Sensibilità ed espressione – Saggio su La linea d’ombra, Cuore di tenebra e Tifone (2021)

Agli uomini che non si sono arresi…agli uomini che non s’arrendono…

4- Il lento disperdersi nel nulla degli eroi di Mann e di Musil s’accende in Conrad dei fuochi e del PATHOS di un ultima battaglia.

5- cos’è la natura per Conrad? E’ – io suppongo- l’insieme degli elementi inconditi, inesplorati, con cui l’uomo occidentale entra in rapporto, e in conflitto, quando esce dal guscio delle proprie inveterate, secolari, anzi millenarie abitudini (perché proprio di questo si tratta)./ (…) “Mettersi a rischio” – e questo è ciò che capita a ognuno degli eroi dell’universo con radiano, -espone , oltre che il proprio corpo, anche la propria anima alla prospettiva di una frantumazione o cancellazione, vera e propria, consente di provare fino in fondo di cosa si è capaci, – esponendoci tuttavia al pericolo drammatico di perderci dietro al sogno perseguito.

19-Il Giovane di cui Conrad ci espone la ‘confessione’, e dunque ci racconta, secondo le intenzioni del protagonista, la ‘storia’non ha a che fare con circostanze normli, non gli è concesso di ‘crescere’ risolvendole pianamente una ad una, come è accaduto alla grande maggioranza di noi (…) non ha acquisito la sua maturità passando per i canali dell’abitudine e della normalità collettiva: deve combattere, impreparato, con un insieme di circostanze, che nessuna logica gli aveva consentito di prevedere. E’ così, non in altro modo , che lui diventa uomo (e cosa questo significhi , dopo esserlo diventato con quei modi, lo vedremo alla fine./In quella ‘regione crepuscolare’ (‘thilight region’) dove il Giovane dichiara nel momento di partire di trovarsi ancora “la quale sta tra la gioventù e la maturità”, tutto si carica di significati profondi, sorprendenti e , talvolta, almeno in superficie, per lui ( e ancor più ovviamente per noi), incomprensibili. diventa capitano, appunto quasi per caso, o, più esattamente, per un intervento esterno (quello di Giles), senza il quale sarebbe retrocesso molto probabilmentein un anonimato continentale senza storia e senza avvenire. (…) Affinché l’esperienza ,-decisiva per la sua esistenza (…)- si compia, è anche necessario –questo è quello che io penso (…)- che la storia della tecnologia umana, e di conseguenza del trasporto marittimo, compia un passo indietro, e che il Giovane si trovi nelle condizioni in cui si sarebbe trovato qualsiasi navigante di cento, ma anche di mille, duemila anni prima. Scende da un piroscafo, probabilmente intenzionato ad abbandonare la professione, e sale su una barca a vela, ben intenzionato ad esercitarla. Il destino torna a calibrarsi direttamente, come appunto era avvenuto nel corso dei millenni, sul rapporto uomo-natura.

29- Per Conrad, sotto le mostruose difficoltà del lavoro e dell’esperienza permane sempre (questo è ciò che io penso) una sorta di vocazione alla resistenza morale e civile : non un’ideologia, per carità, né tanto meno un credo politico. Ma la forza potenzialmente invincibile del proprio essere se stessi, diversamente dagli altri, se necessario, contro tutto.

30-[perdita delle capacità psichiche ed emotive = “darkness”, tenebre]

41- (…) le tenebre si manifestano ogniqualvolta si affrontano e si rischiano l’esplorazione e la conseguente appropriazione di un mondo sconosciuto, e desiderato, per l’istinto di potenza dei conquistatori, siano essi i romani nelle loro triremi o le potenze occidentali in vista della nera Africa. Questo ha un’importanza veramente decisiva. Signfica che se si è “bastantemente virili” [= ‘man enough’] la pulsione dell’esplorazione e della conquista non può mancare mai.

51- Si direbbe che Marlow ci tenga a stabilire che la differenza fra i popoli e le razze non consiste nei colori e nelle forme, ma nei comportamenti. Laddove i comportamenti sono i medesimi, le differenze vengono meno. E’ un bel colpo da parte sua alla teoria, e alla ferma credenza, della superiorità della razza bianca sulle altre.

56- “Penetravamo sempre più profondamente dentro al cuore delle tenebre (…) Eravamo un pugno d’uomini erranti sopra una terra preistorica, una terra che aveva l’aspetto di un pianeta sconosciuto” Il punto è (…) che la tenebra, invece di separare profondamente, anzi radicalmente, tende ad unificare, e, se non ad unificare, a contaminare.

57- Sono i ‘selvaggi’ (…) “Ebbene, vi assicuro che era questo il peggio: questo sospetto, che lentamente si faceva strada, che essi non fossero inumani. Il timore, lo sconcerto, che Marlow prova, derivano dall’idea cosciente e ‘civilizzata’, che con quel mondo che gli si dimena lì davanti dovrebbe avvertire solo un’insuperabile distanza. (…) Significa scoprire in se stesso la radice che lo accomuna a quanto si sta svolgendo sotto i suoi occhi, stupefatti ma non più ostili (…) “ Gioia, paura, tristezza, devozione, coraggio, furore, chi lo sa: ma qualcosa di schietto a ogni modo, una verità nuda da ogni velo temporale. Stupisca lo sciocco e rabbrividisca a sua voglia: chi è veramente uomo ha coscienza di sé e può contemplare uno spettacolo siffatto senza batter ciglio. Ma non deve essere meno uomo di quegli altri laggiù sulla sponda. Deve affrontare quella verità con quanto ha di più schietto , con la propria più intima forza. I principi non servono a niente. Sono acquisizioni, vestimenti, cenci graziosi, che se ne volano via alla prima buona scrollata. No: quel che occorre è una fede robusta.”

65- La tenebra è dappertutto – lo abbiamo detto più volte. Ma c’è un momento in cui ti penetra dentro e ti fa suo. Kurtz parla in termini di possesso di quanto lo circonda ed è stato suo:”La mia fidanzata, il mio avorio, la mia stazione, il mio fiume, il mio…” Ma, osserva Marlow: “Ogni cosa gli apparteneva – ma ciò non significava un gran che. Quel che era importante era di sapere a che cosa egli appartenesse, quali tenebrosi poteri lo rivendicassero per proprio”.

74- [Kurtz]”era sopravvissuto alle sue forze per celare nel magnifico manto dell’eloquenza la tenebrosa aridità del suo cuore. (…) Qui per la prima volta ‘the darkness’ è diventata la ‘tenebra’ del ‘suo cuore.

76- Kurtz è l’esemplare più alto,  più estremo, più anomalo, più deforme , più abietto di eroe virile. Questo significa che l’eroe virile , oltre una certa misura –come tutte le cose del mondo del resto- degenera? Può darsi. Fatto sta che qui a Conrad interessa considerare e rappresentare questo esempio estremo (non tutti i grandi scrittori europei dell’Otto-Novecento lo hanno fatto). Oppure vuol dire che nell’eroe virile sono sempre presenti potenzialmente grandezza d’animo e abiezione?

91- Il destino è una PROVA che mette a nudo ciò che si è, che fa vedere anche fuori ciò che veramente si ha dentro.

95- la tempesta non è solo violenza cieca e terribile: è anche oscurità e caduta a precipizio nel buio primordiale, ombra che a poco a poco diventa tenebra, ottunde le coscienze e separa gli uomini, li divide l’uno dall’altro e li espone al rischio della perdita di coscienza.

108- Questo vuol dire che la straordinaria, esaltante avventura del capitano Mac Whirr, che, con il coraggio e la tenacia di un antico guerriero, vince la sua battaglia con il drago-tifone, non ha davvero NESSUN SENSO al di fuori del fatto puro e semplice che ci sia stata.(…)/ 109- Non c’è eroismo, non c’è grandezza, non c’è consapevolezza del compito svolto, ma soltanto la disperata e incomunicabile lotta di OGNUNO con le situazioni tragiche che di volta in volta gli tocca vivere.

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