Il biopotere corrisponde a quella forma di “governo degli uomini” che sostituisce al “vecchio diritto di far morire o di lasciar vivere”, “il potere di far vivere o di respingere nella morte” (2006)

Lessico di biopolitica (2006]

1. La biopolitica come forma del governo degli uomini distinta dal potere sovrano

[BIOPOLITICA, GOVERAMENTALITA’,POTERE PASTORALE, DISCIPLINE, POLIZIA, POPOLAZIONE, OIKONOMIA, CITTADINANZA, ZOE’/BIOS, SVILUPPO, LAVORO/NON LAVORO]

50- Il biopotere è una delle espressioni principali del governo degli uomini, che è una forma di potere diversa dalla sovranità (Foucault) = pratiche di governo che tendono a garantire e a rafforzare la salute del corpo collettivo (natalità, morbilità, abilità, ambiente- geografico, climatico, idrografico, urbanizzazione):1. Gestione statistica e amministrativa di fecondità, morbilità, mortalità; 2. Gestione medica delle forze della società;3. Forme di assicurazione e tecniche previdenziali che vanno a costituire il repertorio della sicurezza sociale /51- [Doppio livello: applicazione delle discipline al corpo-organismo del singolo e politiche di regolazione applicate al corpo-specie della popolazione] / Forme storiche di biopolitica sono riconoscibili nelle pratiche di governo avviate dallo Stato Assolutista attraverso la POLIZIA che interviene su problemi come il benessere e lo stato di salute della popolazione /La teoria geopolitica dello spazio vitale (LEBENSRAUM) delinea una concezione bio-geografica dello stato -> Riferendosi direttamente al sapere biologico e medico queste visioni creano di fatto i presupposti dell’approccio eugenetico, razzistico e manipolatorio alla vita della società e dei suoi membri, che verrà portato alle sue estreme conseguenze dalla bio-tanato-politica nazista/Per esempio, il grande zoologo e biologo von Uexkull (1920) concepisce lo stato come un organismo dotato di una propria anatomia e di una propria fisiologia, costantemente minacciate da fattori patologici  e presenze parassitarie contro cui deve agire una medicina sociale / 52- Nell’applicazione di questo approccio al caso delle società post-comuniste per esempio si sostiene che la biopolitica possa servire a valorizzare le naturali attitudini umane alla cooperazione per rigenerare un tessuto sociale lacerato dal fallimento del socialismo reale /53- Agamben sostiene che Foucault non avrebbe saputo riconoscere il nesso fra biopotere e potere sovrano presentando questi ultimi come profondamente differenti, per quanto fra loro integrabili. Sarebbe Schmitt invece a consentirci di comprendere che la sovranità è originariamente biopolitica, mediante la definizione del sovrano come colui che decide sullo STATO DI ECCEZIONE e che perciò può sia imporre che sospendere la legge, disponendo pienamente della vita stessa. Di conseguenza il paradigma della biopolitica sarebbe il CAMPO, perché in esso si eserciterebbe a livelli estremi la decisione sovrana sul ‘valore’ e il ‘disvalore’ della vita /Da parte loro Hardt e Negri distinguono il concetto di biopolitica da quello di biopotere, indicando con quest’ultimo le strutture e le funzioni del potere sulla vita, e con il primo le resistenze e le esperienze di soggettivazione libera che soprattutto oggi maturerebbero sul terreno della rinnovata centralità del lavoro. Le caratteristiche relazionali, affettive, linguistiche e comunicative del lavoro postmoderno determinerebbero un costante coinvolgimento della corporeità e delle energie vitali della ‘moltitudine’ sociale, perciò la biopolitica sarebbe la dimensione in cui la vita si afferma come contropotere che crea soggettività facendo leva sulla potenza produttiva. I due autori vedono perciò nel carattere biopolitico del lavoro odierno una condizione immediata di autonomia etico-politica delle nuove soggettività / 54- Esposito esamina soprattutto la tendenza del biopotere a rovesciarsi in tanato-potere -> [Il tramite di collegamento tra POTERE DI VITA e POTERE DI MORTE] consisterebbe nel carattere IMMUNITARIO della politica moderna , che essendo concepita appunto prevalentemente come IMMUNIZZAZIONE della vita della società dai fattori ‘patogeni’ e di ‘contagio’ finirebbe per produrre tanto forme di esclusione OMICIDA E GENOCIDA degli ‘estranei’, ma anche la possibilità di autodistruzione per eccesso di difesa del corpo sociale. Secondo Esposito è nella bio-tanato-politica praticata dal nazismo che si può riconoscere il culmine di questa logica / [Agamben vs] Heller (1996) che attribuisce un carattere di forte attualità alla distinzione arendtiana fra azione politica e pratiche riguardanti la vita biologica e critica perciò il femminismo e l’ambientalismo perché politicizzerebbero immediatamente e impropriamente, nei termini di un’opposizione amico-nemico, l’appartenenza biologica a un genere o il riferimento all’ecosistema naturale. Heller tuttavia non accetta l’idea arendtiana secondo la quale il lavoro, in quanto originariamente finalizzato alla soddisfazione dei bisogni naturali, sia inadatto a fondare un’azione politica in senso proprio [Heller vs Hardt e Negri].

140 – Secondo Foucault (1997) il legame fra il sapere biologico e il discorso politico, a partire dall’inizio del XIX sec., mostra le nuove modalità di funzionamento del potere , che aggiunge al modello disciplinare di controllo del corpo individuale il potere di definizione e di assoggettamento della popolazione, dell’’uomo specie’. Tale biopotere istituisce una relazione di tipo biologico tra una parte sana e una parte malata della popolazione, in modo che la prima non possa prosperare senza che l’altra divenga oggetto di eliminazione

21- L’importanza del concetto di ambiente per una seria riflessione sulla biopolitica consiste nel fatto che secondo alcune indicazioni di Focault, esso distingue l’approccio del biopotere allo spazio da quelli della sovranità e del potere disciplinare. Mentre la sovranità si esercita tradizionalmente su un TERRITORIO GEOGRAFICO rigidamente centrato intorno a una città capitale e il potere disciplinare si esplica per lo più in uno SPAZIO ARCHITETTONICO strutturato in modo funzionale alla sorveglianza dei corpi individuali, il biopotere –almeno in alcune delle sue forme storiche si rapporta a un AMBIENTE, ovvero a uno spazio in cui entrano in una complessa relazione dinamica elementi ed eventi naturali e artificiali.

183-La biopolitica e il biopotere corrispondono infatti a quella forma di ‘governo degli uomini’ che sostituisce al ‘vecchio diritto di FAR MORIRE o di LASCIAR VIVERE’, ‘il POTERE di FAR VIVERE o di RESPINGERE NELLA MORTE’ (Foucault). Si interviene, cioè, attraverso forme di gestione e di regolamentazione dei viventi intesi come popolazione-specie, attraverso dispositivi di sicurezza e tecnologie sociali, piuttosto che attraverso le modalità legate ai sistemi giuridici classici, propri dell’organizzazione di qualsiasi stato sovrano.

286- Nel momento in cui diventa centrale l’elaborazione del problema popolazione-ricchezza per l’accrescimento della potenza dello Stato e la spesa per una politica della salute diventa un capitolo consistente del bilancio pubblico, si apre l’era del biopotere –> la sessualità collocandosi proprio nel punto in cui si intersecano il corpo e la  popolazione, ha consentito al potere, attraverso l’affinamento delle tecnologie delle discipline e delle tecnologie di regolazione di prendere possesso della vita, controllando tutta la superficie che si estende dall’organico al biologico (Foucault) [paradigma orgaico-biologico della ‘perversione, ereditarietà, degenerazione’]

149- [Governamentalità = genealogia della biopolitica per Foucault] / Il governo non costituisce un’applicazione immediata del potere sovrano, ma, specie nella modernità, è piuttosto una condizione essenziale del suo funzionamento [come complesso di saperi e tecniche del potere] poiché compensa i limiti della sua tradizionale strumentazione prevalentemente giuridica, militare e fiscale, tendendo direttamente alla direzione degli uomini  e dei loro comportamenti. In tal senso le ‘arti del governo’ nascono nello spazio non direttamente politico di ciò che si intende per governo dei bambini, della famiglia, della comunità, delle anime, dei folli, dei poveri, degli operai ecc. Da questo punto di vista, la definizione più adeguata del governo per Foucault è quella di ‘condotta delle condotte’-> Un meccanismo esemplare del governo così inteso è quello del potere disciplinare, che agli inizi della modernità trova una prima strutturazione massiccia nelle pratiche di sorveglianza delle città appestate , mediante l’organizzazione gerarchica e particellare del loro spazio, un potere che maturerà poi nelle sue applicazioni più ‘avanzate’ e durature nella scuola, nell’ospedale, nel carcere, nell’officina/ 150- Da questo punto di vista generale il paradigma del governo è (…) il POTERE PASTORALE, che si afferma come modello nella tradizione ebraica e viene esercitato sistematicamente nella direzione delle anime, delle coscienze e delle condotte da parte del pastorato cristiano.-> il pastorato più che di un territorio si occupa di una molteplicità di uomini, prendendosi cura e prefiggendosi la salvezza del loro insieme (il gregge) e di ognuno (la singola pecora); analogamente, ma su una scala e su un terreno diversi, il governo dello Stato non avrà come sua finalità immediata il possesso o la conquista di una terra e il prelevamento delle sue ricchezze, ma la buona gestione delle forze del corpo collettivo / In questo ambito sarà la POPOLAZIONE ad apparire come la risorsa fondamentale della potenza dello Stato, riguardo alla quale verranno sviluppate forme specifiche di sapere e tecniche appropriate di amministrazione [totalizzazione + individualizzazione]-> Di qui anche l’assurgere della vita, della salute, del benessere materiale e morale di tutti e di ciascuno, a riferimenti centrali delle pratiche di governo /151- [Governamentalità come condizione del biopotere nei più diversi regimi politici: stato assolutistico, liberalismo, welfare state, totalitarismi, neoliberismo, poteri trans politici ecc.] / Il termine governa mentalità designa anche l’interazione fra le tecniche del governo esercitato dagli altri o sugli altri e le tecniche del governo di sé [sfera dell’etica, della ‘cura di sé’] /152- [In Foucault nell’intreccio di razionalità e tecnologie politiche si distinguono due grandi fasi storiche: da una parte tra la fine del XVI sec. e la metà del XVIII lo Stato Assolutistico (con scienza di polizia, statistica come conoscenza dello Stato, aritmetica politica, teorie economiche mercantiliste) e dall’altra il liberalismo con il problema della limitazione dell’azione dello Stato per scongiurarne gli eccessi caratteristici della fase precedente] 153-> L’analisi foucaultiana del liberalismo è stato uno dei maggiori stimoli per lo sviluppo degli studi sulla governa mentalità (…) Secondo Foucault, l’esaltazione dell’indipendenza dell’HOMO OECONOMICUS avrebbe esposto il liberalismo al rischio di delegittimare radicalmente il ruolo del governo e di disgregare profondamente il corpo collettivo, ma proprio l’INVENZIONE DELLA SOCIETA’ avrebbe consentito di pensare e praticare la componibilità delle sorti dei singoli con quelle della collettività, senza ridurre quest’ultima al corpo unitario dello Stato o alla semplice somma degli interessi privati. [il ‘sociale’ come spazio distinto da quello giuridico-politico e da quello economico-> questione sociale come molteplicità di problemi ( incidenti, disoccupazione, malattia, vecchiaia ecc.]

230 [Potere pastorale = potere religioso] In linea generale la locuzione potere pastorale o pastorato viene usata da Foucault per designare un complesso di tecniche improntate alla cura, all’assistenza,e alla difesa, attraverso le quali un singolo uomo o una singola istituzione ‘governa’ e ‘guida’, tanto nella sua totalità quanto singolarmente, un insieme di altri uomini, determinandone la condotta. Per potere pastorale l’autore intende innanzitutto una forma storica di relazione tra gli uomini, per cui un singolo che si senta-sia riconosciuto dagli altri divinamente investito d’autorità , si prende cura, come un pastore delle pecore del suo gregge, di una molteplicità di uomini riuniti in ‘popolo’ / [Due tratti del potere pastorale: 1. Determinazione esogena della legittimità del pastorato (volontà di Dio); 2. Orientamento essenzialmente assistenziale oblativo del potere pastorale: il capo non si cura della propria forza, ma al contrario si prende cura del popolo che Dio gli ha affidato in custodia] /231- Tra i singoli soggetti del popolo-gregge si può dare un’unità superiore solo se ‘è presente’ un altro individuo che detenga il potere –pastorale appunto- du ‘uni-ficare’, ‘chiamare all’unità’, riunire uomini disseminati /232 Il compito del re [in Platone]consiste nella formazione e nel mantenimento dell’unità della città , non nella cura della vita dei singoli. Perciò almeno in Platone il potere politico non è esprimibile con la metafora pastorale /Secondo Foucault è il cristianesimo a produrre le più significative trasformazioni del pastorato , nel senso di una complessificazione del rapporto tra pastore e pecora emancipato da qualsiasi implicazione di ordine politico e sempre più definito da una certa intimità personale e da una privatezza mai sperimentate prima / [3 caratteristiche: 1. Moralizzazione del rapporto tra pastore e pecora: 2. Interesse del pastore per la vita terrena ‘totale’ della pecora’; 3. Interesse del pastora a ‘stanare’ con ogni mezzo il peccato dal cuore dei fedeli (con tecniche quali l’ESAME DI COSCIENZA e la ‘DIREZIONE DI COSCIENZA’/ [Per Foucault la ragione politica trova nel suo specifico progetto, lo Stato, il principio di organizzazione e di articolazione, grazie a un processo di DE-TEOLOGIZZAZIONE e di AUTO-REFERENZIALIZZAZIONE-> il potere si accentra nello Stato e la ragion di stato è finalizzata alla sopravvivenza dello Stato->POLIZIA = TECNICHE DI GOVERNO DEGLI UOMINI = 1. Promozione della moralità dei cittadini; 2. Cura delle fasce sociali più svantaggiate; 3. Interesse per la religione, la cultura, la sicurezza, l’edilizia, per le grandi opere e le infrastrutture urbane] /272- Il liberalismo è l’arte di governo che ha saputo più efficacemente reinterpretare in chiave politica il potere pastorale, la cui massima è omnes et singulatim; la salvezza del gregge presuppone un’attenzione per ogni singola pecora. Il potere pastorale è una tecnica orientata verso gli individui , che si esercita sulla vita stessa, ossia sugli individui considerati, non come soggetti giuridici, ma come esseri viventi. Il liberalismo non rinuncia affatto a realizzare al progetto di governare la totalità degli individui, ma piuttosto che consegnarlo al potere centralizzatore e tendenzialmente totalitario dello Stato, lo collega a un progetto di libertà individuale, a una tecnologia etica del sé, a una pratica di soggettivazione. Lo stadio ottimale dell’arte di governo è che ciascuno si governi da sé.

119- A decifrare il singolare intreccio di strategie, tecniche e razionalità che definisce la trama del dominio non serve [per Foucault] una ‘teoria del potere’, poiché questo ‘non è un’istituzione, non è una struttura, non è una certa potenza di cui alcuni sarebbero dotati [Weber? N.M.]: è il nome che si dà a una situazione strategica complessa in una data società’ (Foucault) / [Quella di cui abbiamo bisogno dunque per Foucault non è una teoria ma un ANALITICA del potere: ricostruzione genealogica- quindi rivolta al passato, con l’obiettivo di interrogare criticamente il presente- del dispiegamento delle diverse tecnologie di esercizio del potere e dei modi in cui questo moltiplica le asimmetrie tra gli individui. Il nucleo del progetto di Foucault consiste allora nel tentativo di disegnare una ‘cartografia del potere’, utile a decifrare l’economia interna delle diverse forme di assoggettamento che hanno solcato la modernità [Cfr Sorvegliare e punire 1975] /[Disciplinarità = tecnologia politica del corpo-> microfisica del potere -> diseconomie della razionalità punitiva del potere sovrano = supplizio-> 122- all’improvviso gli individui da punire non saranno più suppliziati ma incarcerati->] ‘Il corpo non deve essere più suppliziato , ma addestrato e corretto; il suo tempo deve essere misurato e pienamente utilizzato, le sue forze continuamente applicate al lavoro’ (Foucault) [Sorveglianza->panopticon-> tutta la società sarà panottica moltiplicando le ‘case d’ispezione’ (fabbriche, scuole, ospedali, asili e manicomi)]”il corpo degli uomini diventa forza-lavoro” (Foucault) ]-> nel XX sec. dimensione post-disciplinare]

212-La nozione di polizia risulta di difficile definizione perché con tale termine si fa riferimento a fenomeni organizzativi plurali ed eterogenei /Il concetto di polizia [< polis] è legato alla città con le sue particolari esigenze amministrative e trova le sue origini nella nozione classica di politeia come fine generale di buon governo dello Stato, come DOVER ESSERE della polis [Sebbene in Aristotele il buon funzionamento degli organi dello stato (politeia) ≠ BUON GOVERNO =che individua una finalità pubblica derivata dall’ambito privato (≈ buon governo della famiglia ≠ politica)]/ 213 [ 3 attività tradizionali della polizia: vigilanza, prevenzione, repressione] / Ciò che nel Medioevo si può indicare con polizia ha seguito le vicende generali della storia della città, espandendosi nelle fasi di crescita della società urbana e contraendosi nei periodi di feudalizzazione. In tali periodi molti compiti di polizia come la sicurezza pubblica o anche alcune funzioni di polizia giudiziaria venivano affidate a organizzazioni militari / 214- Il carattere discriminatorio del potere sovrano, che richiede obbedienza dai sudditi in cambio di protezione (soprattutto dai nemici esterni) non comprende affatto compiti di governo (cura) in senso generale della popolazione / Se in area tedesca è stata esattamente l’assenza di un sovrano moderno a far sviluppare le funzioni di governo  della società in vista del benessere morale e fisico della popolazione, in Francia e in Inghilterra l’ideale di POLIZIA come governo complessivo della società si è associato alla formazione di un forte Stato sovrano capace di un politica coloniale di respiro mondiale (…) Il principio liberale del laissez faire indica una regola di governo esattamente contraria al Polizeistaat: GOVERNARE IL MENO POSSIBILE , CONTRO IL GOVERNARE TUTTO DEL XVII-XVIII SEC. / [Tre fenomeni che hanno caratterizzato tutto il mondo nella polizia contemporanea: 1- attività delle forze di polizia nella difesa attiva dell’ordine politico interno; 2. Sistematica estensione dei regimi di controllo e sicurezza di ogni aspetto della vita sociale , dall’ambiente all’urbanistica, dalla salute pubblica al controllo delle comunicazioni; 3. Potenziamento delle attività di sicurezza preventiva e di intelligence]

219- La politica del bios o biopolitica divenne possibile proprio grazie allo sviluppo delle capacità di analisi statistica di grandi masse di popolazione. Dagli inizi del XX secolo designò una variabile indipendente dalla quale dipendevano quasi tutte le trasformazioni sociali [dopo le prime analisi di Hobbes, Hume, Smith, Malthus, Quetelet] /La ridefinizione della categoria di popolazione nel linguaggio scientifico e pubblico agì in una duplice direzione. Da un lato spostava il fondamento dell’ordine sociale dal contratto tra individuo e società alla sorveglianza della regolarità biologica, economica e politica dell’evoluzione dei fenomeni sociali a livello di massa. Dall’altro neutralizzava il potenziale sovversivo della struttura sociale offerto dalla folla , imbrigliando nel determinismo biologico l’energia dissolvente delle norme sociali manifestata dagli individui radunati e resi uguali dalla ‘massa’ (Canetti). La separazione teorica dei concetti di ‘popolo’ e ‘popolazione’segnava sia l’abbandono del contrattualismo sia del volontarismo antipositivista, per approdare a una visione organicista e sistemica della società e del sociale. Era ora possibile prevedere i comportamenti individuali e collettivi sulla base di indicatori macrosociali relativi ai cambiamenti interni ed esterni all’organismo sociale. La sociologia contribuì apertamente alla separazione dei concetti di popolo e popolazione, agendo sia in una direzione organicista sia soggettivistica. Max Weber aveva definito il popolo come una comunità politica, dotata di propri funzionari, di proprie finanze e con una propria costituzione militare, vale a dire uno Stato nello Stato. Il popolo era il primo gruppo politico ‘consapevolmente illegittimo e rivoluzionario (Weber 1922) /222- [Per Corrado Gini 1930] La popolazione costituiva un oggetto, un corpo senza testa, un organismo regolato da leggi biologiche e sociali prevedibili /223- Soprattutto il fascismo fornì al concetto di popolazione un’identità biologica, essenziali sta, simile a quella della razza [una ‘coscienza della popolazione’ in grado di sviluppare sentimenti di pregiudizio e di rifiuto nei confronti degli stranieri immigrati. Tale coscienza della popolazione ricorda in parte la ‘coscienza di classe’)].

207-Il termine oikonomia (da oikos ‘casa’ e nomos ‘legge) qualifica primariamente la gestione produttiva della sfera privata. L’oikìa, la sfera domestica si connota come un organismo complesso e pluriarticolato nel quale si intersecano rapporti di natura diversa, che vanno da quelli puramente parentali a quelli padrone-schiavo,oltre che inerire a produzioni alla gestione di produzione agricole di ampie dimensioni. Il filo che tiene insieme la natura molteplice e pluriversa di tali relazioni è quello che si potrebbe definire un paradigma DOMESTICO-MANAGERIALE. (…) Per Aristotele l’oikos e la polis, l’economia e la politica, risultano essere distinti in modo qualitativo e decisamente sostanziale. Difatti il carattere distintivo della sfera oikonomica è che in essa gli uomini vivono insieme spinti dal bisogno e dalla necessità. La forza sottesa a tale regime è null’altro che la vita stessa che, al fine di conservarsi individualmente e sopravvivere come vita della specie , necessita della presenza di diverse persone e della loro cooperazione produttiva. (…) In questa prospettiva la necessità è innanzitutto un fenomeno pre-politico che si manifesta laddove l’uso della forza e della violenza sono pienamente giustificati, perché rappresentano l’unico mezzo in grado di superare l’originario stato di bisogno in cui versa la vita biologico-naturale dell’oikìa. La polis rappresenta invece l’ambito della libertà , nella misura in cui la libertà per i filosofi greci si esplica nella sfera pubblico-politica. In nessuna circostanza quindi la politica può, in una siffatta organizzazione assiologia, costituire solo un mezzo per tutelare la società o, vieppiù, riprodurre la semplice vita, la sua immediata sussistenza./ 208- E’ in quest’ottica che la coscienza politica dei Greci articola con innegabile chiarezza la separazione di specie tra la zoé , concernente il semplicissimo fatto di vivere che accomuna tutti gli esseri viventi, e il bìos politicòs , come una potente dicotomia ontologica tra la dimensione domestica (istituita su necessità, forza, bisogno, lavoro, ineguaglianza) e dimensione politica (eretta sulla libertà intesa come condizione strutturale per il raggiungimento della felicità e soprattutto come vita politicamente qualificata). La polis è ‘prima’ quanto condizione del conseguimento del proprio telos da parte del singolo; essa è, in una parola, il pieno attuarsi dell’uomo. /A partire dall’età moderna secondo una nuova strategia economica e sociale si assiste alla radicale affermazione ed estensione dell’amministrazione oikonomica e dei suoi strumenti organizzativi. L’OSCURA INTERIORITA’ DELLA CASA e dei suoi affari irrompe nella sfera pubblica nei termini di un diretto concorrere alla possibilità di controllo e di modificazione della vita stessa. Di qui sorge il totale svuotamento della decisiva distinzione a cui fa riferimento il pensiero antico , ovverosia la divisione tra attività direttamente riconducibili ad un mondo pubblico-politico, libero dal giogo della necessità e del bisogno , e quelle relative alla mera conservazione-produzione della vita-specie./ 209- Il potere prende la vita come oggetto del suo esercizio attraverso una dinamica di forze e relazioni che fa ‘dell’uomo moderno un animale nella cui politica è in questione la sua vita di essere vivente’ (Foucault)->l’ingresso dell’oikos e della zoé fin dentro la sfera della polis. (…) I nuovi dispositivi di potere nascono nel momento in cui si presenta il problema di regolamentare le attività degli individui e della collettività politica nello stesso modo e con la stessa meticolosità con la quale il capofamiglia gestisce l’economia interna dell’oikòs / 210- Il corpo vivente diviene l’oggetto da governare in quanto forza-lavoro, potenza di produrre in quanto tale, ‘l’insieme delle attitudini fisiche e intellettuali che esistono nella corporeità’ (Marx) (…) Si tratta di un nuovo potere che individualizza e totalizza allo stesso tempo, per mezzo di un dispiegamento incondizionato dell’ oikonomia nei termini di una presa in carico della vita biologico-produttiva come compito politico-impolitico per eccellenza / Il processo sotteso a tale funzione occupa tutta la superficie che si estende dall’organico al biologico, dal corpo alla popolazione, dall’individualizzazione alla totalizzazione, attraverso un duplice funzionamento di strategie di controllo sinottico e meccanismi di regolazione politico-economica.

80-La teoria della cittadinanza viene elaborata nel periodo del passaggio dal modello DISCIPLINARE al modello SECURITARIO,nel quale lo scopo dello stato moderno diventa il GOVERNO DELLA POPOLAZIONE, l’aumento delle sue ricchezze e la regolazione delle condizioni della sua salute. La teoria della cittadinanza moderna è basata sullo scambio tra sicurezza politica dello Stato e sicurezza personale del cittadino. (…) Il modello securitario del governo, nato a seguito del consolidamento dello Stato di diritto nei paesi europei tra il XVIII e il XIX sec. è basato sull’attivazione di tecniche amministrative coercitive, ma ‘legittime’ e sulla ‘razionalizzazione’ della vita della popolazione. /Anche la tradizione giuridica individua una duplicità nella condizione del cittadino. La cittadinanza si riferisce alle persone giuridiche, mentre la nazionalità si riferisce alle persone fisiche. (…)La tradizione giuridica distingue infatti la cittadinanza dallo STATUS, il concetto di STATUS CIVITATIS (o cittadinanza) da quello di STATUS PERSONAE (personalità o soggettività giuridica). Questa distinzione è stata solennemente stabilita nella DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELL’UOMO E DEL CITTADINO DEL 1789 che aboliva lo STATUS feudale. Da allora l’HOMME e il CITOYEN formano due status oggettivi che sono collegati a due classi di diritti fondamentali, i diritti umani e i diritti di cittadinanza / Nel governo della popolazione particolare importanza ricopre la gestione dell’identificazione degli individui. Attraverso i documenti d’identità viene condotto l’esame di ogni stigma la cui formula essenziale rimane al cuore di tutti i sistemi moderni di identificazione: mettere gli individui in uno spazio di sorveglianza e fissarne l’identità in una massa di documenti. Il controllo statuale sulla mobilità delle persone permette la definizione di un altro dispositivo della governa mentalità: la distinzione tra cittadini nazionali e ‘non nazionali’ (…) La circolazione delle persone e delle merci diventa il paradigma del nuovo governo in cui lo Stato cerca di governare l’offerta di manodopera ed eliminare la concorrenza dei fornitori stranieri seguendo un’orientamento protezionistico del mercato del lavoro. -> Tra il XVIII e il XIX sec. si assiste all’incorporazione della popolazione in una cittadinanza nazionale /82- Il punto critico della cittadinanza moderna è la natura dei cosiddetti ‘diritti sociali’ diversi da quelli civili e politici, al punto da essere difficilmente assimilabili al campo giuridico. (…) Non a caso Barbalet definisce i diritti sociali come CONDITIONAL OPPORTUNITIES e non come diritti veri e propri, perché soggetti alla congiuntura politica del compromesso fordista-keynesiano / Le maggiori teorie sulla cittadinanza hanno da tempo iniziato a ragionare sull’indebolimento del legame tra la cittadinanza e l’appartenenza, tra Stato e territori, elaborando un’appartenenza multiculturale e una cittadinanza cosmopolitica  che tende ad allargare l’universalismo della cittadinanza stessa  oltre le differenze nazionali, riconoscendo la legittimità della loro particolarità. La cittadinanza è diventata POST-NAZIONALE, tuttavia non sembra essere fondata su un’unità politica altrettanto consolidata rispetto a quella dello Stato-nazione, ma solo su un unità MORALE, fondata sull’intreccio tra il diritto comune dei popoli (JUS GENTIUM), i diritti fondamentali individuali (diritti dell’uomo) e quelli civili, politici, sociali/83- Sempre più stretta nel paradosso di uno STATUS che regola giuridicamente le disuguaglianze socio-economiche e le differenze di appartenza nazionale , la cittadinanza rivela la sua natura governamentale che consiste nell’INCLUSIONE DIFFERENZIALE dei soggetti in un ordine politico sociale [gerarchia?] / La cittadinanza è una struttura paradossale che sancisce l’esistenza di uno spazio non giuridico al suo esterno [non cittadini ma stranieri](..) ma anche uno spazio non politico al suo interno , che sancisce le differenze sociali di fatto nella comunità di appartenenza, pur rivendicando l’eguaglianza universale di status /84- Una rifondazione della cittadinanza dovrebbe preferire all’antica veste giuridica una pratica politica fondata sul riconoscimento e sulla negoziazione dei diritti.

336-[Distinzione semantica vigente in epoca classica e introdotta da Agamben all’interno del vocabolario biopolitico] Il verbo zen e il sostantivo zoé [che non si usa al plurale come bios]indicano il fatto di vivere, di essere animati, opposto all’essere morti; biòs indica invece la vita e il vivere come arco di tempo che sta tra la nascita e la morte e il modo in cui ci si comporta in quell’arco di tempo . In tal senso zoé è la vita indeterminata e generica, vita della specie umana, ma anche degli dei e degli animali, mentre biòs è la vita umana e di qualcuno, del filosofo, come del politico o dell’uomo dedito ai piaceri , ma anche di Socrate o di Catone , come nel caso delle Vite parallele ( Biòi paralleloi) di Plutarco/ 337- Aristotele distingue fra la finalità più alta della politica che consiste in un vivere moralizzato, il vivere felice o bene (eu kalòs zén) e una modalità iniziale e di ordine inferiore, che è il vivere semplicemente. /338 [Per Arendt il lavoro] ‘attività che corrisponde al processo biologico del corpo umano ‘ il LAVORO è volto a produrre oggetti di consumo immediato che soddisfano le necessità della vita biologica e va distinto quindi dalla produzione (artigianale o manuale) di oggetti durevoli che caratterizza invece la seconda delle attività umane, l’attività poietica, il produrre-fabbricare (work –Herstellen) / Ora, se è vero che lo sviluppo e l’ipertrofia della società e del sociale, che caratterizzano la modernità, segnando l’uscita dalla sfera privata della vita biologica e della sua necessità , sono considerati con una certa diffidenza da Arendt, che vi oppone invece l’idea di una politica fondata sulla libertà e sulla spontaneità, è anche vero che nel suo pensiero assumono dignità politica vari concetti che hanno una chiara provenienza biopolitica. Uno di questi è quello di ‘nascita’, che, non senza un  riferimento polemico nei confronti di Heidegger e del suo essere-per-la-morte, diventa il paradigma della spontaneità e della capacità sorgiva che ogni agire, in quanto agire politico, deve portare con sé. ‘Con ogni nuova nascita, un nuovo inizio viene introdotto nel mondo, un nuovo mondo viene potenzialmente in vita’ (Arendt 1951)/ 339- Come si deduce soprattutto dai frammenti del libro mai scritto sulla politica (1993) la possibilità della distruzione di tutta la vita umana sulla terra, possibilità che l’invenzione e l’uso della bomba atomica ha reso praticabile, pone nuovi problemi e inauditi alla politica contemporanea, introducendovi l’alternativa-impensabile in un modello come quello della polis greca- fra il tutto e il niente./ 340-[‘Il caso del musulmano che non è più in grado di distinguere tra i morsi della fame e la ferocia delle SS’].

311- Se gli esiti della ricostruzione europea daranno smalto alla prima famiglia di teorie [dello sviluppo] i fragranti insuccessi delle politiche di sviluppo nei paesi extraoccidentali stimoleranno profondi ripensamenti. Il paradigma della modernizzazione –di marca liberale- riduce lo sviluppo a questione endogena. /312- In polemica con la sociologia della modernizzazione , i teorici della dipendenza –di scuola tardo-marxista- ristabiliscono la primazia dell’economico e delle variabili esogene nei processi di sviluppo. Le sorti di un territorio sono determinate dalla collocazione di questo nel sistema internazionale della divisione del lavoro. Non quindi autonomia di popolo: il suo carattere e la sua azione diventano ininfluenti->sotto l’aura del contenuto progressista, critico e conflittuale, le teorie della dipendenza riportano a nuovo splendore i postulati economicisti, razionalisti ed evoluzionisti dello sviluppo, parzialmente rimessi in questione nelle teorie della modernizzazione/ 313-[La crescita senza sviluppo ->l’accanimento biopolitico si manifesta al massimo grado nel reclutamento di nutrizionisti, al fine di stabilire la quantità di calorie necessaria per la sopravvivenza umana nei diversi contesti ambientali] /

169- Negli atelier della produzione fordista l’oscillazione tra la comunità desiderante e l’assoggettamento alla legge del valore era sempre contrassegnata dal conflitto messo in atto dalla forza lavoro (…) La distinzione tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro non era altro che una convenzione atta a registrare i rapporti di forza nella società / 170- La controrivoluzione neoliberista ha imparato la lezione e ne ha fatto tesoro nell’ordine del discorso che sviluppa tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio / 171- Viene sperimentato di tutto: dalla scomposizione del processo lavorativo a una sua configurazione reticolare su base planetaria e coordinata grazie alle tecnologie informatiche, fino alla costituzione, spesso nei Sud del mondo, di cittadelle fortificate e controllate militarmente che ricordano più i falansteri settecenteschi che non le COMPANY TOWN del riformismo imprenditoriale /L’ambivalenza del lavoro post-fordista: sollecitazione della creatività, stimoli alla capacità innovativa dei singoli come dei gruppi di lavoro , ma sempre sotto le regole ferree del lavoro salariato [Tutto a patto che sia funzionale al regime vigente di accumulazione del capitale: accumulazione flessibile] /172- Non più quindi il confuciano contadino piegato sul campo dal senso di appartenenza a un mondo chiuso in se stesso [etica del lavoro?] , ma un irrequieto e trasgressivo proletariato urbano che ha reciso le radici col passato/ L’obiezione immediata a questo ‘ordine del discorso’ è che l’incitamento a rompere consuetudini, forme e stili di vita del passato è una costante del capitalismo [discontinuità col passato e necessità di rendere ‘liquide, flessibili’ le organizzazioni del lavoro associato-> [Internet e] la storia del World Wide Web costellata di un’ambivalenza che ha consentito a Internet di diventare il medium per eccellenza del capitalismo post-fordista / La rete diventa tanto la risposta alla crisi quanto il limite del nuovo regime di accumulazione. Seguendo lo svolgersi del discorso focaultiano il capitale non può che mettere in campo dispositivi di biopotere : il controllo sulla mobilità di uomini e donne e la regolamentazione dell’accesso ai saperi e alla conoscenza che hanno in Internet una caotica biblioteca virtuale /173-LA PRODUZIONE OGGI PUO’ AVVENIRE SOLO IN UN REGIME DI COOPERAZIONE SOCIALE, MA ALL’INTERNO DELLO STATUTO DELLA PROPRIETA’ PRIVATA /[Dispositivi giuridici [controllo forza lavoro, coordinate che instradano i comportamenti collettivi, governo politico del mercaato] che opacizzano la distinzione tra lavoro e non lavoro / 174- Il gusto musicale, la lettura, la socialità, insomma l’entertainment diventano non solo un momento di autoformazione per poter entrare sul mercato del lavoro ma il contesto umano e sociale dove operare la ricomposizione tra allungamento della giornata lavorativa e massima produttività. In altri termini, si è sempre al lavoro: ciò che viene regolamentato è l’accesso al salario e al reddito. Da questo punto di vista il nuovo regime del biopotere conosce tanto il massimo di sfruttamento quanto l’acme dell’invito a essere liberi-> La fuoriuscita dal biopotere ha piuttosto bisogno di una politica che faccia dell’intelligenza diffusa e del desiderio le materie prime per una produzione di socialità che risponda agli obiettivi del pensiero radicale: un’individualità piena e ricca solo perché inserita in un contesto collettivo affrancato dal lavoro salariato.

2.Rapporti tra saperi scientifici e pratiche politiche

[MEDICALIZZAZIONE, SALUTE PUBBLICA, NORMALE/PATOLOGICO, MOSTRO, PSICHIATRIA, DIFESA SOCIALE, DEGENERAZIONE, RAZZISMO, EUGENETICA, TOTALITARISMO, STATO DI ECCEZIONE, CAMPI, GENOCIDIO]

175-Parlare di medicalizzazione significa anzitutto parlare di un processo di sconfinamento da parte di una scienza, la medicina, che va al di là dei suoi limiti: non più arte di guarigione del singolo o di sistematizzazione di conoscenze utili per affrontare la malattia dell’individuo, ma sviluppo pervasivo di saperi e di pratiche che a partire dal XVIII sec. incomincia ad applicarsi a problemi collettivi, storicamente non considerati di natura medica , muovendosi in direzione di una tutela su larga scala della salute del corpo sociale ->’una pianificazione della società come ambito di benessere fisico, di salute ottimale e di longevità’ (Foucault) / Questa uscita dai confini della relazione individuale non può realizzarsi se prima non c’è stato proprio il coinvolgimento del singolo nel processo di medicalizzazione. Tale coinvolgimento parte da un’IDENTIFICAZIONE e conduce a un’ASPETTATIVA. L’identificazione nasca quando la divisione tra ‘psiche’ e ‘soma’ fa del corpo un KORPER, mero corpo fisico , oggetto come qualsiasi oggetto di natura, non più un corpo vivente (LEIB), quale può essere colto in un orizzonte fenomenologico (Husserl 1931). (…) L’aspettativa nasce più tardi, da questa premessa , ed è la forma assunta dalla medicalizzazione nella nostra epoca: si tratta dell’aspettativa pubblica che la medicina trattando i sintomi patologici delle persone, possa affrancarci da più vasti problemi sociali / 176- La medicalizzazione è invasione e colonizzazione della vita -> la nascita della medicina mentale ne offre un chiaro esempio: essa costruisce uno straordinario apparato di potere e di sapere perché deve supplire a un suo vizio d’origine, la mancanza di un corpo anatomico-> [le distinzioni manicomiali] sono fatte solo sulla base del comportamento degli internati: agitati e tranquilli, sudici e autosufficienti, incapaci e abili al lavoro, ad alta e bassa sorveglianza / 177- Medicalizzare significa naturalizzare un problema sociale e sostituirsi alla sovranità politica per affrontarlo. Medicalizzare significa addomesticare un corpo e farne il luogo eletto su cui esercitare un potere disciplinare: il corpo dell’internato sarà ‘un corpo da normalizzare’ [pedagogia e psicologia], un ‘corpo da sorvegliare’ [prevenzione e messa sotto tutela], un ‘corpo da misurare’ [schedatura fisiognomica e statistica] / 181– Paradossalmente l’estensione di un servizio sanitario gratuito a tutta la popolazione provoca contestazioni e rivolte, in quanto la messa in atto di interventi di profilassi generalizzata (campagne di vaccinazione, verifica della salubrità ambientale, registrazione e isolamento dei casi di patologia infettiva) viene vissuta come una medicalizzazione prevaricatrice e coercitiva, che va a toccare i privilegi dei circuiti assistenziali religiosi e che indebolisce pratiche individualizzate di cura a vantaggio di strategie di prevenzione collettiva /Per la società capitalista è il biopolitico ad essere importante prima di tutto, il biologico, il somatico, il corporale. Il corpo è una realtà biopolitica; ‘la medicina è una strategia biopolitica’ (Foucault)

270- Se è vero che il progetto politico di una medicalizzazione della salute incarna una sorta di ‘religione secolare’ del mondo moderno non dovrebbe stupire che le lotte antipastorali del Medioevo , secolarizzandosi a loro volta abbiano lasciato il posto a forme di lotta politica contro gli eccessi della governa mentalità medica / [Non fu la Francia,ma l’Inghilterra, paese dello stato debole e della libertà individuale a stabilire l’obbligo del vaccino, a organizzare servizi pubblici incaricati di far applicare i regolamenti di salubrità, la critica alla sanità pubblica è di marca anglosassone] /L’estensione del raggio d’azione [della medicina] sempre più esorbitante rispetto a una funzione puramente terapeutica, riconfigura l’orizzonte della sovranità nel passaggio da una società della legge, teologica e politica, a una società della normalizzazione (Foucault)/ 272- Stigmatizzare il dispotismo della medicina di stato o il ‘fascismo della salute’ rappresenta la critica più datata alle politiche di salute pubblica e anche la più insidiosa proprio perché proviene dal mondo liberale -> Il liberalismo è l’arte di governo che ha saputo più efficacemente reinterpretare in chiave politica il potere pastorale, la cui massima è omnes et singulatim; la salvezza del gregge presuppone un’attenzione per ogni singola pecora. Il potere pastorale è una tecnica orientata verso gli individui , che si esercita sulla vita stessa, ossia sugli individui considerati, non come soggetti giuridici, ma come esseri viventi. Il liberalismo non rinuncia affatto a realizzare al progetto di governare la totalità degli individui, ma piuttosto che consegnarlo al potere centralizzatore e tendenzialmente totalitario dello Stato, lo collega a un progetto di libertà individuale, a una tecnologia etica del sé, a una pratica di soggettivazione. Lo stadio ottimale dell’arte di governo è che ciascuno si governi da sé. (…) Essendo una delle principali trasfigurazioni del potere pastorale nel contesto politico moderno, nonché uno dei principali vettori del passaggio dalle società della legge alle società della normalizzazione, la medicina, il management medico-politico degli uomini è fortemente implicato in tale processo [+ management di se stessi] / 275- [Più la sanità pubblica oggi] diventa una pratica di conduzione di se stessi attraverso se stessi  e una tecnologia di soggettivazione, più la sua dimensione politica tende a coincidere con il dato biologico sul quale insiste. In altri termini la ‘sanità pubblica’ si dissolve nella ‘salute’ degli individui viventi.

195 [Asse normale-patologico vs asse identità-differenza] /193- Il concetto di normale, riferito all’uomo come vivente, indica la regolarità delle sue funzioni vitali . L’idea di normalità funzionale di un organismo vivente  è un prodotto della pratica medica. La normalità, in realtà, è un valore dedotto dal suo opposto, il patologico. Non esiste perciò una normalità in sé e per sé, ma la normale funzionalità di un organismo è rivelata dalla disfunzione. Il patologico è dunque primario rispetto al normale (…) Per contrasto il vivente nel suo stato normale è invece definito dalla sua stessa capacità di imporre la propria norma vitale all’ambiente e alle condizioni in cui si trova. Perciò che il vivente reagisca a una lesione, a un’anomalia funzionale, esprime il fatto che la vita è di fatto un’attività normativa, cioè la ‘capacità di istituire nuove norme in nuove condizioni’/ 194- Il discorso che fonda un certo ‘funzionamento’ della società su un dato di fatto immutabile, cioè sul funzionamento organico, è altamente regolativo, autoritario e discriminatorio/ Il rapporto tra norma di vita e norma sociale è un problema che tocca lo sviluppo di tecniche del governo dei viventi la cui matrice risale all’epidemiologia/195- Che il concetto di norma di vita assuma un’importanza politica segnala altresì che l’individuazione del soggetto politico non è più pensabile in termini esclusivamente giuridici. Il potere per esercitarsi sull’individuo come singolo e come specie dovrà ‘portarsi al livello della vita stessa’ (Foucault).

187-Il mostro e le numerose figure che ne derivano rappresentano lo sfondo concettuale sul quale Foucault studierà ‘la grande famiglia indefinita e confusa degli anormali, motivo di ossessione e terrore intorno alla fine del sec. XIX. Tale famiglia si costituisce a partire da tre elementi: il mostro umano, l’individuo da correggere, l’onanista. (…) Secondo Foucault, la figura del mostro funziona come principio d’intellegibilità di tutte le figure dell’anomalia. ‘Si può dire che il mostro è il grande modello di tutte le piccole deviazioni’ /188 – Il mostro biologico è un essere necessariamente organico e deforme, un essere dalla natura imperfetta, un ‘fallimento morfologico’, che ricorda all’uomo la sua radicale contingenza , la sua instabilità in quanto uomo e lo scarto minimo esistente tra uomo e mostro. (…) Il mostro rappresenta una minaccia molto più difficile da gestire della morte , poiché evidenzia quella possibilità della deformazione e del ritardo nello sviluppo che minaccia costantemente l’uomo; rivela la mostruosità potenziale di ogni uomo/ 189- Il fondamentale problema del legame stabilito per via negativa, attraverso la figura del mostro giuridico-naturale, tra la natura e la legge, è declinato nell’ambito delle opposizioni tipiche della modernità politica come l’opposizione tra stato di natura e contratto sociale. Si tratta della questione fondamentale della biopolitica foucaultiana, che analizza i modi in cui il potere (la legge) investe la vita, disponendo di essa in maniera tale da farl vivere o da farla morire / Il mostro morale che si costituisce a partire dalla fine del XVIII secolo non è più caratterizzato dalla confusione dei regni, dei sessi, delle specie e delle forme, ma dal disordine comportamentale: la PERVERSIONE / [Foucault rovescia la domanda dell’umanesimo: in che modo il mostro è prodotto o percepito come mostro? Quale comportamento fa dell’uomo un mostro?]/ ‘Credo si possa dire che, fino al XVII-XVIII secolo, la mostruosità come manifestazione naturale della contro-natura porti con sé un indizio di criminalità (…) Poi, a partire dal XIX sec, (…) si avrà ciò che possiamo definire il sospetto sistematico di mostruosità al fondo di ogni criminalità’ (Foucault) / Questa figura del mostro è per essenza tagliata fuori dalla comunità degli uomini. ‘l’iperviolenza (…) è solitaria, fa il vuoto – e lo fa distruggendo qualsiasi natura del legame’ (Brossat) / 190- La figura del mostro è dunque posta o si pone essa stessa al di fuori della comunità umana: dal basso –il criminale- o dall’alto –il re o il tiranno. Da questo punto di vista l’esecuzione del regicida Damien o quella di Luigi XVI rappresentano due momenti di realizzazione della retorica del mostro. Nessuno dei due è recuperabile alla comunità degli uomini, giacché entrambi hanno commesso un atto mostruoso: hanno attentato alla vita del re e tradito il popolo. Entrambi devono essere soppressi senza poter ritornare nella comunità umana. (…) Egli non fa più parte della specie [umana] e per questo può essere soppresso, ovvero preso in carico mediante misure igienico-igenistiche o disciplinari che investono la vita in quanto tale / Si delinea dunque il passaggio da questa figura del mostro -radicalmente escluso dalla comunità, HOMO SACER, che è nello stesso tempo vita nuda ed eccezione sovrana- a un’altra figura del mostro, normalizzata, inclusa nella comunità e pacificata dall’implacabile logica dell’inclusione democratica, da una logica dell’’inclusione malgrado tutto’ (…) Questo perché la politica democratica moderna, che ha avuto origine dal crollo dei regimi assolutisti, non può accettare la figura del mostro e tenta ad ogni costo di rimuovere i momenti iperviolenti dalla sua storia recente attraverso l’inclusione forzata , eppure possibile del mostro iperviolento /191-‘ La messa a morte, nel sistema del biopotere è ammissibile solo se tende non alla vittoria sugli avversari politici, ma alla eliminazione del pericolo biologico o al rafforzamento, direttamente collegato a questa eliminazione della specie stessa o della razza’ (Foucault). La morte dell’altro perde il suo bagliore mostruoso , ma conserva la sua funzione in seno al regime biopolitico: l’esclusione dell’altro, che ha ossessionato il XX secolo nella forma di tutti i tipi di razzismo è la prova che il potere (…) scopre dei meccanismi che funzionano senza falle sul principio dello ‘stesso malgrado tutto’.->[La teratologia politica moderna è una questione ancora aperta].

244- Il razzismo contro gli anormali , specifico del XX secolo, è nato dalla psichiatria (Foucault). L’affermazione è importante perché la psichiatria non è considerata solo dal punto di vista delle tecnologie ‘disciplinari’, ma anche da quello dei ‘dispositivi di sicurezza’ e in particolare biopolitici , dal momento che come la medicina sociale e l’igiene pubblica, investe i fenomeni propriamente biologici delle popolazioni. L’importanza della psichiatria come DISPOSITIVO BIOSICURITARIO non dipende solo dall’aver incubato una nuova forma di razzismo, ma dalla funzione che il razzismo riveste nelle SOCIETA’ DI NORMALIZZAZIONE / Con quale ‘diritto’ un sistema politico che si fonda sul potere di ‘far vivere’ può per esempio colonizzare, sterminando intere popolazioni? Oppure fare la guerra, uccidendo i propri nemici ed esponendo alla morte milioni di cittadini? Come può decidere di mandare a morte o di eliminare oppositori politici, criminali, folli, anormali? [POTERE DI FAR VIVERE vs SOVRANITA’ POLITICA-BIOLOGICA] / Il razzismo stabilisce una cesura immanente nel continuum biologico della specie umana e traduce in termini biologici la relazione guerriera MORS TUA, VITA MEA, nella misura in cui scompariranno le razze inferiori, saranno eliminati gli anormali e ci saranno meno degenerati , la specie umana diventerà in generale più sana e più pura (Foucault). E dunque è in nome della biologia che si può esercitare la funzione di morte nelle società di sicurezza / 245 [La sovranità viene a funzionare su un altro registro, non giuridico ma naturale->] Il razzismo permette appunto questo ‘gioco’ tra la NATURALIZZAZIONE del potere di sovranità e la LEGALIZZAZIONE dei poteri di normalizzazione / Qual è il destino della funzione razzismo nelle nostre società? Le metamorfosi storiche della psichiatria possono aiutarci a rispondere a queste domande /[Come giustificare dal punto di vista borghese e liberale il sequestro dei folli? In realtà solo l’affermazione di altre modalità di controllo e di assoggettamento ha reso inutile il ricorso al codice per l’esercizio della sovranità politica-> Attraverso i medici il potere amministrativo può garantire l’ordine pubblico al riparo da ogni accusa di arbitrarietà ]/ 247- Colonizzata da un potere di normalizzazione che fa riferimento alla ‘natura umana’ (Foucault) la legge comincia a dipendere dalla verità scientifica e sempre più spesso i giudici invocano l’aiuto degli esperti / 248 La psichiatria [come branca specializzata dell’igiene pubblica] sviluppa una tecnologia finalizzata alla prevenzione e alla profilassi, piuttosto che alla cura e alla guarigione/ A cavallo tra l’organicismo e l’igienismo , la medicalizzazione della psichiatria converge, infine, nella TEORIA DELLA DEGENARAZIONE 249- che può essere considerata come il momento di svolta nel processo di naturalizzazione BIOLOGICA della sovranità politica/ [La psichiatria paga il prezzo del suo successo biopolitico con i movimenti dell’antipsichiatria] / 250- Non si comprende l’estrema metamorfosi della psichiatria se non la si inserisce nel contesto della biopolitica e della governa mentalità liberali. (…) Il liberalismo è un naturalismo che usa la naturalità del mercato come costante verifica dell’azione di governo (…) Con la teoria del CAPITALE UMANO il neoliberalismo colonizza le scienze umane, imponendo il paradigma economico ai campi più diversi della vita sociale e individuale/ Chi decide per esempio come selezionare e distribuire le popolazioni? Quelle da far vivere e prosperare e quelle da esporre alla morte, da sorvegliare o da ‘smaltire’? Chi ha diritto di dire ‘ tu dentro, tu fuori’? Nessuno, è un diritto della natura. Decide il mercato, l’economia [BIO-ECONOMO-POLITICA] / La biopolitica liberale ha una base etica, riposa cioè 251- su un progetto di libertà e su una tecnologia del sé. Che cosa vuol dire essere imprenditori di se stessi, manager della propria vita?(…) L’etica liberale è un fai da te comportamentista di massa-> Il massimo della ‘sovranità naturale’ si ottiene con la PSICOLOGIZZAZIONE: IL SE’ COME NUCLEO DI VERITA’ DEL GOVERNO BIO-ECONOMICO DI SE STESSI. Il razzismo è ormai una linea di razionalizzazione psicologica che taglia in due la vita di tutti i giorni e lungo la quale ci costituiamo come soggetti veri, liberi, intraprendenti.

107- La metafora della ‘difesa sociale’ è uno strumento intellettuale che ha avuto diversi usi in rapporto ai vari problemi di ‘governo degli esseri umani’ dal XVIII sec. in poi. Uno di questi è la ‘questione criminale’ [intorno alla quale si incrociano diverse strategie moderne di ‘gestione del delitto’ Nel Settecento in Europa e in America liberalismo = governo frugale vs teoria classica della sovranità = governare troppo]/108- La sovranità pone al centro del teatro politico il ‘diritto di vita e di morte’, (…) la capacità del sovrano di ‘far morire e di lasciar vivere’, ‘simbolizzata dalla spada’ (Foucault). [ma] La morte si trasforma gradualmente in qualcosa da evitare per governare meglio [Cfr. Beccaria] / Il secondo uso della metafora nacque in un momento molto diverso , nel discorso positivistico sul delitto e sulla pena, sviluppato nell’ultimo quarto del XIX sec. in Italia e poi rapidamente diffuso in Europa e in America /Il ‘delitto naturale’ è un’azione che violenta uno dei ‘sentimenti altruisti fondamentali della pietà e della probità’ che integrano il senso morale di un aggregato umano’ [Garofalo] /109- Di fronte ai delinquenti la società aveva bisogno di difendersi . I criminologi positivisti avevano un idea di società ben diversa da quella racchiusa nella teoria del contratto sociale [=Società Artificiale]. Contro quello che consideravano un eccesso di individualismo, la società diventava un ‘organismo naturale e vivente’, che precedeva l’individuo e lo formava come uno dei suoi membri [concetto di ‘responsabilità sociale’] /111- [Potere di far vivere = biopolitica = logica di normalizzazione-> Il lato oscuro di questo potere sulla vita è il razzismo moderno , vale a dire la costruzione ‘all’interno della popolazione’ di gruppi che, per le loro peculiari caratteristiche, devono essere eliminati per fortificare quest’ultima come entità biologica.

101-La teoria della degenerazione [Morel 1857] segna un punto di rottura nella medicina mentale [pessimismo terapeutico], equilibrio precario tra le ragioni dell’umanitarismo terapeutico e quelle dell’igienismo./ 102- NEL MOMENTO IN CUI IL DELIRIO LASCIA IL POSTO ALLE PERVERSIONI DELL’ISTINTO e tutte le deviazioni della condotta possono essere riferite a uno STATO DI ANOMALIA, AL TEMPO STESSO EREDITARIO, DEFINITIVO E VIRTUALMENTE PERICOLOSO, GUARIRE NON HA PiU’ SENSO. [COSI’] la psichiatria può assolvere pienamente la sua funzione di DISPOSITIVO BIOSICURITARIO: scienza della protezione biologica della specie, difesa scientifica della società dai pericoli di cui sono portatori gli individui segnati da uno stato di anomalia /  103- La nuova psichiatria biopolitica si è costituita a cavallo tra una medicina delle perversioni sessuali  e la gestione statale del sesso (matrimoni, nascite ecc.) sfociata nei programmi eugenetici. Fu la teoria della degenerazione ad articolare questi due piani./103-Castel e Foucault sono concordi nel considerare la crociata per la ‘patologizzazione del crimine’ (insieme alla problematizzazione psichiatrica dell’infanzia) come il principale agente della generalizzazione del potere psichiatrico o più precisamente dell’affermazione della sua dominante biopolitica./104- [RAZIONALITA’ DEL CRIMINE vs NATURA CRIMINALE (delitti domestici, che infrangono i sacri vincoli della natura umana, delitti mostruosi] /105- La teoria della degenerazione ha dunque permesso di codificare tutto il campo delle infrazioni in termini di pericolo e di protezione sociale [la nozione di DELINQUENTE NATO-CRIMINI SENZA DELIRIO E SENZA MOTIVO -> SOTTRAZIONE DEFINITIVA DELLA CRIMINALITA’ AL DIRITTO PENALE-> MISURE DI PROTEZIONE SOCIALE ( MORTE, INTERNAMENTO A VITA, STERILIZZAZIONE)]

252- Il concetto di razzismo [nella forma della ‘guerra delle razze’ o del ‘razzismo di Stato’ (Foucault) [è una parola recente e risale all’inizio del XX secolo] / I nodi fondamentali di tale ideologia, descrivibili com ‘atti mentali’ risiedono: 1. Nel rifiuto dell’universale;2. Nella categorizzazione fissa degli individui;3. Nell’assolutizzazione delle differenze collettive; 4. Nella naturalizzazione delle differenze, o mediante biologizzazione scientista o mediante etnicizzazione e irrigidimento ‘culturalista’; 5. Nell’interpretazione in egalitaria delle differenze, proiettata su una scala universale di valori / ‘razzismo di sfruttamento’ o razzismo dell’inclusione, tipico del rapporto fra potenze coloniali e i soggetti colonizzati, e il ‘razzismo di sterminio’ messo in atto in maniera più evidente dal regime nazista/256- Come aveva già rimarcato Hanna
Arendt nelle sue considerazioni sul totalitarismo nazionalsocialista, il nuovo potere DE-INDIVIDUALIZZA e SPERSONALIZZA riducendo l’uomo a rappresentante di una specie.

138– Eugenics  è il termine coniato da Galton nel 1883 per indicare la ‘scienza del miglioramento della specie umana’ che avrebbe assicurato ‘alle stirpi (strains of blood) più appropriate una migliore opportunità di prevalere su quelle meno appropriat’ (Galton) / La concezione eugenetica si sostiene su due teorie scientifiche diffuse alla fine dell’ottocento: la teoria darwinista e la teoria della degenerazione/La razionalizzazione scientifica (cioè l’autonomia della logica scientifica dal giudizio morale)  e la professionalizzazione (cioè la creazione di un paradigma scientifico attraverso l’attribuzione agli eugenisti di un potere di definizione degli interventi politici sulla popolazione [psichiatri, antropologi, biologi]) sono i presupposti indispensabili per il consolidamento del paradigma eugenetico nel XX secolo./ Secondo Foucault (1997) il legame fra il sapere biologico e il discorso politico, a partire dall’inizio del XIX sec., mostra le nuove modalità di funzionamento del potere , che aggiunge al modello disciplinare di controllo del corpo individuale il potere di definizione e di assoggettamento della popolazione, dell’’uomo specie’. Tale biopotere istituisce una relazione di tipo biologico tra una parte sana e una parte malata della popolazione, in modo che la prima non possa prosperare senza che l’altra divenga oggetto di eliminazione / 140- Legge sulla sterilizzazione coatta dei ‘ritardati’, dei portatori di malattie trasmissibili, degli alcolizzati e dei criminali abituali sono promulgate nello Stato dell’Indiana e in America del Nord tra il 1905 e il 1907 /141- Nel 1920  (…) l’autorizzazione all’annientamento della vita indegna di essere vissuta -> la definizione giuridico-medica della vita indegna di essere vissuta permette la disponibilità a qualsiasi intervento politico. In altre parole la dignità di una vita dipendeva dal suo valore per la società e, a sua volta, questo valore dipendeva da criteri stabiliti dal sapere medico e giuridico / In Svezia la legislazione eugenetica ha una vita più lunga: i primi provvedimenti risalgono al 1757 e solo nel 1973 vengono revocate tutte le misure eugenetiche.> la logica profonda di tali provvedimenti è da rinvenirsi non solo nei ‘costi’ delle fasce deboli per lo Stato ma soprattutto nel progetto di ‘normalizzazione’ della vita della popolazione.

320- Il concetto di totalitarismo nasce in Italia tra il 1923 e il 1925 in ambiente antifascista ,[Amendola, Basso, Gramsci] per poi essere utilizzato nella voce ‘Stato’ dell’Encyclopaedia of social sciences (1934) / Importanti contributi alla definizione del totalitarismo novecentesco (nettamente distinto dalle tradizionali categorie di autoritarismo, dittatura, dispotismo e tirannide) vengono inoltre forniti, tra gli anni trenta e quaranta, da pensatori non politologi come Junger, Schmitt, Bataille, Mounier, Weil, Aron. Saranno però Hanna Arendt e C.J.Friedrich e Z. Brzezinscki a formulare le prime compiute teorie del totalitarismo, dando origine a due grandi correnti di ricerca che, seppur attestate su posizioni diverse, avranno in comune il riconoscimento del valore scientifico e operativo del concetto, che illustra una forma politica del tutto nuova nell’intera tradizione occidentale /321- Riferendosi al nazismo e allo stalinismo, H. Arendt sottolinea l’assoluta novità dei regimi totalitari rispetto a tutte le forme politiche del passato: la ‘totalità’ non coincide con l’’unità dello Stato’ (dell’assolutismo per esempio) ma con la società di massa, rappresentata ideologicamente e coercitivamente ‘senza classi’ e senza il pluralismo delle istituzioni che formano il tessuto delle relazioni umane (…) Il totalitarismo inoltre, secondo la Arendt, è caratterizzato da una ‘volontà di potenza’ tipicamente moderna, cioè costruttivistica e razionalistica, secondo cui un’ideologia politica fondatrice di una prassi concreta è in grado di trasformare persino la natura umana /322– I politologi anglosassoni mirano a distinguere i sistemi autoritari (con un governo monopartitico e una struttura pluralistica ‘residuale’) da quelli totalitari (dominati da un assoluto monismo ideologico) / 323- L’irrompere dei fenomeni di massificazione, reificazione, atomizzazione e razionalizzazione della vita individuale e sociale è strettamente correlato agli effetti prodotti dalla rivoluzione tecnica, industriale e burocratica a cavallo tra Ottocento e Novecento [corrosione della struttura sociale tradizionale]

124- Lo stato di eccezione è una categoria politica estremamente complessa e controversa. Essa indica sia un concetto giuridico , sia una condizione giuridica, ovverosia uno stato/ E’ stato affermato che lo stato di eccezione rimanderebbe all’origine stessa del diritto, essendo un concetto giuridico che rappresenta una situazione NON NORMATIVA (non normale), STRA-ORDINARIA e quindi non giuridica. La definizio dell’ECCEZIONE rinvia così all’atto originario di posizione della norma (regola-eccezione) (…) Nella teoria e nella storia del diritto occidentale , a tale nozione (fonte, titolare e soggetto del diritto) è stato dato il nome di SOVRANITA’/ 125- Lo stato di eccezione rappresenterebbe il permanere dello ‘Stato quando il diritto viene meno’ (Schmitt) e restaurerebbe il tempo stesso del primato della politica sul diritto e il primato logico e ontologico dell’eccezione sulla regola /Nello Stato nazionalsocialista che potrebbe essere definito a ragione un vero e proprio STATO DI ECCEZIONE TOTALE, e non solo uno STATO DI POLIZIA ( o una DITTATURA, o uno STATO AUTORITARIO o anche un REGIME o uno STATO TOTALITARIO), si sarebbe realizzata pertanto la più chiara manifestazione del nesso originario fra il potere politico (sovranità) e la vita (BIOPOLITICA) (Agamben)/ Lo stato di eccezione nazionalsocialista sarebbe pertanto uno STATO BIOPOLITICO (Esposito). In esso infatti il potere sui corpi e sulle anime, oggetto tradizionale del potere prima religioso (PASTORALE) e poi del GOVERNO  (Foucault), ma non della sovranità, diviene il fondamento stesso del potere politico / Con la nascita della moderna società secolarizzata, tale GOVERNO delle persone è diventato oggetto della RAGIONE DI STATO /127- Nel liberalismo dunque il compito dell’azione pubblica si concentra sulle condizioni di fatto (governo delle cose) e non sulle condizioni di diritto (governo delle persone) / Esistono almeno tre ambiti centrali del processo di globalizzazione che mostrano un’inquietante continuità tra eccezione e normalizzazione: 1. L’indistinzione tra interno ed esterno implicata dalla sospensione delle frontiere statali [Regolazione moderna della guerra = guerra di annientamento]; 2. La più recente rivoluzione tecnologica implicata dalle TIC; 3. Le nuove possibilità di intervento sulla vita connesse alla tecno scienza (ingegneria genetica, microbiologia, biomedicina).

69- L’espressione ‘campo di concentramento’ viene coniata a Cuba durante la guerra del 1895 per la riconferma del possesso dell’isola da parte della corona spagnola / Dai campi per nemici si passa ai campi per i popoli colonizzati e, infine, ai campi per i nemici interni [sanciti da Trockij nel 1918] / 70- Il campo massifica, mentre la prigione individualizza: nel campo l’individuo scompare nella massa , al contrario che nella prigione dove ognuno è incriminato per un suo atto individuale  contro la legge dello Stato / [campi di internamento, campi di concentramento (abbrutimento), campi di sterminio] /71- Il campo da strumento di terrore politico a campo di terrore sociale [campi nazionalsocialisti] / La categoria della ‘vita indegna di essere vissuta’ viene così progressivamente estesa da bambini con problemi mentali e malattie incurabili, agli adulti malati di mente, fino ad arrivare a comprendere gli omosessuali, gli esponenti di razze (ebrei e zingari) e di nazioni (polacchi). La definizione di tali categorie e la loro distinzione dall’ideale del ‘tedesco ariano’costituisce una tappa indispensabile in quello che H. Arendt chiama la ‘preparazione della vittima’ [l’assassinio della personalità morale, l’eliminazione della differenza tra il boia e il condannato / 73- l’HOMO SACER è per Agamben la figura che svela il fondamento del potere sovrano: in quanto persona posta fuori del diritto, uccidibile da chiunque, e pertanto messa al bando dal sovrano, essa rimanda all’istituzione stessa del potere / Il campo non è però solo lo spazio di animalizzazione dell’uomo, ma rimanda specularmente a un ordine, a un modello da attuare fuori dai campi / Il campo è –come afferma la Arendt- il regno dell’assurdo, del rovesciamento dei principi che fondano l’umanità.

72-[Il concetto di genocidio trova la sua prima applicazione nel processo di Norimberga] /145- [Per la Corte Penale Internazionale] il genocidio è il risultato di una serie di azioni intenzionali, deliberate e coercitive condotte da singoli individui (generalmente appartenenti a un governo autoritario o totalitario (…), sia in periodi di pace sia in guerra, volta a distruggere un ‘GRUPPO INDELEBILE’ in quanto tale (cui gli individui appartengono ‘per nascita’: si tratta cioè di gruppi nazionali, etnici, razziali o religiosi) [≠ da gruppi politici, sociali, economici o di altro tipo a cui si appartiene ‘per scelta’]attraverso un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione / [Secondo la nozione comune il genocidio è un eccidio di massa da parte di un governo]/Da un lato abbiamo un concetto di genocidio che considera caratterizzante l’intento di uccidere determinati individui in ragione della loro appartenenza a un gruppo ; dall’altro il genocidio viene fatto consistere nell’uccisione intenzionale di individui indifesi , indipendentemente dalle motivazioni dell’atto criminale / 147- Ancora genocidio può essere definito un atto sistematico e intenzionale volto a eliminare fisicamente una collettività , impedendo la riproduzione biologica e sociale dei suoi membri /La via d’uscita dal linguaggio del genocidio consiste dunque nel superamento dell’idea di ‘gruppo indelebile’, che esprime un’ossessione identitaria patologica e paranoica, che rientra a pieno titolo nelle categorie di biopolitica e di biopoter [a favore di un’argomentazione teorica offerta dai diritti umani, civili e sociali universali].

129 – A partire dagli anni ’60 del XX secolo il dibattito sull’esaurimento delle risorse naturali,sul rischio di estinzione di specie vegetali e animali, sull’inquinamento, sul problema demografico si fa sempre più acceso / [ecologismo scientifico ≠ punto di vista dei poveri del sud del mondo]/ 130- La contestazione della strategia eco-scientifica si accompagna alla proposta di un uso comune e autogestito delle risorse naturali e di un ritorno a stili di vita più semplici, sobri e lenti / Un rischio eco-biologico sarebbe analogamente sotteso alle politiche ecologiche che tutelano gli ambienti locali senza problematizzare i mezzi adottati e le loro ripercussioni globli . E’ la cosiddetta politica del NIMBY (not in my bachyard, non nel mio giardino) con la conseguente pratica PIBBY (place in black’s back yard, mettilo nel giardino del nero) / [ecoterrorismo e impulso eco-fascista o eco-dittatoriale che lo anima]

3. Biopolitica e saperi medico-biologici

[UMANESIMO SCIENTIFICO, SOCIOBIOLOGIA, BIOTECNOLOGIE, OGM, BIOETICA, POSTUMANO, AMBIENTE, BIODIVERSITA’, ECOLOGISMO]

325- Nella storia del pensiero occidentale si possono distinguere tre diverse tradizioni di umanesimo: l’umanesimo cristiano, l’umanesimo classico e, infine, l’umanesimo scientifico. Il primo ricerca le caratteristiche della natura umana attraverso uno studio antropologico delle Sacre Scritture e degli scritti dei padri della chiesa. L’umanesimo classico, più noto semplicemente come umanesimo, ha origine nel movimento di riscoperta dei classici della letteratura e della saggistica greca e romana, avvenuto tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento [Erasmo da Rotterdam, Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini]. L’umanesimo scientifico sviluppatosi nel periodo immediatamente successivo a quello in cui l’umanesimo classico aveva raggiunto il suo apice, si distacca dalle altre due tradizioni umanistiche nel considerare la scienza come la forma di conoscenza più adatta ad individuare le caratteristiche universali della natura umana [Bruno, Campanella, Dee, Confraternita segreta dei Rosacroce: 326-secondo questi ultimi il mondo aveva raggiunto il limite del caos e del disordine ed era alle soglie di una nuova era caratterizzata da una nuova religione e da una nuova filosofia basata sull’alchimia e sulla magia (Yates)] /In un simile contesto si muoveva Francis Bacon, il quale tuttavia rifiutò le speculazioni ermetiche e gli esperimenti alchemici in favore di quella che lui stesso definiva filosofia sperimentale (Rossi) [poi Comenius, Hartlib, Duty]/ Agli scienziati spettava il compito di assistere l’opera dei governanti attraverso un ‘collegio della luce’ in cui essi avrebbero definito le scelte politiche di fondo sulla base di argomenti scientifici [poi religione dell’umanità di Comte o Catechismo industriale di Saint-Simon]/327 La versione più completa , moderna e radicale di umanesimo scientifico è quella proposta tra gli anni ’30 e ’70 del secolo scorso da Julian Huxley, [direttore generale UNESCO, uno dei padri dell’eugenetica moderna] Huxley propose un umanesimo evoluzionista. All’interno di questo all’eugenetica spettava la realizzazione della perfezione fisica della specie umana [+ riforma della società-> Huxley mostra come l’eugenetica non si associ esclusivamente al nazismo]

300- La sociobiologia è classicamente definita come lo studio delle basi biologiche del comportamento sociale (…) Per quanto riguarda la specie umana, la coppia genotipo-fenotipo è più comunemente intesa come riferita ai fattori ereditari (genetici) e ai fattori derivati dall’apprendimento ambientale , sintetizzati nelle due coppie: eredità-ambiente e natura-educazione / 302- La ‘rivoluzione dei neurotrasmettitori’ ovvero la maggiore conoscenza della natura biochimica del cervello e dei suoi303- processi ha permesso al Prozac e al Ritalin di diventare, negli Usa, dei veri fenomeni culturali /303- La riduzione del ruolo della disciplina come forma regolativa del rapporto individuo-società ha lasciato spazio ad altre forme regolative, l’iniziativa individuale e la decisione, la depressione diventa allora una ‘patologia dell’insufficienza’, il depresso è ‘l’uomo in panne’, colui che non è in grado di assumersi la responsabilità della propria esistenza (Ehremberg)/ I rischi di questo tipo di approccio sono la discriminazione genetica (datori di lavoro, assicurazioni) derivante dall’uso di test diagnostici per individuare la presenza (o la possibilità di sviluppare) alcune patologie (malattie genetiche, tumori)

57- Le biotecnologie sono definite in senso ampio come tutte quelle tecnologie che utilizzano organismi viventi, per la produzione di beni / Esse rappresentano un territorio minato dalla impossibilità di fissare standard di ‘certezza inconfutabile’delle conoscenze scientifiche e dalle inedite dimensioni di rischio generate. Infatti la rapida obsolescenza delle conoscenze biologiche e genetiche ha alimentato negli ultimi decenni la percezione dell’incertezza del sapere scientifico, soprattutto in relazione alle implicazioni riguardanti la vita quotidiana degli attori individuali e collettivi / 58- Una visione degli individui umani intesi come macchine (ingegneria genetica) / 60-[Costruzione di sequenze di DNA inesistenti in natura  e considerazione di questi prodotti come ‘normali progressi della tecnica manifatturiera] / [La bioetica ragiona sui confini tra intervento terapeutico e intervento migliorativo] / [test genetici e rischi di discriminazione] / I brevetti sulla vita sono regolamentati da una complessa rete di provvedimenti a volte sovrapposti e incompatibili.

201- Gli Organismi geneticamente modificati ad uso alimentare sono uno dei prodotti resi disponibili dalle biotecnologie avanzate/ [Rivoluzione verde e grande business delle piante geneticamente modificate] / I caratteri modificati sono sostanzialmente due: la resistenza agli erbicidi ( il 75% nel 2002) e la resistenza agli insetti. I prodotti attualmente in commercio si presentano vantaggiosi per gli agricoltori solo nei paesi caratterizzati dalla presenza di un’agricoltura di tipo estensivo e da un elevato know-how /202- Identificare i potenziali effetti avversi di un alimento intero e metterli in relazione con le sue caratteristiche è molto difficile se non impossibile  (…) Questa difficoltà sembra consentire ai ricercatori un ampio margine di interpretazione / La sovra regolamentazione ha avuto l’effetto perverso di alimentare la diffidenza dei consumatori / 205- A questo riguardo non andrebbero per nulla trascurati gli elementi simboli e identitari legati al consumo alimentare [cibo e contaminazione simbolica del cibo che nelle nostre culture è legato all’ambito del sacro]

39- A parere di molti è stato proprio il processo di Norimberga a segnare la nascita della bioetica contemporanea che, comunque, si afferma anche in seguito alla democratizzazione delle pratiche mediche e alle lotte contro il paternalismo medico, sviluppatesi tra gli anni ’50 e ’70 / 40- Oggi il dibattito bioetico si articola in due principali orientamenti. Il primo è basato sulla SACRALITA’ E INDISPONIBILITA’ DELLA VITA, di chiara matrice teologica, che si oppone agli interventi volti a forzare o modificare il corso naturale dei processi vitali o, al limite, li accetta solo a condizione che contribuiscano a tutelare il valore assoluto della vita e della persona /41-Il secondo orientamento si fonda invece sulla QUALITA’ E LA DISPONIBILITA’ DELLA VITA, esso esclude che la morale scaturisca da assunti eterni e assoluti e pone al centro della bioetica i desideri e i bisogni dell’uomo. Questo approccio evidentemente si articola in differenti posizioni, tra le quali emerge la BIOETICA CONSEQUENZIALISTA O UTILITARISTA, spesso applicata anche in ambito medico-sanitaraio pubblico quando ci sitrova di fronte a un problema di natura allocativa /[Differenza tra PERSONA E ESSERE UMANO-NON PERSONA -> LOGICA tipica del liberalismo che assume come ‘titolare della libertà’ solo l’individuo adulto capace di intendere e voleree di rispettare le norme]/ 42- [Bioetica liberal contrattualistica rispondente a ] esigenze morali e ottica individualistica dell’HOMO OECONOMICUS postmoderno che, essendo generalmente immerso nei suoi affari privati, è incline ad accogliere acriticamente le opportunità tecnologiche che la realtà gli propone e si lascia governare dai saperi-poteri dominanti senza opporre resistenza. Questo tipo di soggetto diviene così l’interlocutore privilegiato di governi contemporanei, sempre più condizionati dall’egemonia culturale del neoliberalismo  il quale assume ogni innovazione che si imponga per la sua efficacia e redditività immediata come valida in modo autoevidente /43- Al di là delle specifiche posizioni teoriche sembra opportuno ipotizzare che la VITA riacquisti il suo senso soprattutto se dimentica se stessa e riscopre l’ESISTENZA, vivendo per qualcosa per cui valga la pena di sacrificare eventualmente anche la salute , superando l’ossessione per il benessere e la sopravvivenza. (…) Un’altra possibilità potrebbe essere rappresentata infine dal ritorno a un’etica della CURA DI SE’, in senso esistenziale più che medico-biologico, che implichi un’attenzione costante ai pericoli derivanti dall’esercizio del potere e la coltivazione della libertà dagli abusi del sapere-potere (Foucault).

225– Il postumanesimo succede all’umanesimo quando si elidono le tradizionali distinzioni tra uomo e macchina, organico e inorganico, naturale e artificiale e, per effetto del loro dissolversi, si trasforma la concezione di essere umano che il grandi movimento culturale del XIV-XV sec. aveva posto al proprio centro/ Estensivamente il termine postumano può essere considerato sinonimo di una serie di altri- per esempio CYBORB, POSTORGANICO, SISTEMA BIONICO, VITAL MACHINE- cui una letteratura ogni giorno crescente ricorre per riferirsi alla crescente convergenza , commistione e indistinguibilità tra uomo e macchina/ 226- sistematica erosione dei confini tra uomo e macchina / Chi aspira a diventare postumano è piuttosto un TRANSumano, cioè un umano in transizione. E’ questa la prospettiva degli attivisti del cosiddetto TRANSUMANESIMO, un movimento culturale fondato sul presupposto che la specie umana nella sua forma attuale rappresenti una fase relativamente primitiva, che è possibile oltre che desiderabile, superare mediante un uso creativo di scienza e tecnologia.[227 = filosofie di vita che aspirano alla continuazione e all’accelerazione dell’evoluzione della vita intelligente] /228- A essere letale non è il postumano in quanto tale, ma il suo innestarsi su una concezione umanistica liberale del sé.

21- L’importanza del concetto di ambiente per una seria riflessione sulla biopolitica consiste nel fatto che secondo alcune indicazioni di Focault, esso distingue l’approccio del biopotere allo spazio da quelli della sovranità e del potere disciplinare. Mentre la sovranità si esercita tradizionalmente su un TERRITORIO GEOGRAFICO rigidamente centrato intorno a una città capitale e il potere disciplinare si esplica per lo più in uno SPAZIO ARCHITETTONICO strutturato in modo funzionale alla sorveglianza dei corpi individuali, il biopotere –almeno in alcune delle sue forme storiche si rapporta a un AMBIENTE, ovvero a uno spazio in cui entrano in una complessa relazione dinamica elementi ed eventi naturali e artificiali/ L’ambiente è la spazialità specifica che consente di considerare gli uomini come popolazione, ovvero ‘come un complesso di individui profondamente, essenzialmente , biologicamente legati alla materialità in cui esistono -> [un preciso mutamento epistemologico delle scienze della vita -> la biologia , a partire da Lamarck, matura in gran parte attorno all’analisi del rapporto tra esseri viventi e mondo esterno, trovando infine nella popolazione, con Darwin, ‘la mediazione tra ambiente e organismo’/ Secondo Foucault il concetto di ambiente è già operante dalla fine del XVIII secolo, da quando la SICUREZZA comincia a rappresentare il problema principale del governo degli uomini da governa biopoliticamente .Questo implica che la nascita della governa mentalità liberali sia il contesto storico-politico entro il quale si delinea il significato biopolitico dell’ambiente-> 22- L’attenzione alla sicurezza caratterizza in modo speciale il liberalismo, perché solo esso assume come problema in trascurabile e, nel contempo, mai completamente aggirabile, la rischiosità dell’iniziativa umana come portato necessario della libertà che le deve essere accordata / A essere ripensato in quest’ottica, come ambiente è soprattutto lo spazio urbano dal momento che la crescita e il dinamismo delle città impongono delle precise esigenze di sicurezza: far circolare l’aria, i miasmi, le acque; evitare gli accumuli, le stagnazioni, gli affollamenti; scongiurare le contaminazioni; controllare i traffici delle merci senza ostacolarli; regolare la mobilità e la presenza delle persone. Lo scopo biopolitico principale di questo genere di attenzioni è di garantire la SALUBRITA’ dell’ambiente urbano  e IGIENE PUBBLICA è la definizione tecnica del suo controllo politico-scientifico/ Le politiche di sicurezza vengono sviluppate attraverso il trattamento in termini di PREVIDENZA  e di ASSICURAZIONE delle perdite e dei danni causati agli individui dalle attività in cui sono coinvolti /27-[giochi di verità divergenti, strategie tecnocratiche e pratiche di resistenza]

34- Gli effetti negativi a cui si riferisce il protocollo di Cartagena (2000) sono relativi alle possibilità che il rilascio nell’ambiente di organismi geneticamente modificati possa produrre un’erosione della biodiversità facendo prevalere le specie modificate. Per esempio l’eventualiatà che si trasferiscano geni resistenti agli insetti o agli erbicidi a specie infestanti, potrebbe trasformare queste ultime in ‘superinfestanti’ consentendo la loro crescita invasiva a scapito di altre specie e danneggiando in questo modo l’intero ecosistema/ [Principio di precauzione e questione della ‘proprietà’ della biodiversità /[biopirateria e biodiversità come bene comune /

4. Politiche statali di welfare e forme liberali del biopotere

[WELFARE, SICUREZZA, RISCHIO, MIGRAZIONI, CENTRO DI PERMANENZA TEMPORANEA, GUANTANAMO, BIOMETRIA, TERRORISMO, GUERRA]

330- Il WELFARE STATE, detto anche ‘Stato sociale’ si contraddistingue per una rilevante presenza pubblica in importanti settori quali la previdenza e l’assistenza sociale, l’assistenza sanitaria, l’istruzione e l’edilizia popolare; e tale presenza si accompagna generalmente a un atteggiamento interventistico nella vita economica, sia a livello legislativo , sia attraverso la pianificazione e la programmazione, sia attraverso imprese pubbliche. Il WELFARE STATE ha rappresentato nel secondo dopoguerra con intensità diverse, la modalità di gestione dello Stato contemporaneo nei paesi capitalisti a regime democratico [dal paradigma di produzione del XIX sec. al paradigma di produzione denominato ‘fordismo’]/331- Tra i teorici del welfare State un ruolo di primo piano è occupato dall’economista Keynes (1936), secondo il quale era necessario intervenire nella distribuzione del reddito, regolando il rapporto tra salari e profitti e tra salari e produttività. A tal fine era possibile intervenire in due modi: in modo indiretto, tramite una regolazione del rapporto contrattuale tra le parti sociali grazie al ruolo dello Stato (…); in modo diretto tramite una politica di redistribuzione del reddito e di sostegno alla domanda / Le politiche keynesiane sono state tanto più efficaci quanto più vi è stata coesione nazionale e quanto più lo Stato ha goduto di autonomia politica, economica e militare.(…) Il grado di autonomia era tanto più elevato quanto più lo Stato nazione riusciva a collocarsi ai vertici degli assetti gerarchici mondiali / L’attuale crisi degli Stati nazione, meglio, la loro minor capacità di incidere a livello internazionale, dipende proprio dalla riduzione della loro autonomia in un contesto crescente di integrazione mondiale, con minor crescita economica e maggiore concorrenzialità tra aree sovranazionali. La nascita e lo sviluppo a partire dagli anni ’80 di accordi di libero scambio commerciale [NAFTA, MERCOSUR, ASEAN] o di processi di unificazione monetaria (Europa) non consentono più ai singoli Stati nazionali , ciascuno nel proprio territorio, di definire il  proprio processo di regolazione sociale, redistributiva, di sostegno al compromesso keynesiano-fordista. / CON IL PASSAGGIO DALLE TECNOLOGIE TAYLORISTICHE A QUELLE LINGUISTICO-COMUNICATIVE, VENGONO MENO I CAPISALDI CHE STANNO ALLA BASE DEL WELFARE STATE. Da un lato le nuove tecnologie favoriscono lo sviluppo dei mercati finanziari e dell’internazionalizzazione della produzione che riducono che riducono lo spazio dell’autonomia politica nazionale, dall’altro la rottura della centralità della grande impresa-fabbrica alimenta una diffusione della produzione territoriale di tipo reticolare che favorisce la precarizzazione del lavoro e il venir meno della centralità del lavoratore dipendente a tempo indeterminato, che aveva rappresentato il perno dell’intervento sociale dello Stato.-> Ne consegue che la base fiscale dello Stato, ovvero i contributi sociali versati da imprese e lavoratori caratterizzati da stabilità contrattuale tende a ridursi e, di conseguenza, la crisi fiscale dello Stato favorisce il sorgere di strumenti di assicurazione sociale privata (fondi pensione, assicurazioni di varia natura) all’interno dei mercati finanziari, con un poderoso processo di riconversione del risparmio privato a favore degli stessi mercati finanziari. / 333-Se vogliamo discutere oggi il rilancio del WELFARE STATE è necessario ripartire dai fattori di crisi [che sono due: il venir meno dei confini nazionali e il superamento del compromesso keynesiano tra capitale e lavoro in seguito alla crisi di crescita della produttività/ Laddove il processo produttivo è caratterizzato sempre più da elementi immateriali legati alla capacità cerebrale e cognitiva [CAPITALISMO COGNITIVO] (soprattutto nel terziario per le imprese, nei settori ad alta tecnologia con forti processi di apprendimento, e nel nuovo tipo di economie di scala postfordiste) NON V’E’ ALCUNA DIFFERENZA SOSTANZIALE TRA OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE, ESISTE SOLO IL LAVORO INTERMITTENTE, PIU’ O MENO PRECARIZZATO O SPECIALIZZATO. Si può sostenere provocatoriamente che la disoccupazione è lavoro non remunerato e che il lavoro è, a sua volta, disoccupazione remunerata. (…) L’antica distinzione tra ‘lavoro’ e ‘non lavoro’ si risolve in quella tra ‘vita retribuita’ e ‘vita non retribuita’ / 334- IL DIRITTO ALLA SCELTA DEL LAVORO E’ QUALCOSA DI BEN DIVERSO DEL DIRITTO AL LAVORO/ Il luogo della produzione e dell’attività produttiva non è più circoscrivibile all’interno di uno spazio unico (fabbrica, ufficio, casa) ma è disseminato in un territorio che è allo stesso tempo fisico e virtuale. Attività produttiva e spazio tendono a coincidere e l’attività lavorativa è sempre più attività di relazione e interconnessione comunicativa reticolare, che si sviluppa su basi rizomatiche più o meno nomadi. CiO’ SIGNIFICA CHE L’ATTIVITA’ DI LAVORO COINCIDE CON LA VITA STESSA: oltre alla distinzione tra lavoro e non lavoro sfuma anche la separazione tra produzione e consumo, produzione e riproduzione. L’esistenza degli individui (…) è sussunta nell’attività di lavoro che si svolge in un ambito sempre più cooperativo./ Occorre infine considerare che lo sviluppo del paradigma cognitivo di accumulazione tende sempre più a basarsi sullo SFRUTTAMENTO DEI ‘BENI COMUNI (Illuminati, Hardt-Negri) ovvero quei beni e quelle risorse che sono il frutto dell’agire sociale umano :non si fa riferimento solo ai beni primari della terra , come l’acqua o l’energia, ma soprattutto quei a quei beni quali la conoscenza, le comunicazioni, le informazioni che sono il risultato delle interconnessioni sociali che stanno alla base della cooperazione sociale produttiva e sulla cui espropriazione da parte dei poteri privati dell’economia si basa il principale veicolo di creazione di ricchezza. (…) La dicotomia privato/pubblico appare superata a vantaggio del concetto di PROPRIETA’ COMUNE. La preservazione di tali beni comuni e la distribuzione sociale dei guadagni che il loro sfruttamento comporta sono il nuovo obiettivo di un possibile welfare adeguato all’attuale struttura produttiva.  E poiché questi beni sono inalienabili dalle persone, anzi sono il frutto stesso della loro capacità esistenziale, il nuovo WELFARE non può che porsi sul piano della critica alla biopolitica dell’esistente.

289- Tra la fine del XX sec. e gli albori del nuovo millennio, il termine SICUREZZA è venuto via via caricandosi di significati densi e fortemente simbolici che lo hanno progressivamente disancorato dal tradizionale alveo della protezione sociale (WELFARE = sicurezza) per consegnarlo drasticamente alla dimensione criminologico-privatistica della protezione dei beni e della persona. [terrorismo, migrazioni, complotti, teorie epidemiologiche, ideologia neocon dello ‘scontro di civiltà] /290- Sotto i colpi di una paura crescente della relazione si disfa ogni giorno il tessuto stesso della città. I panici morali e identitari ristrutturano lo spazio secondo nuove cartografie: le agenzie immobiliari promettono –con toni mutuati dalla propaganda di guerra- sicurezza infinita dentro PRIVATOPIAS E GATED COMMUNITIES, che ben poco hanno a che fare con lo ‘spirito pubblico’ delle città / Sicurezza come ‘assenza di pericolo’, ma anche come organizzazione materiale e istituzionale della società volta a creare e a mantenere una tale assenza di pericolo / 292 – Tra Settecento e Ottocento la domanda politica di sicurezza è destinata a un’impennata esponenziale: a mano a mano che l’industrializzazione decolla, il territorio delle città attira folle crescenti di individui in fuga dalle campagne [plebi pericolose] / Ospedali, manicomi, brefotrofi, work houses, carceri ospiteranno così al proprio interno una folla di esperti e un insieme articolato di saperi, tecniche e dispositivi in grado di prendersi carico dei corpi urbanizzati. Tuttavia , se nessun ‘soggetto pericoloso’ deve poter sfuggire allo sguardo di una società che ha ormai elevato la sorveglianza a regime politico , le istituzioni di sequestro non possono certo da sole scongiurare il crimine. [LA SORVEGLIANZA COME REGIME POLITICO – I governi in tutta Europa estenderanno il proprio intervento sociale sui più poveri in una spinta eccentrica rispetto ai principi di non intervento propugnati dai suoi economisti, sulla base delle nozioni di ‘rischio e di ‘pericolo’] /293- La critica delle derive securitarie contemporanee si è spesso appuntata sulla loro inefficacia operativa: la sicurezza –si dice- alimenta nuova insicurezza / Una sapiente fioritura di discorsi sull’insicurezza , alimentata da una stabile élite di ‘esperti’ che proliferano in appositi corsi di formazione e master , convegni pubblici e dibattiti televisivi,s’incarica allora di aggiornare la mappa dei ‘soggetti pericolosi’.

263- La nozione di rischio, sin dalla sua prima apparizione, rivela significativamente i suoi legami con la SOCIETA’ MODERNA, e rimarca significative differenze con il mondo PREMODERNO: il rischio prende il posto del fato o della divinazione per evitare l’ira degli dei / [incertezza rispetto al futuro]/ Al concetto di rischio si affianca la nozione di assicurazione che nasce anch’essa in relazione alle spedizioni marittime : l’assicurazione ‘è la base di sicurezza dalla quale il destino viene spodestato a favore di un impegno attivo verso il futuro’/ 264- ‘Non è un caso che a partire dal XVII secolo le tematiche della sicurezza interagi ano con quelle del rischio’ (Luhmann) / 265- La distinzione tra rischio e pericolo parte dalla premessa dell’incertezza rispetto a danni futuri: il rischio è la conseguenza di una decisione, il pericolo è l’esposizione ai ‘fattori esterni’ (l’ambiente). Il rischio implica una decisione, mentre ai pericoli si è esposti. Questa distinzione è funzionale a quella tra ‘decisori’ e ‘coinvolti’: un decisore corre dei rischi che diventano pericoli per coloro che sono coinvolti nella decisione. (…) ‘Non esiste alcun comportamento esente da rischi’(Luhmann). [Non esiste sicurezza assoluta, se si prendono decisioni non si possono evitare i rischi] /[Accettare la calcolabilità del rischio è possibile fino a quando non viene superata la soglia che distingue il danno dalla catastrofe-> Luhmann sostiene che un’ulteriore distinzione deve essere fissata tra decisori e coinvolti:] questo colloca la soglia di catastrofe in modo piuttosto differente per i due gruppi, rendendo difficile un accordo consensuale sul valore da attribuire al calcolo dei rischi/ 266- L’ossessione contemporanea per il concetto di rischio affonda le sue radici nei mutamenti legati alla trasformazione delle società da premoderne a moderne e poi tardo moderne /267– Il passaggio alla società tardo-moderna è segnato dal passaggio da una società in cui predomina il problema della distribuzione della ricchezza  a una in cui predomina il problema della distribuzione dei rischi . Le cosiddette ‘società della penuria’ sono caratterizzate dal conflitto di classe generato dalla distribuzione della ricchezza , mentre nella società del rischio a questi conflitti si sovrappongono le nuove disuguaglianze generate dalla distribuzione dei rischi. I rischi sono rischi contenuti nel sapere, sono rischi prodotti dalla conoscenza scientifica e tecnica [rischio =percezione del rischio]/ 269- Nel momento in cui la natura viene invasa e, anzi, persino SVUOTATA dalla socializzazione umana e la tradizione viene dissolta, allora si assiste all’emergere di nuove specie di in calcolabilità [per es. difficoltà a calcolare esattamente il rischio del riscaldamento del pianeta].

182- E’ evidente che l’accelerarsi dei processi di spostamento delle popolazioni verso quella che è stata definita la ‘fortezza Europa’ (Saskia Sassen) diventi più visibile –rispetto alle migrazioni degli ultimi secoli- proprio a causa della costruzione di nuovi confini esterni e interni. Lo spostamento delle popolazioni, la loro mobilità, infatti, è sempre stata intrinseca alla vita e alle forme di riproduzione sociale , ha solo cambiato segno in relazione alle fasi storiche e alle forme di governo degli Stati. Il colonialismo, per es., ha senz’altro rappresentato uno degli elementi di maggior forza della tesi secondo cui le migrazioni corrispondono alla strutturazione delle strategie politiche e militari legate alla sovranità degli Stati moderni. / 183- La biopolitica e il biopotere corrispondono infatti a quella forma di ‘governo degli uomini’ che sostituisce al ‘vecchio diritto di FAR MORIRE o di LASCIAR VIVERE’, ‘il POTERE di FAR VIVERE o di RESPINGERE NELLA MORTE’ (Foucault). Si interviene, cioè, attraverso forme di gestione e di regolamentazione dei viventi intesi come popolazione-specie, attraverso dispositivi di sicurezza e tecnologie sociali, piuttosto che attraverso le modalità legate ai sistemi giuridici classici, propri dell’organizzazione di qualsiasi stato sovrano. [Boat people in Vietnam o campi in Libia-> migrazioni = vita = riproduzione] / 184- Parlare di biopoliticizzazione dei confini non significa solo individuare un potere che RESPINGE nella morte. Infatti i confini, attraverso i dispositivi di sicurezza, diventano uno ‘strumento privilegiato nella regolazione sistematica della popolazione nei suoi aspetti nazionale e transnazionali –movimento, salute, sicurezza’/184- I migranti secondo il modello integrazionista vanno plasmati e addomesticati  a partire 185- dalla loro differenza, ma al contempo devono rimanere differenti rispetto all’accesso alla cittadinanza o ad altre forme di tutela che consentirebbero loro un pieno diritto alla soggettività / [Forme di welfare che includono o escludono]/ Negare [ai migranti] la parola e la libertà di scegliere non vuol dire che essi non ne possiedano una e che non possano prendersela comunque in ogni caso.

97- [CPT-Centro di permanenza temporanea = attualizzazione della forma campo] La ‘nuda vita’ delle persone connotate come pericolose [per il solo fatto di essere entrate illegalmente senza aver commesso crimini veri e propri] sia dagli stati coloniali sia dalla Germania nazista è esposta al libero arbitrio del potere sovrano, al punto che la SACERTA’ contenuta nella vita stessa viene negata (Agamben). Ma se il campo è il paradigma biopolitico della modernità, la proclamazione dello stato di eccezione ne è l’origine governamentale (Agamben). I campi sono perciò luoghi d’eccezione entro cui vengono chiuse figure sociali eccezionali o eccedenti, nel quadro di una sospensione del diritto, come accade nella proclamazione dello stato d’eccezione. L’eccezione si manifesta sempre accompagnata dalla legittimazione e cioè dalla ‘necessità’ di mettere ordine nel caos giuridico  e sociale provocato da situazioni di emergenza , le quali per definizione perturbano l’ordine dello stato.[migrante = rifugiato, clandestino, irregolare, richiedente asilo ecc.] /98 – A differenza dei campi, i CPT somigliano a dispositivi di sicurezza instituiti per normalizzare, gestire e regolamentare i ‘flussi migratori’ dei ‘clandestini’, attraverso dispositivi legislativi normali che impediscono de facto l’accesso a un diritto pieno alla soggettività/ 99-Un dato è certo, questo ‘governo dei viventi’ che libera (attraverso i processi di mondializzazione) e al tempo stesso costruisce confini , impedisce l’ACCESSO A UN DIRITTO ALLA SOGGETTIVITA’ della popolazione migrante, sia esso legato alla narrazione del proprio sé, sia esso legato alla costruzione di una soggettività autonoma, desiderante e non assoggettata.

156- [Dalla lettura dei decreti e dei regolamenti emanati dall’amministrazione Bush dal 2001 al 2003]emerge in maniera inequivocabile che la sovranità ormai è definitivamente fuoriuscita dai cardini del sistema costituzione moderno che, per regolamentarne l’esercizio, l’aveva tripartita nella funzione legislativa, esecutiva e giudiziaria /158- Nella misura in cui il nuovo nemico di guerra è il terrorista , ovverosia un ‘nemico speciale’ la cui sola inclinazione è uccidere, il governo, sulla base di questa violenza irrazionale ha avuto buon gioco nel proporre un’analogia tra la persona sospetta di terrorismo e il malato mentale / 159– In fondo non è azzardato affermare che Guantanamo è una sorta di ‘manicomio moderno per terroristi’/ La connotazione psicopatica del terrorista diventa un supporto efficientissimo per delegittimare la vasta gamma di forme di resistenza attuate da soggettività politiche non statuali / [La guerra al terrorismo] è un campanello d’allarme che lascia chiaramente intendere che è lo stato di eccezione –e non lo stato di diritto- la forma giuridica alla quale l’America intende ricorrere per governare una società globalizzata (Agamben) / 161- Nel sistema del biopotere , la messa a morte diretta o indiretta è legittima solo se tende non alla vittoria sull’avversario politico , ma alla eliminazione del pericolo biologico-sociale esterno o interno, in rapporto alla popolazione o per la popolazione. A partire dalla seconda metà del XIX secolo, il razzismo ha effettuato l’installazione della relazione militare in quella di tipo biologico. Con questa dislocazione l’ermeneutica tradizionale della guerra simmetrica fra stati sovrani,l’un per l’altro JUSTUS HOSTIS, cade in frantumi. Con l’emergenza del biopotere, il razzismo viene inscritto nei meccanismi dello Stato , per esplodere nei momenti critici in cui il diritto di far morire è richiesto come una necessità(…): la morte dell’altro, nella misura in cui rappresenta la mia sicurezza personale, è una necessità./162- Nella guerra preventiva tutto avviene come se gli occidentali stessero spargendo insetticida negli angoli delle loro abitazioni (…) passare lo straccio sul pavimento per ripulirlo dalle impurità.

44- Per BIOMETRIA si intende lo stoccaggio e l’uso a fini individuali dei dati identitari estraibili dal corpo umano [≈ PASSWORD-> quando è necessaria una rappresentazione a fini di sorveglianza e di controllo identitario] /I dispositivi biometrici in senso allargato funzionano sia come istanze di identificazione sia come vettori di sorveglianza /46-L’illiberalità del blocco di riconoscimento identitario è dimostrata dalla vanificazione del privilegio della privacy,che dovrebbe in linea di principio non solo tutelare uno spazio di libertà singolare nella sua intangibilità da parte di chiunque, ma anche frenare ogni ingerenza governativa nell’esercizio della propria singolarità /49- La frantumazione della privacy spalanca una trasparenza che è l’anticamera della soggezione totale.

318- Il terrorismo praticato dalla rete Al Qaeda non si può considerare un attacco a uno Stato preciso; ha perso cioè il suo elemento TELLURICO , non fa più differenza tra l’interno e l’esterno di uno Stato, non è nemmeno configurabile come un atto di ostilità, perché è un atto di distruzione pura e semplice/ 319-Il terrorismo globale è una sintesi di fondamentalismo religioso e di etno-nazionalismo che estende la faida locale ad uno ‘scontro di civiltà’ a livello globale/ I kamikaze ceceni, palestinesi, wahabiti di Al Quaeda sanno con certezza che dalle loro azioni atroci non discenderà una vittoria politica.

163-La guerra oggi impone un ritorno sul terreno. Non si tratta tuttavia di un ritorno alle guerre napoleoniche , ma di una guerra in cui gli strumenti militari sono considerati capaci di governare una popolazione presente sul ‘teatro di guerra’ secondo la chirurgia propria di una politica di polizia / 164-La logica della guerra globale corrisponde sempre più a quella della polizia: la polizia infatti non cerca di ‘annientare un nemico’, tende invece a isolare un ‘criminale’; non pretende di creare un ordine dal nulla, gestisce direttamente il disordine in quanto turbamento di un ordine presunto [N.M. La polizia liberale da IUS PROMOVENDI SALUTEM PUBLICAM a CURA ADVERTENDI MALA FUTURA]/ 165- La necessità del controllo della vita delle popolazioni trasforma il dopoguerra in una guerra a bassa intensità in cui si registra la mescolanza di operazioni di INTELLIGENCE, di polizia, e di combattimento classico / Il risultato di queste operazioni è l’identificazione del nemico su base etnico-religiosa /[nelle politiche di contro-insorgenza è sempre più necessario coinvolgere i militari nei compiti civili: peace keeping e politica del NATION AND STATE BUILDING nei falliti stati mediorientali] /167- In questo senso si perdono le differenze tra GUERRA ASSOLUTA, in cui si mira alla distruzione totale dell’avversario, e GUERRA LIMITATA ( definita GUERRA REALE da Aron) che è strumentale al conseguimento di un fine particolare / La guerra globale infatti elimina tutti i parametri tradizionali della diplomazia tra gli Stati a favore di una diplomazia segreta e della guerra di intelligence in cui la trattativa non è l’alternativa all’uso della forza , ma la sua logica applicazione. Il fine della guerra globale è insomma l’annullamento dell’avversario ricorrendo alla sua riduzione da ‘nemico’ a ‘criminale’, al quale non si riconoscono né le garanzie della convenzione di Ginevra , né quelle minime previste dai codici penali, così che la GUERRA PREVENTIVA dissolve uno dei pilastri del moderno JUS IN BELLO: la definizione concordata degli atti di aggressione-> si può dire che le dottrine della guerra preventiva e della guerra al terrorismo costituiscono i primi decisivi passi verso la definizione in un nuovo JUS IN BELLO

5. Biopotere e pratiche di resistenza

[PRATICHE DI RESISTENZA, CONTROLLO SOCIALE, ASSOGGETTAMENTO/SOGGETTIVAZIONE, EMPOWERMENT, CAPITALE UMANO, BODY BUILDING, SESSUALITA’, DIFFERENZE, SINGOLARITA’, SECESSIONE, SOSTENIBILITA’, REALITY SHOW]

238-In generale secondo Foucault esistono tre tipi di lotte: quelle che si oppongono alle forme di dominazione (etnica, sociale e religiosa); quelle che denunciano le forme di sfruttamento che separano gli individui da ciò che producono; quelle che resistono contro il potere di normalizzazione che vincola l’individuo alla sua identità in modo forzato. Ciascuna di queste lotte ha egemonizzato un determinato periodo storico: quella contro la dominazione il medioevo; quella contro lo sfruttamento il XIX secolo,quella contro il potere di normalizzazione il nostro presente / Nei trascorsi anni ‘6’ e ’70 si sono sviluppati dei movimenti di contestazione della norma (medicina, sessualità, delinquenza, funzionamento delle istituzioni, diritto di cittadinanza) per lo più ignorati dalla tradizione marxista e dai partiti comunisti /La nuova acquisizione che i movimenti delle minoranze hanno introdotto rispetto alla teoria del potere di stampo marxista può essere così riassunta: la nostra società non risulta dominata e gerarchizzata solo ed esclusivamente da un determinato ordine economico, quanto piuttosto dall’intreccio di discorsi scientifici e apparati istituzionali che produce specifici ‘regimi di verità’ (la sessualità, la malattia mentale, la delinquenza). Questi regimi il cui obiettivo è l’assoggettamento –cioè fissare l’individuo , tramite un sistema di obbligazioni e divieti, alla sua identità- non sono semplicemente ideologici o sovrastrutturali; al contrario sono una condizione di formazione e sviluppo dell’economia occidentale, tanto nella sua versione capitalista quanto in quella socialista/ Senza pratiche diffuse di resistenza, senza produzione dal basso di forme di soggettività meno assoggettate, non è probabilmente possibile incidere nemmeno sul piano morale , cioè non è strategicamente possibile mettere in modo una trasformazione economica e politica della società e di noi stessi [microfisica del potere] / Queste lotte [delle minoranze] da una parte affermano il diritto a essere diversi; dall’altra attaccano tutto ciò che rinchiude l’individuo in se stesso e lo vincola alla propria identità in modo forzato / 240- Sulla base di questa interiorizzazione fisico-epistemologica, il potere ha operato incessantemente una separazione tra il pazzo e l’uomo normale, il delinquente e il buon cittadino, l’eterosessuale e l’omosessuale / All’inteno di questa relazione gerarchica, l’anormale è stato privato del suo diritto di parola, ridotto al silenzio, relegato allo statuto d’oggetto senza voce del discorso scientifico / Colui che è stato classificato come ‘omosessuale’, ‘criminale’ o ‘pazzo’ , riuscendo a confiscare il potere della parola all’’esperto’ di turno , è riuscito a dimostrare alla società che la sua FORMA DI VITA non è una datità riconducibile al nome di una specie naturale, ma il prodotto di una costruzione discorsiva  che acquista realtà come oggetto solo all’interno del quadro di una epistemologia particolare/ 241- La riduzione a natura di qualunque stile di vita poco incline al conformismo sociale, è un ESCAMOTAGE della razionalità scientifica per difendere i confini normativi definiti dell’organizzazione politico sociale [L’individuo diventa tutto pazzo, tutto delinquente, tutto perverso] / Se la razionalità scientifica costituisce una RISORSA STRATEGICA fondamentale per il mantenimento dell’ordine sociale, ciò è riconducibile al fatto che essa presiede alla produzione del dispositivo più efficace per neutralizzare lo sviluppo della libertà, vale a dire la produzione di ‘soggetti speciali’ pericolosi per natura , che costituiscono le legittime eccezioni allo stato di diritto / Tra de-naturalizzazione e de-politicizzazione dei regimi di verità, per questi movimenti si gioca la possibilità di una resistenza al potere /Per un gay, una lesbica, un delinquente, un malato mentale, la verità è ciò che toglie la possibilità di dire al potere:’d’accordo, vuoi che la mia esperienza sia patologica e pericolosa per la società, discutiamone’. In questo contesto la verità IMMUNIZZA il potere da ogni forma di simmetria, di reciprocità, di negoziabilità/ 242- A parte la tortura, l’esecuzione capitale, il lager che rendono impossibile ogni forma di resistenza (se non il suicidio) qualunque sia il grado di interiorizzazione, squalificazione, patologizzazione  provocato da un dato sistema, ci sono sempre delle possibilità di resistenza, di disobbedienza, e di creazione di gruppi di opposizione / 243- Ciò che va sottolineato con vigore è che le pratiche di resistenza alla norma non sono ‘controcondotte’ reattive e negative, ma positive e creative/ Le pratiche di resistenza conocontrocondotte creatrici di nuovi comportamenti e forme di vita, di nuovi modi di essere e fare / Foucault ha spesso ripetuto che in generale laddove c’è un potere c’è resistenza e che, proprio per questo essa non è mai in posizione d’inferiorità rispetto al potere. Non c’è potere senza rifiuto o rivolta in potenza (Foucault).

85- La questione del controllo sociale (…) fece la sua comparsa all’interno della società nordamericana –e insieme all’interno delle scienze sociali- all’inizio del XX secolo. E’ un’idea strettamente collegata all’emergere di società di tipo ‘democratico’-ove s’intenda con ciò il tipo di società dove l’ordine si basa sulla partecipazione formalizzata di grandi masse, e sulla costruzione di un consenso al loro interno [controllo sociale – ingegneria sociale] / La sostanziale impotenza di un approccio al problema dell’ordine sociale attraverso i tradizionali mezzi della tradizione statalista e giuridicista europea, veniva opposta al simmeliano ‘dar forma’ alla folla attraverso gli strumenti che incidono sulla costituzione di un ‘’opinione pubblica’, soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione di massa /Il controllo sociale come ‘problema centrale della società’ (Park) / G. H. Mead, in modo recisamente polemico con la tradizione del dualismo cartesiano, affermò che la costituzione del ‘sé’ e della ‘società’ fanno parte del medesimo processo di interazione sociale, in quanto lo sviluppo del sé si fonda sulla specifica sulla specifica abilità umana di assumere il ‘punto di vista dell’altro’ che, nella sua forma più sviluppata, è un ‘altro generalizzato’.Tale processo di assunzione del punto di vista dell’altro –processo fondamentale a tutte le forme di socializzazione [socializzazione infantile, destino di una classe, di una nazione o dell’intera umanità, nelle forme più complesse e più universaliste, autori posteriori useranno concetti diversi, da quello di ‘vocabolari’ o ‘grammatica’ ‘dei motivi’ (Mills, Burke) a quello di ‘gruppi di riferimento]. Tuttavia porre alla base della costituzione del sé la questione dell’interazione sociale significa porne alle basi il processo di comunicazione, il quale ‘è più universale della religione universale o dell’universale processo economico, perché è tale da servire a entrambi (Mead). Ciò significa quindi porre al centro dell’attenzione anche la questione dei mezzi di comunicazione di massa. (…)[ Se l’interazione faccia a faccia deve cedere il passo a forme di comunicazione più generali, universalistiche, ma al tempo stesso anche standardizzate, l’ottimismo intorno agli sviluppi della democrazia comincia a cedere il passo a un progressivo disincanto] /87- Ben presto si rivelò la realtà di una situazione in cui la perdita della situazione primaria faccia a faccia, informale del controllo sociale, se da un lato poteva significare l’introduzione dell’individuo in una realtà urbana ‘metropolitana’ in cui si respirava ‘l’aria della libertà’, al tempo stesso significava anche che queste potenzialità venivano recuperate e rinchiuse ancora una volta da élite potenti che erano sempre più in grado di assumere il controllo dei mezzi di comunicazione  di massa [Lippman, Dewey, Il pubblico e i suoi problemi, L’élite del potere di W. Wright Mills] / Nell’esser trasportato dalla sociobiologia e dalla sociologia dei rapporti primari alla sfera della politica, il concetto di controllo sociale andò sempre più a significare il controllo operato dalla regolazione sociale –specie quella pubblica- sui fenomeni dell’economia [anche se gli Usa ripudieranno sempre il concetto europeo di Stato] /88 [Parsons e struttural-funzionalismo vs Scuola di Chicago ->controllo sociale ( = recupero della devianza) vs socializzazione -> il problema di Parsons era quello di Hobbes ,ma con Freud egli risponde attraverso introiezione di norme] /89 Le ‘teorie dell’etichettamento’ [Mead, Wright Mills] concepiscono il controllo sociale come un processo attivo, diretto alla realizzazione di mete e valori -> ciò faceva risaltare il carattere completamente tautologico della definizione di devianza, un processo costituito in gran parte da coloro che hanno il potere sociale di definizione , che Becker chiama ‘imprenditori morali’.

28- Nel dibattito filosofico contemporaneo le nozioni di ASSOGGETTAMENTO e di SOGGETTIVAZIONE ricorrono con sempre maggior frequenza. Da un punto di vista semantico esse rimandano alla doppia etimologia latina della parola soggetto: [1. < neutro SUBJECTUM = GR. HYPOKEIMENON che avrebbe posto capo alla problematica della soggettività; 2. <maschile SUBJECTUS ≈ medievale SUBDITUS da cui sarebbe discesa una tradizione di significati giuridici, politici, teologici che avrebbe condotto alla questione dell’assoggettamento] / Nel corso dei secoli la nozione di SOGGETTO ha assunto un’ampia varietà di accezioni (…) [Possiamo distinguere tre gruppi di significati: 1. SOGGETTIVITA’ < SUBJECTKHEIT (Heidegger); 2. Soggettività vs oggettività; 3. > SOGGEZIONE  che comporta l’idea di dipendenza e dominio] / Le nozioni di ASSOGGETTAMENTO  e di SOGGETTIVAZIONE introducono tuttavia un’inflessione importante in questo panorama interpretativo. Esse impediscono di porre la questione della soggettività in termini di essenza e implicano l’idea di divenire, di processo nel quale si esprime un movimento verso lo STATO di soggezione e di soggettività. La posta in gioco di queste nozioni è politica e fa riferimento ai rapporti di forza / 29- Il soggetto è per Nietzsche il risultato di una rappresentazione e di una semplificazione, per indicare una forza che agisce in maniera molteplice e irriducibile all’unità / La questione che Heidegger pone riguarda la determinazione, attraverso un’inchiesta genealogica sulla metafisica in quanto storia dell’essere, delle condizioni e del momento della conversione ontologica (legata alla mutazione dell’idea di verità) che ha fatto del SUBJECTUM considerato dai latini come la traduzione dell’aristotelico HYPOKEIMENON, il presupposto della potenza di pensare, da cui procedono tutte le rappresentazioni [ermeneutica tedesca del soggetto da Adorno, Horkheimer, Marcuse, Benjamin, Arendt, Habermas] / 30. La via aperta da Nietzsche avrebbe trovato un orientamento diverso in G. Bataille, il quale avrebbe definito il soggetto attraverso la sovranità, vale a dire attraverso il suo NON ASSOGGETTAMENTO  [≈ Althusser vs Lacan- Foucault che sviluppano il processo di assoggettamento più sistematicamente] Per Lacan il soggetto non è mai originario ma sempre dipendente; l’io, che è un epifenomeno del soggetto non è né il fondamento di se stesso né del senso. Il soggetto esiste come effetto di ritorno della parola che lo costituisce in un universo simbolico di discorso e di istituzioni, di cui per definizione non ha il controllo / Foucault dal canto suo rintracci nei metodi della confessione (che vanno dalla religione all’inquisizione, alla psicologia e alla psichiatria) Il modello del rapporto tra soggettività, apparenza e verità; il soggetto , non preesistendo alle pratiche sociali in cui è inserito si costituisce in e attraverso i giochi di verità e le relazioni di potere che attraversano un dato campo sociale [Panopticon come modello di tutte le relazioni di normalizzazione] / 31- [L’interpretazione di Foucault] sfocia in una politica [provare a liberare gli individui da certe discipline e da certi tipi di individualità]e in un’etica (inventare pratiche di libertà, dei nuovi rapporti di potere, dei modi di ascesi, piuttosto che di coscienza di sé) /Derrida in Della grammatologia riconosce alla SCRITTURA una funzione di costituzione dei soggetti. Riferendosi a Levinas, egli afferma inoltre che la subordinazione implica sì soggezione del SUBJECTUM, ma si tratta di un assoggettamento che anziché privare, dà al soggetto la sua nascita e la sua libertà. [32-Hardt e Negri]

132- EMPOWERMENT può essere tradotto in italiano come ‘conferimento di poteri’, ‘mettere in grado di’, ‘rafforzare le possibilità di azione’. Il termine si riferisce a singoli individui in ambito terapeuticoe a a gruppi sociali nel campo dell’aiuto umanitario o della promozione sociale / [Stati delle aree periferiche non più sovrani, ma corpi instabilida riformare nei comportamenti-> la società viene così dissezionata grazie alla privatizzazione della vita naturale messa in atto dai vari soggetti privati [intermediari privati intermediari privati ]del sistema umanitario-> CAPITALE SOCIALE è una delle parole chiave dello sviluppo e della sicurezza , dal momento che la promozione della società civile diventa lo strumento per fare emergere i vari comparti di rischio parcellizzati del corpo sociale: le donne, gli handicappati, gli anziani, gli studenti, i malati di AIDS, i rifugiati, i senza casa, gli alcolizzati ecc./135- L’emergere di tanti comparti e il conferimento ad essi di poteri e strumenti organizzativi ( associazioni, cooperative, gruppi di mutuo aiuto, forum per i diritti umani, gruppi di utenti dei servizi oppure di consumatori ecc.)/ 136- La parola EMPOWERMENT in realtà non significa un rafforzamento dei gruppi sociali oggetto dell’intervento umanitario, bensì un loro declassamento a soggetti deboli da riformare nei costumi e nei sentimenti, ormai privi dei diritti politici di trasformazione della società e dei suoi aspetti politico-economici/ L’intervento del sistema umanitario occidentale si muove sostanzialmente contro l’idea tradizionale della politica così come propugnata dai movimento sociali progressivi.

75. Fra le categorie che la cultura neoliberale ha prodotto nel secondo dopoguerra particolarmente significativa è quella di CAPITALE UMANO, elaborata da alcuni economisti statunitensi a partire dagli anni ’50 del Novecento/76- Secondo Fisher qualunque fonte di reddito può essere definita capitale [fra cui occupa una posizione centrale la capacità di lavoro = mezzo scarso] / Il capitale umano può essere studiato prendendo in esame le ‘abilità acquisite’ cioè le competenze ottenute attraverso l’educazione formale e informale, come pure attraverso l’esperienza e la mobilità sul mercato del lavoro / La teoria in questione, considerando il lavoro non tanto come controparte del capitale, quanto come sua incarnazione immediata, trasforma l’individuo in imprenditore di se stesso  che investe le sue capacità per ottenere guadagni in termini monetari e psichici / 77- E’ utile forse rifletter sul fatto che la teoria del capitale umano individua i fattori fondamentali dello sviluppo di quest’ultimo nei processi di formazione intellettuale. Per quanto banale, questo dato indica forse che i sostenitori della teoria hanno intravisto nell’autovalorizzazione dell’intelligenza individuale e sociale un veicolo decisivo dell’interiorizzazione dell’ETHOS capitalistico da parte dell’uomo contemporaneo. Ciò rende plausibile l’idea che essi abbiano anticipato, in molti sensi, le attuali rivisitazioni del marxiano GENERAL INTELLECT, inteso come fondamentale potenza produttiva della società post-moderna; ciò inoltre a trattare con cautela l’ipotesi che questa potenza apra di per sé la strada all’emancipazione politica dal capitalismo contemporaneo ( Marx, Virno, Gorz)/ I teorici del capitale umano analizzano come risorse di quest’ultimo, oltre all’istruzione e formazione, anche molti altri ambiti di iniziativa privata e pubblica [cure mediche, igiene, emigrazione, acquisizione di informazioni sul mercato del lavoro, figli = 78caratteristiche ereditarie come razza, intelligenza, altezza]

63- [Body-building come metafora generale dei dispositivi, delle politiche e delle pratiche finalizzate a mantenere, addomesticare, modellare, potenziare, trasformare e costruire il corpo/ I pionieri della materia sono autori liminari e privi di scuola (Mauss, Elias, Foucault) e non è un caso che sia stato recentemente il pensiero femminista a ricollegare il corpo al centro del dibattito filosofico-sociologico / Secondo Mauss il disciplinamento del corpo non fa lo specifico della modernità: seppure in assenza d’istituzioni specifiche esso è consustanziale a tutte le forme di vita collettiva [ TECNICHE DEL CORPO] / 64- [L’avvento della cronologia (sec. XVIII) fa del corpo un oggetto di misurazione subordinato al tempo della macchina] Tramite la divisione del lavoro, l’organizzazione produttiva sussume l’oggetto-corpo ridefinito d’ora in poi come pura ‘macchina biologica’ da mantenere come tale,in perfetto stato di funzionamento attraverso stabili regimi alimentari e d’esercizio fisica. Il ROBOT rappresenta in tal senso l’ideale della liberazione funzionale del corpo come forza-lavoro (Baudrillard)/ [promozione di società ginnastiche e regimi autoritari del ‘900] / 64- Le istizioni pan ottiche –la scuola, l’ospedale, la caserma, la prigione, la fabbrica- fanno del corpo una materia DOCILE, sottomessa, normalizzata, trasformata, potenziata, prodotta a beneficio di molteplici destinazioni funzionali, dagli apparati domestici a quelli produttivi (Foucault). Non si tratta di conservare o reprimere, bensì di produrre forze, favorire una crescita tendenzialmente illimitata e al contempo governarle e disciplinarle [DEF. BIOPOTERE?] /65 – Il corpo, iscrivendosi in natura, è l’universale per eccellenza, permane al di qua di ogni fittizia segmentazione politica o socio-simbolica [che si traduce nel generalismo della cultura di massa e dei NON LUOGHI in cui il corpo si plasma (discoteca?)] / 66- comparare l’adeguatezza del proprio corpo ai modelli circolanti intervendovi puntualmente attraverso l’interiorizzazione dei regimi alimentari, ginnici, cosmetici nonché chirurgici /DALL’AVERE UN CORPO CI SI RITROVA A FARE UN CORPO -> [IL CORPO COME SCULTURA VIVENTE] La sensazione di inafferrabilità anomica prodotta dalla spinta globali sta(la sensazione del singolo di non controllare più le fonti di determinazione della realtà) amplifica l’accanimento sul corpo [CORPO INTERNO = AUTO-CONTROLLO PULSIONALE].

284- Il potere diventa effettivo, ossia produce nuovi livelli di realtà, solo se si collega con la razionalità dei discorsi scientifici , con le verità astratte globali, con tutto un regime teorico, speculativo-> Dalla fine del XVI secolo c’è stata intorno e a proposito del sesso una vera ‘esplosione’ discorsiva che smonta l’evidenza storica della sua repressione / [DEF. DISPOSITIVO] La CONFESSIONE, sperimentando metodi di interrogazione e d’inchiesta , è diventata nelle società occidentali una delle tecniche più importanti per produrre la ‘verità sul sesso’. (…) La forza di questa tecnica, teorizzata nel quadro della pastorale cristiana, è consistita nel riuscire a penetrare, in maniera sempre più minuziosa, nei corpi degli individui, per governarne la condotta -> I suoi effetti sono reperibili nella giustizia , nella psichiatria, nella pedagogia, nelle relazioni amorose e nei rapporti familiari. A partire da questo momento [XVII-XIX sec] secondo Focault siamo diventati una società particolarmente ‘confessante’ / 286- Nel momento in cui diventa centrale l’elaborazione del problema popolazione-ricchezza per l’accrescimento della potenza dello Stato e la spesa per una politica della salute diventa un capitolo consistente del bilancio pubblico, si apre l’era del biopotere –> la sessualità collocandosi proprio nel punto in cui si intersecano il corpo e la  popolazione, ha consentito al potere, attraverso l’affinamento delle tecnologie delle discipline e delle tecnologie di regolazione di prendere possesso della vita, controllando tutta la superficie che si estende dall’organico al biologico (Foucault) [paradigma orgaico-biologico della ‘perversione, ereditarietà, degenerazione’] / 287- Sulla base della norma intesa come regola naturale di comportamento e principio di conformità, si classificano, si fissano e si dividono le identità sessuali [l’omosessuale e la lesbica diventano persone disadattate, che infrangono le leggi della natura e della morale].

112- [La controversa questione delle differenze nelle sue declinazioni più esplicite: quella sessuale e quella culturale]/ [Derrida: La scrittura e la la differenza, Margini; Deleuze, Differenza e ripetizione]/ Derrida in questa fase almeno della sua produzione rientra tra gli interpreti del pensiero di Heidegger in Europa, della psicoanalisi freudiana , ma anche della tradizione fenomenologica, fino a tradurre questa tradizione di studi in una nuova corrente epistemologica da tutti conosciuta come ‘decostruzionismo’. (…) Il decostruzionismo da un certo momento in poi diventerà un’etica oltre che una filosofia del linguaggio tesa a indagare gli interstizi teorici e sociali dell’era post-comunista e post-moderna./113- Deleuze, a differenza di Derrida, non uscirà mai dalla politica,non tradurrà la fine delle ideologie universaliste in un’etica del frammento /114- La differenza è immanenza, essa è un oggetto =x, un significante fluttuante ed eccedente, un segno evento che dispiegandosi oltrepassa qualsiasi forma oppositiva, binaria e dialettica sino a divenire singolarità/ “Nel pensiero di Nietzsche emerge chiaramente il carattere selettivo dell’eterno ritorno: ciò che ritorna non è il Tutto, lo stesso o l’identità presupposta generale. Non è neppure il piccolo o il grande come parti del tutto (…) Ritorna solo ciò che è estremo, eccessivo’ [Deleuze?]/ Subito dopo la pubblicazione di questi testi la differenza si è tradotta e si è declinata in pratiche di contestazione e di resistenza nei confronti dell’ordine capitalistico e patriarcale(Negri), in etiche, in forme di vita (nel senso del BIOS) andando anche a contaminare la politica e lo statuto epistemologico di quasi tutte le scienze umane e sociali /115- Il salto paradigmatico compiuto dalla Irigaray oltrepassa gli steccati dell’emancipazionismo teorizzato e praticato da Simone De Beauvoir e diventa appunto ETICA DELLA DIFFERENZA SESSUALE, ovverosia assunzione di un nuovo orizzonte valoriale in grado di rivoluzionare il pensiero e le pratiche poltiche. -> [Per la Irigaray] Socrate non deve più dare la parola a Diotima, è Diotima che deve prendersela. Il corpo così, la nuda vita (Zoé) diventa anche una forma di vita (Biòs) / 116 Il corpo portatore di vita non è un corpo etico o morale. Esso assomiglia più a un corpo mostruoso che eccede IN SE’ con la sua potenza immanente, gioiosa e desiderante, qualsiasi ordine dato; un corpo ABNORME che, in quanto tale, viola le regole del dominio prendendo esodo da esso-> La differenza culturale come ‘particolarismo’ che resiste ai valori universalistici dell’Occidente ,rivendicando forme specifiche di riconoscimento identitario , non è tuttavia esente da critiche /[Il concetto di identità culturale come ‘essenzialismo’ vs multiculturalismo ( dal modello radicale e differenzialista al modello comunitari -> forme di auto-ghettizzazione o forme di razzismo differenzialista-> cfr Spivak Critica della ragione coloniale]

295- Il termine SINGOLARITA’ può rimandare sia a un qualcosa di unico e isolato (SINGULUS), sia a qualcosa che si distingue per differenza in sé da qualcos’altro (SINGULARE) / Solo a partire dal 1958 e dalla pubblicazione di The human condition di H. Arendt il concetto di singolarità subisce una prima forma di sdoganamento, sia nelle teorie dell’individualismo liberalem sia nelle teorie stirneriane dell’unico e della sua proprietà, sia dalle teorie dell’individuo-specie inteso come naturalmente o biologicamente differente / 296- La singolarità per Deleuze è individuante ma non individuale, è una variazione, un movimento che si produce come differenza eccedente. Non è attribuibile né ad una identità storicamente e biograficamente definita,né tantomeno a un soggetto /297. La singolarità per Deleuze è data dal confluire delle differenze nel movimento, che così diventa un grande ‘corpo senz’organi’, ovvero un grande corpo costituente che sfugge al costituito dei partiti, dei sindacati e di tutte le corporazioni che ne mortificano il potenziale energetico e rivoluzionario/ 299- [Virno e Hardt- Negri] utilizzano direttamente il concetto di ‘forma di vita’, nel senso di biòs o di vita qualificata, per leggere le nuove forme del lavoro immateriale e utilizzano il concetto di singolarità solo per indicare ciò che sta al di là di qualsiasi dinamica duale( si pensi alla famosa coppia identità/alterità). La singolarità in questo caso, se messa in comune può mettere in moto una macchina biopolitica moltitudinaria e affermativa in grado di resistere ai biopoteri o di rovesciare lo stato di cose presente. Il suo non è solo un potenziale energetico bensì una potenza sempre costituente. La singolarità in questo caso si incarna nella figura del lavoratore precario prodotto dal postfordismo  [forme di apertura e vitalità se non si traduce in monadismo]

279- [Secessione = crisi dei dispositivi universali di unificazione politica-> riemerge prepotente di soggettività pre-sociali, ma irrappresentabili per il venir meno di un’arena politica universalista in cui mettere in scena il confronto-conflitto] / 280-[Disneyland, il villaggio turistico in cui viene azzerata la minaccia dell’alterità]/ 281- [CID = COMMON INTEREST DEVELOPMENT = si tratta di comunità residenziali cintante di ampia taglia condotte da governi privati la cui sovranità confligge spesso con l’ordinamento pubblico. Gli ospiti non acquistano soltanto un’unità abitativa ma una forma di vita , garantita dalla selezione dei condomini per censo , collocazione sociale, età, interessi ecc.]

307- Lo sviluppo sostenibile comporta il rischio che si crei un biopotere ecologista ed efficientista capace di difendere con tecnologie eco-efficienti solo alcune società [i promotori della sostenibilità tendono a ‘resistere allo sviluppo’ e ad ‘autolimitarsi’ per garantire un accesso più equo ed esteso ai beni necessari alla sopravvivenza e maggiori spazi di autonomia sociale] / Secondo questa ulteriore elaborazione del concetto di sostenibilità, questa coinciderebbe con uno ‘stato stazionario’ che sostituisce la ‘crescita senza sviluppo’, ovvero la crescita demografica, economica, tecnologica, finanziaria –quantitativa e illimitata , propria della riproduzione economicista della società, con uno ‘sviluppo senza crescita’ cioè uno sviluppo-umano, morale, tecnico-ecologico- qualitativo / [un’economia eco-coerente, frugale e solidale]

257-[Un reality show è un genere televisivo che si basa sulla rappresentazione della realtà, mostrando situazioni di vita quotidiana vissute da persone comuni o celebrità A differenza dei documentari, il reality show è pensato per l’intrattenimento e spesso include elementi come confessionali, eliminazioni progressive, televoto e giudici  Esempi di reality show: Grande Fratello – Un gruppo di persone vive in una casa sotto l’occhio costante delle telecamere, con il pubblico che vota per le eliminazioni; L’Isola dei Famosi – Celebrità devono sopravvivere su un’isola deserta con risorse limitate; Candid Camera – Un format basato su scherzi filmati con telecamere nascoste] /257- Il successo di questo fenomeno di massa si spiega con il fatto che esso segna una rottura con i meccanismi classici dello spettacolo. La vita di individui anonimi, messa in scena, è tanto più spettacolare quanto più appare reale. Tuttavia quella di mettere in scena la realtà non è affatto un’idea recente. Si tratta infatti di una pratica che si è sviluppata nell’ambito di almeno tre dispositivi caratteristici del XIX secolo: il circo, la fiera dei mostri, il giardino zoologico /258[feste coloniali legate alla politica coloniale dei grandi stati europei in cui si portavano nelle città villaggi interi popolati dai loro abitanti e li si esponeva] Lo zoo è una forma di spettacolo del tutto speciale (..) Diversamente dal teatro nel quale ‘si segue quello che appare sulla scena come se ci si trovasse al di là di un sipario, di una quarta parete che permette di vedere senza essere visti storie intime e private’, nello zoo l’esemplare esposto e lo spettatore si trovano sullo stesso piano di realtà, sono immersi nella stessa luce / 259- L’imitazione suscitata da uno spettacolo zoologico è tanto immediata e corporea quanto è mediata e psicologica quella convogliata dal teatro / 259-‘La televisione specchio appartiene al passato’ Oggi non si tratta più di comprendere e analizzare i comportamenti ma di modificarli /260- Umano o no lo zoo è un dispositivo biopolitica, come il circo o il FREAK SHOW / Secondo Foucault la biopolitica è una modalità del potere che si sviluppa in maniera inedita alla fine del XVIII secolo. Essa consiste nel fare della vita, intesa come insieme di fenomeni biologici, il centro dell’azione politica del governo [: se il potere sovrano consiste nel ‘far morire e lasciar vivere’ il moderno potere sulla vita consiste nel ‘far vivere e lasciar morire’] / Nel momento in cui lo Stato funziona secondo la modalità del biopotere la sua funzione omicida non può che essere assicurata dal razzismo (Foucault). Nella misura in cui la funzione dello Stato è quella di proteggere la popolazione che lo compone, gli individui da eliminare devono essere esclusi da questa ‘comunità biologica’/ La prima fonte di violenza sembra abbastanza evidente, perché caratterizza la maggior parte di queste trasmissioni: bisogna sempre eliminarsi a vicenda. Si chiede agli spettatori di scegliere l’esemplare difettoso  tra le specie rappresentate . Difettoso perché annoiante, irritante, urtante,incompatibile, minoritario/262- Lo spettacolo della realtà scorre attingendo a una realtà

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