Sulla divulgazione (1927-1933)

7- Anche un bambino capisce che la radio [come istituzione] è fatta per portare davanti a un microfono un numero imprecisato di persone per una qualsiasi occasione; di fare del pubblico un testimone di interviste e discussioni in cui chiunque può intervenire. Mentre queste discussioni sugli strumenti le troviamo per esempio in Russia, noi siamo pervasi dal banale concetto di ‘presentazione’, che indica una contrapposizione tra conduttore e pubblico. Questa insensatezza ha creato una situazione in cui, dopo anni, il pubblico, sentendosi sacrificato e impreparato, ha finito per sabotare l’apparecchio, spegnendolo. NESSUNA AUTENTICA ISTITUZIONE CULTURALE HA MAI PRETESO DI PRESCINDERE DALLA COMPETENZA DEL PROPRIO PUBBLICO, GENERATA GRAZIE AI PROPRI ASPETTI TECNICI E FORMALI. 8- Così è stato per il teatro greco o quello dei Meistersinger, della scena francese o degli oratori religiosi. Solo nella nostra epoca segnata, segnata dall’impressionante sviluppo del consumismo tra i fruitori dell’operetta, dei romanzi o del turismo, si è venuta a creare la massa ottusa e informe, il pubblico in senso tecnico, privo di giudizio autonomo e di linguaggio che sia in grado di esprimere le proprie sensazioni. Questo imbarbarimento è arrivato al suo punto massimo proprio nel modo in cui le masse ascoltano i programmi della radio. Ora però sembra che la situazione stia per cambiare. Sarebbe sufficiente che chi ascolta si concentri su quello che prova veramente, così da poterlo vivere in maniera autentica e consapevole. Se però, come preferiscono credere i proprietari della radio e ancor più i conduttori, non fosse possibile riconoscere questo tipo di atteggiamento, e dipendesse tutto solo o quasi da quello che viene presentato in trasmissione, allora di certo non sarebbe possibile un cambiamento del genere. Tuttavia, per capire che le cose non stanno così, è sufficiente questa elementare riflessione: non è mai capitato che un lettore abbia richiuso un libro appena aperto in maniera tanto decisa quanto 9- un ascoltatore che spenga la radio dopo qualche minuto dall’inizio della trasmissione. Di certo non è perché il tema proposto è di scarso interesse (…) Quello che molte volte rende intollerabile l’ascolto anche delle trasmissioni più interessanti sono gli aspetti tecnici e formali: la voce, la pronuncia, il modo di esprimersi. Si tratta esattamente degli stessi elementi che, anche se di rado, tengono l’ascoltatore incollato all’apparecchio per seguire argomenti magari lontani dai suoi interessi. (…) LA PREPARAZIONE TECNICA DELL’ASCOLTATORE POTREBBE SVILUPPARSI SOLO GRAZIE A QUESTI ASPETTI TECNICI E FORMALI E USCIRE COSI’ DALL’IMBARBARIMENTO. Questo è assolutamente evidente se si pensa che i radioascoltatori sono l’unico tipo di pubblico che ricevono in casa propria, come un ospite, l’oggetto della presentazione, ossia la voce. Già nel momento della sua prima apparizione, viene giudicata con la stessa attenzione con cui si giudica un ospite appena entrato. Solo la pigrizia mentale della massa e l’ottusità dei conduttori spiega perché nessuno aiuta la voce a capire cosa si vuole da essa, di che cosa le saremmo grati e cosa non sopporteremmo mai. [pro tipologia ridicola degli oratori]

13- [SULLA DIVULGAZIONE – La radio è rivoluzionaria in rapporto all’idea di popolarità] Secondo una concezione antiquata, la rappresentazione popolare, per quanto potesse essere di valore, aveva un’importanza secondaria. Non è difficile trovare una spiegazione al riguardo: prima della comparsa della radio, mezzi di diffusione che potessero soddisfare le esigenze unicamente popolari o che formassero il popolo erano pressoché sconosciuti. C’erano il libro, la conferenza, il periodico. Si trattava però di forme di 14-comunicazione che non erano affatto diverse da quelle che consentivano alla ricerca scientifica di far conoscere agli specialisti i propri avanzamenti e progressi. La diffusione delle informazioni per la massa aveva luogo quindi nelle forme della comunicazione scientifica , rinunciando a una propria originale metodologia. Era sufficiente che i contenuti di alcuni campi della conoscenza fossero presentati in forma più o meno colloquiale, cercando magari i punti di riferimento nella vita di tutti i giorni o nel senso comune: il contenuto però era di secondaria mano. LA DIVULGAZIONE ERA UNA TECNICA DI SECONDARIA IMPORTANZA E LO TESTIMONIAVA LA SCARSA CONSIDERAZIONE NEI SUOI CONFRONTI. / La radio ha cambiato profondamente la situazione, e questo è uno dei suoi effetti più degni di nota. Grazie alla tecnica che ha permesso di raggiungere nello stesso tempo un numero infinito di persone, LA DIVULGAZIONE E’ ANDATA BEN OLTRE L’INIZIALE CARATTERE FILANTROPICO, assumendo le forme di un compito da realizzarsi secondo determinati principi formali e metodologici , molto differenti dai precedenti: la nettezza di questa differenziazione ricorda quella tra la moderna tecnica pubblicitaria e gli esperimenti [di pubblicità] del Diciannovesimo secolo. 15- Di fatto questo fenomeno implica quanto segue: la divulgazione di una volta si fondava su un patrimonio scientifico certo, presentato alla maniera della scienza stessa, senza però preoccuparsi dei passaggi più complicati. L’omissione, quindi, caratterizzava questo tipo di rappresentazione popolare: in un certo senso continuava a seguire il modello del manuale scolastico , che aveva le informazioni più importanti stampate in grande e le spiegazioni in piccolo. TUTTAVIA IL TIPO DI POPOLARITA’ MOLTO PIU’ DIFFUSA, PROPOSTA DALLA RADIO, NON PUO’ ESSERE SODDISFATTA DA QUESTA METODOLOGIA. Essa necessita di una profonda trasformazione e di un modo diverso di raccogliere il materiale , basandosi sul principio della divulgazione. Non è più sufficiente attirare l’attenzione con qualche richiamo di attualità [≈ conferenza]. Piuttosto bisogna far capire all’ascoltatore che il suo interesse è di importanza fondamentale per l’argomento proposto, e che le sue domande, anche se al microfono non riescono ad essere formulate adeguatamente, meritano ulteriori approfondimenti. 16- In questa maniera il rapporto di sostanziale estraneità che vigeva prima tra scienza e divulgazione è soppiantato da un nuovo modo di procedere a cui lo stesso mondo scientifico non può sottrarsi. Qui infatti si ha a che fare con una divulgazione che non si limita a muovere la scienza verso il pubblico, ma insieme muove il pubblico verso la scienza. In sintesi: l’autentico interesse popolare è sempre vivo, cambia l’argomento proposto e i suoi effetti si ripercuotono sulla scienza. / Più questa attività didattica richiede una forma dinamica, maggiore è la richiesta di avere una vera conoscenza e non solo una vivacità astratta, generica e priva di verifica./18 [sociologia del pubblico e definizione di un nuovo tipo di popolarità.

70 – [il gioco di parole che distingue tra pubblico e plebico]

85- [inetto = uno che non sa come si deve fare qualcosa]

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