interesse realmente pubblico.
95 [Potere esecutivo e funzioni di mediazione (Stato imperialistico e reciproca funzionalità di autoritarismo e meccanismo liberale/ TECNICI SCIENZIATI (= CLASSE OPERAIA ≠ CETO MEDIO INFORME) VS BUROCRATI- ORGANIZZATORI ( = TITOLARI DI FUNZIONI DI MEDIAZIONE)
98- L’essenza dello Stato –e della burocrazia- non è l’esercizio del potere, quindi una necessità perenne per la convivenza umana, ma la separazione (per via violenta e autoritaria o per delega democratica) del potere dal popolo, il monopolio del potere nelle mani di uno strato privilegiato, di una élite, per conto della borghesia, in una specifica struttura di classe.
99– Per Lenin (come per Weber) il fenomeno [della burocratizzazione] nasce col capitalismo, ma (diversamente da Weber) non dovrebbe potrarsi nel periodo socialista (che viceversa per Weber e Schumpeter, come abbiamo visto, rappresenta il culmine della burocratizzazione. Di qui la rivendicazione costante di Lenin dell’elettività e della revocabilità dei pubblici funzionari, della DEMOCRATIZZAZIONE FINO IN FONDO, dell’armamento generale del popolo (sotto l’influenza evidente della Comune di Parigi e dell’analisi marxiana relativa ad essa)./110 [dittatura del proletariato = utilizzazione delle élites per sopprimere per sempre ogni élite ( nel senso di separata dalla società e monopolizzatrice di un potere Lo dittatura del proletariato è un ponte tra la società borghese e quella socialista, una soluzione temporanea che prepara la soppressione delle classi e, con il loro antagonismo, dello Stato. “ Burocratismo e armonia sociale sono in proporzione inversa l’uno rispetto all’altro”. Lo Stato socialista è costretto a ricorrere, per tutto un lungo periodo, a metodi borghesi, per esempio la distribuzione secondo il lavoro , quindi difendendo, ai fini dell’elevamento della produttività e dell’accumulazione sociale , le disuguaglianze con la costrizione; resta uno Stato borghese senza la borghesia. Lo Stato acquista un duplice carattere :”socialista nella misura in cui difende la proprietà collettiva dei mezzi di produzione; borghese nella misura in cui la distribuzione dei beni ha luogo con l’aiuto di criteri di valore capitalistici, con tutte le conseguenze che ne derivano”. Ma questa contraddizione non resta statica; si manifesta in una tendenza irrefrenabile alla creazione di privilegi sulla base di detta diseguaglianza , e tanto più fortemente quanto è più povera la società(…) I mandatari della classe operaia si burocratizzano e si appropriano di una parte spropositata del sovraprodotto sociale per il loro privato consumo. La dipendenza del fenomeno burocratico dal basso livello delle forze produttive è efficacemente esemplificato: “quando ci sono in bottega merci sufficienti, i compratori possono venire quando vogliono. Quando le merci sono scarse sono costretti a fare la coda. Non appena la coda diviene molto lunga, la presenza di un agente di polizia è necessaria al mantenimento dell’ordine. Questo è il punto di partenza della burocrazia sovietica. Essa sa a chi dare e chi debba pazientare”. Ma la creazione in questa fase dei privilegi tende a perpetuare uno stato burocratico, anche quando vengono meno o si indeboliscono , con lo sviluppo delle forze produttive, le cause oggettive che l’hanno generato. Correlativamente si operano differenziazioni assai forti in seno alla stessa classe operaia, con formazione di uno strato ‘aristocratico’; le differenze fra il lavoro manuale e quello intellettuale tendono ad accrescersi. (…) [Il regime della dittatura del proletariato burocratizzata] spingendo all’estremo, nella sua compiacenza verso i dirigenti, le norme borghesi della distribuzione, prepara una restaurazione capitalista.(…) Trotskij respinge la concezione del regime sovietico come capitalismo di stato rifiutando le superficiali analogie con le esperienze dirigistiche del nazifascismo e del New Deal, che tanto suggestioneranno il suo ex seguace Burnham (…) [Burocrazia sovietica = elite di classi popolari ≠ burocrazie borghesi per estrema indipendenza, senza tradizioni di prestigio, ricchezza o cultura) /102 Trotskij insiste che la burocrazia non è una classe , non ha particolari diritti di proprietà non è ereditaria. [Dilemma di Trotskij: 1. perpetuazione della burocrazia come semplice operazione di ricambio del personale borghese, una nuova borghesia contrapposta a un proletariato espropriato (restaurazione borghese o trasformazione della burocrazia in classe) e 2. rinascita della rivoluzione socialista sotto forma di RIVOLUZIONE POLITICA]
106 – [Sulla partecipazione politica delle masse in Urss dopo il 1953 (morte di Stalin) = eliminazione forme degenerative della burocratizzazione senza impetuosa ondata di democratizzazione]j/108- Quale previsione può farsi sui rischi di burocratizzazione di una rivoluzione socialista nei paesi capitalisticamente avanzati, dove cioè esistono le condizioni economiche e culturali più favorevoli ad uno sviluppo della democrazia socialista più genuina? Una prima risposta potrebbe collegare i problemi della burocratizzazione alla composizione della classe operaia (…) Indubbiamente un livello elevato di qualificazione , esteso a una larga sezione della classe, dovrebbe facilitare al massimo un’opera di educazione da parte del partito e quindi ridurre al minimo i pericoli di usurpazione burocratica del potere./109 E’ largamente diffusa la teoria secondo cui la tendenza della divisione del lavoro e dei progressi tecnologici va verso la crescente dequalificazione e diminuzione numerica dei lavoratori produttivi normali (dei manuali), l’aumento dei lavoratori improduttivi del terziario, l’accrescimento numerico ma soprattutto di potenza decisionale dei tecnici e dei burocrati. Se tale teoria fosse vera [e per l’autore non lo è] l’onnipotenza burocratica sarebbe inevitabile./LA ESCLUSIONE STATISTICA DALLA CLASSE OPERAIA DEI LAVORATORI PRODUTTIVI NON MANUALI, o le cui mansioni si allontanano per effetto del progresso tecnologico e della crescente qualificazione della manualità, NON IMPORTA UNA EFFETTIVA DIMINUZIONE NUMERICA DELLA CLASSE. PER QUANTO EFFETTIVAMENTE, E NON SOLO SOGGETTIVAMENTE, DIVISI DALLA CLASSE OPERAIA, I TECNICI NE COSTITUISCONO UNO STRATO.
110- [PRO RIASSORBIMENTO SOCIALE DELLE FUNZIONI STATUALI /DUE TIPI DI CLASSE OPERAIA: OMOGENEA O DEBOLE ED ETEROGENEA/processi di burocratizzazione organici al capitalismo maturo]
113- In qualche modo è sempre esistita una SOCIOLOGIA cioè un tentativo di descrivere e interpretare le tendenze dinamiche della società umana e dei rapporti fra gli uomini in generale; come rileva Lenin, però, soltanto con la teoria della lotta di classe si corona la tendenza generale della sociologia a ricondurre gli elementi dell’individualità alle fonti sociali, ai gruppi sociali , componendo così una visione unitaria dei fenomeni storici e dei rapporti umani. [definizione materialistica del concetto di gruppo + elaborazione del concetto di formazione economico-sociale =le argomentazioni sulla società IN GENERALE sono state sostituite dall’indagine di determinate forme di struttura della società]
119- [IL CONCETTO DI LAVORO ASTRATTO CANCELLA LA VISIONE TRADIZIONALE DELLA CLASSE OPERAIA COME GRUPPO DEI LAVORATORI MANUALI / Sulla formazione ideologica del ceto medio /120- la necessità di mantenere un esercito di riserva nel settore terziario una volta esauritosi il serbatoio contadino/tecnici e lavoratori come gruppo a parte-> il compito del partito rivoluzionario è l’unificazione dei lavoratori produttivi (manuali e intellettuali) e improduttivi_> La verifica dell’esistenza delle classi è nel successo dell’azione del partito rivoluzionario.]/121- [Burocrazia + Esecutivo = Blocco di potere borghese -> Stato = garanzia di conservazione del sistema + garanzia di attenuazione delle conseguenze pericolose del sistema per le classi popolari]/ 122 [Il riconoscere la presenza delle classi moderne è la premessa per un corretto comportamento storico]
123 [La coscienza come momento politico, non psicologico-> 125 coscienza psicologica vs coscienza di classe (partito, attraverso educazione e lotta)/126-> Geiger dedica un’intera sezione alle fasi del proletariato e ai tipi di coscienza proletaria, in cui si distinguono vari stadi formali del divenire di una classe: 1. La massa , statisticamente rilevabile; 2. l’insieme , come aggregato consapevole dei suoi caratteri d’insieme; 3. Il gruppo i cui membri si sentono organicamente uniti in senso comunitario (Gemeinschaft)/128. [Il sindacato come culmine della coscienza di classe (auto fecondata vs ideologie borghesi)/Gramsci-> ideologia ( = equivalente laico della fede e della religione (Croce)) come concezione del mondo: “anche l’unità di teoria e pratica non è un fatto meccanico, ma un divenire storico, che ha la sua fase elementare e primitiva nel senso di DISTINZIONE, di DISTACCO, di indipendenza appena istintiva e progredisce fino al possesso reale e completo di una concezione del mondo: dopo la sparizione della SOCIETA’ POLITICA e l’avvento della SOCIETA’ REGOLATA la concezione del mondo di Marx sarà superata /132- Il marxismo non è ideologia del proletariato ma scienza tout court]
133- [Nel primo periodo della dittatura del proletariato]la prevalenza dell’eredità borghese è schiacciante: la cultura subalterna formata per esclusione e reiezione dei valori dominanti della società capitalistica [SENZO DI DISTACCO E DISTINZIONE?], pur implicando suggestive anticipazioni della società aclassista e unificata ( si pensi al significato tutto proiettato nel futuro , della SOLIDARIETA’ E FRATERNITA’ OPERAIA, L’INTUITIVO RIGETTO DEL FORMALISMO)non fa poi altro che raccogliere in modo frammentario e subalterno la concezione borghese del mondo. L’esclusione dalla letteratura borghese ha significato la partecipazione alla letteratura d’appendice; l’esclusione dalle università ha significato la partecipazione alla cultura delle ‘università popolari’. IL PRIMO CONTRIBUTO SERIO RECEPITO DAL MOVIMENTO OPERAIO DA PARTE DELLA CULTURA BORGHESE E’ STATO IL MARXISMO . [= AUTODISTRUZIONE DEL PENSIERO BORGHESE]
140 [Autocritica delle vecchie posizioni trotskiste e appoggio a linea proletaria/linea borghese durante la dittatura del proletariato (maoismo)]