Recensioni al “Capitale monopolistico” di Baran-Sweezy (1971)

INTRODUZIONE DI FRANCO BOTTA

10- L’Europa Occidentale e gli altri paesi indicati da Baran-Sweezy sono in una posizione subordinata rispetto al capitale Usa e sono costretti ad assorbire e superare al proprio interno non solo le proprie contraddizioni ma quelle generali che il sistema capitalistico nel suo complesso genera e che gli Usa riescono a scaricara su altre realtà nazionali.

17- R. Barber nel suo recente lavoro THE AMERICAN CORPORATION nota che ‘le decisioni di investire o di non investire, di contenere o di espandere la produzione, di passare dalle materie prime naturali a quelle artificiali , di automatizzare o di non automatizzare un impianto possono avere grandi conseguenze su qualsivoglia paese , piccolo o grande. Questo è il vero esercizio del potere  e può essere assai più importante delle decisioni del governo americano, inglese o francese’.

23- Tre varianti di surplus economico:

  1. Il SURPLUS ECONOMICO EFFETTIVO ossia la differenza tra la produzione EFFETTIVA corrente e il consumo EFFETTIVO corrente della società;
  2. Il SURPLUS ECONOMICO POTENZIALE vale a dire la differenza che si potrebbe ottenere in un dato ambiente naturale e tecnologico con l’ausilio delle risorse produttive impiegabili e ciò che si potrebbe considerare consumo indispensabile;
  3. Il SURPLUS ECONOMICO PIANIFICATO… ossia la differenza tra la produzione ‘ottima’ che la società potrebbe ottenere in un ambiente naturale e tecnologico storicamente dato, in condizioni di utilizzazione pianificata ‘ottima’ di tutte le risorse disponibili, e un certo stato ‘ottimo’ di consumo prescelto.

25-26- Come dice Baran: “l’unico criterio con cui è possibile giudicare di una organizzazione economico-sociale, la sua capacità di contribuire allo sviluppo generale delle capacità umane, è la RAGIONE OBIETTIVA”; “alla luce dei veri bisogni dell’uomo (…) una parte cospicua e crescente del prodotto della società del capitalismo monopolistico” è ‘sprecato’ in modo ‘antiumano’ e quindi la nozione di surplus serve chiaramente a darci conto di questo spreco./ Anche Marx indaga sulla razionalità dei vari modi di produzione ma -sottolinea Godelier- “dimostra la necessità e la superiorità di un nuovo modo di produzione SENZA PARTIRE da un CRITERIO A PRIORI DI RAZIONALITA’”

30- In Italia dobbiamo a R. Panzieri un saggio molto lucido su Il Capitale nel quale, dopo aver segnalato quanto in quest’opera possa essere letto solo in funzione di un’interpretazione del capitalismo di concorrenza e quindi sia di limitata validità attuale, l’A. nota che “tuttavia il modello fornito ne Il Capitale non è in realtà tanto ‘chiuso’ ; l’incessante movimento in avanti del capitale non è affatto confinato entro i limiti della concorrenza ‘ ( “Plusvalore e pianficazione” in Quaderni Piacentini,n.4 1964, pag. 286). Nella esposizione logico-sistematica di quest’opera ci sono passi del libro I  (il capitolo su ‘La legge generale dell’accumulazione capitalistica) o del Libro III ( il capitolo su ‘La funzione del credito nella produzione capitalistica’) che contengono riflessioni sul capitale azionario , uno stadio dell’accumulazione capitalistica al di là della concorrenza.

32- N. Nicolaus – sulla ‘New Left Review’- ha analizzato a fondo i Grundrisse ritenendola di un’importanza decisiva per la comprensione del pensiero di Marx. A suo avviso i Grundrisse sono l’opera principale di Marx (Marx’s umpolished masterwork): essi mostrano il carattere frammentario de Il Capitale, cioè la sua incompletezza e contengono una serie di scoperte e di analisi che Marx non ebbe poi modo di sviluppare altrove.

34- La produzione è insieme un atto di scambio e il suo contrario, UNO SCAMBIO DI EQUIVALENTI E UN’APPROPRIAZIONE.

35– Nel quaderno III dei Grundrisse Marx indaga sulla funzione storica del capitale e dice: “Il grande ruolo storico del capitale è di creare… PLUSVALORE, lavoro superfluo dal punto di vista del semplice valor d’uso; della pura sussistenza”. Così facendo il capitale ha un ruolo positivo, “è produttivo, ossia è un rapporto essenziale allo sviluppo delle forze produttive sociali”. Ma per il capitale tali aumenti di produttività devono tradursi in aumenti di produttività del capitale , devono servire alla sua valorizzazione – questa è una condizione insopprimibile.

45- MONOPOLY CAPITAL di M. Lebowitz

55- Quando Baran e Sweezy discutono l’aumento del surplus e della impossibilità a provvedere al suo assorbimento attraverso il consumo e gli investimenti, essi si stanno riferendo al problema della utilizzazione del surplus EFFETTIVO. Quando argomentano che il rimpatrio dei profitti esteri aggrava il processo di assorbimento del surplus, essi cercano di mostrare che gli investimenti esteri non sono uno sbocco in grado di assorbire il surplus (effettivo) creato in patria, perché il loro effetto è in realtà quello di espanderlo. E quando Baran e Sweezy concludono che il risultato della mancanza di sbocchi normali per il surplus porta verso il ristagno, è il surplus effettivo (e la tendenza alla creazione del surplus effettivo) che è al centro dell’argomentazione, piuttosto che un concetto di surplus che presuppone una società riorganizzata. [surplus marxiano ≈ risparmio keynesiano]

65- LO SCHEMA TEORICO DEL ‘CAPITALE MONOPOLISTICO’ DI C. DANEO

69- Il surplus crescente entra in contraddizione con la stagnazione tendenziale propria del capitalismo nella sua fase monopolistica (stagnazione derivante appunto dall’eccesso di potenzialità produttiva delle grandi imprese nei confronti delle occasioni di sbocco) e ciò comporta, quale controtendenza, il continuo aumento delle spese improduttive [armamenti?] e dello spreco organizzato [approfondimento del mercato attraverso la PROMOTION delle vendite, pubblicità, persuasione occulta] / 70- In una nota Baran e Sweezy affermano di avere evitato il termine plusvalore (SURPLUS-VALUE) sostituendolo con quello semplificato di surplus in quanto ‘in una società monopolistica altamente sviluppata il surplus assume forme e travestimenti numerosi’ e sperano che ‘un cambiamento nella terminologia contribuirà al necessario cambiamento della posizione teorica’. Non si tratta dunque di una semplice modificazione di linguaggio ma di una posizione teorica. Ciò vuol dire, ovviamente , che gli autori ritengono inadeguata e superata la categoria marxiana del plusvalore e ad essa intendono opporne un’altra meglio rispondente alla realtà del capitalismo monopolistico. / 74- La definizione iniziale del surplus [da parte di Baran e Sweezy] (‘la differenza tra ciò che la società produce e i costi necessari per produrlo’) pecca quanto meno di genericità, potendosi applicare a qualsiasi società in cui esista un sovrappiù nei confronti della sussistenza o dei bisogni elementari. E’ dunque abbastanza strano che , in linea teorica, si voglia abbandonare l’ASTRAZIONE DETERMINATA del plusvlore, per cadere in un’ASTRAZIONE INDETERMINATA quale il surplus; che del resto più avanti è non di rado confuso col profitto (come, là dove si afferma che provvisoriamente si può supporre “i profitti globali siano uguali al surplus economico della società’) o, altre volte col plusprodotto. L’avere abbandonato il concetto di plusvalore, inoltre, porta fatalmente gli autori a concentrare la loro attenzione, invece che sugli eventuali mutamenti avvenuti o in corso nel processo lavorativo e di valorizzazione del capitale, su quelli avvenuti o in corso nel processo di realizzazione del surplus; ossia essi spostano il fuoco della loro indagine dalla sfera della produzione a quella della distribuzione; senza dubbio arricchendo di spunti interessanti questo campo , ma tralasciando quasi completamente ogni indagine intorno alle caratteristiche oggettive della forza-lavoro e della dinamica salariale in regime di monopolio , ciò che non è senza conseguenze in relazione alla stessa realizzazione del surplus.

75- Noi siamo favorevoli a quest’ultima ipotesi [una stanza di compensazione che tende nel capitalismo monopolistico a livellare i profitti, o almeno a stabilire dei ‘tetti’ e dei ‘pavimenti’ trai quali il profitto resta delimitato] in quanto se è vero, per definizione, che il monopolista pur mantenendo fermi o addirittura aumentando i prezzi può costantemente abbassare i suoi costi , incamerando per periodi più o meno lunghi profitti differenziali, è anche vero che questa situazione non si cristallizza mai. Non vi è dubbio che la tradizionale concorrenza dei prezzi è sempre più attutita e distorta dall’esistenza del mercato oligopolistico, ma (…) a tale concorrenza tradizionale si contrappone la concorrenza per il dominio del mercato (promozione delle vendite) la quale suscita continuamente una gara tra le grandi e medie corporation nel ricercare e applicare innovazioni tecnologiche capaci di ridurre i costi e quindi di massimizzare i profitti.

78- Che la legge [della caduta tendenziale del saggio del profitto] sia tuttora operante o che le controtendenze [già indicate da Marx, per es. la diminuzione in valore della composizione organica del capitale] abbiano acquistato un peso crescente e tale da renderla per lunghi periodi inoperanti , essa mantiene sempre un valore teorico non indifferente , in quanto esprime la contraddizione immanente a tutto il sistema capitalistico tra l’aumento della forza produttiva del capitale e le crescenti difficoltà di utilizzare tale forza produttiva IN MODO CAPITALISTICO (ossia ai fini della riproduzione allargata del profitto).

80- Sebbene gli autori affermino di voler definire il capitalismo monopolistico senza particolari riferimenti allo Stato [≠ Lenin, in realtà ci sono alcuni elementi nuovi nella funzione dello stato: ] ‘la spesa e la imposizione pubblica che UNA VOLTA ERANO SOPRATTUTTO MECCANISMI CHE TRASFERIVANO REDDITO, sono diventati in larga misura meccanismi che creano reddito, riportando nella produzione capitale e lavoro che sono inutilizzati. (…) E’ l’intervento pubblico uno degli strumenti essenziali capaci di dar conto di una dimensione – particolarmente dal 1946-47 in poi- in gran parte nuova del ciclo economico.

85- SVILUPPO ECONOMICO E CRISI DI C. DI TORO

88- [Colletti critica Sweezy perché usa la categoria del LAVORO ASTRATTO  come mera ‘generalizzazione mentale’ e non come ‘un’astrazione che si compie giorno per giorno nella REALTA’ STESSA dello SCAMBIO’. Conferma di ciò si ha nel modo in cui nel 1942 Sweezy colloca nel proprio schema teorico l’altra fondamentale categoria marxiana del LAVORO SOCIALMENTE NECESSARIO  , e nel modo in cui affronta il problema della trasformazione dei valori in prezzi, partendo dagli ‘schemi di riproduzione’ di Marx. Sotto il primo profilo, infatti, Sweezy non riesce a cogliere la differenza essenziale tra lavoro astratto e lavoro socialmente necessario , in quanto il primo consiste, con Marx, nel fatto che ‘sono ignorate tutte le caratteristiche speciali che differenziano un genere di lavoro dall’altro’, mentre il secondo consiste nella definizione del livello medio del primo in relazione all’intensità e alla qualificazione del lavoro, , cioè consiste nella definizione delle condizioni medie dello sfruttamento.

102- Abbiamo visto come l’asserita tendenza all’aumento del surplus si riduce al keynesiano aumento dello scarto tra incremento del reddito e incremento del consumo , cioè alla diminuzione della domanda effettiva. (…) L’errore di Sweezy consiste nel non vedere che la sovrapproduzione di capitale (la capacità produttiva inutilizzata o il ‘surplus’ alla ricerca di investimento) e la sovrapproduzione di merci non sono né un PRIMUM logico, né dipendono dalla irrazionalità dello slittamento dei prezzi di monopolio, ma semmai rappresentano la conseguenza nella circolazione dello squilibrio della produzione dovuto alla caduta tendenziale del saggio di profitto. [in un esempio abbiamo in uno stato arretrato un saggio di profitto inferiore al 5%, allora] delle due l’una: o il capitale è già entrato in produzione e allora vi sarà una forte resistenza a vendere i prodotti a un prezzo tale che permette un profitto così basso (sovrapproduzione di merci), o il capitale non è ancora entrato in produzione e allora non si vede perché esso non debba essere investito, per es., in Buoni del Tesoro (capacità inutilizzata e sovrapproduzione di capitale). In entrambi i casi vi è un aumento relativo del cosiddetto surplus, ma non certo un aumento dei profitti, come vorrebbe Sweezy.

104- [Sul mantenimento del livello del saggio medio di profitto e sul contrasto alla tendenziale caduta del saggio del profitto] /105- -Si richiederà un intervento dello Stato, per esempio, negli strati di imprese più deboli (tassi agevolati ecc.) o attraverso nazionalizzazioni: il primo intervento venendo a ritardare la diminuzione del saggio di profitto perché volto a mantenere in vita in vita imprese a bassa composizione organica del capitale ( si vedano in Italia gli interventi nel mezzogiorno ai sensi della legge 623 del 1959 per la piccola e media industria), il secondo intervento venendo a ridurre il valore e il prezzo di una parte dei mezzi di produzione (per esempio in Italia le partecipazioni statali nell’acciaio, le industrie di Stato del metano e dell’energia elettrica). Certo queste cause contrastanti hanno un limite: nelle fasi finali del ciclo, quanto più intensa si mostra la tendenza del profitto a cadere, le compensazioni e le operazioni di salvataggio hanno un costo maggiore e un effetto minore. La crisi scoppia quando questo effetto è irrilevante o nullo. Ma non significa affatto depressione cronica. Il capitale viene deprezzato e centralizzato dopo una prima fase in cui costa carissimo (il ‘surplus’ sembrerebbe scomparso) come mezzo di pagamento, dato che, con gli ostacoli che ha la circolazione, le scadenze di reintegrazione del capitale vengono evase. Dilaga la sottoccupazione e la disoccupazione mentre diminuiscono i salari reali e spesso quelli nominali. Ma i rapporti tra i valori (c e v) subiscono un riaggiustamento e gradualmente l’attività riprende fino a nuove fasi di espansione. Storicamente il capitalismo non muore per una crisi , per così dire, automaticamente, è vero viceversa che durante una crisi (e non LA crisi) il capitalismo mostra il suo limite e crea le condizioni oggettive perché la forza eversiva, la classe operaia, possa esprimere il proprio potenziale politico e rivoluzionario.

108- Alla ideologia propria del capitalismo concorrenziale Sweezy fa corrispondere il ‘deserto ideologico’ del capitalismo monopolistico , inteso come ‘ideologia della crisi generale e del declino dell’ordine mondiale capitalistico’, senza rendersi conto che tale deserto è sì una proiezione ideologica , ma semplicemente quella della sua concezione immotivata della crisi storica finale del capitalismo. (…) Dicevamo che la conclusione di Sweezy sullo Stato (e sull’ideologia borghese) può portare a illusioni pericolose. La verifica puntuale è quando egli passa all’individuazione delle forze contrarie al sistema e quindi ai soggetti della lotta rivoluzionaria. Perché su quest’ultimo punto sembrano non esserci dubbi: di fronte alla ‘bancarotta morale dello stesso capitalismo monopolistico’ e di fronte al fatto che ‘la stessa razionalità diventa irrazionale’ (in quanto la conoscenza scientifica è volta a fini irrazionali) si afferma che ‘abbiamo raggiunto un punto in cui l’unica razionalità consiste nell’azione intesa a rovesciare un sistema divenuto irrimediabilmente irrazionale’. C’è molto di umanistico in questo -come il rilancio di una moralità genuina e del recupero della ragione- ma molto poco della lotta di classe. In effetti, la contraddizione di classe è equiparata a quella consumo-reddito- Dice Sweezy: ‘La busta paga è la chiave di tutte le soddisfazioni che i lavoratori possono avere in questa società: tutto il rispetto di sé, il prestigio e la considerazione dei compagni di lavoro che si possono ottenere dipendono prevalentemente dal possesso di oggetti materiali.’

111- MONOPOLIO SENZA CAPITALISMO DI G. VACCA

116- La formazione del mercato capitalistico e la circolazione capitalistica delle merci sono al centro del modello marxiano, in quanto nell’analisi di Marx, il modo di produzione capitalistico è fondato sullo SCAMBIO INEGUALE di merci (lavoro vivente e lavoro capitalizzato). Dunque solo in questa prospettiva , che collega la ‘circolazione’ alla ‘produzione’ si può e si deve partire dalla circolazione (Marx parte dall’analisi della MERCE, che è la figura economica nella quale, nel modo di produzione capitalistico, si presenta in primo luogo storicamente il LAVORO). Ma non è questo certo il senso dell’analisi di Baran e Sweezy e del loro punto di partenza, fissato nella teoria dei prezzi di monopolio. / (…) Essi affermano che lo scambio di equivalenti ha funzionato nella fase classica (concorrenziale) del capitalismo, come fattore che consentì di realizzare la più razionale utilizzazione delle risorse naturali ed umane, che è stata la ‘conquista fondamentale del capitalismo’; mentre essa non riguarderebbe sia la fase dell’accumulazione originaria, che ‘si effettuò con la violenza e il saccheggio, secondo metodi che sono quotidianamente impiegati in tutte le colonie e le semicolonie dipendenti dal capitalismo’, sia la fase del capitalismo monopolistico, poiché in questa, quando i prezzi sono stabiliti non in base ai costi di produzione ma in base al criterio del profitto monopolistico, ‘il principio del QUID PRO QUO, da fattore di organizzazione economica razionale diventa formula per mantenere la scarsità in mezzo ad una potenziale abbondanza’.

120- ‘Crediamo … che i modi di utilizzazione del surplus costituiscano l’indispensabile meccanismo che lega la struttura economica della società con quella che i marxisti chiamano la sua sovrastruttura politica, culturale e ideologica’ / Ora, collegando in tal modo la dinamica della ‘struttura politica’ (cioè in primo luogo l’apparato politico statale) ai MODI DI UTILIZZAZIONE DEL SURPLUS, si prospetta una duplice DESTORIFICAZIONE dello Stato moderno : da un lato si smarrisce la sua GENESI specifica, che lo connota (marxianamente) come organizzazione politica di una società basata su un modo di produzione capitalistico  (estrazione del SURPLUS fondata sullo scambio ineguale coercitivo e perciò implicante un organo separato dalla società, centralizzato e sovrapposto ad essa, che eserciti la coazione e garantisca in primo luogo l’accumulazione capitalistica); dall’altro ne fa l’organo di una funzione TECNICO-GENERICA propria ad ogni formazione sociale passata, presente e futura -la ‘utilizzazione’ del surplus- e quindi lo si eternizza, evadendo tutta la problematica marxista dell’estinzione dello Stato. [Baran e Sweezy infatti respingono la tesi che caratterizza l’attuale situazione come ‘capitalismo monopolistico di Stato’ (Lenin)]

126- [Baran e Sweezy nel loro modello hanno ritenuto di poter prescindere dalla ‘evoluzione del lavoro’ che pure occupa un posto centrale nello studio del capitalismo da parte di Marx] L’’evoluzione del lavoro ‘, ossia il ‘processo lavorativo’ non è semplicemente un argomento centrale dell’analisi marxiana del capitalismo , dal quale si possa prescindere: ma ne è il punto di partenza e il cuore, senza il quale il modello marxiano è smembrato in radice [processo di valorizzazione -> morfologia del processo lavorativo ->livello di sviluppo delle forze produttive]

128- L’’irrazionalità’ sociale del capitalismo americano deriva dal ‘conflitto sempre più acuto tra la razionalizzazione sempre più rapida degli attuali processi produttivi e la non diminuita spontaneità del sistema nel suo complesso’. Il sistema ha raggiunto uno sviluppo produttivo che potrebbe consentire benessere e libertà a tutta la popolazione; e invece da un lato perpetua ‘sprechi’ enormi (elefantiasi di un superfluo apparato distributivo come conseguenze delle spese per la promozione delle vendite , enorme produzione bellica, ecc.) dall’altro perpetua il disagio economico o addirittura la miseria della metà della popolazione e mantiene le strutture REPRESSIVE tipiche di un’epoca di SCARSITA’ ormai superata, provocando in maniera crescente’ la perdita di significato del lavoro, la noia deprimente del tempo libero, la degradazione di ciò che va sotto il nome di cultura, l’inaridimento della lotta politica come lotta per i destini della società’. Guardando alla dinamica interna di questa società ‘il corso più probabile dello sviluppo sembrerebbe essere una continuazione dell’attuale processo di decadenza mentre la CONTRADDIZIONE FRA LE COSTRIZIONI DEL SISTEMA E I BISOGNI DELLA NATURA UMANA diventerebbe sempre più intollerabile’.

129- Questa restaurazione della RAGIONE NATURALE come struttura assiologica ed epistemologica delle loro analisi denuncia la mancata penetrazione, da parte di Baran e Sweezy, della reale portata della storicizzazione marxiana della formazione sociale capitalistica. Marx fra l’altro ha mostrato, fin dalla CRITICA DELLA FILOSOFIA HEGELIANA DEL DIRITTO PUBBLICO e dalla SACRA FAMIGLIA, che l’ipotesi di una ragione naturale come metro d’analisi e di giudizio della storia è non solo la più ORGANICA IDEOLOGIA della società capitalistica , poiché è prodotta in ultima analisi dalla divisione capitalistica del lavoro e dalla formazione di un tipo particolare di INTELLIGHENTSIA; ma soprattutto è una struttura epistemologica inducente a trascendere la STORIA nella sua materiale discretezza empirica , restaurandone poi, e di conseguenza, nella TEORIA , le connotazioni immediate , trascese ma non spiegate e quindi eternate,

135- UN’ANALISI DEL SURPLUS DI D- HOROWITZ

139- Gli autori passano ad osservare come la politica dei prezzi, dividendi e investimenti delle grandi società si traduce non solo in un aumento dei profitti, ma anche in risparmi di tali società, vale a dire in una ricerca di maggiori investimenti [N.M.: è questa la quota del surplus che finisce in giochi finanziari?] per quel surplus che non può essere esaurito nel normale consumo o negli investimenti da parte di gruppi o di individui che si appropriano dei profitti. Cosicché il sistema a capitalismo monopolistico è preso in una IMPASSE che si aggrava progressivamente. Questo perché non si trovano nuovi sbocchi e un tasso sufficiente per assorbire l’aumento del surplus , allora, come ha dimostrato Keynes, la differenza tra output potenziale e attuale aumenterà, il sistema stagnerà progressivamente  e le conseguenze di una non utilizzazione del surplus verranno registrate statisticamente sotto forma di disoccupazione e di capacità inutilizzate. / Diventa così una questione di vita o di morte per il sistema trovare questi sbocchi o crearli (per es. stimolando artificialmente la domanda) laddove non esistano già. È indubbio che la forma dello sviluppo delle società a capitalismo monopolistico è determinata dalla natura di questi sbocchi e dall’abilità del sistema di aumentarli secondo la domanda.

140- Relativamente al tasso di assorbimento del surplus gli autori sottolineano che il sistema sta correndo una gara perduta e che una profonda e cronica stagnazione del tipo di quella vissuta negli anni ’30 (sebbene grave) è una prospettiva sempre più realistica per il futuro del capitale monopolistico. (…) Solo gravi scosse esterne hanno impedito al sistema di tornare al proprio equilibrio ‘naturale’, eccettuati i periodi 1907-1914 e 1929-1939; queste scosse vengono identificate dagli autori nelle guerre, nelle loro conseguenze e nelle ‘innovazioni che fanno epoca’; la storia del capitalismo ne ha conosciute solo tre (la macchina a vapore, la ferrovia e l’automobile). Gli autori vedono come segni particolarmente significativi di una fondamentale stagnazione strutturale il persistere della disoccupazione e le capacità eccedenti persino nel periodo più favorevole del più lungo boom economico degli Stati Uniti in tempo di pace (quello degli anni ’60). Questa formulazione della tesi della stagnazione, che si ispira sostanzialmente all’ipotesi Keynes-Hansen, deriva immediatamente dall’opera di Kaleki e Steindl e, a differenza della versione ortodossa che si basa su fattori esterni, pone le cause della stagnazione proprio nel carattere monopolistico dell’economia.

141- [Gli autori mostrano] che la ricchezza della società (il surplus ammonta attualmente al 56% del GNP = PNL) non può, per la natura stessa delle cose, essere utilizzata per costruire un ordine umano e sociale decente, un arricchimento in valori umani e non meramente monetari.

142- Quello che gli autori sottolineano maggiormente, contrariamente alla letteratura esistente sull’argomento, è che la promozione delle vendite con tutti i suoi insidiosi effetti sociali non è una mera escrescenza dell’economia capitalistica, ma è vitale per la sua sopravvivenza. / Analizzando la promozione delle vendite essi vanno oltre le sue relazioni con ciò che in questa recensione è stata chiamata la ‘componente di ricerca di investimenti’ del surplus, per discutere quella che può essere chiamata la sua ‘componente di spreco’. / 143- [Si spende per il cambiamento dei modelli di automobili più di quanto il governo federale USA spende per istruzione, salute, benessere] -> /144- Quei recensori (…) di MC che si sono richiamati all’esperienza britannica per confutare le tesi degli autori sulle possibilità di riforme all’interno di strutture capitalistiche farebbero bene a verificare i fatti. In Gran Bretagna il 5% della popolazione possiede ancora il 75% delle ricchezze nazionali; d’altra parte i benefici sociali dello stato di benessere sono finanziati in realtà dagli stessi beneficiari a reddito più basso e non da una redistribuzione dei redditi. Ne consegue che la misura in cui vengono adottati i provvedimenti sociali urgentemente necessari è vergognosamente bassa in Gran Bretagna come negli Stati Uniti. Per citare un fatto indicativo: il 40% degli ospedali britannici è stato costruito prima della guerra boera e il 20% prima della guerra di Crimea.

146- In Inghilterra, sebbene il controllo sulla coscienza di massa sia chiaramente esercitato dagli interessi privati ( e quando non può essere esercitato direttamente viene mantenuto mediante un sistema di educazione classista ancora assai vivo) il sostegno economico per il partito attualmente al potere non proviene dal capitale. Proviene dai sindacati. È la classe lavoratrice che porta al partito laburista sei voti su sette e fornisce la maggior parte delle sue risorse finanziarie. Nonostante questo il partito laburista ha una politica contraria agli interessi dei lavoratori (come viene affermato persino dal suo programma elettorale) dal momento in cui è salito al potere. I LEADERS del partito laburista sono stati spinti dai banchieri stranieri e nazionali a seguire una politica che, all’opposizione, essi avevano condannata come ingiusta e irrazionale. Quale conferma più eloquente del potere POLITICO della classe economicamente egemone? / I detentori del capitale nazionale ed estero possono abbassare il tasso di investimento e creare il panico finanziario -> In questo modo la ‘prosperità’ degli elettori dipende dalla ‘fiducia’ di chi controlla il capitale.

I47-La relazione organica tra un [MODELLO DI CLASSE BASATO SUI RAPPORTI DI PRODUZIONE (vs MODELLO DI CLASSE BASATO SUI RAPPORTI DI MERCATO – Max Weber)] e un MODELLO DI ACCUMULAZIONE del capitale è di primaria importanza per la teoria marxiana dello sviluppo del capitalismo e del capitalismo monopolistico. E’ quindi un peccato, e deve essere ritenuto il difetto principale del modello teoretico di Baran e Sweezy, che non venga offerto un modello di classe direttamente ed esplicitamente connesso al modello costruito intorno al surplus economico. Non averlo reso esplicito, non aver analizzato il rapporto del reddito e degli interessi di classe con la formazione del surplus indebolisce la loro analisi, crea una lacuna nella loro teoria, e infine porta a trascurare le tendenze che operano sotterraneamente nel capitalismo monopolistico e che potranno in futuro incidere profondamente sui rapporti di forza tra le classi. / 148-[Gli immigrati come gli strati più sfruttati del capitalismo Usa) /149- capitalismo = miseria (disoccupazione e sottoccupazione= ‘esercito industriale di riserva’ di Marx) vs ricchezza / 150- Tempo di guerra = periodo in cui il capitalismo non opera come tale]

150 [Frattura tra il modello del surplus degli autori e il modello generale di Marx dell’accumulazione capitalistica] Questa frattura non vi sarebbe se gli autori avessero analizzato le componenti del surplus come componenti del reddito delle diverse classi [componente di investimento e componente di spreco?] in particolare delle due principali classi antagoniste: salariati, lavoratori produttivi (che producono il plusvalore) e i capitalisti che ricevono i profitti (che si appropriano del plusvalore). (Naturalmente si dovrebbe fare anche un’analisi precisa degli strati sociali, in costante aumento che vivono all’esterno del surplus e non se ne appropriano direttamente, vale a dire le nuove classi medie). [due poli dell’accumulazione capitalistica (lavoratori produttivi e capitalisti) come base, ma non necessariamente come modello delle sue forze di classe]  /152- [Alleanza monopolio-classe operaia con inflazione controllata /153- Le ragioni di un intensificarsi delle lotte di classe negli anni ‘70<- competizione internazionale, competizione sui prezzi, tentativi di imporre controlli sui salari, crisi della bilancia dei pagamenti) /154- [Pro analisi di classe connessa al modello di accumulazione /155- Il concetto di surplus supera la vecchia dicotomia tra struttura e sovrastruttura con le sue negative implicazioni deterministiche e rivela immediatamente  come i rapporti di potere basati sul controllo dell’apparato produttivo (e quindi del meccanismo distributivo) sanzionato e difeso legalmente sono di fatto determinati per la forma, ma non sono necessariamente i tratti specifici dell’intero sistema sociale. Il concetto di surplus ci permette di far uso dell’analisi del reddito di Keynes, dell’analisi marxiana sulle classi e di vedere (senza cambiare le strutture) come le forze così analizzate influenzino direttamente e siano influenzate dall’UTILIZZAZIONE  delle risorse sociali, determinando così l’intero ambiente socio-culturale.

157- IL CAPITALISMO DEI MONOPOLI DI M. SALVATI

161- [Potere dei monopolisti di uno ridurre i prezzi di fronte all’incessante aumento della produttività /Costi di promozione delle vendite = redditi per altre persone e imprese (≠ risparmi) /166- Il contributo alla produzione del capitale secondo la teoria classica (attesa, astinenza) / Dal fatto che Baran e Sweezy ragionano in termini monetari non può desumersi in modo immediato una loro incomprensione per i meccanismi dello sfruttamento /168- Movimento secolare in ascesa dei salari / Oggi il salario non è un dato (≠ Marx)-> Nello schema marxiano il lavoro improduttivo era estraneo rispetto alla produzione capitalista/178. Il saggio di sovrappiù indica il margine di manovra che è possibile per un atto di libertà politica da parte dei produttori associati: per ridurre la giornata di lavoro; per produrre un maggior numero di beni di consumo, per aiutare lo sviluppo di altri paesi… /179- Beni consumati dai capitalisti vs produzione di merci superflue (vs case) o dannose (= armi) / 180- Il monopolio ha spesso interesse a proteggere un insieme eterogeneo di imprese più inefficienti /183- Evoluzione del modo di produzione capitalistico e dinamica delle classi-> NON ESISTE IN MARX UNA SODDISFACENTE TEORIA DELLE CLASSI /186- Processi politici (Se si farà la rivoluzione, chi la farà, quando e con quale esito) ≠ processi economici e strutturali /188- Polemica vs apertura non deterministica del discorso marxiano /contraddizioni specifiche del capitalismo americano-> Indignazione vs analisi del comportamento di classe /190- Il punto più delicato , il passaggio dalle analisi strutturali (attraverso le mediazioni sociologiche = condizioni che influenzano la coscienza di classe) alle conseguenze politiche [in Baran e Sweezy] è però do qualità assai inadeguata. / apertura di indeterminazione del corpo teorico marxiano -> contrasto di Baran e Sweezy con alcune recenti tendenze dell’esegetica filosofica marxista / 193- Il CAPITALISMO MATURO nasconde il sovrappiù in innumerevoli settori della propria organizzazione produttiva e non è agevole identificarlo con criteri sicuri /195- Analisi marxiana del capitalismo maturo / 196-Due profili di analisi del sovrappiù. Da una parte possiamo considerare l’insieme delle industrie che producono beni ‘socialmente nececessari’ [e qui appare un elemento di arbitrarietà]. Remunerando i lavoratori operanti in quelle industrie con l’ammontare ‘socialmente necessario’ di quei beni (di nuovo un elemento di arbitrarietà) ed escludendo dalle spese di produzione quelle spese per beni e servizi che non sono ‘necessari’ alla produzione, distribuzione e trasporto dei beni di consumo (e qui appare il concetto di ‘potenzialità’ che implica un’organizzazione alternativa della produzione rispetto alla quale paragonare l’attuale), ciò che rimane del prodotto costituisce il ‘sovrappiù’ prodotto dai lavoratori occupati. Il rapporto tra il sovrappiù e i salari (entrambe le quantità sono misurate nello stesso insieme dei beni di consumo socialmente necessari) costituisce il saggio di sovrappiù. Allo stesso saggio si potrebbe arrivare secondo un diverso profilo di analisi che è però valido solo se il sovrappiù è interamente realizzato: il saggio di sovrappiù può essere allora definito come il rapporto tra i lavoratori impiegati nell’economia, meno quelli impiegati nell’industria che produce i beni di consumo socialmente necessari, ed i lavoratori occupati in quest’ultima. / Va osservato subito che questo valore del saggio di sovrappiù non è ancora quello cui implicitamente si riferiscono quegli studiosi -Marcuse in particolare- che hanno sottolineato le enormi possibilità di liberazione dal ‘regno della necessità’ contenute nelle moderne tecniche produttive. Per arrivare a definire tale saggio occorre non soltanto eliminare quei costi -socialmente superflui- che Baran e Sweezy identificano nelle spese della pubblicità o nell’incessante alterazione dei modelli dei beni di consumo. Occorre definire quei costi di produzione minimi cui si giungerebbe mediante una pianificazione sociale della produzione dei beni ‘socialmente necessari’. Pianificazione che, rispettando qui requisiti di individualità e pluralità nei modelli dei beni di consumo che la collettività ritiene indispensabili, comporti una piena utilizzazione di tutte le possibili economie di scala e di standardizzazione.

198- Superato il minimo vitale , l’ammontare e i modelli di consumo sono socialmente condizionati.

201– [Sovrappiù vs plusvalore / saggio di plusvalore o profitto vs saggio di sovrappiù / Condizionamento capitalistico dei consumi delle classi medie Usa (abitazioni + trasporti) e del profondo spreco di benessere che ciò comporta-> lavoratori dei paesi capitalistici come complici involontari dello sfruttamento imperialistico)]

203 [Marcuse (=ricerca delle potenzialità tecnico-produttive capitalistiche) vs Baran e Sweezy (= che cercano nel sovrappiù potenziali fonti di contraddizione, sotto forma di lacune di domanda effettiva) / Un salario di sussistenza non consente risparmio, un salario che contiene sovrappiù consente risparmio-> Preoccupazione borghese di mantenere la propensione al risparmio entro limiti tollerabilmente ristretti (SATURAZIONE DEI BISOGNI VS INCESSANTE STIMOLAZIONE DEI BISOGNI / Crescita del sovrappiù vs crescita del saggio di sovrappiù/ 207- Crescita imprese-collusione – aumento di sovrappiù (grado di monopolio) vs moderna teoria dell’impresa ->] Il punto non è interamente chiaro. Non risulta evidente se Baran e Sweezy ritengono che l’aumento nelle dimensioni medie delle imprese ne accresca la tendenza alla collusione  (e la possibilità di attuarla) o aumenti per questa via il sovrappiù (in concomitanza alla riduzione dei costi). Oppure se ritengano che la grandezza delle imprese sia ormai tale da garantire una collusione quasi perfetta; in tali circostanze l’aumento delle dimensioni non sarebbe più rilevante ai fini dell’aumento del sovrappiù che deriverebbe dal crescente divario tra prezzi e costi.

208-[Fellner giunge ad identificare il comportamento oligopolistico con quello monopolistico. Gli oligopoli colludendo vengono a costituire una singola unità decisionale  che limita la produzione al fine di ottenere il massimo profitto-> TEORIE DELLE FORME DI MERCATO.]

210 – [Sovrappiù come profitto al lordo delle imposte]

214- Tutti gli strumenti con cui viene assicurata la docilità dell’individuo come produttore e come consumatore /CAPITALISMO CONTEMPORANEO VS CAPITALISMO DELL’800 / 216- L’ECONOMIA NON E’ MAI STATA COSI’ POLITICA COME LO E’ ORA/Ciclo politico vs ciclo economico / Controllare la pressione salariale mediante riduzioni ‘manovrate’ dell’occupazione /Pubblicizzazione dell’economia e economizzazione della politica -> gestione degli aspetti salariali dell’espansione capitalistica / 217- MC e nuova sinistra /

219- SULLA TEORIA DEL ‘CAPITALE MONOPOLISTICO’ DI V.M. BADER, H. GANSSMANN, W. GOLDSCHMIDT, B. HOFFMANN

222- L’emarginazione delle imprese minori appare già molto dubbia alla luce dei profitti, calcolati in appendice al volume da J.D. Phillips, delle imprese ‘società’ e di quelle ‘ non costituite in società per azioni’ (Tale divisione dovrebbe essere identica a quella fra grandi e piccole imprese, tra monopoli e non!). In antitesi alla tesi del ‘capitalismo organizzato’ gli Autori partono dalla premessa che il sistema del capitalismo monopolistico sia altrettanto anarchico del capitalismo concorrenziale.[-> Prezzi come dati e prezzi come ‘posti’ -> 223 Concorrenza tra settori monopolistici e settori non monopolistici / saggio medio di profitto +prezzo di costo = prezzo di produzione / profitto di monopolio = saggio medio di profitto + extraprofitto / La semplice esistenza di monopoli non aumenta la massa di plusvalore già prodotta /225 – Il saggio crescente di profitto di monopolio è a carico dei saggi di profitto dei settori non monopolistici / 225- surplus = risparmio = accumulazione corrente ]

226- La grandezza del surplus economico calcolata in appendice da Phillips comprende tutti i redditi da proprietà (profitti, interessi ed eccessivi redditi dei managers), la spesa pubblica e il cosiddetto spreco (pubblicità, consulenze, costi di finanziamento ecc.) Il surplus cos’ calcolato non è ancora identico a quello potenziale, perché andrebbero computate le perdite di produzione necessarie nel capitalismo, le quali sono provocate dalla sovracapacità produttiva e dalla disoccupazione.

228-[Il surplus in Baran e Sweezy appare come una funzione del capitale e il prodotto di lavoro non pagato / Sulla distribuzione del plusvalore esistente = Problema dell’assorbimento del surplus per Baran e Sweezy / DISTRIBUZIONE E SOCIETA’ BASATA SU RAPPORTI DI DISTRIBUZIONE ANTAGONISTICI (REDDITI CAPITALISTICI VS REDDITI SALARIALI -> IL MODO DI VITA DEI CAPITALISTI E’ SEMPRE PIU’ FEUDALE /230 -Sovrapproduzione dei mezzi di produzione / Apparato militare dell’oligarchia capitalistica e bisogno di protezione degli investimenti all’estero / 233- Socialismo o barbarie / Utopie diseredati e radicalismo studentesco / Ragione come sistema di riferimento trascendente / 224- Il surplus prodotto sotto la regia del capitale verrebbe sprecato solo quando non operasse più da capitale o non servisse al processo della sua valorizzazione-> IRRAZIONALE PER IL SISTEMA CAPITALISTICO SAREBBE LA DISTRUZIONE SISTEMATICA DEL CAPITALE IN QUANTO CAPITALE.

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