La fine della sincerità

9788871867137

71-Gli storici della cultura europea sono sostanzialmente concordi nell’affermare che tra la fine del XVI sec. e l’inizio del XVII ha avuto luogo qualcosa di simile a una mutazione della natura umana. Tali cambiamenti furono drammaticamente più pronunciati in Inghilterra. (…)Nel suo studio sull’improvvisa fioritura in quel periodo dell’autobiografia Paul Delany rileva che “un qualche cambiamento profondo nelle abitudini mentali britanniche” deve stare alla radice dello sviluppo del nuovo genere [76- nasce l’individuo come consapevolezza di uno spazio interiore]. Gli eventi pubblici a cui questi cambiamenti psicologici sono connessi –allo stesso modo, possiamo dire, come causa e come effetto- sono la dissoluzione dell’ordine feudale e la diminuita autorità della Chiesa. Un modo per fornire una sintesi di questo intero, complesso avvenimento psico-storico è affermare che la società, così come la concepiamo oggi era venuta in essere. Il declino del feudalesimo determinò la mobilità sociale senza precedenti che ho menzionato sopra, prevedibilmente accompagnata da una sempre più rapida urbanizzazione della popolazione.

241 – La modernità per Trilling è il tempo in cui la morale viene concepita come riflessione sul sé. Il sé moderno –l’individuo- è costantemente in crisi: la vita è una lotta per l’essere , non per vivere ma per essere. 61- L’esibizione non mediata del sé, perseguita con l’intenzione di esservi fedeli, esibizione che Davie descrive come una caratteristica di molti poeti contemporanei [60- negando un precetto tipico della critica modernista, per il poeta deve essere maschera e non persona, dato che la critica letteraria non è pettegolezzo], non deve essere [però] in definitiva chiamata uno sforzo di sincerità, nella misura in cui non implica il motivo per cui Polonio [nell’Amleto]esortava a essere fedeli a se stessi: che se si è fedeli a se stessi non si potrà mai essere falsi con nessuno. Questo scopo non conserva più la sua antica urgenza. Ciò non significa che il temperamento morale del nostro tempo non dia più importanza al ripudio della falsità nei confronti del prossimo; significa semplicemente che esso non figura come lo scopo precipuo dell’essere fedeli a se stessi. Se la sincerità ha perso il suo precedente status, se la parola stessa ha per noi un suono vuoto e sembra quasi negare il suo significato, ciò avviene perché essa non esorta a essere fedeli a se stessi come fine ma solo come mezzo. Se si è fedeli a se stessi solo con lo scopo di evitare di essere falsi con il prossimo , si è davvero fedeli a se stessi? Questa finalità morale implica una finalità pubblica, con tutto ciò che questo suggerisce circa la stima e la fama che consegue al corretto adempimento di un ruolo pubblico.

95- [Shakespeare] concepisce il sé nei termini di stati e attività che implicano conquiste e ricompense, stati come l’innocenza, attività come il pentimento e l’espiazione, conquiste e ricompense come il riscatto, dai quali segue una “vita onesta” e addirittura – quale stupore!- la felicità. E’ questa immagine della vita che Hegel intende screditare quando parla con sussiego e addirittura con disprezzo del Diderot- Moi [ne Il nipote di Rameau]. L’anima onesta viene rifiutata da Hegel perché è definita e limitata dal suo rapporto “nobile” col potere esterno della società, ovvero dall’ethos che questo potere implica. La nobiltà si è imborghesita nel Diderot-Moi ma non si è trasformata nell’essenza. E noi uomini del presente siamo, direi, quantomeno come lettori essenzialmente d’accordo col giudizio di Hegel. Rifiutiamo quest’arcaica visione nobile della vita perché desideriamo fuggire le condizioni limitative che essa impone. Il nostro slancio è verso quella libertà che può essere trovata nella pressante impresa spirituale che, nella traduzione inglese della fenomenologia, va sotto il nome di “cultura”. “Cultura”è la parola scelta per rendere l’hegeliano “Bildung”.(…) Matthew Arnold aveva avuto chiaramente in mente uno dei significati comuni della parola Bildung quando articolò la sua concezione della cultura come perfezionamento del sé attraverso un attivo fare esperienza del “meglio che viene pensato e detto nel mondo”: questo senso non può sembrare oggi che datato e bigotto, ma ciò gioca in realtà in suo favore, dal momento che l’intenzione di Hegel era esattamente di prendere i suoi elettori alla sprovvista, usando una parola santa per designare atti d’empietà. La cultura, per come Hegel la definisce idiosincraticamente, è il campo caratteristico del sé vile; suggerisce quell’attività attraverso cui la coscienza disgregata, alienata e inquieta esprime la sua relazione negativa con il potere potere esterno della società e diviene perciò “Spirito veramente oggettivo”, vale a dire capace di autodeterminarsi. L’esistere del sé vile nell’orizzonte della cultura consiste, per usare le parole di Hegel, “in un parlare universale e in un giudizio di disapprovazione che strappa e lacere ogni cosa”. (…) Il giudizio sprezzante e la malizia di questo parlare universale sono , secondo Hegel, “ciò che, soltanto, in questo mondo reale ha davvero importanza”.

100- Agli inizi della nostra ricerca sulla sincerità incontriamo un intelletto di grande autorità [Hegel nella Fenomenologia dello Spirito] che ci propone lo sconcertante pensiero che la sincerità non meriti il nostro rispetto. Ho già osservato l’ovvia connessione tra la sincerità e l’intensificato senso dell’identità personale che si sviluppò insieme alla crescita dell’idea di società. La sincerità era considerata un elemento dell’autonomia personale; in quanto tale era percepita come virtù progressiva. Considerata [invece] alla luce dell’antropologia storica di Hegel essa deve essere considerata in modo opposto, come regressiva e rivolta al passato, come nostalgia della soggettività  di un tempo che non c’è più –ostacolo tra il sé e la disgregazione che è essenziale per lo sviluppo della sua vera, completa libertà. 90 – Il sé vile, proprio a causa del suo essersi sottratto all’ethos nobile, ha guadagnato almeno una certa dose di autonomia e ha, con ciò, dato espressione alla natura dello Spirito. Nel rifiutarsi di prestare obbediente servizio al potere statuale e alla ricchezza ha perso la sua integrità; la sua soggettività [selfhood] è disgregata; il sé si è “alienato” da sé. Eppure dal momento che si è distaccato da condizioni che gli erano imposte , il sé ha così, secondo Hegel, mosso un passo avanti. Hegel afferma che “l’essere-per-sé costituisce piuttosto la Perdita di se stesso”. L’affermazione può essere formulata anche nell’altro verso: “L’estraniazione di sé costituisce piuttosto l’autoconservazione”. 101 La dottrina [esoterica] della coscienza disgregata, alienata e inquieta era tutt’altro che ignota al lettore contemporaneo: [I dolori del giovane Werther (1774), Il nipote di Rameau : entrambi significativi per la storia della sincerità].

102– [due modi storici del sé: l’anima onesta e la coscienza disgregata.]

107- [anima onesta: coscienza disgregata = apollineo: dionisiaco]

108 – Quando proviamo a tracciare una storia del sé (…) non possiamo ignorare del tutto i segnali che la concezione del sé sta attraversando [oggi]una drastica revisione, un notevole elemento della quale è la diminuzione del valore assegnato in precedenza all’individuazione [cfr. la prima lettura della dottrina di Freud come dominio dell’impulso contro il sé socializzato // oggi troppa psicologia ci infastidisce]

111- [Per alcuni la sincerità deve essere pensata come un concetto tipicamente francesce] Nella letteratura francese la sincerità consiste nel dire la verità su di sé a se stessi e agli altri; con verità si intende la consapevolezza di quelli tra i propri tratti e le proprie azioni che sono moralmente e socialmente disdicevoli, nonché abitualmente nascosti. La sincerità inglese non richiede un simile confronto con quanto è vile o vergognoso dentro di noi. Nella cultura inglese all’uomo sincero si richiede di comunicare senza ingannare o sviare. Al di fuori di ciò viene richiesta unicamente una decisa dedizione a qualsiasi dovere egli possa avere dinanzi a sé. Non il conoscere se stesso al modo dei francesi  e rendere pubblico ciò che si conosce, ma essere se stesso in azioni e opere. (…)

112- Uno degli eventi decisivi dell’epoca moderna è la fusione di queste due sincerità nazionali, quella francese e quella inglese, nel temperamento di uno svizzero: Rousseau è inflessibile sulla superiorità della propria sincerità [vs Montaigne per esempio] [contro la quale gioca la civiltà e in particolare le arti]

114- [Nel primo Discorso sulle scienze e sulle arti la convinzione di Rousseau è che]tra i vari aspetti della civiltà , la pratica delle scienze e delle arti abbia una capacità di corruzione particolare. La sua enfasi è sulle arti, alludendo alle quali intende in particolar modo la letteratura. E’ la letteratura ad essere l’agente privilegiato della corruzione dell’uomo, l’essenza o il paradigma dell’intrinseca falsità della società civilizzata. La letteratura incarna il vero e proprio principio della società, ovvero la rinuncia dell’individuo alla sua autonomia personale per ottenere la tolleranza e la stima degli altri. [nella Lettera a D’Alembert sugli spettacoli Rousseau ripete gli stessi argomenti e in particolare si schiera contro l’introduzione del teatro nella natia Ginevra, che diversamente da Parigi, per lui, nonostante la prosperità raggiunta mostra uno stile di vita con quelle qualità che vengono di solito ammirate in comunità più semplici] 117 Per Rousseau il teatro adultera la semplicità e sostituisce la rettitudine morale con un’illusoria sensibilità morale. [120-121- Noi siamo affezionati all’idea] radicata nel cuore del nostro sistema di educazione avanzata che l’autonomia personale sia favorita dall’arte. Rousseau sostiene esattamente il contrario. [e visti i presenti sviluppi nell’ecologia dell’arte- mescolanze tra arte popolare e alta per es.- possiamo dire che queste circostanze non favoriscono l’autonomia personale]. Diciamo pure, se vogliamo, che l’arte trasmette all’individuo alcune delle più raffinate energie culturali, offrendogli quel tipo di conferma del senso della sua individualità che può essere trovato in enclave sociali che si organizzano intorno alle preferenze estetiche. Ma questa non è autonomia: la regola, la legge, deriva dagli altri. Rousseau , che viveva in un’epoca in cui si cominciava a intravedere il nascente potere dell’arte di plasmare le opinioni, non afferma né più né meno di questo.

[234-Raffaele Ariano su Trilling- Privata di Dio e delle classi angeliche, l’umanità inizia a credere alla ragione e alle idee. Con  tutti i paradossi e le ironie del caso, la borghesia si decide a regolare la propria vita quotidiana in base alle idee che trova sui libri e sui giornali, così come si dice che un tempo, un’altra umanità avesse regolato la propria in base ai precetti della pastorale cristiana]

168 – [Perdita della fede = autentica catastrofe psichica (Cfr. Freud) -> nichilismo]

120 [ anche il sociologo Riesman in La folla solitaria tre tipi storici di caratteri (il tipo diretto dalla tradizione, l’auto e l’eterodiretto) e di tre tipi universali(l’adattato, l’anomico e l’autonomo). Riesman non chiarisce mai appieno la differenza tra autonomia e autodirezione]

121-122 Pur nella sua generalizzata condanna della letteratura, ci sono due generi a cui Rousseau non rivolge il suo biasimo, nella convinzione che esse non adulterino l’integrità dell’anima onesta e tantomeno ne diminuiscano la sincerità. Uno di questi è l’oratoria e l’altro è il romanzo. La prima eccezione non è certo sorprendente. Una repubblica può difficilmente fare a meno dell’arte oratoria. (…) Più sorprendente risulterà invece la convinzione di Rousseau che il romanzo si attagli al carattere repubblicano e che diversamente dal teatro non minacci la semplicità e l’integrità del sé. Il fantasma sconsolato della povera Emma Bovary protesta che è vero il contrario , che il romanzo, ancora più del teatro, è capace di sedurre il sé all’interpretazione di ruoli, alla fantasia e all’attività mimetica.  (…) L’arte mimetica e il romanzo, vale a dire Robespierre e Jane Austen. 126- In Rousseau e in J. Austen c’è un comune interesse per la difesa dell’”anima onesta”e delle sue essenziali qualità di determinazione e sincerità. 127- Il sentimento dell’essere è il criterio con cui Jane Austen giudica la qualità dei sé a cui dedica la sua attenzione. Tutti coloro che nei suoi romanzo si domandano la sua attenzione possiedono in alto grado il sentimento dell’essere , con tutto ciò che esso implica in quanto ad autosufficienza, capacità di autodefinirsi e sincerità. [126 sentimento dell’essere = senso del sé = significato della vita = ragione dell’esistenza].

128 [Però Emerson vs sterilità e volgarità di Jane Austen] vs 134 [un tratto apprezzabile di Jane Austen è il suo tener fermo l’ideale dell’”amore intelligente”, secondo cui la più profonda e vera relazione che possa esistere tra esseri umani è quella pedagogica. Questa relazione consiste in un dare e ricevere conoscenza riguardo alla giusta condotta, nella formazione del carattere di una persona da parte di un’altra , nell’accettare la guida di un altro per la propria crescita. L’idea di un amore basato sulla pedagogia potrà sembrare bizzarra ad alcuni lettori moderni e repellente ad altri, ma gioca indubbiamente un ruolo decisivo nella forza e nel fascino dell’arte di Jane Austen. La vita come un percorso di apprendimento non è certo una concezione nuova per la letteratura. In una misura o nell’altra essa ha sempre reclamato per sé una legittimazione pedagogica. Questo tratto però è saliente nella tradizione cristiana e si afferma con nuova energia quando l’accelerazione della mobilità sociale rende difficile capire in cosa consista una giusta condotta. 135- Ad ogni modo, nonostante l’ascendente esercitato da questa modalità pedagogica nel XIX secolo essa non mancava anche a quel tempo di comunicare un certo disagio al lettore educato. (…) Per sua natura la pedagogia è in disaccordo col genere eroico della tragedia, al quale imputa tacitamente una perversa indulgenza verso se stesso, un disdegno arrogante della ragione, della prudenza e della morale. (…) 137 – Walter Benjamin parla della tendenza a impartire insegnamenti come della caratteristica fondamentale della narrazione di storie e come condizione della sua vitalità. La narrazione di storie, sostiene Benjamin, è orientata a “interessi pratici”, cerca di “essere utile”, ha “consigli da dare”, il fine che si prefigge è la “saggezza”. Nella misura in cui tutto questo è vero il romanzo, che almeno ai suoi albori era dedito alla narrazione di storie, è per sua natura opposto all’eroico. [138- registro pedagogico vs registro eroico, cultura stoica (imperniata sul concetto di rappresentazione) vs cultura rabbinica:] non tutte le culture sviluppano l’idea di eroismo: l’eroe come attore e quindi non meritevole di attenzione da parte di uomini seri. [141 -eroe vs gestione pratica dell’esistenza (che non esclude le epifanie di Bloom o di Wordsworth)]. [201- pratico= controllato dalla ragione/ coscienza = intenzioni sociali pratiche]

145- Ovviamente l’idea di sincerità non potrà mai essere lontana dai nostri pensieri quando parliamo di Rousseau o di Wordsworth. Nondimeno essa non si avvicina al nucleo della loro preoccupazione ontologica, al loro interesse per il sentimento dell’essere. [151- sentimento dell’essere = forza (Schiller)= stato di selvatichezza: bello vs sublime≈ autentico]. Siamo, così, spinti a usare una parole che denoti la natura del suo essere e renda conto dell’alto valore che le attribuiamo. La parola che impieghiamo a questo scopo è “autenticità”. [173  sentimento dell’essere= il sé come entità]

151- NEL CORSO DEL XIX SECOLO UNA DELLE PRINCIPALI INTENZIONI DELL’ARTE E’ STATA DI INDURRE NEL PUBBLICO IL SENTIMENTO DELL’ESSERE, DI CHIAMARE A RACCOLTA LE FORZE PRIMITIVE CHE UNA CULTURA ALTAMENTE SVILUPPATA AVEVA FATTO AFFIEVOLIRE. A QUESTO SCOPO PROPONE UNA VARIETA’ DI ESERCIZI SPIRITUALI, TRA I QUALI SI ANNOVERANO LA SOFFERENZA, LA DISPERAZIONE E UNO SPREZZO COSMICO; L’EMPATIA CONSAPEVOLE CON L’ESSERE DEGLI ALTRI; LA COMPRENSIONE DEI PROCESSI DELLA SOCIETA’, L’ALIENAZIONE SOCIALE. CON L’AVANZARE DEL SECOLO, IL SENTIMENTO DELL’ESSERE, QUESTO SENTIMENTO DELLA PROPRIA FORZA, E’ SEMPRE Più SUSSUNTO ALL’INTERNO DELL’IDEA DI AUTENTICITà PERSONALE.

[152 vs l’inautenticità di Madame Bovary] 167- [meno sincerità = snobismo e volgarità]

154 – “L’inferno sono gli altri” (Sartre-Rousseau]

155 – Luogo comune come copertura dell’inautenticità vs “Luoghi di unicità e di schiettezza” (Wordsworth) [singolarità vs. “filisteo della cultura” (Nietzsche)]

162 [Inghilterra: sincerità e lavoro nel XIX sec. vs Usa: sincerità e innocenza-> sincerità e democrazia (usa vs gb)]

166- Ciò che definisce la coscienza “disgregata” o “alienata” di Hegel è il suo antagonismo nei confronti del “potere esterno della società” –il desiderio di liberarsi dalle circostanze sociali che le sono imposte. [La nazione inglese]apparteneva a un precedente momento dello sviluppo storico, in cui lo Spirito si manifesta come quell’“anima onesta” il cui rapporto con la società è di “servizio ubbidiente” e “intimo rispetto”. La rappresentazione hegeliana della “coscienza disgregata”la pone al di là di qualsiasi considerazione inerente alla sincerità. Al contrario la sincerità è il nucleo essenziale dell’”anima onesta”. Se poi tentiamo di spiegare in termini hegeliani quel tratto inglese a cui Emerson rispose con così grande calore, dobbiamo ascriverlo all’arcaica ruvidezza dell’organizzazione sociale inglese: la sincerità inglese dipende dalla struttura di classe inglese.

170- Il primo dovere è di essere il più artificiali possibile (O. Wilde) 171- La figura di Wilde diviene più grande e più limpida ogni anno che passa.(…) Wilde ovviamente deride l’idea di sincerità come uno degli attributi cari alla mentalità filistea. E’ però chiaro che Wilde stia ingaggiando qualcosa di più di una polemica sociale quando afferma, per esempio,  che “tutta la cattiva poesia nasce da genuini sentimenti”. Non intende semplicemente che i sentimenti più genuini sono più tediosi, né che i sentimenti genuini hanno bisogno della mediazione dell’artificio per essere tradotti in buona poesia. Intende che il confronto diretto e consapevole con l’esperienza e la sua diretta espressione pubblica non necessariamente consegnano la verità e finiscono spesso in realtà per corromperla. [Wilde, Emerson e Nietzsche sul bisogno della maschera]

172 Libertà come distacco (Hegel)-> sull’ironia.[Cfr. dal greco: eironèia finzione, dissimulazione, e anche il dire il contrario di ciò che si pensa. L’ironia è il sistema immunitario della mente. Parlare di qualsiasi argomento in maniera non piana e lineare, ma dissimulata, ridente, con ricchi sottesi e sottintesi genera un automatico sviluppo del pensiero: il comico che sfrutti l’ironia, piuttosto che di-vertire distraendo dal quotidiano, sov-verte e ri-verte, facendo partecipare lo spettatore di una visione altra della realtà, spendibile poi utilmente nella costruzione del proprio punto di vista.]

173 – Wilde/Schiller/Nietzsche contro il nichilismo.

174 [Per il giovane Marx ]è l’accumulazione a derubarti l’essere. 174 -L’alienazione per Marx non ha lo stesso significato che per Hegel. Non si tratta dell’estraniazione del sé da se stesso , che Hegel vede come un doloroso ma necessario passo nel suo sviluppo. Piuttosto si tratta della trasformazione del sé in ciò che non è umano. Nei Manoscritti, come più tardi nel Capitale Marx parla del denaro come se fosse permeato di una vita propria, di una diabolica energia autonoma. Per Marx il denaro sovverte valori morali e percezioni.

176 “Assumiamo che l’uomo sia uomo e il suo rapporto col mondo un rapporto umano”  (Marx). E’ un’affermazione sorprendente: in nessun’altra epoca del mondo si è sentita la necessità di rendere un simile assunto così esplicito.(…) INOLTRE LA DEDIZIONE ALL’AVERE NON Può ESSERE CONSIDERATA L’UNICA CAUSA DELL’AFFIEVOLIMENTO DEL SENTIMENTO DELL’ESSERE DI CUI IL XIX SECOLO FOSSE CONSAPEVOLE: LA PAROLA “CULTURA “ NEL SUO SIGNIFICATO ATTUALE STAVA RAPIDAMENTE RENDENDOSI DISPONIBILE: L’IDEA VALE A DIRE DI UN COMPLESSO UNITARIO E INTERCONNESSO DI ASSUNTI , MODI DI PENSARE,ABITUDINI E STILI CHE SONO CONNESSI IN MODALITà TANTO SEGRETE QUANTO MANIFESTE CON L’ORGANIZZAZIONE PRATICA DI UNA SOCIETà E CHE, DAL MOMENTO CHE NON SONO PORTATI A CONSAPEVOLEZZA, ESERCITANO SULLE MENTI DEGLI UOMINI UN’INFLUENZA SENZA FRENI.

178- [uomo ≠macchina] IL PRINCIPIO MECCANICO E QUELLO DI ACCUMULO COME FONTI DI INAUTENTICITA’. 179- Ancora oggi la convinzione che l’organico sia il criterio principale dell’autentico nell’arte e nella vita continua ad avere una grande forza presso di noi. [ i futuristi e Marinetti (semplicista) e il modernismo estetico hanno dato voce alla moderna insofferenza contro l’idea di organico]

182 – Le figure guida del grande movimento moderno dell’arte hanno cominciato a trattare l’universo nello spirito specificamente umano del GIOCO in cui l’universo può essere smontato e ricomposto in modo nuovo. Le procedure del grande movimento dell’arte dell’inizio del secolo  potrebbero essere utili a portare alla mente i significati violenti che sono impliciti nell’antenato greco della parola “autentico”. Authenteo: avere pieno potere su qualcosa, anche commettere un omicidio. Authentes: non solo padrone e facitore, ma anche perpetratore, assassino, assassino di sé, suicida. [AUTONOMIA VS DISCIPLINA]

183 [Inautenticità sociale che sconfigge e confonde i giovani vs atti di inusitato potere e dominio (per es.: la violenza di Kurz in Cuore di tenebra) per sottrarre lo spirito alla sua rassegnazione al non essere.

185 . AUTENTICITA’ COME QUELLA QUALITA’ DELLA VITA PERSONALE CHE PUO’ ESSERE POTENZIATA O DIMINUITA DALL’ARTE.

186 – [narrazione e spiegazione: da una parte la storia è cambiamento, dall’altro la società industriale sembra aver sempre meno bisogno del passato (morte del passato)-> LA STORIA HA PERSO LA SUA CAPACITA’ DI LEGITTIMARE [QUI E ORA = AUTENTICO VS Lì E ALLORA = INAUTENTICO] 196 – Spiegazione vs certezza dell’intuizione (Sartre)

192 La convinzione nella nostra cultura che sotto le apparenze ci sia una realtà discordante [smascheramento e psicanalisi]

200- Il potere praticamente irresistibile di questo principio di inautenticità è l’idea che informa la teoria sociale matura di Freud. Come il libro di Giobbe, Freud mostra e accetta il mistero e la naturalità della sofferenza. [Super-io nel Freud tardo come parte inconscia dell’Io-> il Super-io produce la “colpa”, parola che Freud usa in senso molto diverso da “rimorso” (=semplice consapevolezza di aver commesso una malefatta)]. [Freud è per Trilling un pensatore anti-utopico, in quanto insiste sulle limitazioni umane (biologiche e sociali)] Freud e la libera scelta del rapporto col proprio fato (“il desiderio dell’organismo di morire alla propria maniera].

208 – Non c’è bisogno di ricordare che oggi Il disagio della civiltà riceve un’accoglienza piuttosto fredda presso la cultura intellettuale dominante. La sua concezione secondo cui la vita nella civiltà recalcitra alla volontà ragionevole è profondamente estranea all’ideologia prevalente. 214 – [Per Marcuse per esempio l’atomo della specie (umana) diventa direttamente atomo della società (scavalcando la fase dell’individualizzazione). Marcuse (simile a Rousseau) vs tipologia (=struttura caratteriale) della personalità permissiva, perché per lui in Eros e civiltà-> più permissività = più controllo] 215- [problema oggi del discorso ipocrita o leggero vs serietà]

239 – La funzione della letteratura è stata quella di renderci consapevoli della particolarità del sé e dell’alta autorità del sé nel suo alterco con la società e con la sua cultura.[241-tre tipi di etica: quella che riguarda il dovere (kant), quella che riguarda l’utile (J. S. Mill) e quella che riguarda la costruzione del soggetto morale, la determinazione della natura e della qualità dell’agente.]

 

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