La borghesia e il proletariato sono morti insieme?

——–CHE COSA SUCCEDE IN UN PAESE SENZA BORGHESIA?

3- Se per borghesia intendiamo –secondo categorie squisitamente ottocentesche- la classe sociale che controlla i mezzi di produzione, in lotta permanente con il proletariato , ebbene QUELLA borghesia, dobbiamo ammetterlo, non esiste più da tempo. I conflitti sociali , che non solo non si sono spenti ma in alcuni casi si sono perfino acuiti in seguito alla globalizzazione, oggi hanno altre sembianze, altre declinazioni, altri antagonismi. Basti pensare che nella percezione dell’opinione pubblica soltanto un terzo degli italiani crede ancora al conflitto di classe (borghesia e operai), mentre il 61% è convinto della centralità del conflitto generazionale (vecchi e giovani) e oltre l’80 % parla di conflitti di natura generica (per esempio ricchi e poveri, inclusi al vertice ed esclusi)./ Ma se è vero che la borghesia come polo della lotta di classe è un semplice residuo di categorie ormai superate, altro è il discorso su quella élite, tipicamente borghese, che sente una responsabilità collettiva, se ne fa carico e guida , sulla base di interessi generali e non solo di pulsioni particolari, l’intero sistema. Stiamo parlando di una minoranza [sic!] in grado di esercitare il potere in modo unitario e di non impoverirlo in un obiettivo fine a se stesso.

4- Una borghesia , dunque, che va oltre il capitalismo , esprime movimento, mobilitazione, cambiamento, spinta verso la modernità. Una borghesia che rappresenta la spina dorsale di una classe dirigente e dell’esercizio delle sue funzioni. E’ proprio questa borghesia che manca all’Italia, laddove è invece presente e radicata nei paesi del mondo occidentale, in cui la finanza ha piegato la politica rendendone opaco e talvolta vuoto il primato, ma dove il presidio del sistema è tuttora controllato da una minoranza attiva [sic!], una elite in grado di esercitare le sue prerogative./ Eppure la nostra vicenda nazionale ha visto protagonista per decenni una ELITE borghese di questo tipo. Tradizionalmente gli storici definiscono il Risorgimento come un movimento nazionale e una rivoluzione borghese, intrecciando i due aspetti dello stesso passaggio storico. [Chi ha creduto nell’utopia di una Italia unita?] Appunto borghesi, appunto classe dirigente [sic!] Distanti e diversi dalla borghesia amministrativa che si andava consolidando in Francia sull’onda della tradizione napoleonica, dalla borghesia militare tedesca [?] e dalla borghesia, industriale prima e poi finanziaria dell’Inghilterra. Erano dei borghesi che avvertivano ben al di là di un’appartenenza di classe , il senso e la responsabilità di una funzione politica , di un traguardo collettivo, di una meta rappresentata dall’unità nazionale.

7- [Mattioli, Vanoni, De Gasperi, Luigi Einaudi, Pietro Nenni, Togliatti] La matrice comune di questi personaggi, divisi da profonde barriere ideologiche e da formazioni culturali non omogenee, fu il grande amore di patria, depurato dall’enfasi nazionalista del fascismo e combinato con un livello molto alto di onestà personale. (…) Bisognava essere diversi dal manipolo di capi e capetti cresciuti abusando del potere mussoliniano e arricchitisi grazie ai maneggi durante il regime, e bisognava affermare un’idea della politica come servizio alla comunità dei cittadini.(…) E se il Risorgimento fu (…) una rivoluzione borghese, nel dopoguerra fu una fiammata di alta borghesia a illuminare il percorso lungo il quale l’Italia si trasformò in un paese interamente ricostruito.

8- E dopo? Cosa ha portato all’eclissi della borghesia? Dove possiamo collocare l’origine di questa anomalia che non siamo più riusciti a ricomporre? IL PUNTO DI PARTENZA DI UN NUOVO, DEFINITIVO STRAPPO, VA RICERCATO PROPRIO NELLA GENESI DEL BOOM ECONOMICO E NEI MUTAMENTI SOCIALI CHE HA PRODOTTO. (…) “ Una piccola couche [strato] di società intermedia si allarga sull’onda di un entusiasmo collettivo , una grande avventura che l’italiano medio sente di poter vivere.  E’ IL SOGNO DEL BENESSERE E DELL’AGIO BORGHESE.  Gente che lavava i piatti con la cenere e con la soda, si ritrova con il detersivo, Che faceva la fila per la colonnetta di ghiaccio , può permettersi il frigorifero. Diventiamo in quegli anni un paese di ex poveri”/ Semplificando , fino agli anni Cinquanta la società italiana era divisa in tre fasce. Una classe esigua di padroni; una classe numerosa , il proletariato, di contadini e braccianti (42 persone su 100 lavoravano in agricoltura) e di operai; un ristretto ceto medio che poteva comprendere l’amministratore del latifondo o l’impiegato dello Stato. Quando scatta la molla del benessere , tutto cambia; si mette in moto un imborghesimento di massa del paese, ovvero si gonfia il ceto medio, omologato dagli stili di vita e da alcuni valori di fondo (sicurezza, lavoro protetto, dimensione casalinga).[Una vera e propria esplosione che risucchia tutto dall’alto e dal basso]Viene così meno la spinta a differenziarsi , a costruire un’élite capace di guidare il cambiamento e di ancorarlo a traguardi collettivi e non solo a interessi individuali.

11- Non a caso negli ultimi anni i rapporti del Censis hanno sottolineato questa mancanza di connessioni , usando di volta in volta le metafore dei coriandoli [= frammentazione], della poltiglia [=composto semiliquido di sostanze non amalgamate] e della mucillagine [= convivenza di microrganismis uno accanto all’altro senza integrarsi e fare sistema]/ Un paese senza borghesia è una macchina da corsa priva di DRIVER , rischia continuamente di sbandare e finire fuori strada. In assenza di una guida , riconosciuta e autorevole , crescono le paure, i risentimenti il senso di spaesamento.

13. Il contribuente evade (…) una media di 38 euro e 41 centesimi con punte in alcune aree del Sud fino a 66 Euro ogni 100 euro. Inoltre soltanto l’1% dei contribuenti italiani dichiara un reddito superiore a 100 mila euro all’anno. L’evasione di circa 120 miliardi all’anno è diventata un fenomeno endemico, di massa.

————-LA POLITICA SCHIACCIATA SUL PRESENTE

26- E’ centrale il fatto che il vuoto borghese e l’esplosione del ceto medio hanno impedito la crescita di una solida cultura istituzionale.(…) /27- Diceva Jean Monnet , dopo l’ultima guerra e pensando al sogno di una casa comune in Europa: “Solo le istituzioni sono capaci, nel tempo, di divenire più sagge. Esse accumulano esperienza collettiva, e da questa esperienza e da questa saggezza, gli uomini sottomessi alle stesse regole, potranno vedere non già il cambiamento della loro natura, ma la graduale trasformazione del proprio comportamento”. /In Italia abbiamo fatto il contrario: istituzioni sempre più deboli e sempre meno riconosciute sono state sottoposte alle continue torsioni di chi le ha occupata, trasformandole in luoghi di uno stato inerme anziché in sedi a garanzia di un condiviso cambiamento.

28- E mentre le istituzioni si ingessavano e diventavano più fragili, la pubblica amministrazione è stata travolta dalla “meridionalizzazione dello Stato” (…) I meridionali sono portatori di una cultura giuridica che prevede il primato della forma sul contenuto. Il risultato non conta. E’ una cultura impastata di garanzie e di tranquillità, non di decisioni e di scarsa responsabilità, di molta burocrazia e di poca efficienza, di continuità e mai di rottura. Siamo, in una parola, alla negazione dei valori borghesi, al loro esatto contrario. Scrive in proposito Giuliano Amato: ‘Il nostro peccato originale è stato quello di una borghesia che non ha considerato suo il problema dello Stato e lo ha abbandonato nelle mani dei figli dei poveri’.

31- Se dovessimo utilizzare un paradosso potremmo dire che Tangentopoli è stata il secondo tempo del ’68 e, visti i risultati, la rivincita di una stessa partita. Prima persa, poi vinta (almeno nel breve periodo, il futuro non è decifrabile). (…) Da quel momento il conflitto istituzionale tra magistratura e politica non si è più ricomposto: è diventato endemico.

33- E’ evidente che Berlusconi non sia riuscito a corrispondere alle attese neoborghesi, pur essendosi presentato come un leader imprenditoriale e di forte caratterizzazione, come esponente di coloro che ‘si erano fatti da soli’. (…) Con quali strumenti e attraverso quali canali è avanzato il berlusconismo? Il volano principale è stato sicuramente quello dei mezzi di comunicazione, insieme luogo della propaganda, del messaggio e, insieme, quasi del CASTING della classe dirigente. Un luogo dei sentimenti e di una sempre più diffusa , fondante antipolitica, su uno schema di rappresentanza diretta, senza corpi intermedi, dove telespettatore ed elettore sono la stessa persona. Ed è così stato possibile avere una forza di aggregazione, di alleanze sociali, capace di mettere sotto lo stesso tetto il popolo della partita IVA, dei piccoli imprenditori del Nord, con la moltitudine del pubblico impiego del Centro, e con il ceto medio della spesa pubblica del Sud: un vero e proprio miracolo che, in condizioni del tutto differenti, era riuscito nel secondo Novecento solo alla Democrazia Cristiana , sostenuta dalla rete ecclesiale delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti.

35- Certo, oggi la politica ci chiede innanzitutto di “governare la contingenza” e di dare risposte, in tempo reale, a quei fenomeni che si presentano di volta in volta più urgenti. [accelerazione come effetto della globalizzazione](…) Ma il primato della contingenza non esclude la necessità di avere anche orizzonti più ampie e meno frammentati. La politica in questo senso è un lavoro da strabici: con un occhio bisogna afferrare l’oggi e con l’altro immaginare il domani. [Se chiudi il primo resti schiacciato dagli avvenimenti, se chiudi il secondo il governo della cosa pubblica si riduce ad una gestione condominiale].

36 – [Alla domanda come sarà l’Italia nel 2020 i cittadini rispondono al 67,5% meno benestante/ il secondo fenomeno è la personalizzazione della politica. Gli inglesi dicono: NO LEADER (=capo carismatico, NO PARTY]

38- Un gruppo di docenti universitari ha esaminato i dati [di carriera] di tutti i parlamentari italiani dal 1948 al 2007 , scoprendo che la percentuale degli eletti in possesso di laurea è scesa dal 91,4% della prima legislatura al 64,6 della quindicesima. Una caduta di 27 punti , in controtendenza rispetto alle altre democrazie occidentali  (negli Usa i laureati in Parlamento sono saliti al 94 %), dove invece la borghesia non ha rinunciato a una presenza nella vita pubblica.

————L’ECONOMIA DELLE RELAZIONI E DELLE CORPORAZIONI

45- Una panoramica generale di alcune anomalie, ormai diventate prassi consolidata, rende l’idea della DERIVA OLIGARCHICA DEL CAPITALISMO ITALIANO. L’Antitrust per esempio ha denunciato più volte l’eccessivo cumulo degli incarichi nelle società quotate in borsa, chiedendo perfino un intervento del legislatore per bloccare questo fenomeno: l’89,2% degli amministratori di aziende quotate ricopre incarichi di GOVERNANCE in società concorrenti. La Banca d’Italia, attraverso la relazione annuale del governatore, ha scattato la seguente fotografia: il 90% delle società inserite nell’indice S&P Mib 40 presenta amministratori in comune.(…) Una giungla di relazioni avvolge nell’oscurità i piani alti del capitalismo italiano.

53- Nella palude dell’indistinto, dove i professionisti finiscono per restare immersi a esclusiva protezione di interessi parziali e frammentati, non poteva liberarsi un’élite borghese pronta a spendersi anche a tutela di obiettivi generali e non di singola categoria. Le professioni sono finite per trasformarsi in ‘trincee’ , luoghi dove mettersi al riparo (ben distanti) dalla vita pubblica, mentre in passato proprio nell’universo professionale si erano formate comunità di classe dirigente. Un fenomeno di appiattimento e di abdicazione che ha segnato l’ennesima vittoria della moltitudine cetomedista.

————-UN POPOLO DI SEPARATI IN CASA

64- La rappresentanza politica del ceto medio del Nord ha trovato la sua sponda naturale, quasi un approdo collettivo nella calamita leghista(…) Il conflitto sociale ha così perso la sua matrice di classe –l’operaio contro il padrone, il piccolo impiegato contro il grande burocrate- e ha trovato la sua motivazione più profonda nel disagio territoriale, nella suggestione di interessi che possono essere tutelati soltanto difendendo l’identità locale fino a trasformarla in un’arma politica. E’ un meccanismo che ha salvato una forma di rappresentanza , ma nello stesso tempo non ha consentito la formazione di nuclei borghesi portatori di una visione nazionale. L’orizzonte della società si è frammentato , gli interessi localistici di singole categorie, e perfino di singoli cittadini sono diventati il collante di rivendicazioni sempre più esasperate.

65- Nel mezzogiorno invece il vuoto borghese si presenta sotto altre sembianze. C’è una complessiva ritirata, un disimpegno dalla vita pubblica e in particolare dalla partecipazione politica. Un tempo, diciamo nel corso dell’intero Novecento, l’attività politica al Sud rappresentava anche un mezzo per salire l’ascensore sociale. Una forma di emancipazione e di riscatto. Semplici professori di provincia, con una buona attitudine agli studi e all’approfondimento umanistico, sono diventati leader nazionali (…)

68- Il rischio della rottura dell’unità nazionale non esiste. Ma è molto probabile che si accentui la deriva di un popolo di cittadini che convivono nello stesso territorio da separati in casa .

—————-UN CICLO E’ FINITO. E DOPO?

76- Conserviamo la maglia nera in Europa nei consumi culturali tipicamente borghesi: pesano meno del 3% sul bilancio annuale di una famiglia. Siamo un popolo di lavoratori creativi con 120 mila artisti, registi, musicisti, scrittori, ma nell’ultimo anno meno della metà degli italiani (46%) ha messo piede in un cinema, solo un terzo è andato a vedere uno spettacolo dal vivo o un sito archeologico . Appena un cittadino su tre acquista almeno un libro all’anno sborsando in media non più di tre euro al mese: nei paesi del Nord Europa quasi il 30% degli abitanti ha letto più di dodici libri all’anno, uno al mese. / Le statistiche dei consumi indicano che il ceto medio italiano, nonostante l’intensità e la profondità del vento della recessione, resta uno dei più benestanti al mondo , a partire dai suoi elevati livelli di vita. Non abbiamo visto, neanche nei giorni più neri della Grande Crisi, nessuna di quelle drammatiche scene che arrivavano dall’America o dall’Inghilterra : parliamo di milioni di cittadini, ceto medio appunto, che si sono visti pignorare la casa sotto il peso delle rate del mutuo che non potevano più pagare.

81- La nostra straordinaria elasticità e capacità di adattamento a qualsiasi scossa economica ci hanno consentito finora di difendere il benessere faticosamente conquistato negli anni Cinquanta e Sessanta da un ceto medio in buona salute. Purtroppo a un paese così flessibile , quando si tratta di produzione, di risparmi e di consumi, ha corrisposto una società sempre più piatta e vuota. (…) E’ in questo clima che si inquadrano nuove forme di diserzione collettiva, di fuga da un paese che ha perso APPEAL  per le nuove generazioni. I giovani che hanno deciso di studiare all’estero (torneranno mai in Italia?) sono ormai 45 mila, forse 50 mila.

88- Perde comunque fascino la verticalizzazione della politica . Quasi il 71% degli italiani ritiene che nell’attuale situazione , la scelta di dare più poteri al governo e al premier sia sbagliata: è un segnale di stanchezza nei confronti del leaderismo e del decisionismo che, nell’opinione dei cittadini, si è trasformata in un aumento della litigiosità della classe politica. (…) Di contro i partiti che verranno non somiglieranno a quelli del Novecento con la sezione, la cellula, il militante porta a porta. Una nuova offerta di partecipazione si sta esprimendo attraverso il canale Internet, utilizzato da circa metà degli italiani, secondo gli ultimi dati Istat che si riferiscono al 2010. Tra il settembre 2008 e il marzo 2011 gli utenti dei social networks sono passati da 1 .300.000 a 19.200.000.

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