Dialogo sul potere e sull’accesso  a chi esercita il potere (1954)

Dialogo sul potere e sull’accesso  a chi esercita il potere (1954)

19 – Ma se colui che ha il potere impartisse un ordine contrario alla legge? Saremmo allora autorizzati a negargli l’obbedienza?

C.S—Ovviamente sì, ma io non parlo di singoli ordini illegali, bensì di una situazione nella quale sono riuniti in una comunità politica sia i detentori che i sudditi del potere. In sostanza colui che ha il potere può addurre comunque e sempre ragioni efficaci per ottenere l’obbedienza, ancorché immorali: può rivendicare la concessione di protezione o di una esistenza assicurata, l’educazione o la solidarietà contro altri. In breve: il consenso causa il potere, questo è vero, ma il potere procura il consenso e non in tutti i casi tale consenso è insensato o immorale.

20- C.S. – Poco fa abbiamo visto come il potere della natura sia indietreggiato di fronte all’uomo; come ad esso sia subentrato il potere sociale, tanto più forte e prossimo all’uomo. Ciò ha rafforzato i motivi che spingono al consenso e all’obbedienza verso il potere. Un potente moderno ha infinitamente più mezzi per acquisire consenso di quanti ne avessereo per esempio Carlo Magno o Barbarossa.

23- C.S. – Così procede Hobbes [il più moderno di tutti i filosofi del puro potere umano]: dalla debolezza scaturisce il pericolo, dal pericolo la paura, dalla paura il bisogno di sicurezza e quindi la necessità di un apparato protettivo con una organizzazione più o meno complicata. Ma nonostante tutte le misure di difesa –dice Hobbes- un uomo può sempre ucciderne un altro al momento opportuno. Un uomo debole può trovarsi nella situazione di uccidere un uomo più forte e più potente. In ciò gli uomini sono perfettamente uguali, quando cioè sono minacciati e in pericolo.

37- C. S.- San Gregorio Magno [l’archetipo del pastore dei popoli] afferma che solo la volontà rispetto al potere è malvagia, ma il potere stesso è sempre buono.

41- C. S.- Il detto dio è morto e l’altra enunciazione Il potere è in sé malvagio [Burckhardt] derivano entrambi dallo stesso periodo storico e dalla stessa situazione [Luigi XIV, Napoleone, i regimi rivoluzionari], vogliono dire la stessa cosa.

49. G.- Spero che lei non sia un seguace di Machiavelli.

C. S. – Non lo sono affatto. Del resto Machiavelli stesso non era un seguace del machiavellismo.

G. – Un paradosso.

C. S. – Molto vero . Se Machiavelli fosse stato un seguace di se stesso, allora non avrebbe scritto proprio un libro che lo potesse mettere in cattiva luce. Avrebbe pubblicato libri più edificanti, nella migliore delle ipotesi un Antimachiavelli.

53- Uno sguardo sul percorso del dialogo

Inizio

  1. Avvio: l’uomo non è un lupo / né un dio / ma un uomo
  2. Un passo avanti: il consenso genera il potere / il potere genera consenso
  3. Un arresto momentaneo: l’anticamera del potere e il problema dell’accesso al vertice

Intermezzo: Bismarck e il Marchese Posa

  • Una domanda semplice: il potere è di per sé buono / cattivo / o neutro?
  • Un risultato chiaro: il potere è più forte del bene / o della malvagità /o della neutralità dell’uomo

Conclusione

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