Col bene comune si perde anche il proprio (1532-1552)

26- Se non ci credete, non me ne fa niente; ma un uomo dabbene, un uom di giudizio, crede sempre a tutto quello che gli vien detto, specie se lo trova per iscritto.

37- Il bianco significa dunque gioia, lietezza e allegrezza (…) E questo sarà un significato non istituito per una imposizione individuale, ma accettato per comune consenso di tutti: quello che i filosofi chiamano jus gentium, diritto universale, valevoli per tutti i paesi.

65- E’ scritto che omnia orta cadunt con quel che segue. Ma questi ruminatori di nebbia rendono i processi che vengono alle lor mani, e infiniti e immortali. E così facendo hanno confermato e verificato quel noto detto di Chilone Lacedemone, che fu scolpito sul santuario di Delfo: Miseria esser compagna di Processo, e miserabili sempre i litiganti; perché giungono prima alla fine della lor vita che dei loro pretesi diritti.

73- Quando Ponocrate ebbe veduto la viziosa maniera di vivere di Gargantua, deliberò di istruirlo in altro modo nelle lettere. Ma per i primi giorni lo tollerò, considerando che la natura non ammette bruschi mutamenti senza risentimento eccessivo.

127- Secondo le buone norme militari,non bisogna mai spingere il nemico alla disperazione: giacché tale stato gli moltiplica le forze e accresce il coraggio a chi già gli veniva meno, e non c’è miglior medicina per salvarsi a chi è scoraggiato e abbattuto che il non sperar salvezza. Quante vittorie sono sfuggite all’ultimo momento dalle mani dei vincitori , per non essere stati alla ragione, ma aver voluto a tutti i costi mettere a disperazione e distruggere totalmente i nemici, senza lasciarne neanche uno per portar la notizia! Aprite sempre ai nemici e porte e strade e fategli piuttosto ponti d’oro perché se ne vadano.

132- I falsi profeti vi annunciano simili imposture? Bestemmiano dunque in questo modo i giusti e i santi di Dio, da farli simili a demonii, che seminano il male tra gli uomini: al pari di Omero che dice che la peste fu mandata fra le schiere dei Greci da Apollo (…) Così un certo baciapile predicava a Sinays che Sant’Antonio mandava il fuoco alle gambe(…) Ma io lo castigai in tal modo, benché lui mi chiamasse eretico, che da quel tempo nessuno di quegli scarafaggi ha più osato comparire nelle mie terre; e mi meraviglio che il vostro re li lasci predicare nel suo reame tali scandali: perché son più colpevoli loro che non quelli che per arte magica o altra macchinazione mettessero la peste nel paese. La peste uccide solo i corpi, ma quegli impostori avvelenano le anime.

134- Andatevene, in nome di Dio, assumete migliori impresse, fate vedere al vostro re gli errori che potete conoscere e non consigliatelo mai badando solo al vostro profitto particolare: perché col bene comune si perde anche il proprio.

148- [Sulla costruzione dell’abbazia di Thelème] Per prima cosa allora –disse Gargantua- non bisognerà costruire muraglie all’ingiro, visto che tutte le altre abbazie sono fieramente murate. / Certo! –rispose il frate- e non senza ragione: perché dove c’è muro davanti e di dietro, c’è sempre gran murmurio , musoneria e perpetua cospirazione.

184- [Pantagruele = tutto assetato]

204- Come Pantagruele, essendo a Parigi, ricevé una lettera dal padre suo Gargantua e il testo di essa. (…) Avermi data la facoltà di rimirare la mia canuta vecchiezza nella tua rifiorente gioventù.

294 – [Notizie su diavoli e dannati] Come sono trattati laggiù gli usurai? / Li ho visti –fece Epistemone- occupatissimi a cercare spilli arrugginiti e chiodi vecchi nel fango delle vie , come fanno gli straccioni quassù. Ma laggiù un quintale di ferrivecchi vale soltanto un tozzo di pane, e ancora c’è poca richiesta, così quegli sciagurati stanno fino a tre settimane di fila senza assaggiar pan né mollica; ma tutto quel lavoro e quel disagio non è nulla per loro, tanto sono attivi e maledetti, solo che riescano a metter da parte un po’ d’interessi a fine anno.

314- Quando Filippo, re di Macedonia, intraprese a distruggere Corinto, quelli della città , avvertiti dalle loro spie che egli muoveva contro di loro con grande apparato e numeroso esercito, furono tutti e non a torto spaventati e non si fecero pregare per mettersi accuratamente, ciascuno per parte sua, in ordine e dovere, onde poter resistere alla sua avversa venuta e difendere la loro città. (…) Diogene vedendoli arrabattarsi con tale fervore, e non essendo impiegato dai magistrati a far cosa alcuna, per qualche giorno contemplò il loro movimento senz dir parola; poi, come eccitato da spirito marziale (…) e condusse rotolando la sua botte fittile che gli faceva da casa contro le ingiurie del cielo, e in grande eccitazione di spirito, a braccia tese, la rigirava, rimestava, infangava, strigliava, carezzava, grattava… / Onde uno dei suoi amici, vedendo questo maneggio, gli domandò per qual causa mai si prendesse tanto affanno, lui, il suo corpo e la sua botte. Cui rispose il filosofo che, non essendo egli adibito a nessun altro ufficio a vantaggio del pubblico, tempestava così con la sua botte, per non trovarsi , fra tutto il popolo, così agitato e occupato, lui solo inoperoso e ozioso.

316- Poco ci manca che accolga anch’io l’opinione del buon Eraclito, il quale affermava esser la guerra progenitrice d’ogni bene; e sarei sul punto di credere che la guerra sia in latino chiamata bellum, non per antifrasi , come hanno creduto certi rimestatori di linguistici ferrivecchi, che non vedevano nella guerra niente di bello , ma assolutamente e semplicemente per la ragione che nella guerra risalta ogni qualità di bene e di bellezza , e si scopre ogni specie di male e di bruttezza. Prova ne sia che il saggio e pacifico re Salomone non ha trovato niente di meglio per rappresentare l’indicibile perfezione della divina sapienza, che di paragonarla ad un esercito bene ordinato in campo.

322- E voi, miei buoni Bevitori, noterete qui che il modo di conservare e mantenere paesi conquistati di fresco non è (come è stata opinione di certi cervelli tirannici , a loro danno e disdoro) saccheggiando i popoli, facendo violenze, angherie, rovine e vessazioni, e reggendoli con pugno di ferro: insomma mangiando e divorando i popoli così come Omero chiama il re iniquo Demovoro, che vuol dire mangiatore di popolo. (…) Così Osiride, quel gran re degli egiziani, conquistò tutta la terra, non tanto a forza d’armi quanto con l’alleviare d’ogni angheria , insegnare a vivere bene e sanamente, e dare leggi comode, e dispensar grazie e benefici.

330- E che avevo fatto? Debiti. Cosa rara e antiquaria ! Debiti dico in tal quantità da superare il numero di tutti gli accoppiamenti possibili di tutte le consonanti con le vocali  (…) Se dalla numerosità dei creditori stimate la perfezione dei debitori, non sbaglierete mai in aritmetica pratica./ (…) Un mondo senza debiti? Ma in un mondo così non ci sarà la minima regola nel corso degli astri. Saranno tutti in disordine. (…) Perché nessuno si reputerà più obbligato all’altro, non avendone nulla in prestito. (…) E in questo mondo qui, nessuno prestando niente all’altro, non ci sarà che una cagnara, un disordine più anomalo di quello per l’elezione del Rettore dell’Università di Parigi (…) E fra gli uomini nessuno salverà più l’altro: avremo un bel gridare aiuto, al fuoco, all’acqua, all’assassino; nessuno ci verrà più in soccorso.

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