
XII- “La gente non sa quanto tempo e quanto sforzo costi imparare a leggere. Mi ci sono occorsi ottant’anni e non sono neanche in grado di dire se ci sia riuscito” (Goethe)
XIII – “La parola ‘spirituale’ permette a nostro avviso di far capire come tali esercizi siano opera non solo del solo pensiero, ma di tutto lo psichismo dell’individuo”. L’espressione include pertanto il pensiero, l’immaginazione, la sensibilità e la volontà. “E quindi la denominazione ‘esercizi spirituali’ è in ultima analisi la migliore poiché sottolinea come si tratti di esercizi che impegnano tutto lo spirito”. La filosofia antica è “esercizio spirituale, perché è un modo di vivere, una forma di vita, una scelta di vita”. Cosicché si potrebbe anche dire che questi esercizi sono “esistenziali”, perché sono dotati di un valore esistenziale che riguarda la nostra maniera di vivere, il nostro modo di essere nel mondo, essi sono parte integrante di un nuovo orientamento nel mondo, un orientamento che esige una trasformazione, una metamorfosi del sé. / 30- Dobbiamo rassegnarci a usare questo termine [spirituali] perché altri aggettivi o specificazioni possibili – psichico, morale, etico, intellettuale, di pensiero , dell’anima- non coprono tutti gli aspetti della realtà che vogliamo descrivere. Si potrebbe evidentemente parlare di esercizi di pensiero, perché in tali esercizi il pensiero fa di se stesso la propria materia e cerca di modificare se stesso. Ma la parola pensiero non indica in maniera abbastanza chiara il fatto che l’immaginazione e la sensibilità intervengono in questi esercizi in modo importante. Per gli stessi motivi non possiamo accontentarci di “esercizi intellettuali”, sebbene gli aspetti intellettuali (definizione, suddivisione, ragionamento, lettura, ricerca, amplificazione retorica) vi svolgano un parte molto importante. “Esercizi etici” sarebbe un’espressione abbastanza seducente poiché, come vedremo, gli esercizi in questione contribuiscono fortemente alla terapia delle passioni e si riferiscono alla condotta della vita. In realtà tali esercizi (…) corrispondono a una trasformazione della visione del mondo e a una metamorfosi della personalità [159-Ponti –Merzagora Betsos: PERSONALITA’ = ABILITA’ O ACCORTEZZA SOCIALE, valutandosi la personalità di un individuo in funzione della sua capacità ed efficienza nel reagire positivamente nei contatti con persone diverse e nelle circostanze più varie / anche PERSONALITA’ = Le impressioni più intense che un individuo suscita negli altri] . La parola “spirituale” permette a nostro avviso di far capire come tali esercizi siano opera non solo del pensiero, ma di tutto lo psichismo dell’individuo.[158- Ponti-Merzagora Betsos: l’attività psichica è costituita da tre fondamentali funzioni: sfera cognitiva (percezione, memoria, apprendimento da cui discendono conoscenza, pensiero, intelligenza); sfera affettiva (umore, sentimenti, emozioni); sfera volitiva (azioni, emozioni, istinti e pulsionalità)] e soprattutto rivela le vere dimensioni di questi esercizi: grazie ad essi, l’individuo si eleva alla vita dello Spirito oggettivo, ossia si colloca nella prospettiva del Tutto (“eternarsi superandosi”) [Ignazio di Loyola = versione cristiana di una tradizione ellenistico romana = σϗησιϛ (= ASKESIS), ma questa askesis non deve essere intesa nel senso di ascetismo]
7- [seguire le immagini antiche nella tradizione dell’Occidente]
11- La nostra storia del pensiero ellenistico e romano, come storia della philosophia antica, si sforzerà meno di studiare le diversità e le particolarità dottrinali proprie di queste diverse scuole , che di cercare di descrivere l’essenza stessa del fenomeno philosophia e di enucleare le caratteristiche comuni del ‘filosofo’ e del ‘filosofare’ nell’antichità. Si tratta di riconoscere la stranezza del fenomeno, al fine di cercar meglio di comprendere (…) la stranezza della sua permanenza in tutta la storia del pensiero occidentale. Perché –si dirà- parlare di stranezza quando si tratta di una cosa molto generale e molto comune? Tutto il pensiero ellenistico e romano non è forse tinto di colore filsofico? La generalizzazione, la divulgazione della filosofia non è forse una delle caratteristiche dell’epoca? La filosofia è presente dappertutto nei discorsi 12- nei romanzi, nella poesia, nella scienza, nell’arte. C’è un abisso tra quelle idee generali (…) e il filosofare autentico. Infatti quest’ultimo implica una rottura con quello che gli scettici chiamavano il βίοϛ, vale a dire la vita quotidiana, allorché rimproveravano precisamente gli altri filosofi di non seguire la condotta di vita comune [Goffman -> condotta ordinaria è un’imitazione delle convenienze , un gesto verso le forme esemplari di vita comune /condotta = comportamento coscientemente orientato verso le norme sociali e le opinioni degli altri], la maniera abituale di vedere e di agire, che consisteva per gli scettici nel rispetto dei costumi e delle leggi, nella pratica delle tecniche artistiche ed economiche, nella soddisfazione dei bisogni del corpo, nella credenza nelle apparenze che è indispensabile per agire. (…) Precisamente questa rottura del filosofo con le condotte della vita quotidiana è fortemente sentita dai non filosofi. Presso gli autori comici e satirici, i filosofi appaiono come personaggi bizzarri, se non pericolosi. E’ d’altra parte vero che, in tutta l’antichità, il numero dei ciarlatani che si presentavano come filosofi dovette essere notevole.
13– Già il Socrate dei dialoghi platonici era detto άτοποϛ , ossia ‘inclassificabile’. Ciò che lo rende άτοποϛ è precisamente il fatto di essere ‘filo-sofo’ nel senso etimologico della parola , ossia di amare la σοϕία, la sapienza.Poiché la sapienza, dice Diotima nel Convito di Platone, non è uno stato umano , è uno stato di perfezione nell’essere e nella conoscenza che può essere soltanto divino. E’ l’amore di questa sapienza estranea al mondo a rendere il filosofo estraneo al mondo. (…) Michelet lo ha detto con una frase molto profonda: “la religione greca finisce col suo vero dio: il saggio”.
14- Per un uomo siffatto la vita quotidiana , così come è organizzata e vissuta dagli altri uomini, deve necessariamente apparire come anormale, come uno stato di follia, d’incoscienza, d’ignoranza della realtà. (…) Ci sarà un perenne conflitto tra il tentativo del filosofo di vedere le cose quali siano dal punto di vista della natura universale, e la visione convenzionale delle cose su cui poggia la società umana, un conflitto tra la vita che bisognerebbe vivere e i costumi e le convenzioni della vita quotidiana. (…) La vita filosofica sarà un tentativo di vivere e pensare secondo la norma della saggezza, sarà esattamente una marcia, un progresso, in certo qual modo asintotico , verso questo stato trascendente. [N. M. FILOSOFIA = CREATIVITA’?]
16- Filosofare [in epoca ellenistica e romana]equivale a scegliere una scuola, a convertirsi al suo modo di vivere e accettare i suoi dogmi. E’ perciò che, nella sostanza, i dogmi fondamentali e le regole di vita del platonismo, dell’aristotelismo, dello stoicismo e dell’epicureismo , non sono evoluti durante l’antichità.
17- Non si può leggere un autore antico come si leggerebbe un autore contemporaneo (…) Infatti l’opera antica è prodotta in condizioni affatto diverse da quelle dell’opera moderna. (…) Questo legame del testo scritto con la parola orale spiega dunque certi aspetti delle opere dell’antichità. /19.- La vera formazione è sempre orale, perché solo la parola orale permette il dialogo, ossia la possibilità per il discepolo di scoprire egli stesso la verità nello scambio delle domande e delle risposte, e anche la possibilità per il maestro di adattare il suo insegnamento ai bisogni del discepolo. Numerosi filosofi, e non dei minori, non hanno voluto scrivere perché ritenevano –sulla scorta di Platone e probabilmente con ragione- che ciò che la parola viva scrive nelle anime sia più reale e più duraturo dei caratteri tracciati sul papiro o sulla pergamena./ Le produzioni letterarie dei filosofi saranno dunque , nella massima parte, una preparazione, un prolungamento o un’eco del loro insegnamento orale, e saranno segnate dalle limitazioni e dalle costrizioni che tale situazione impone. (…) Uno degli esercizi in uso nelle scuole consisteva nel discutere, o dialetticamente – con domande e risposte-, oppure retoricamente – cioè con un discorso continuo, quelle che erano chiamate ‘tesi’, vale a dire posizioni teoriche presentate sotto forma di domande: la morte è un male? Il saggio si incollerisce? [Queste opere corrispondono al genere che i moderni chiamano della ‘diatriba’]
20- Un altro esercizio era la letture e l’esegesi dei testi che costituivano autorità di ogni scuola. (…) Discutere una ‘tesi’ il più delle volte non consiste nel discutere della cosa stessa , del problema in sé , ma del senso che occorre dare alle forme di Platone o di Aristotele che si riferiscono a questo problema. (…) / Tutte queste produzioni filosofiche , persino le opere sistematiche non si rivolgono, diversamente dalle opere moderne, a tutti gli uomini, a un pubblico universale, ma in primo luogo al gruppo formato dai membri della scuola, e spesso sono l’eco dei problemi sollevati dall’insegnamento orale. Solo le opere di propaganda si indirizzano ad un vasto pubblico.
31 [Imparare a vivere1] (…) L’atto 32- filosofico non si situa solo nell’ordine della conoscenza, ma nell’ordine del Sé e dell’essere: è un progresso che ci fa essere più pienamente, che ci rende migliori [Galeno]. E’ una conversione che sconvolge la vita intera, che cambia l’essere di colui che la compie. Lo fa passare dallo stato di vita in autentica, oscurata dall’incoscienza, rosa dalla cura, dalle preoccupazioni, allo stato di una vita autentica, dove l’uomo raggiunge la coscienza di sé, la visione esatta del mondo, la pace e la libertà interiori. / Per tutte le scuole filosofiche la principale causa di sofferenza , di disordine, di incoscienza per l’uomo è costituita dalle passioni: desideri disordinati, timori esagerati. Il dominio della cura, delle preoccupazioni, gli impedisce di vivere veramente. La filosofia appare dunque in primo luogo come una terapia delle passioni (…) Ogni scuola ha il metodo terapeutico suo proprio , ma tutte collegano questa terapia a una trasformazione profonda della maniera di vedere e di essere dell’individuo. Gli esercizi spirituali avranno precisamente lo scopo di realizzare tale trasformazione.
35– -Qui non si tratta di un semplice sapere, si tratta di una trasformazione della personalità. L’immaginazione e l’affettività devono essere associate all’esercizio del pensiero./ 36- Si tratta di formulare a se stessi la regola di vita nella maniera più viva, più concreta , occorre ‘mettersi davanti agli occhi’ gli eventi della vita, visti alla luce della regola fondamentale. Tale è l’esercizio di memorizzazione e di meditazione della regola di vita. /Questo esercizio di meditazione permetterà di essere pronti al momento in cui sorgerà un circostanza inattesa e forse drammatica. [per esempio lettura di testi filosofici della scuola: ‘ricerca’ ed ‘esame approfondito’, per es. definire gli oggetti per gli stoici Cfr Marco Aurelio]
39- Vengono infine gli ESERCIZI PRATICI destinati a creare abitudini. Alcuni sono ancora molto ‘interiori’, ancora vicinissimi agli esercizi di pensiero, mentali, di cui abbiamo parlato: tale è per esempio l’indifferenza alle cose indifferenti (…) Altri presuppongono comportamente pratici : la padronanza di sé [contro le passioni], il compimento dei doveri della vita sociale.
43 – [Imparare a dialogare2] / 194- [Ci vuole tempo per discutere, come ci vuole tempo per comporre musica e poesia]
46- Quando si chiese ad Antistene quale vantaggio avesse tratto dalla filosofia rispose :”Quello che consiste nel poter conversare con me stesso”. Questa intima connessione del dialogo con gli altri e il dialogo con sé ha un significato profondo. Solo colui che è capace di un vero incontro con gli altri è capace di un incontro autentico con se stesso, e l’inverso è ugualmente vero . Da questo punto di vista ogni esercizio spirituale è dialogico, nella misura in cui è esercizio di presenza autentico, a sé e agli altri.
47-Un dialogo è un itinerario del pensiero la cui via è tracciata dell’accordo, costantemente mantenuto, fra una persona che interroga e una che risponde. Contrapponendo il suo metodo a quello dell’eristica, Platone sottolinea energicamente questo punto:”Quando due amici, come tu ed io, hanno voglia di discutere occorre farlo in maniera meno aspra e più dialettica. E mi pare che ‘più dialettica’ significhi che non solo si danno risposte vere, ma che si fonda la propria risposta su ciò che l’interlocutore riconosce di sapere egli stesso”. La dimensione dell’interlocutore è dunque essenziale ed impedisce al dialogo di essere un’esposizione teorica e dogmatica, e lo costringe ad essere un esercizio concreto e pratico , precisamente perché non si tratta di esporre una dottrina, ma di condurre un interlocutore a un determinato atteggiamento mentale: è una lotta, amichevole ma reale. E’ ciò che accade in ogni esercizio spirituale (…) : occorre far cambiare a se stessi il punto di vista, l’atteggiamento, la convizione, dunque dialogare con se stessi , dunque lottare con se stessi.
48- Ciò che conta non è la soluzione di un problema particolare, è il cammino percorso per raggiungerla, cammino dove l’interlocutore, il discepolo, il lettore, formano il loro pensiero, lo rendono più atto a scoprire da solo la verità ( “il dialogo vuole formare piuttosto che informare”. (…) Il tema del dialogo dunque conta meno del metodo che vi è applicato , la soluzione del problema vale meno del cammino percorso in comune per risolverlo.
49-Il dialogo non è possibile che se l’interlocutore vuole veramente dialogare, ossia se vuole realmente trovare la verità, se vuole, con tutta la sua anima il bene, se accetta di sottomettersi alle esigenze razionali del logos.
49- Imparare a morire3 [Il filosofo come moribondo] 51- Esercitarsi a morire significa esercitarsi a morire alla propria individualità, alle proprie passioni, per vedere le cose nella prospettiva dell’universalità e dell’oggettività. [contro la tirannia del desiderio]
52- Come dice Montaigne citando Seneca in uno dei suoi saggi più celebri (Che filosofare è imparare a morire): “Chi ha imparato a morire, ha disimparato a servire”.
53 [Bisogna elevarsi sulle cose ‘umane troppo umane’: per distinguere le nature filosofiche da quelle che non lo sono]nessuna delle cose umane merita che le si attribuisca grande importanza.
58- Vediamo qui come la dimostrazione dell’immortalità dell’anima si muti in esperienza. [insegnamento che tratta in maniera esteriore del suo oggetto vs cammino che conduce realmente alla conoscenza concreta del bene] [educazione vs convenzione?]
58- Imparare a leggere4 [I mezzi impiegati [negli esercizi]sono le tecniche dialettiche e retoriche di persuasione, le prove di padroneggia mento del linguaggio interiore, la concentrazione mentale. IL FINE CERCATO IN TALI ESERCIZI DA TUTTE LE SCUOLE FILOSOFICHE E’ IL MIGLIORAMENTO, LA REALIZZAZIONE DI SE’. Tutte le scuole concordano nell’ammettere che l’uomo possa essere liberato da questo stato, che possa accedere alla vera vita, migliorare, trasformarsi, raggiungere uno stato di perfezione. GLI ESERCIZI SPIRITUALI SONO PRECISAMENTE DESTINATI A QUESTA EDUCAZIONE DI SE’, A QUESTA παιδεία, CHE CI INSEGNERA’ A VIVERE NON GIA’ CONFORME AI PREGIUDIZI UMANI E ALLE CONVENZIONI SOCIALI (POICHE’ LA VITA SOCIALE E’ ESSA STESSA UN PRODOTTO DELLE PASSIONI) MA CONFORME ALLA NATURA DELL’UOMO, CHE NON E’ ALTRO CHE LA RAGIONE. Tutte le scuole, ciascuna a modo suo, credono nella libertà della volontà, grazie a cui l’uomo ha la possibilità di modificare se stesso, di migliorare, di realizzarsi.[perfezione= educazione di sé = παιδεία]
60- La felicità consiste nell’indipendenza, nella libertà, nell’autonomia, vale a dire nel ritorno all’essenziale, a ciò che è veramente ‘noi stessi’, a ciò che dipende da noi. Ciò è evidente nel caso del platonismo dove s’incontra la famosa immagine del dio marino Glauco, dio che vive nelle profondità del mare: è irriconoscibile, poiché è ricoperto di limo, di alghe, di conchiglie, di sassolini; così l’anima. [ Io autentico = libertà morale = valori?]
61- Grazie a questi esercizi si dovrebbe accedere alla sapienza , ossia a uno stato totale di liberazione dalle passioni, di lucidità perfetta , di conoscenza di sé e del mondo. [Perfezione = divinità] L’unico stato a cui l’uomo possa realmente accedere è la filo-sofia, ossia l’amore verso la sapienza, il progresso verso la sapienza. Gli esercizi spirituali dovranno sempre essere ripresi in uno sforzo sempre rinnovato. / Il filosofo vive dunque in uno stadio intermedio: non è sapiente, ma non è neanche non sapiente. Nella misura in cui è pratica di esercizi spirituali, la vita filosofica si strappa dalla vita quotidiana: è una conversione, un cambiamento totale di visione, di stile di vita, di comportamento. [la pratica degli esercizi spirituali implicava un rovesciamento totale dei valori riconosciuti come tradizionali]
65- [progressione tra gli allievi delle scuole: principianti, progredenti, perfetti]
69- La filosofia appare non più come una costruzione teorica, ma come un metodo inteso a formare una nuova maniera di vivere, di vedere il mondo, come uno sforzo di trasformare l’uomo.
67- [ Nei primi secoli il cristianesimo ha presentato se stesso come filosofia (Clemente Alessandrino, Origene, Agostino, monachesimo) Ma con la Scolastica nel medioevo theologia e philosophia si sono chiaramente distinte] La teologia ha preso coscienza della autonomia posseduta in quanto scienza suprema, mentre la filosofia, svuotata degli esercizi spirituali, che facevano ormai parte della mistica e della morale cristiane, è stata ridotta al rango di ‘ancilla theologiae’ che fornisce a quest’ultima un materiale concettuale, dunque puramente teorico.[Nella filosofia moderna ] è soltanto con Nietzsche e con Bergson e con l’esistenzialismo che la filosofia ridiventa consapevolmente una maniera di vivere e di vedere il mondo , un atteggiamento concreto.
71- Non parleremo di ‘ascesi’ nel senso moderno del termine (…) “ astinenza completa o restrizione nell’uso del cibo, delle bevande, del sonno, dell’abbigliamento, della proprietà, in particolarissimo modo continenza nella sfera sessuale”. (…) Per i filosofi dell’antichità il termine άσϗησιϛ [askesis] indica unicamente gli esercizi spirituali di cui abbiamo parlato, ossia un’attività interiore del pensiero e della volontà.
74- “Nel Medioevo monastico, come nell’antichità, filosofia non indica una teoria o una maniera di conoscere, ma una saggezza, una sapienza vissuta , una maniera di vivere secondo la ragione”./ Abbiamo detto che l’atteggiamento fondamentale del filosofo stoico o platonico (…) era l’attenzione a sé stesso, la vigilanza di ogni istante. L’uomo ‘vigile’ è sempre perfettamente cosciente non solo di ciò che fa, ma anche di ciò che è, ossia della sua posizione nel cosmo e del suo rapporto con Dio.
80- [L’esame di coscienza scritto -> “Che la scrittura stia dunque al posto dell’occhio altrui” (Antonio)]
87- Il sapiente nella tradizione occidentale come norma vivente e concreta: “Quale misura, quale norma più esatta possediamo per quanto concerne il bene se non il sapiente?” (Platone)
93- [Odio amoroso di Nietzsche per Socrate, sul metodo ironico e sulla maieutica socratica]
97- “Sarebbe bello, o Agatone, se il sapere fosse di tal natura che scorresse dal più pieno al più vuoto” (Platone) / Socrate è appassionato della parola , del discorso orale, del dialogo. Ma sta di fatto che non meno appassionatamente vuole mostrare i limiti del linguaggio. Non capirà mai la giustizia chi non la viva. Come ogni realtà autentica la giustizia non è definibile.-> 108- Il compito del dialogo consiste essenzialmente nel mostrare i limiti del linguaggio, l’impossibilità per il linguaggio di comunicare l’esperienza morale ed esistenziale.
108- [La filosofia socratica non è costruzione solitaria di un sistema , ma risveglio di coscienza]-> Socrate l’ironico non insegna nulla, poiché è ignorante: non aumenta il sapere dell’uomo , ma rende quest’ultimo diverso. E’ anch’egli maieutico. Aiuta le anime a generare se stesse.
109- [Il demone di Socrate si impone a Platone in modo del tutto irrazionale-> demonico = irrazionale = inesplicabile= magia naturale]
116- [Dioniso/Socrate = “genio del cuore”
122- [I ricordi di Marco Aurelio non sono un diario intimo ma un esercizio di meditazione / 121 perpetua autocritica di Marco Aurelio contro se stesso]
126- [Il tempo come durata omogenea]
129- [Le cose indifferenti per gli stoici = indipendenti dalla nostra volontà (gloria, ricchezza e altre vanità)]
138- [Atarassia o temperanza / Topos = campo, sfera, ambito]
140- [In Marco Aurelios si tratta di una fisica non teorica o scientifica ma concepita come esercizio spirituale]
141 [agire con riserva (stoicismo) = vale a dire prendendo bene coscienza del fatto che i risultati delle nostre azioni non dipendono da noi, ma dall’intreccio delle cause universali, dal corso, dal cammino del cosmo. / [Tutto è giudizio e il giudizio dipende da noi (M. Aurelio)]
156- [Scopo ed esercizio della filosofia -> in primo luogo la filosofia si presentava come una terapia destinata a guarire l’angoscia.]
158- Bisogna evitare di essere come uno che abbia imparato a memoria un manuale di armonia musicale e non sappia esercitarlo / vuoto è il discorso del filosofo se non contribuisce a guarire la malattia dell’anima.
160-[IL DIALOGO SOCRATICO COME ESERCIZIO]
161. [FILOSOFIA ≠ TEORIA, MA = SAGGEZZA VISSUTA / UNIVERSITA’ = PROFESSIONISTI CHE FORMANO PROFESSIONISTI, PROFESSORI CHE FORMANO PROFESSORI -> SPECIALISTI ≠ UOMINI -> IL PERICOLO DELLA SCOLASTICA MEDIEVALE-> con Descartes, Spinoza, Malebranche, Leibniz la filosofia conquisterà la sua autonomia rispetto alla teologia , ma quel movimento che era nato per reazione alla Scolastica medievale si situerà sul suo stesso terreno.] /162- A partire dalla fine del sec.XVIII la nuova filosofia fa il suo ingresso nell’università con Wolff, Kant, Fichte, Schelling, e Hegel e d’ora in poi la filosofia, tranne alcune rare eccezioni come Schopenhauer e Nietzsche, è legata indissolubilmente all’università, come mostrano gli esempi di Bergson, Husserl o Heidegger./164. La filosofia antica propone all’uomo un’arte della vita, mentre al contrario la filosofia moderna si presenta anzitutto come la costruzione di un linguaggio tecnico riservato a specialisti.
166- [Per gli storici moderni] la filosofia antica sarebbe stata una CONDOTTA DI EVASIONE, di ripiegamento su di sé, o nel cielo delle idee per i platonici, o nel rifiuto della politica per gli epicurei, o nella sottomissione al Fato per gli stoici. In realtà questa maniera di vedere le cose è doppiamente falsa. Anzitutto, a un primo livello, la filosofia antica è sempre una filosofia che si pratica in gruppo, che si tratti di comunità pitagoriche, dell’amore platonico, dell’amicizia epicurea, della direzione spirituale stoica. La filosofia antica presuppone uno sforzo comune , una comunità di ricerca, di aiuto reciproco, di sostegno spirituale. Ma soprattutto i filosofi, e infine persino gli epicurei, non hanno mai rinunciato ad agire sulla città , a trasformare la società, a rendere servizio ai loro concittadini, che spesso hanno tributato loro elogi di cui testimoniano le iscrizioni. (…) la vita filosofica comporta normalmente un impegno comunitario. E’ probabilmente il più difficile da realizzarsi , perché si tratta di riuscire a mantenersi sul piano della ragione, a non lasciarsi accecare dalle passioni politiche, dalle ire, dai rancori, dai pregiudizi. (…) Questa è la lezione della filosofia antica: un invito ad ogni uomo a trasformare se stesso. La filosofia è conversione , trasformazione della maniera di essere e del modo di vivere , ricerca della saggezza.
170- [piacere ≠ gioia (=creazione) -> Seneca trova la propria gioia non già in “Seneca”, ma andando al di là di Seneca , scoprendo di avere in sé una ragione, parte della ragione universale (…) L’esercizio stoico ha infatti lo scopo di superare il sé, di pensare ed agire in comunione con la Ragione universale./ La descrizione di Focault delle pratiche di sé (come d’altro canto la mia descrizione degli esercizi spirituali-> 169-PRATICHE DI SE’ = ESERCIZI SPIRITUALI?] non è soltanto uno studio storico , ma si propone implicitamente di offrire all’uomo contemporaneo un modello di vita (che Focault denomina “ estetica dell’esistenza”)
174- [Focault sull’esercizio di ritorno al passato vs vivere il presente dei filosofi antichi]Focault ritiene che questo esercizio sia volontariamente eclettico e implichi pertanto una scelta personale, capace di spiegare la “costituzione di sé: “ La scrittura come esercizio personale fatto da sé e per sé è un’arte della verità disparata” [eclettismo]
175- Ciò che Focault chiama le ‘pratiche di sé’ degli stoici, e anche dei platonici, corrisponde a un movimento di conversione verso di sé: ci si libera dall’esteriorità, dall’attaccamento passionale agli oggetti esteriori e ai piaceri che essi possono procurare, ci si osserva per vedere se si sono fatti dei progressi in questo esercizio, si cerca di essere padroni di sé, di possedere se stessi, di trovare la felicità nella libertà e nell’indipendenza interiore. Concordo su tutti questi punti, Tuttavia penso che questo movimento di interiorizzazione sia indissolubilmente legato a un altro movimento, grazie al quale ci si eleva a un livello spirituale superiore (…) HO UN CERTO TIMORE CHE FOCAULT INCENTRANDO IN MODO TROPPO ESCLUSIVO LA PROPRIA INTERPRETAZIONE SULLA CULTURA DI Sé, SULLA CURA DI SE’ E , IN TERMINI GENERALI, DEFINENDO IL PROPRIO MODELLO ETICO COME UN’ESTETICA DELL’ESISTENZA , FINISCA PER PROPORRE UNA CULTURA DEL SE’ ESCLUSIVAMENTE ESTETICA , CIOE’, TEMO, UNA NUOVA FORMA DI DANDISMO VERSIONE FINE NOVECENTO. [ESERCIZIO DELLA SAGGEZZA COME SFORZO DI APERTURA ALL’UNIVERSALE (P. HADOT)]
173- [SUL valore terapeutico della scrittura: 175- esprimendo per iscritto si oggettiva ciò che era confuso e soggettivo]
176- Penso che l’uomo moderno possa praticare gli esercizi filosofici dell’antichità , pur separandoli dal discorso filosofico o mitico che li accompagnava [stoici e direzione spirituale: Cfr. Seneca e Lucilio]
183- [Bergson sulla percezione comune vs artistica / percezione utilitaria vs percezione estetica e filosofica-> esperienza = percezione / 187- Reazioni filosofiche di fronte alla novità : abitudine vs novità: mondo in quanto mondo vs mondo utile -> mondo vs vita quotidiana /189- sottrarsi alla vista convenzionale dell’umano troppo umano [vs Creatività (Touraine)]