Devi tener l’occhio fisso ai calzari dei Romani che sono al di sopra del tuo capo (45-120 d.c)

17- A Sparta poiché un tale che viveva in modo dissoluto aveva fatto una proposta conveniente , il popolo la rigettò, ma gli efori , avendo tratto a sorte uno degli anziani, lo invitarono a ripetere quello stesso discorso , dopo averlo travasato da un vaso sporco a uno pulito. Tanto grande peso ha in politica la fiducia nel carattere e il suo contrario ./19- Ma non bisogna sottovalutare per questo la grazia e l’efficacia del parlare , ponendo ogni valore nella virtù, ritenendo invece che l’attitudine al dire senza essere l’artefice è però fautrice della persuasione, rettificando quel detto di Menandro:

E’ il carattere, non la parola, a convincere chi parla

(…)

O se fosse senza voce la stirpe degli infelici mortali (Euripide)

Ahimé. Ahimé, perché i fatti stessi non hanno voce per gli uomini,

perché quelli abili a parlare non siano nulla

21- Come una volta in Atene, confrontandosi due architetti per aggiudicarsi un’opera pubblica l’uno accorto ed elegante nel parlare, avendo esposto un discorso ben accurato intorno al suo progetto, l’altro, incapace di parlare, disse: “ O Ateniesi, come costui ha detto, io farò”. Costoro infatti venerano soltanto Atene industriosa, come dice Sofocle, essi che

Sull’incudine, col martello pesante

a suon di colpi lavorano una materia inanimata ma che si lascia forgiare.

25- L’oratoria di un politico che non sia giovanilmente ridondante né teatrale, come quella di chi pronuncia un panegirico e intreccia corone di vocaboli delicati e fioriti, né al contrario come quella che Piteo rimproverava a Demostene che odorava di lucerna e di affettazione sofisticheggiante, pungente nelle argomentazioni e rifinita nei suoi periodi con il regolo e il compasso. Ma come i musicisti aspirano ad esaltare il tocco espressivo delle corde e non quello che rimbomba, così nel discorso del politico, del consigliere o del magistrato non traspaia fierezza, né gli venga attribuito a lode il parlare con ricercatezza, con arte, con distinzioni ben distribuite , ma il suo dire sia schietto, di sostanza vera, di espressività dei padri, di preveggenza e intelligenza salutare, che unisca al pregio la grazia e la capacità di guida che derivano da parole elevate e da ragioni appropriate e convincenti. L’eloquenza politica ancor più di quella giudiziaria ammette anche le sentenze, le storie, i miti e le metafore , con le quali scuotono particolarmente l’uditorio coloro che se ne avvalgono con misura e all’occasione, come colui che disse: “non vogliate rendere cieca di un occhio la Grecia” [a sostegno di un aiuto agli Spartani dopo la sconfitta da essi subita a Leuttra]

43-Colui che intraprende a fare politica deve scegliersi come guida non semplicemente chi è famoso e potente, ma quello che è tale per la sua virtù. (…) 45- Silla incoraggiò Pompeo ad essere grande fin da giovane, alzandosi in piedi e scoprendosi il capo quando si recava da lui e, dando occasioni anche ad altri giovani di occuparsi di imprese militari (…) E riuscì ad essere al di sopra di tutti, desiderando essere non il solo, ma il primo e il più grande tra molti e grandi./ A questi uomini conviene dunque stare attaccati, a questi unirsi e non fare come il piccolo re delle siepi di Esopo, che trasportato sul dorso dell’aquila , all’improvviso spiccò il volo e le passo innanzi, come per sottrarre ad essi la gloria, ma acquistarla da essi con benevolenza e amicizia, giacché non è possibile che riescano a comandare bene, come sostiene Platone, quelli che prima non han servito bene.

49- Gli amici devono essere gli strumenti vivi e pensanti degli uomini di governo , e non bisogna che scivolino con essi quando si allontanano dalla retta via, ma che si prendano cura invece che non abbiano a commettere errori neppure per ignoranza./53- Se invece le colpe degli amici sono modeste , la giusta condotta politica non impone di abbassare la mano pesante su di essi, ma consente anche, dopo aver posto al sicuro le faccende più importanti dello Stato , secondo la possibilità di recare loro aiuto , di assisterli e di darsi da fare per essi. / Ci sono poi favori al di fuori di ogni invidia; assisterlo senza fargli avere una carica, dargli in mano una magistratura onorifica o un’ambasceria a scopi amichevoli, come quella che reca onori a un capo di governo, o l’incontro con una città in nome dell’amicizia e della concordia.

59- Occorre non considerare nemico nessun cittadino, a meno che non sia come Aristione o Nabide o Catilina, peste e cancrena della città.

61- Se poi gli avversari dicono o fanno qualcosa di buono il politico non deve sdegnarsi per gli onori ad essi tributati, né deve essere parco di parole di compiacimento per le loro onorate azioni, perché in tal modo il biasimo, quando è necessario, acquisterà maggiore credibilità  (…)E Appio , che per le elezioni era in lizza con Scipione l’Africano, disse: “Quanto piangeresti, o Paolo, sottoterra se sapessi che Filonico, il banchiere, fa da guardia del corpo a tuo figlio che aspira alla causa di censore”. Parole di tale sorta ammoniscono quelli che sbagliano e insieme fanno onore a chi le dice.

67- Ci sono poi di quelli i quali si rivolgono a ogni aspetto della vita politica, come Catone, i quali ritengono che un buon cittadino non debba tralasciare il pensiero di occuparsi e curarsi di ogni aspetto della vita pubblica; e lodano Epaminonda perché quando fu eletto per spregio telearco [liberatore delle strade strette dalle lordure]dai Tebani non se ne lavò le mani , ma sostenendo che non solo la carica rivelava l’uomo , ma anche l’uomo la carica , riuscì a dare grande e splendida dignità a quella telearchia. Altri ritengono più confacente la condotta di Pericle (…)

Iddio mette mano alle cose più importanti e abbandonando le piccole le lascia alla fortuna.

75- Sembra che quando il potere sia diviso tra molti, non solo la grandezza arreca minore invidia, ma anche gli affari pubblici vengono portati a termine nel modo migliore. Infatti la ripartizione della mano in cinque dita non l’ha minimamente indebolita. (…) Chi invece per insaziabile brama di gloria e di potere avoca a sé tutto il peso della città e si sobbarca ai compiti per i quali non è nato né è stato esercitato , come Cleone a guidare eserciti, o Filopemone a fare l’ammiraglio, o Annibale a tenere discorsi in assemblea, non ha alcuna scusante quando sbaglia, ma si sente dire il verso di Euripide:

Tu che sei falegname, non ti occupavi però della lavorazione del legno.

77- Ma poiché in ogni popolo vi è cattiva disposizione e desiderio di calunnia nei confronti dei politici, e molti provvedimenti anche utili se non incontrano opposizione e contraddittorio, sono coinvolti nel sospetto di essere avvenuti per via di congiura, e questo spesso colpisce le fazioni e le amicizie,non occorre lasciare alcuna vera inimicizia o disaccordo, come il demagogo degli abitanti di Chio, di nome Demo, che, impadronitosi del potere con una sommossa, non lasciava che venissero scacciati tutti gli avversari, “perché, disse, non cominciamo a creare dissidi tra amici una volta che ci siamo completamente liberati dai nemici”, questa è piuttosto una vera sciocchezza.

85- Se è necessario vegliare e frequentare la corte di un altro e assoggettarsi all’amicizia di un potente, è cosa nobilissima volgersi a questo scopo in favore della patria e in tutto il resto ricercare e mantenere le amicizie alle condizioni di parità e di giustizia.

87- Il politico deve tenere calmi i cittadini comuni con l’uguaglianza, quelli influenti con mutue concessioni, trattenere e dirimere gli affari nell’ambito della città, applicando loro una cura politica come a malattie indicibili, desiderando piuttosto cedere di fronte ai suoi concittadini che vincere con offesa e violazione dei dei diritti della propria patria, e pregando gli altri singolarmente e dimostrando loro che grande male sia la smania di primeggiare. Ora invece, per non fare mutue concessioni con onore e benevolenza ai concittadini, ai membri della loro stessa tribù, ai vicini, ai colleghi, portano, con molto danno e vergogna, le loro contese alle porte degli avvocati e le mettono in mano ai giureconsulti. / I medici cercano ti tirar fuori sulla superficie del corpo quelle malattie che non riescono a debellare del tutto. Il politico invece , se non potrà preservare la propria città del tutto calma, tenterà curare e di tenere sotto controllo ogni aspetto turbolento e ribelle, tenendolo nascosto, per avere il meno bisogno possibile di medici e di medicine che provengono dall’esterno.

91- Siccome ogni magistratura è un bene sacro e grande, occorre che chi la esercita le tributi il massimo onore./93- Chi ritiene che essere stati militari o efebi insieme sia principio di amicizia , mentre pensa che condurre l’esercito, o esercitare insieme una magistratura sia causa di inimicizia, non è stato in grado di sfuggire a uno di questi tre mali: o entra in fissa con i suoi colleghi stimandoli uguali a sé, o stimandoli superiori li invidia, o stimandoli inferiori li disprezza. Si dovrebbe invece riverire il superiore, dimostrare considerazione all’inferiore e onorare il simile, usare affabilità e sollecitudine nei riguardi di tutti, in considerazione del fatto che sono divenuti amici non ‘intorno a una tavola’, né davanti a una coppa e neppure ‘intorno al focolare’, ma per comune voto del popolo  e che hanno in certo qual modo come eredità l’appoggio che viene dalla patria.

105-Non sarà poi male volgere l’interesse dei cittadini a scopi vantaggiosi e vari come fece Demade quando ebbe in mano le entrate della città. (…) Molte proposte non vantaggiose si possono respingere subito ma occorre fare ricorso a una trovata o a un raggiro.

109-(…) Chi traffica con denaro pubblico è uno che ruba dai templi, dalle tombe e dagli amici, è un consigliere disonesto, un giudice spergiuro, un magistrato corrotto e in una parola uno non indenne da ogni lordura.

119- Così fra tutti gli amori il più forte e insieme il più divino è quello che dalle città e dai popoli è portato a un uomo per la sua virtù, mentre gli onori concessi in seguito a manifestazioni teatrli, a distribuzione di donativi, a combattimenti corpo a corpo, falsi nel nome e nella testimonianza rassomigliano alle blandizie delle cortigiane, perché le moltitudini sorridono sempre a chi fa donativi e favori, gloria di breve durata e fragile. Disse bene colui che per primo affermò che il popolo era stato guastato dal primo che l’aveva corrotto con denaro e comprese che le masse perdono la propria forza quando si rendono inferiori al continuo accettare donativi.

121-Ma non per questo occorre comportarsi con grettezza nelle elargizioni abituali quando la situazione concede una buona disponibilità , perché le moltitudini hanno un odio maggiore verso il ricco che non concede nulla  del suo, che verso il povero che ruba dal pubblico denaro , ritenendo che l’uno agisca per necessità , l’altro invece per altezzosità e scarsa considerazione nei loro riguardi.

123- Non è cosa umiliante confessare la propria povertà, né i poveri restano indietro nell’acquistare influenza nelle città rispetto a coloro che offrono banchetti e coregie se per la loro virtù godono della libertà di parola e della fiducia del popolo. Ma in tali casi occorre soprattutto avere un buon dominio di sé stessi, e, se si è fanti, non si deve scendere al piano per combattere contro i cavalieri, e quando si è poveri non si può competere coi ricchi negli stadi (…) ma misurarsi piuttosto per virtù e saggezza con quelli che cercano sempre di guidare la città con la forza del ragionamento. (…) Chi è veramente nobile non è prepotente né odioso e il saggio non è un uomo rigido.

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