Moralisti moderni (1959)

5- [Moravia] Si potrebbe far risalire alla rivoluzione industriale e al conseguente fenomeno della produzione in serie l’antiumanesimo contemporaneo. [e in questo senso è deprecabile che Marx non sia compreso in questa serie di moralisti]

6- sembrerà strano che in una prefazione ai moralisti moderni si parli di nazisti. Sembrerà strano, però, soltanto a coloro che ignorano o vogliono ignorare che il nazismo non è stato un’esplosione di insignificante criminalità bensì un’esperienza culturale molto corrente anche se perfettamente negativa. (…) D’altra parte è significativo che il nazismo sia stato fatto da un popolo per niente periferico rispetto alla nostra civiltà, anzi decisamente centrale. Di modo che viene il sospetto che i tedeschi abbiano fatto il nazismo per conto di tutti gli altri popoli, anche di quelli che lo combatterono e lo abbatterono. /(..) Sentendosi in colpa di fronte all’umanesimo assassinato il mondo lo odia.

7- Anche qui dobbiamo riconoscere che gli uomini d’oggi non credono più né al bene né al male (gli scrittori cattolici mostrano di credere soltanto al male; ma si tratta, per così dire di nostalgici del diavolo). E non ci credono per la buonissima ragione che il mondo moderno è fondamentalmente ottimista e per credere al bene e al male è necessario essere abbastanza pessimisti per credere al male oltre che al bene. Quest’ottimismo, testimoniato dalle immani stragi di due guerre mondiali e di innumerevoli rivoluzioni (soltanto gli ottimisti, ossia i rivoluzionari sono capaci di spargere tanto sangue), quest’ottimismo esclude ogni moralismo. Marx ( che si rimpiange di vedere incluso nell’antologia come il primo e più caratteristico dei moralisti moderni) e Freud ci hanno spiegato e garantito che ciò che si chiama male non esiste , ossia non ha un’esistenza autonoma, indistruttibile e originale, bensì può venire rimosso e annullato da così da una rivoluzione sociale e politica (per molti persino da una semplice riforma tributaria) come da una cura psicanalitica./ Il male dei moralisti tradizionali era invece un male senza rimedio, fissato nei caratteri umani come la smorfia di una maschera o l’istinto di un animale oppure oggettivato nella figura del diavolo. (…) Si comprende allora che, come osserva Zolla, questo male immobile e irrimediabile ispirasse il disprezzo, fondamento e origine prima del moralismo. Si può infatti disprezzare soltanto se si è ben sicuri che l’uomo disprezzato non è degno di simpatia o di pietà, è veramente e irrimediabilmente spregevole e non vittima delle determinazioni sociali o dei complessi del subconscio. Non può esservi disprezzo, insomma, senza una completa mancanza di rapporti tra spregiatore e spregiato.

14- IL MORALISMO- “Vige nel mondo cristiano un ideale di uomo perfetto, che non può esistere come moltitudine di un popolo; e se siffatto ideale si trova attuato nei monaci, nei quacqueri e in altrettale gente pia, bisogna avvertire che un ammasso di codeste tristi creature non costituisce un popolo, come i pidocchi e le piante parassite non possono esistere in sé ma solo sopra un corpo organico. Per poterne formare un popolo converrebbe sgombrar via anzitutto quella loro dolcezza di agnelli, quella loro vanità che si occupa soltanto della loro persona e la tien cara e la cura, e ha sempre dinanzi l’immagine e la coscienza della propria eccellenza… A chi nutre questo falso ideale gli uomini devono sempre apparire sempre affetti da debolezza e corruttela , e sembrargli al tempo stesso che quell’ideale sia così alto da non potersi mai tradurre in realtà. Essi danno importanza a miserie, delle quali nessuna persona ragionevole fa caso. (…) Non c’è luogo ad ammirare la loro grandezza d’animo, ma piuttosto a notare che la loro propria corruttela consiste per l’appunto nello starsene a guardare ciò che essi chiamano debolezze ed errori, e nel fare del niente qualcosa di esistente. L’uomo che ha di codeste debolezze o difetti, ne è immediatamente assolto, quando non dà loro importanza.” Così, nella Storia della filosofia Hegel condanna l’atteggiamento moralistico; e invero scomoda creatura è il moralista se il mondo deve chiudersi nel giro dello Stato. Ma senza il moralista che non cura se stesso se non per potersi dimenticare di sé, l’umanità si riduce a un alveare. Moralista oggi non è colui che confronta il comportamento quotidiano con un sistema di leggi approvate dalla comunità, perché il desiderio di Hegel si è avverato: la legge della civiltà contemporanea si riduce a un solo comandamento essenziale: non badare a ciò che sta sotto alla superficie quotidiana, non fare del niente qualcosa di esistente. Il moralista è colui che crea dal nulla, o meglio dall’apparenza innocente trae la mitologia del conflitto tra il Bene e il Male, fra schiere angeliche e diaboliche, scorge battaglie fra quei ranghi (e patteggiamenti). Grazie a codesta proiezione sullo sfondo di una lotta oltre terrena il moralista giudica, mette distanza tra sé e gli altri, il suo gesto è appunto allontanante, il suo tono gelido o appassionato, mai complice. /Da cosa nasce il moralismo? Quale la materia da cui si trae la forma di vita “moralistica”, che è appunto simile a quella dei monaci e dei settari? (…) Lo spiega in una pagina de La legge Thomas Mann, uno dei massimi moralisti che abbiano sfidato la volontà di silenzio del mondo odierno. Mosè trasforma in popolo la truppa di schiavi scappata dall’Egitto obbligandola a distinguersi da ogni altro popolo e a disprezzare, quindi ad attenersi alle norme che giustifichino questa distinzione.

29- [L’INCONSCIO -Freud] Per quanto l’elaborazione del motto di spirito  eccella nel trarre dal piacere processi psichici, tutti gli uomini, come si sa, non sono ugualmente atti allo spirito. L’elaborazione del motto di spirito non è alla portata di tutti e, specie nel grado elevato, diventa appannaggio di  una debole minoranza , di cui si dice, per distinguerli dagli altri, che hanno dello spirito. Lo spirito appare qui come una facoltà speciale , come una ‘facoltà dell’anima’(per usare l’antica terminologia) che conserva una certa indipendenza dalle altre facoltà: intelligenza, immaginazione, memoria ecc. Si può dunque supporre che le persone di spirito abbiano disposizioni particolari o attitudini psichiche che consentono o favoriscono l’elaborazione dello spirito./ TEMO DI NON POTER ANDARE MOLTO LONTANO NELL’INVESTIGAZIONE DI QUESTO TEMA [poi sul caso dei cugini ricchi che trattavano Heine in modo ‘familionario’]

31- [Il caso delle barzellette ebree il cui significato consiste in ciò]che la critica o l’aggressione diretta sono rese difficili e non possono giocare se no con il favore di un sotterfugio. [Motti di spirito tendenziosi a tipo aggressivo -> sadismo]/32- Il secondo dei motivi che ci incita all’investigazione delle condizioni soggettive dello spirito risiede in un dato dell’esperienza: nessuno si rassegnerebbe a creare per se stesso un motto di spirito [esibizionismo]/ [motto di spirito ≠ semplice comicità]/41- sullo sforzo della disposizione all’inibizione / [Tecniche dello spirito: spostamento e rappresentazione per assurdo]/ 47 [motto di spirito = barzelletta]

51- [L’IOHegel accusava chi si ergeva a moralista di compiacimento per la propria purezza . (…) Il compiacimento è l’altro nome del male, è la forza pietrificante , adulterante, pietrificatrice.]

54- [Croce] [filosofo:idea = poeta : ispirazione = uomo comune : grazia] /55- [grazia ≠ Provvidenza]

58- [Simone Weil] [sacerdoti ~ scrittori/scienziati-> compiacenza]/ 59- [libero espandersi della persona vs cose di primissimo ordine, che sono anonime, come per es. la matematica / l’essere porta il marchio della persona vs accesso all’impersonale:] colui agli occhi del quale conta solo l’espandersi della persona ha perso il senso del sacro/ collettività-> idolatria/ 62- la tendenza del collettivo ad annegarsi nella persona e della persona ad annegarsi nel collettivo per sconforto/ 63- la persona non è sacra/ contro la filosofia personalistica/la germinazione misteriosa della parte impersonale dell’anima]

82- [LA SOCIETA’Che cosa trattiene insieme la compagine sociale, se non l’amore deviato, che cosa crea il mostro Leviatano se non i peccati collettivi? (Ipnosi e sessualità deviata sono due aspetti della sessualità deviata sostiene Freud) – T.S. Eliot]81- Al termine cultura si connettono differenti associazioni di idee, a seconda che si riferisca allo sviluppo di un individuo,o di un gruppo o di una classe, o della società intera. Fa parte della mia tesi che la cultura dell’individuo è fondata su quella del gruppo o della classe, e questa su quella della società intera, cui appartiene quel gruppo o quella classe. 82- Quando il termine “cultura”è applicata strettamente al trattamento degli organismi inferiori –all’opera del batteriologo o del tecnico agrario- il significato è abbastanza chiaro, poiché possiamo raggiungere l’unanimità  su quali sono i fini da conseguirsi , e possiamo essere d’accordo su quando li abbiamo conseguiti o meno. Quando tale termine è invece applicato al progresso dello spirito e della mente  dell’uomo, è meno probabile che ci accordiamo su quel che sia la cultura./ La differenza tra i tre modi di usare il termine può essere meglio afferrata se ci chiediamo fino a che punto, riferendoci all’individuo o al gruppo o alla società nel suo insieme , abbia senso parlare dello scopo cosciente di conseguire una cultura. [si passa dall’antropologia di Taylor alla sociologia: ]Fra uomini di lettere e moralisti è stata cosa consueta discutere di cultura nei primi due sensi e particolarmente del primo, senza relazione col terzo. L’esempio di questa esclusione più facile a ricordarsi è Cultura e anarchia di Matthew Arnold. Arnold si interessa anzitutto dell’individuo e della ‘perfezione’cui questo dovrebbe mirare. E’ vero che nella sua famosa classificazione in ‘Barbari, Filistei, Plebe’ egli si spinge fino a una critica delle classi, ma questa si limita a una accusa rivolta a quelle classi per le loro insufficienze, e non si spinge fino a considerare quale dovrebbe essere la funzione o ‘perfezione’ conveniente a ognuna di esse. Il risultato è quindi di esortare l’individuo che vorrebbe raggiungere quel particolare genere di ‘perfezione’ da Arnold chiamato ‘cultura’ a porsi al di sopra dei limiti di qualsiasi classe, piuttosto che a realizzarne i più alti ideali raggiungibili./ L’impressione di alcunché di esile che la ‘cultura’ di Arnold comunica al lettore moderno è in parte dovuta all’assenza di uno sfondo sociale nel suo quadro. Ma è altresì dovuta alla sua incapacità di tener conto di un altro modo in cui usiamo questo termine, oltre ai tre già menzionati. [cultura come URBANITA’ o raffinatezza dei modi, come DOTTRINA, cioè come conoscenza precisa della saggezza accumulata nel passato, come FILOSOFIA, cioè come interesse per le idee astratte e una certa abilità nel maneggiarle (intellettuale), come ARTE e allora intenderemo l’artista, l’amatore o il dilettante] Ma di rado tutto ciò è presente nello stesso tempo. Non troviamo ad esempio che l’intelligenza della musica o della pittura appaia esplicitamente nella descrizione che Arnold ci dà dell’uomo colto; e tuttavia nessuno vorrà negare che a queste qualità spetti una parte nella cultura./ Se esaminiamo le diverse attività culturali elencate nel paragrafo precedente, dobbiamo concludere che la perfezione in una qualsiasi di esse, ad esclusione delle altre, non può conferire cultura ad alcuno [le buone maniere senza educazione o intelligenza delle arti sono puro automatismo; la dottrina senza le buone maniere è pedanteria; le arti senza un tessuto intellettuale sono pura vanità]Ne dedurremo che l’individuo integralmente colto è un puro fantasma. (…) 85- Intendiamo dire solamente che né la cultura dell’individuo può isolarsi da quella del gruppo, né quest’ultimo astrarsi dall’intera società e che il nostro concetto di ‘perfezione’ deve tener conto nello stesso tempo dei tre sensi della parola ‘cultura’.

87- Mentre pare che il progresso della civiltà debba creare gruppi culturali più specializzati , non dobbiamo pensare che tale sviluppo sia esente da pericoli. La disgregazione culturale può seguire alla specializzazione. [≠ da un’altra malattia: ossificazione nella casta] (…) La disgregazione culturale si presenta quando due o più strati si separano così da divenire due culture distinte. (…) Una certa disgregazione delle classi in cui la cultura è o dovrebbe essere maggiormente sviluppata, si è già verificata nella società occidentale , come pure una certa separazione tra un livello e l’altro. Pensiero e pratica religiosa, filosofia ed arte tendono a divenire aree isolate , coltivate da gruppi privi di contatti reciproci.

89- Dietro a tutti questi ardui problemi , che impongono decisioni da prendersi ogni giorno da molti uomini, c’è il problema di quel che sia la cultura ed il problema se sia cosa che possiamo controllare o deliberatamente influenzare. Questi problemi ci si offrono ogni qualvolta abbozziamo una teoria o progettiamo una POLITICA EDUCATIVA. Se prendiamo sul serio la cultura vediamo che un popolo non ha unicamente bisogno di mangiare a sufficienza (sebbene anche ciò sembra sia di più di quanto siamo in grado di assicurare) ma anche di una conveniente e particolare cuisine: un sintomo della decadenza della cultura in Gran Bretagna è l’indifferenza verso l’arte di preparare i cibi. (…) Lo sviluppo della cultura e quello della religione, in una società non influenzata dall’esterno, non possono essere nettamente distinti uno dall’altro. [es.: penetarazione della cultura greco-romana nella fede cristiana, due religioni: una per la folla e una per gli adepti] 91- una delle caratteristiche dello sviluppo, sia che si assuma il punto di vista religioso, sia quello culturale, è l’apparizione dello SCETTICISMO, con cui, naturalmente, non indico la miscredenza o l’astio demolitore (ed ancor meno l’incredulità dovuta a pigrizia mentale) ma l’abitudine ad esaminare le prove e la capacità di differire le decisioni. Lo scetticismo è carattere di alta civiltà, sebbene, allorché inclina al pirronismo, sia di quelli di cui una civiltà può morire. Mentre lo scetticismo è forza, il pirronismo è debolezza, poiché non solo ci occorre la forza per differire una decisione, ma anche per prenderne una./93- [Il termine cultura include tutte le attività e gli interessi tipici di un popolo.[Il Derby, la regata di Henley, le corse dei cani, la barbabietola all’aceto ecc.]94-Non dobbiamo pensare che la nostra cultura sia completamente unificata (…) Mai la concreta religione di alcun popolo europeo è stata puramente cristiana o altra cosa. [antipatia puritana per il monachesimo e la segregazione ascetica] 96- [La cultura come incarnazione della religione] Qualsiasi religione, finché dura, dà un significato apparente alla vita , fornisce un’impalcatura alla cultura e protegge la massa dell’umanità dal tedio e dalla disperazione.

97 [Il tatto – Adorno, Minima moralia] [Tatto e convenzione cerimoniale / Tatto (=cortesia) come modo adeguato di affrontare l’individuo.

[L’INTELLIGENZA – Per difendersi dall’idiozia e dall’apparente innocenza della furbizia, l’unica arma è l’intelligenza, ma quando manchi dell’alimento della passione moralistica essa diventa sterile gioco. In questo gioco dell’intelligenza Valéry rappresenta appunto il momento in cui l’intelligenza diventa il fine ultimo della formazione umana, e rischia di ridursi a mero gioco o addirittura a sport.]

103 [Valéry] Ho segnalato una quarantina d’anni fa , come un fenomeno critico della storia del mondo, la scomparsa della terra libera, cioè a dire l’occupazione completa dei territori da parte di nazioni organizzate, la soppressione dei beni di nessuno. Ma parallelamente a questo fenomeno politico si osserva la scomparsa del tempo libero. Lo spazio libero e il tempo libero non sono più che ricordi. Il tempo libero di cui si tratta non è l’ozio, così come lo si intende di solito. L’ozio apparente esiste ancora (…) ma dico che l’ozio interiore, tutt’altra cosa dall’ozio cronologico, si perde./ 105-[i sensi dei civilizzati: la sensibilità dei moderni è in via di indebolimento] dal momento che occorre un’eccitazione più forte, un maggiore consumo di energia perché possiamo sentire qualcosa, vuol dire che la delicatezza dei nostri sensi, dopo un periodi di affinamento, diminuisce/ 106- Ammettiamo che le nostre città si sviluppino nel disordine, che le costruzioni dello Stato o dei privati si elevino senza la minima preoccupazione delle più semplici esigenze del sentimento della forma [estetica]/ Uno dei segni dell’indebolimento del carattere, ai nostri tempi, è di subordinare l’azione al controllo dell’azione, e disporre la diffidenza e la deliberazione un po’ ovunque. / [Punto più importante del nostro esame] Tutto l’avvenire dell’intelligenza dipende dall’educazione, o meglio dagli insegnamenti di ogni genere che le menti ricevono. [educazione permanente?]/ educazione organizzata [vs disorganizzata?]/ Ogni conoscenza è oggi una conoscenza comparata [uno sport? Raggiungere risultati fuori dai contesti?] 109 [educazione organizzata/formale (=scolastica?)/ educazione (non formale) =post-scolastica? = ancora organizzata ma non a scuola / educazione ambientale = non formale= non organizzata = casuale]/ 110 –[L’era moderna è parlante/ monotonia della novità/ 111- modello dello spirito ] 113- LO SPORT INTELLETTUALE consiste dunque nello sviluppo e nel controllo delle nostre azioni interiori (acquistare un arte di pensare, crearsi una specie di psicologia comandata)

115- [Musil: LA VERITA’ COME RELAZIONE -> L’intelligenza non intelligente -> specializzazione]

118- [L’AMORE-> voler possedere l’amante è la maledizione che converte l’oro in cenere.] [Adorno: la fedeltà come carattere esclusivo del primo amore?

144- [L’AMICIZIA: Le divergenze nell’amicizia sono preziose perché costringono alla giustizia./ 152-Profondo bisogno europeo di non esagerare nulla /155 [Musil: scomposizione del tragico in ironia e disprezzo?] /158- Tutti i precetti della morale implicano uno stato di trasogna mento…E dunque in fondo non c’è bene o male, ma solo fede o dubbio. Nel momento in cui si evade dalla vita inessenziale si stabiliscono nuove correlazioni./169 – [matematica : mistica = miglioramento : avventura ignota]/

[L’ARTE] 181- da quando la cultura si è staccata dal culto e si è fatta culto di se stessa -> [civilta borghese vs comunità) ≠ barbarie]

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