
6- Durante la modernità la democrazia –in tutte le sue forme locali e nazionali- è rimasta effettivamente un progetto incompiuto/ Il principale ostacolo alla democrazia è rappresentato oggi dallo stato di guerra globale / La guerra è stata sempre incompatibile con la democrazia, che durante i conflitti veniva generalmente sospesa per affidare la gestione della guerra a una forte autorità centrale. Al giorno d’oggi lo stato di guerra non solo ha una portata globale, ma sembra durare all’infinito, senza che se ne possa scorgere la fine / 7- La democrazia (…) è la sola strada in grado di condurci verso un pacifica vita in comune / Naturalmente non tutti i poteri sono equivalenti nella rete dell’Impero –alcuni stati nazionali possiedono ancora un enorme potere, mentre altri quasi non ne possiedono affatto- e lo stesso vale per le corporazioni capitalistiche e le altre istituzioni che compongono la rete- e tuttavia, malgrado le disuguaglianze essi debbono collaborare per creare e mantenere l’attuale ordine globale con tutte le sue divisioni interne e le sue gerarchie /8- L’Impero domina un ordine globale che non è soltanto fratturato da divisioni interne e da gerarchie, ma è soprattutto afflitto da una guerra perpetua. Nell’impero lo stato di guerra è inevitabile e funziona come una forma di dominio / Questo libro parla della moltitudine, l’alternativa vivente che cresce all’interno dell’Impero/ La globalizzazione significa anche la creazione di nuovi circuiti di cooperazione e di collaborazione che attraversano le nazioni e i continenti, facilitando un illimitato numero di incontri,[≠ omologazione universale] / 9- Occorre distinguere la moltitudine da altri soggetti sociali come il popolo[= uno vs moltitudine = molteplice, innumerevoli differenze interne], le masse [che assorbono e sommergono le differenze, la loro essenza è l’indifferenza vs moltitudine =costituita da differenze singolari], la classe operaia [= tutti i lavoratori salariati ≠ poveri = chi lavora in casa senza percepire un salario o tutti coloro che non percepiscono un salario] / 10- La produzione oggi non può essere più concepita in termini meramente economici, ma più ampiamente come produzione sociale –non solo dunque di beni materiali, ma anche di comunicazione, relazioni e stili di vita. LA MOLTITUDINE E’ POTENZIALMENTE COMPOSTA DA TUTTE LE DIFFERENTI FIGURE DELLA PRODUZIONE SOCIALE. Indubbiamente, Internet è un modello o un’immagine utile per comprendere la moltitudine: in primo luogo i suoi differenti nodi sono tutti ugualmente connessi nella rete e, in secondo luogo, restano aperti perché possano sempre aggiungersi nuovi nodi e nuove relazioni / Nella misura in cui la moltitudine non ha né l’identità che contraddistingue il popolo, né l’uniformità che caratterizza le masse , le sue diversità intrinseche devono rivelare il comune che le fa comunicare e agire insieme. IL COMUNE CHE CONDIVIDIAMO IN REALTA’ NON VIENE TANTO SCOPERTO QUANTO PRODOTTO (Siamo piuttosto riluttanti a caratterizzare il comune nei termini dei ‘commons’ dal momento che questa nozione indica i beni e gli spazi precapitalistici collettivi distrutti dall’avvento della proprietà privata) /11- Chiunque lavori con l’informazione o la conoscenza –dai lavori del settore agricolo che sviluppano le qualità specifiche delle sementi ai programmatori del software- si riallaccia a una conoscenza comune che gli è stata trasmessa da altri e crea a sua volta nuova conoscenza comune. Questo vale per tutti i PROGETTI IMMATERIALI, che includono idee, immagini, affetti e relazioni. Chiameremo questo nuovo modello dominante ‘PRODUZIONE BIOPOLITICA’ per sottolineare che esso implica non solo la produzione di beni materiali in senso strettamente economico, ma soprattutto coinvolge e produce tutte le sfaccettature della vita sociale, economica,culturale e politica./ [Seconda caratteristica della moltitudine è ] la sua organizzazione politica [= genealogia delle forme di resistenza, ma] 12- desiderio e esigenza di democrazia globale non sono ovviamente garanzie della sua realizzazione / Il passaggio da Impero a Moltitudine va letto in senso inverso rispetto allo sviluppo del pensiero di Hobbes dal De Cive (1642) al Leviatano (1651). (…) Mentre Hobbes faceva derivare una nuova forma di sovranità da una nascente classe sociale, oggi dobbiamo invece passare dalla nuova forma di sovranità alla nuova classe globale.
GUERRA (civile imperiale)
16- Simplicissimus
17-[Tradizionalmente: ] la guerra civile è un conflitto armato tra entità sovrane e/o non sovrane all’interno di un determinato territorio sovrano/ Attualmente la guerra civile non si inscrive più all’interno di uno spazio nazionale, dato che quest’ultimo non costituisce più l’unità effettiva della sovranità, bensì in un ambito globale. La struttura del diritto internazionale riguardo alla guerra è stata minata alle fondamenta / Lo scopo [delle singole guerre locali] non è la lotta per la sovranità, bensì la conquista di quote di dominio all’interno delle gerarchie ai più alti e ai più bassi livelli del sistema globale / 18- ‘La natura della guerra- spiega Hobbes- non consiste nel combattimento in sé, ma nella disposizione dichiarata verso questo tipo di situazione in cui, per tutto il tempo in cui sussiste, non vi è assicurazione del contrario’ -> Non abbiamo dunque a che fare con guerre isolate, quanto con uno stato di guerra globale che erode a tal punto la distinzione tra guerra e pace che nessuno di noi immagina o spera più in una pace reale /[Simplicissimus = romanzo seicentesco dove un giovane contadino osserva con assoluta ingenuità gli orrori della Guerra dei Trent’anni in cui morì un terzo della popolazione tedesca: gli eserciti in lotta sostengono ciascuno di possedere maggiore virtù e rettitudine religiosa degli altri mentre uccidono, violentano e rubano ≈ genocidio spagnolo dei peruviani descritto da Guamam Poma] / 19- La situazione attuale assomiglia ai tempi della prima modernità europea: la modernità europea è nata, per certi aspetti, in risposta a stati di guerra generalizzati , come la Guerra dei Trent’Anni in Germania e le guerre civili in Inghilterra-> Una componente centrale delle moderne teorie della sovranità -liberali o meno- era la necessità di porre fine alle guerre civili e interrompere la continuità dello stato di guerra -> La guerra venne espulsa dall’interno degli stati e riservata ai conflitti esterni. La guerra doveva essere lo stato di eccezione e la pace la norma. I conflitti interni alla nazione dovevano essere risolti pacificamente con la mediazione politica./ 20- Per Clausewitz la ‘politica’ non ha nulla a che fare con le relazioni politiche all’interno della società, bensì esclusivamente con i conflitti politici tra gli stati nazionali [≈ Schmitt su politica come distinzione tra amico-nemico] / La strategia moderna di riduzione della guerra ai soli conflitti interstatali è sempre meno credibile [per proliferazione guerre civili globali e declino stati nazionali per la formazione di una sovranità a livello di impero globale] /21- La guerra tracima inondando l’intero spazio sociale / Nella tradizione giuridica tedesca lo ‘stato di eccezione’ indica una sospensione temporanea della costituzione e della vigenza della legge, piuttosto simile al concetto di stato d’assedio e alla nozione di potere di emergenza, codificati nelle tradizioni giuridiche relativamente francese e inglese [Il mito fondatore di questa linea di pensiero è costituito dalla leggenda del nobile Cincinnato]->22- Quando però la crisi non è più specifica e di breve durata, ma diviene una ‘onnicrisi’ generalizzata , quando lo stato di guerra e quindi lo stato di eccezione divengono indefiniti e addirittura permanenti, come accade oggi, la contraddizione emerge in tutta la sua carica distruttiva. / [Il nuovo stato di guerra globale e lo ‘stato di eccezione’ relativo va poi legato ad un’altra eccezione: l’eccezionalismo degli USA come sola potenza mondiale e come ‘nazione indispensabile’->Per due ragioni; 1. fin dalla loro origine gli Usa hanno sostenuto di rappresentare un’eccezione alla corruzione delle forme di sovranità europee (loro esemplare virtù repubblicana);2. Eccezione nei confronti della legge: per esempio gli Usa si autoescludono sempre più sistematicamente dagli accordi internazionali.] / 25- [la leggenda del Golem, la belva della guerra che non conosce la differenza fra amico e nemico] /27- LA GUERRA STA DIVENTANDO IL PRNCIPIO ORGANIZZATIVO DELLA SOCIETA’ /28-Mao Tze Tung sosteneva che la politica è una guerra senza spargimento di sangue e Gramsci classificava le strategie politiche in guerre di posizione e di movimento /Focault va ancora più a fondo quando sostiene che funzione pacificatrice del potere politico implica una continua riscrittura dei rapporti di forza in una sorta di guerra silenziosa, riscrittura che si estende anche alle istituzioni sociali , ai sistemi della disuguaglianza economica, fino alle sfere delle relazioni personali e sessuali-> LA GUERRA DIVIENE UNA FORMA DI BIOPOTERE, CIOE’ UNA FORMA DI COMANDO CHE NON SI PROPONE SOLTANTO DI CONTROLLARE LA POPOLAZIONE , MA ANCHE DI PRODURRE E RIPRODURRE TUTTI GLI ASPETTI DELLA VITA SOCIALE / [Conseguenze di questo nuovo genere di guerra: 1.Una delle principali conseguenze di questo nuovo genere di guerra è l’indeterminatezza dei suoi limiti spaziali e temporali[: per es. guerra alla povertà o guerra alla droga; 2. 30-L’identificazione del nemico ha la funzione di criminalizzare ogni genere di contestazione o di resistenza; 3. 31. Universalizzazione della guerra vs l’intensione dei pensatori politici moderni che si erano proposti di bandire il concetto medievale di guerra giusta che aveva avuto il suo apogeo nelle Crociate e nelle Guerre di Religione, sostenendo che esso estendeva la guerra al di là dei suoi scopi e la confondeva con altri ambiti, come la morale e la religione->] Le guerre giuste della fine del XX sec. e dell’inizio del XXI spesso si richiamano alle vecchie guerre di religione -> [il male come nemico dell’umanità intera e la categoria di crimine contro l’umanità codificato dalla Convenzione di Ginevra. Terrorismo come categoria astratta che mescola 1.La rivolta o la ribellione contro un potere legittimo; 2. L’esercizio della violenza politica da parte di un governo in violazione dei diritti umani; 3. Una pratica militare che viola le regole di guerra, come gli attacchi contro i civili->33- DAL WELFARE STATE AL WARFARE STATE->Le nuove forme di potere e di controllo operano sempre più in contrasto con la nuova composizione sociale della popolazione , della quale si propongono di bloccare le nuove forme di produttività e di espressione/ 34- Nel corso della modernità la guerra non ha mai assunto un carattere assoluto e ontologico (…) La guerra è stata spesso intesa come fenomeno positivo che implicava la ricerca della gloria (nella coscienza e nella letteratura aristocratiche) e la costruzione di una solidarietà sociale (spesso dal punto di vista delle classi subalterne) / 35- [La guerra diventa assoluta con lo sviluppo tecnologico: armi nucleari e distruzioni di massa o globali + violenza individualizzata (tortura) come forma di biopotere-> Orwell 1984: “ come fa un uomo a esercitare il potere su un altro uomo ? Facendolo soffrire, non è sufficiente che ci obbedisca” / 36-Il potere sovrano però non può mai permettersi di trasformarsi in pura macchina di morte, per la semplice ragione che non può permettersi di eliminare la vita dei suoi sudditi. (…) La dimensione costruttiva del biopotere è quindi molto più importante delle tecnologie di annichilimento e di tortura /37- Un indice importante del nuovo carattere attivo e costituente della guerra è lo spostamento politico dalla ‘difesa’ alla ‘sicurezza’ promosso dall’amministrazione statunitense. /Questa sicurezza fa parte del biopotere , nel senso che le è affidato il compito di produrre e trasformare completamente la vita sociale -> 38- La nozione di sicurezza segnala la fine della distinzione tra il dentro e il fuori, tra polizia e forza militare / La sovranità imperiale crea l’ordine non ponendo fine alla ‘guerra di tutti contro tutti’, come avrebbe detto Hobbes, bensì imponendo un regime articolato in un’amministrazione disciplinare e in una forma di controllo politico, sostenuto direttamente da una continua azione militare / 40- [Guerra costituente vs democrazia] Il programma politico della ‘ricostruzione nazionale’ in paesi come l’Afghanistan o l’Iraq è un esempio illuminante del progetto politico del biopotere e della guerra [La nazione è diventata completamente contingente, fortuita, accidentale-> le nazioni possono essere distrutte, fabbricate o inventate come parte di un programma politico] / 42- [La guerra come rivoluzione reazionaria o semplice processo di regolazione che consolida l’ordine dell’impero] / 43- [VIOLENZA LEGITTIMA = LEGALE = D’UFFICIO VS INSURREZIONE E COLPO DI STATO] / 44- Max Weber e Lenin dicono quasi con le stesse parole che per quanto riguarda l’uso della forza lo stato è sempre una dittatura -> Il declino della legittimazione della violenza da parte degli stati può spiegare almeno in parte la ragione della comparsa di accuse di terrorismo sempre più stridenti e confuse: la violenza dei gruppi armati palestinesi contro i cittadini israeliani è legittima quanto quella dell’esercito israeliano contro i cittadini palestinesi?-> Nuova forma giuridica: la violenza è legittima se è giustificata dalla morale e dalla giustizia, è illegittima se è determinata dalla immoralità e dall’ingiustizia /46- [1928 Parabola di Churchill per illustrare le conseguenze catastrofiche a cui si andrebbe incontro se ciascuno pensasse di poter estendere universalmente il proprio particolare criterio di ricorso alla violenza (in uno zoo zanne barbariche per i cervi e corna barbariche per le tigri) ] / IL DIRITTO COME CRITERIO DI LEGITTIMAZIONE PIU’ STABILE DELLA MORALE-> 47 [Tribunali penali internazionali del nuovo diritto imperiale che trasforma in crimini contro l’umanità i reati contro le leggi nazionali e internazionali -> 48-Per noi questo scardinamento del diritto internazionale non è completamente negativo (= declino del diritto internazionale) /49- Ma se gli Usa possono esercitare la violenza indipendentemente dal fatto che sia legale o morale, legittimandola solo nella misura in cui essa risulterà funzionale alla riproduzione dell’ordine imperiale questa è la forma più precaria e instabile che si possa immaginare di legittimità] / 51– Sul concetto di sicurezza basato su nemici astratti e funzionale alla restrizione di libertà: c’erano almeno duemila conflitti armati nel mondo all’inizio del nuovo millennio / 52 –[Huntington, come teorico delle guerre di civiltà ( che sostituiranno le guerre ideologiche) e come GEHEIMRAT = CONSIGLIERE SEGRETO DEL SOVRANO]
56-Controinsurrezione
57- Per molti aspetti lo stato di guerra post moderno assomiglia alle guerre premoderne (…) un indistinto stato di guerra continuamente sovradeterminato in termini morali e religiosi /61- Una guerra che ha come unico scopo quello di distruggere il nemico è incapace di sostenere una nuova forma di comando: la guerra non deve soltanto distruggere la vita deve anche crearla / 62- RMA = Rivoluzione nella questione militare [65- Secondo questo approccio i nuovi soldati non devono soltanto saper uccidere , ma devono anche saper dettare alle popolazioni conquistate nuove norme di vita sul piano culturale, giuridico, politico e della sicurezza]-> 63- nuove strategie e tecnologie per ridurre potenzialmente a zero i rischi per i militari americani e dunque per proteggerli da qualsiasi avversario / [64- Tradizionalisti nella guerra ≈ Bush padre vs sostenitori guerra ipertecnologica ≈ Clinton-> ] Nel XIX sec e nel XX la guerra era identificata con una mobilitazione totale, con la quale la nazione in guerra diventava un corpo sociale compatto, simile a un corpo impegnato nella produzione industriale /67- [attentati suicidi = raccapricciante realtà vs RMA] / 68- Che incentivo può esserci a terminare una guerra se il potere non ne soffre? Racconto Star Trek di Kirk e dell’astronave Enterprise: senza gli orrori della guerra ci sono meno incentivi a terminarla e una guerra senza fine rappresenta l’estrema barbarie /69- L’immagine rapprsentativa del soldato Usa non è più John Wayne e i profili di questi nuovi soldati hanno poco a che vedere con i profili della cittadinanza statunitense: c’è un abisso tra la tradizione degli eserciti repubblicani, in cui veniva riprodotta e rappresentata integralmente la struttura della società./ 70-Celebrando l’ideale repubblicano in difesa della società. Machiavelli sosteneva che, in battaglia, gli uomini liberi valgono molto più dei cannoni -un ragionamento controintuitivo, ma confermato da tutte le guerre moderne e da tutte le rivoluzioni, da Valley Forge a Valmy, da Stalingrado a Dien Bien Phu, dall’Avana ad Algeri. Anche Clausewitz pensava che la tecnologia fosse del tutto secondaria rispetto alla qualità dei soldati, e giungeva ad affermare che qualsiasi esercito era fondamentalmente una banda di partigiani armati. (…) Le armate mercenarie sono un esercito della corruzione -corruzione come distruzione dell’etica pubblica , come scatenamento della passione per il potere. / 71- La fine dell’Impero Romano e il crollo del Rinascimento italiano sono due esempi del trionfo dei mercenari / 72- La corruzione militare, in altre parole, porta con sé la corruzione di tutto l’ordine politico /73- L’indagine di Kantorowics dimostra che il moderno concetto di amor di patria non deriva, come ci si potrebbe aspettare, dalla glorificazione greco-romana dell’eroe in battaglia-> la nozione di amor di patria non porta alla luce il nazionalismo, bensì la Charitas repubblicana, ovvero un caldo cameratismo che si converte in amor humanitatis, in amore per l’umanità che eccede qualsiasi nazionalismo. Il nazionalismo, o peggio, la glorificazione del militarismo – è uns distorsione di questi sentimenti patriottici che culmina coerentemente nei regimi fascisti del Novecento.-> ‘A ognuno puzza questo barbaro dominio’ (Machiavelli)/ 74- Mettere in difficoltà un apparato militare dominante nell’ambito dei conflitti asimmetrici è stata la chiave delle strategie di guerriglia, a partire dagli attacchi dei contadini spagnoli contro l’armata napoleonica./75 – Il potere dominante deve ricorrere alla CONTROINSURREZIONE, e cioè a strategie che, oltre a provocare la sconfitta militare del nemico, hanno il compito di controllarlo con strumenti di tipo ideologico, sociale, politico e psicologico.[Gli Usa hanno applicato strategie controinsurrezionali nel Sudest asiatico e in America Latina. / [Nuova strategia controinsurrezionale = produzione di soggetti docili ed ubbidienti = colonizzazione totale del mondo della vita = biopotere] -> La scuola di Francoforte, i situazionisti e diversi critici della tecnologia e della comunicazione hanno messo in evidenza come nelle società capitalistiche il potere stesse diventando totalitario soprattutto mediante la produzione di soggetti docili -> 77. Come il capitalista brama una forza lavoro costituita da operai obbedienti come scimmie, gli amministratori militari immaginano un esercito costituito da soldati robot affidabili ed efficienti. Insieme ad una popolazione obbediente e perfettamente controllata./ LA CONTROINSURREZIONE E’ UN LAVORO A TEMPO PIENO / 78- La controinsurrezione è soprattutto una questione di forma organizzativa -> [Ora il nemico non è uno stato unitario nazionale ma è una rete, di cui non si può dire che è policentrica ma è piuttosto distribuita in termini variabili, diseguali e indefiniti. La rete scardina la stabilità dei confini e trasforma qualsiasi confine in una soglia- Per le strategie militari tradizionaliste la rete è un ‘obiettivo povero’: se non ha centro dove si colpisce?/ 79- Al giorno d’oggi tutte le guerre stanno diventando guerre in rete /80- L’esercito guerrigliero non è un corpo unitario: esso assomiglia piuttosto a un branco di lupi o a numerosi branchi di lupi a cui le forze controinsurrezionali devono dare la caccia / L’ULTIMO MODELLO E’ RAPPRESENTATO DALLA RETE MOLECOLARE O MATRICE SENZA CENTRO-> [Se l’esercito tradizionale è un unico corpo armato e l’esercito guerrigliero è un branco di lupi, la rete molecolare può essere raffigurata come uno sciame d’api o un brulichio di formiche – una molteplicità apparentemente amorfa che può colpire un singolo punto da ogni parte o disperdersi nell’ambiente circostante in modo da diventare pressoché invisibile. E’ assai difficile dare la caccia a uno sciame./ 82- C’è bisogno di una rete per combattere una rete /83- non si tratta soltanto di un rivoluzionamento della questione militare, ma di una trasformazione del potere : nella nostra terminologia questo cambiamento fa parte del passaggio dall’imperialismo (…) alla forma reticolare dell’impero, che comprende, oltre alle maggiori potenze statuali, le amministrazioni sovranazionali, le grandi multinazionali e le corporazioni capitalistiche e numerose organizzazioni non governative / 84- La forma reticolare del potere e’ la sola che puo’ creare e mantenere l’ordine / La necessità della forma reticolare del potere spegne a priori dibattiti su unilateralismo e multilateralismo, per la semplice ragione che la rete non può esser controllata da nessun particolare punto di comando./85- Per qualsiasi potere centralizzato, tentare di rigettare l’avanzata della rete è come voler cercare di arrestre un’inondazione con un bastone /
Resistenza
89 – [La genalogia delle forme insurrezionali, la resistenza contemporanea = come resistere alla guerra] / Marx spiega che il metodo dell’esposizione o della descrizione del suo oggetto (Darstellung) è diverso dal metodo della ricerca (Forschung). Il libro inizia con il capitale e il mondo delle merci (…) ma la sua ricerca prende le mosse dal lavoro -> Lo stesso vale per la resistenza. Anche se l’uso corrente del termine indica il contrario, e cioè che la resistenza sarebbe una risposta o una reazione, LA RESISTENZA VIENE PRIMA DEL POTERE. Questo principio ci offre una diversa prospettiva sullo sviluppo dei conflitti /90- Noi ora dovremo iniziare a comprendere l’attuale stato di guerra globale e il suo sviluppo negli stessi termini, e cioè attraverso una ricerca genealogica dei movimenti sociali e politici di resistenza. / 92- Nell’età della biopolitica e del biopotere, le questioni militari sono strettamente intrecciate con tematiche sociali, culturali, economiche e politiche /91 La qualità e le caratteristiche della produzione immateriale stanno trasformando tutte le forme del lavoro e di conseguenza la società in quanto tale: 1. Quando le nostre idee, i nostri affetti e le nostre emozioni sono messe al lavoro -e conseguentemente sono assoggettati alle nuove forme di comando del padrone- spesso subiamo nuove e più intense forme di alienazione e di violenza: c’è per esempio una tendenza in molte forme del lavoro immateriale alla cancellazione della differenza tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, con l’allargamento della giornata lavorativa che si sovrappone quasi al tempo di vita [flessibilità e mobilità dei contratti]; 2. Ci sono però altre caratteristiche del lavoro immateriale che possiedono enormi capacità positive di trasformazione sociale [a. il lavoro immateriale tende a trascendere la dimensione strettamente economica->92 il lavoro immateriale è biopolitico perché è produttivo di forme di vita sociale = LA PRODUZIONE BIOPOLITICA E’ PRODUZIONE DI SOGGETTIVITA’, CREAZIONE E RIPRODUZIONE NEL SOCIALE DI NUOVE SOGGETTIVITA’ (terminologia filosofica); b. il lavoro immateriale tende sempre più sistematicamente ad assumere la forma delle reti basate sulla comunicazione, sulla cooperazione e sulle relazioni affettive] / I movimenti di liberazione non sono spinti solo dalla lotta contro la miseria e la povertà, ma anche da un profondo desiderio di democrazia- una democrazia vera e cioè un governo di tutti, esercitato da tutti, basato su relazioni di eguaglianza e libertà. QUESTA DEMOCRAZIA, CHE HA RAPPRESENTATO L’ASPIRAZIONE DELLE GRANDI RIVOLUZIONI DELLA MODERNITA’, NON SI E’ ANCORA REALIZZATA / 93.Nelle condizioni attuali il desiderio di democrazia coincide perfettamente con il bisogno di pace /In ultima istanza le guerre di liberazione hanno la tendenza (o dovrebbero averla) a divenire ‘guerra contro la guerra’ e cioè uno sforzo attivo di distruzione del regime di violenza che perpetua l’attuale stato di guerra e che sostiene i sistemi di disuguaglianza e dell’oppressione. Si tratta di una condizione imprescindibile per realizzare la democrazia della moltitudine / 94- Una volta messa in moto la genealogia i mutamenti delle forme di resistenza rivelano tre principi guida immanenti nella storia, della quale determinano il movimento: 1. Il primo principio è quello dell’occazione storica = la forma di resistenza di volta in volta più efficace per contrastare una determinata forma di potere; 2. Corrispondenza tra i cambiamenti delle forme di resistenza e le trasformazioni della produzione economica e sociale; 3. Ogni nuova forma di resistenza fa i conti con gli aspetti antidemocratici delle precedenti, costituendo così una catena di movimenti sempre più democratici / [OGGI] LA RESISTENZA, L’ESODO, LO SVUOTAMENTO DEL POTERE NEMICOE LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA SOCIETA’ DA PARTE DELLA MOLTITUDINE COSTITUISCONO UN UNICO PROCESSO / 95- Dall’esercito popolare all’organizzazione della guerriglia / 98- Il grande timore di Schmitt era che il partigiano tellurico, l’ultima sentinella della terra, potesse trasformarsi in moderno partigiano ‘motorizzato’ [= Clausewitz ≠ Mao Tse Tung] / 100- Il carattere antidemocratico degli eserciti popolari può essere tollerato solo nel corso delle ostilità. Quando cioè è necessario per la vittoria, ma non quando gli eserciti popolari costituiscono il regime politico post-bellico (≠ Cuba-> Guevara) / 103- La quantità delle donne impegnate nelle formazioni di guerriglia è un sintomo del processo di democratizzazione dei movimenti guerriglieri / 104- Sia il modello della guerriglia cubana, sia quello maoista sono fondamentalmente ambivalenti riguardo alla libertò e alla democrazia / 105-[Sono erronee tutte le teorie che tendono ad autonomizzare il politico dal sociale: per esempio la distinzione di H. Arendt tra rivoluzione politica (americana) e rivoluzione sociale (francese) oggi non regge] / 106 – L’idea di popolo ha svolto un ruolo fondamentale -sia nell’ambito del modello dell’esercito popolare, sia nei differenti movimenti di guerriglia- per giustificare l’autorità dell’organizzazione e per legittimarne l’uso della violenza (…) Questa forma moderna di legittimazione della sovranità , anche nel caso dei movimenti rivoluzionari, è in realtà il frutto di una usurpazione. Il popolo viene spesso utilizzato come termine medio tra il consenso della popolazione e il potere esercitato dal potere sovrano / E’ POSSIBILE IMMAGINARE UN NUOVO PROCESSO DI LEGITTIMAZIONE CHE NON RIGUARDI PIU’ LA SOVRANITA’ DEL POPOLO, MA CHE SI FONDI SULLA PRODUTTIVITA’ BIOPOLITICA DELLA MOLTITUDINE? / Nella modernità un modello di legittimazione che può effettivamente aiutarci a formulare queste domande è quello che anima la lotta di classe [= 108- modello immanente di legittimazione, un modello che non deve appellarsi a nessuna autorità sovrana per giustificarsi] /109- Non si tratta soltanto di ‘conquistare i cuori e le menti’, quanto piuttosto di creare nuove menti e nuovi cuori mediante nuovi circuiti di comunicazione, nuove forme di cooperazione sociale e nuove interazioni / 110- Nelle lotte metropolitane la relazione tra disobbedienza e resistenza, tra sabotaggio e diserzione, tra contropotere e progetti costituenti divenne sempre più intensa in Italia negli anni Settanta /111- La forma policentrica della guerriglia evolve così in una forma a rete acefala, composta di una pluralità irriducibile di nodi in comunicazione tra di loro / Lotte in rete della moltidudine / La sua base non è più il ‘popolo’, il suo obiettivo non si declina più nel senso della presea del potere dello stato sovrano. La caratterizzazione democratica della guerriglia si sviluppa nella forma reticolare e l’organizzazione è sempre meno riducibile a mezzo, mentre si afferma come un fine in se stessa /112- Intifada come organizzazione ambivalente / Esercito zapatista di liberazione nazionale -> la comunicazione come elemento centrale nella concezione zapatista della rivoluzione-> Gli zapatisti hanno saputo trasformare l’ironia in strategia politica. Il loro motto ‘comanda obbedendo’ mira a rovesciare la normale relazione gerarchica interna alle organizzazioni [Marcos = subcomandante!] / 115- Il risveglio dei movimenti anarchici in Usa e in Europa è stato molto importante per il risalto che essi attribuiscono al bisogno di libertà e di organizzazione democratica / / I Social Forum, i gruppi di affinità e altre forme di decisione democratica sono la base dei movimenti che agiscono insieme facendo leva su ciò che hanno in comune / 116- La cosa più importante nella nostra analisi è la forma dei movimenti -> Tre principi guida: 1- L’organizzazione deve cogliere un’occasione, un’opportunità storicamente determinata dallo stato delle forze per massimizzare la propria capacità di resistere, di contestare o eventualmente di rovesciare i poteri costituiti; 2. Una forma di organizzazione politica o militare adeguata ai modi della produzione sociale ed economica; 3. La democrazia e la libertà sono i principi guida che guidano lo sviluppo delle forme organizzative della resistenza / 117- [Lotte in rete contro i poteri costituiti che integrano simultaneamente disobbedienza, lotte sindacali e partitiche, movimenti di guerriglia / 118- Lotta per un’organizzazione democratica dei beni comuni biopolitici / 119 [LA FORMA CHE STIAMO CERCANDO E’ UN CORPO IN RETE / Dovremmo imparare la lezione di Pierre Clastres il quale analizzando la natura della guerra in una prospettiva antropologica, ci invita a non guardare mai alla guerra degli oppressi nello stesso modo in cui consideriamo la guerra degli oppressori. La guerra degli oppressi è un movimento costituente che si propone di difendere la società contro coloro che sono al potere. La storia dei popoli che hanno una storia è una storia di lotte di classe; i popoli senza storia lottano contro lo stato.-> 120 Nel corpo a corpo tra moltitudine ed impero sul terreno della produzione biopolitica, se l’Impero scatena la guerra per legittimarsi, la moltitudine gli contrappone la democrazia come proprio fondamento politico. / Quando una forza in rete attacca, sciama sul nemico [SCIAME = SENZA FORMA]: innumerevoli elementi attaccano indipendentemente da tutte le direzioni convergendo verso un unico punto e quindi spariscono ritornando nel loro ambiente. (…) L’attacco in rete assomiglia agli sciami degli uccelli e degli insetti in un film horror: una moltitudine di assalitori senza un cervello unificante, sconosciuti, imprevedibili, inaspettati. Se però osserviamo la rete dall’interno possiamo vedere la sua organizzazione, la sua razionalità e creatività. La rete contiene uno sciame di intelletti. -> i ricercatori dell’intelligenza artificiale e dei metodi di calcolo si avvalgono della comprensione dei comportamenti dello sciame nell’elaborazione degli algoritmi per ottimizzare i calcoli computazionali necessari per risolvere i problemi. /[122- Rimbaud poesie sulla Comune di Parigi: i comunardi come insetti] / 123- La storia si muove in termini aleatori e contraddittori, ed è continuamente soggetta al caso e agli accidenti /IL SEMPLICE FATTO CHE UN MOVIMENTO ABBIA UN’ORGANIZZAZIONE RETICOLARE O A SCIAME NON GARANTISCE CHE ABBIA UN CARATTERE PACIFISTA O DEMOCRATICO /124- Al giorno d’oggi la produzione economica è al contempo produzione culturale e politica-> ‘produzione biopolitica’ /125- Sia il biopotere che la biopolitica coinvolgono direttamente la totalità della vita -da cui la condivisione del prefisso bio- ma lo fanno in modi diametralmente opposti.
126- MOLTITUDINE
127-La moltitudine, al contrario del popolo, non può essere unificata, resta plurale e molteplice (…) La moltitudine è composta da una serie di singolarità, ove per singolarità intendiamo soggetti sociali le cui differenze non possono essere ridotte ad alcuna identità: differenze che restano differenti. (…) Ma la moltitudine, benché molteplice, non è un entità frammentata, non è anarchica, né incoerente. Il concetto di moltitudine è antitetico anche nei confronti di una serie di nozioni che designano le collettività plurali, come la folla, le masse, la plebe. [La folla colleziona differenze inerti o che appaiono come un mero aggregato indifferente. I componenti delle masse, della plebe e della folla non sono singolarità, e ciò emerge chiaramente osservando come le loro differenze interne vengano facilmente assorbite nell’indifferenza dell’intero. Inoltre questi soggetti sociali sono fondamentalmente passivi -non possono cioè mai agire autonomamente- e dunque devono esser guidati [sono facilmente manipolabili dall’esterno] / 128 – Potere sovrano (=corpo politico con una testa al comando) vs moltitudine (= carne vivente che si autogoverna)-> sfida della moltitudine = sfida della democrazia / 129- E’ necessario puntualizzare che qualcosa di analogo al concetto di moltitudine è stato per lungo tempo appannaggio delle grandi correnti della politica femminista e antirazzista-> Quando affermiamo di desiderare un mondo senza differenze etniche o di genere, un mondo in cui l’etnia o il genere non hanno alcuna importanza -in cui cioè non determinano gerarchie di potere- un mondo in cui le differenze possono esprimersi liberamente, questo desiderio è un desiderio della moltitudine /
Classi pericolose
132- La scelta tra l’unità e la pluralità [delle classi: semplificazione (Marx) vs liberali] presuppone una considerazione delle classi come meri concetti empirici e non tiene conto che le classi si definiscono soprattutto da un punto di vista politico / Le razze si formano nella resistenza collettiva all’oppressione razziale. Anche la classe in senso economico si forma allo stesso modo , e cioè attraverso atti di resistenza collettiva-> una classe è e non può che essere una collettività che lotta in comune / 133- I poveri non si trovano ai margini di questa concezione di classe, ma ne occupano il centro / 134- Dalla lotta contro i limiti, contro la scarsità e la crudeltà della natura al surplus e all’abbondanza creati dalla produttività umana : questa è la base materiale del progetto autenticamente comune profeticamente invocato dai poeti-filosofi del XIX sec. (Holderlin, Leopardi, Rimbaud) /135- Il concetto di moltitudine è incompatibile con qualsiasi priorità politica tra le forme del lavoro [per es. classe operaia up e contadini down]: oggi tutte le forme del lavoro sono socialmente produttive, perché producono in comune e condividono un potenziale comune per resistere al dominio del capitale / 136- Benchè in ogni sistema economico convivano differenti forme del lavoro, c’è tuttavia sempre una figura del lavoro che esercita la sua egemonia sulle altre. (…) La figura egemonica non è dominante da un punto di vista semplicemente quantitativo, ma lo è per il potere con cui trasforma le altre forme del lavoro. Egemonia significa soprattutto tendenza.-> Nel XIX e XX sec. (…) le attività meccaniche, insieme ai ritmi di vita del lavoro industriale, con le sue uniformi giornate lavorative, trasformarono gradualmente tutte le istituzioni sociali compresa la famiglia, la scuola e le forze armate -> l’agricoltura venne meccanizzata [macchine comunicative vs macchine industriali in D.Riesman Folla solitaria-> i media creano affetti e forme di vita]->Per quanto le forme concrete del lavoro rimangano differenti, esse tuttavia tendono ad accumulare un numero crescente di elementi in comuni / La nostra tesi è che il lavoro immateriale è predominante [sul lavoro agricolo o industriale] in termini qualitativi /COME NELLA FASE INDUSTRIALE TUTTE LE FORME DEL LAVORO DOVETTERO INDUSTRIALIZZARSI, COSI’ ANCHE OGGI SIA IL LAVORO, SIA LA SOCIETA’ DEVONO INFORMATIZZARZI, DEVONO DIVENTARE INTELLIGENTI, COMUNICATIVI E AFFETTIVI [ Sul lavoro agricolo come lavoro di cura affettiva, lavoro chimico e scientifico (genetico)] /140- Il lavoro affettivo valorizzato dal femminismo, insieme al sapere e all’intelligenza peculiari all’agricoltura, costituiscono due esempi per comprendere le caratteristiche del paradigma immateriale / Sugli scioperi delle infermiere in Francia /141- PARADIGMA IMMATERIALE vs PARADIGMA INDUSTRIALE /143- Le grandi corporations agroalimentari brevettano nuove varietà vegetali /144- Con l’egemonia del lavoro immateriale lo sfruttamento non è più declinabile come espropriazione del valore indicizzata sul tempo di lavoro individuale e collettivo, bensì come cattura del valore prodotto dalla cooperazione lavorativa, valore che diviene sempre più comune attraverso la sua circolazione nelle reti sociali (…) Rispetto alla produzione di automobili e di macchine da scrivere, la produzione di comunicazione e di relazioni affettive e di saperi può allargare direttamente l’ambito che condividiamo / [3 prove per la tesi dell’egemonia del lavoro immateriale] / 146- La figura del contadino potrebbe costituire la sfida più grave per il concetto di moltitudine, in quanto l’enorme peso della storia economica, sociale eculturale che quella figura porta con sé la pone al di fuori, come qualitativamente differente, della storia sia della classe operaia sia delle altre classi lavoratrici [vita solitaria vs biopolitica] /149. Irriducibile resistenza della classe contadina contro la collettivizzazione /In Usa la famiglia Joad di Furore fu costretta a far fagotto e ad arrangiarsi come si poteva, mentre in Europa il processo fu di lunga durata e risultò assai più differenziato / Prima dell’intervento coloniale, nelle campagne la proprietà era nella maggior parte dei casi di natura collettiva e le comunità collettive erano quasi sempre autosufficienti, in condizioni di pressoché totale isolamento economico / [Dal realismo al modernismo in letteratura: alla fine anche la figura culturale del mondo contadino con tutto il suo carico di nostalgia, scomparve /154- Oggi, all’inizio del XXI sec., l’obiettivo della ricerca antropologica ha abbandonato il paradigma modernista e sta sviluppando una nuova concezione della differenza [vs antropologia classica] / 155- Marx pensava che la passività politica dei contadini fosse dovuta soprattutto alla mancanza di comunicazione e di circuiti di cooperazione di vaste dimensioni sociali -> Nell’analisi di Marx, la soggettività politica di classe non ha soltanto bisogno di una rappresentanza autonoma, ma anzitutto di comunicazioni interne / 157- Nella misura in cui i contadini comunicano e divengono politicamente attivi, essi non sono più categorizzabili come un’entità politicamente separata e questo comporta il declino del significato politico della divisione tra città e campagna / 158- Il declino dell’antropologia classica e della sua figura paradigmatica dell’alterità, il primitivo, ha reso possibile lo sviluppo dell’antropologia moderna e della sua figura paradigmatica del contadino, Oggi, il declino della figura del contadino, in quanto paradigma dell’alterità, e, conseguentemente, dell’antropologia moderna ha reso possibile lo sviluppo di un’antropologia globale. [il cui scopo è l’abbandono delle figura tradizionali dell’alterità e la tematizzazione di un concetto di differenza culturale declinato sul senso della singolarità-> il non europeo era rappresentato come un’anacronistica sopravvivenza del passato ->] L’antropologia globale trascende l’eurocentrismo che caratterizzava le precedenti concezioni antropologiche -> la differenza culturale va pensata in se stessa , come una singolarità, senza alcuna necessità di essere fondata sull’alterità./ 159- Questo genere di studi ci aiuta a comprendere le caratteristiche fondamentali della moltitudine / Invece di essere identici o diversi , siamo una molteplicità di forme di vita singolari e, allo stesso tempo, condividiamo una comune esistenza globale. L’antropologia della moltitudine è una antropologia del singolare e del comune. / 162- [I POVERI COME POTENTI ATTORI SOCIALI. Non è vero che i poveri, i disoccupati, i non salariati, i senza tetto ecc. siano esclusi per definizione dalla moltitudine: anche questi soggetti sono perfettamente inclusi nella produzione sociale , esprimono un enorme potenziale vitale e produttivo. Quello che ci preme non è tanto sottolineare] la passività dei poveri, quanto il fatto che essi sono dei potenti attori sociali. Tutti coloro che sono ‘senza’ qualcosa sono solo parzialmente esclusi. -> 163-Le molteplici forme di inclusione dei poveri nei servizi, il loro ruolo sempre più rilevante nell’agricoltura e la loro mobilità nei grandi flussi migratori mostrano fino a che punto è andato avanti questo processo [I socialisti e i comunisti escludevano questi soggetti pericolosi come ‘lumpenoproletariat’ e li giudicavano come fossili, come residui di forme preindustriali, come rifiuti della storia] /164- Non c’è alcun ‘esercito industriale [di riserva]’ nel senso che i lavoratori dell’industria non formano nessun raggruppamento unitario e compatto, ma sono una delle tante forme del lavoro nelle reti definite dal paradigma immateriale /165-Non è mai stato vero che il povero e il disoccupato non facessero nulla, dal momento che le strategie di sopravvivenza richiedono una creatività straordinaria e delle risorse eccezionali -> Alcuni dei dibatti più interessanti sul diritto di proprietà riguardano la conoscenza indigena e il materiale genetico dei vegetali / 166- Il linguaggio mantiene le relazioni gerarchiche in almeno tre diversi riguardi: 1. All’interno di ogni comunità linguistica fissando i segni della superiorità e dell’inferiorità sociale; 2. Tra comunità linguistiche diverse determinando il predominio di un linguaggio sugli altri; 3. E all’interno dei linguaggi tecnici regolando i rapporti tra potere e sapere /Malgrado tutte queste gerarchie, i poveri e i subalterni sono spesso gli agenti più creativi delle comunità linguistiche, in grado di sviluppare nuove forme e ibridi linguistici. / PER COMPLETARE IL ROVESCIAMENTO DELL’IMMAGINE TRADIZIONALE DEI POVERI POTREMMO AGGIUNGERE CHE IL POVERO INCORPORA LA CONDIZIONE ONTOLOGICA NON SOLO DELLA RESISTENZA, MA DELLA VITA PRODUTTIVA IN QUANTO TALE / 167 – Molte migrazioni sono spinte dal desiderio di sfuggire da condizioni di violenza, di fame o di privazioni di ogni genere, ma insieme a queste condizioni negative, c’è anche un desiderio di ricchezza, di pace e di libertà. Questa combinazione tra rifiuto e desiderio ha un’enorme potenza. / TUTTA LA MOLTITUDINE E’ PRODUTTIVA E AL CONTEMPO TUTTA LA MOLTITUDINE E’ POVERA / 169. Le vecchie e ambigue distinzioni marxiste tra lavoro produttivo e lavoro improduttivo e tra attività produttiva e attività riproduttiva devono essere definitivamente rigettate / Le lotte dei poveri contro le condizioni della loro povertà non sono soltanto forme di contestazione , ma sono soprattutto modalità affermative di un potere ‘biopolitico’ che rivela un ‘essere’ comune ben più potente del loro miserabile ‘avere’ / 170 – La richiesta di un reddito garantito è un progetto costituente volto a combattere la povertà / 171- Il limitarsi alle questioni puramente economiche ha sempre meno senso [sui sindacati] -> 172 Un sindacato degno di questo nome -e soprattutto degno dell’eredità delle lotte dei lavoratori- deve essere l’espressione organizzata della moltitudine , deve cioè essere in grado di coinvolgere l’intero spettro del lavoro sociale. I poveri non hanno bisogno di leggi sulla povertà – tanto più che le vecchie leggi sulla povertà hanno prodotto la loro povertà / La loro pericolosità consiste nel fatto che i lavoratori immateriali, e gli operai dell’industria , assieme ai lavoratori delle campagne e persino ai poveri e ai migranti, sono globalmente inclusi come agenti attivi della produzione biopolitica -> queste classi pericolose destabilizzano senza posa la costituzione ontologica dell’impero -> le soggettività diventano sempre più ibride, meticce, e capaci di evadere i poteri fusionali di controllo. In questo modo cessano di essere assoggettate alle identità e divengono singolarità. /173- [Dostoevsckij e il lato demoniaco della moltitudine-> L’indemoniato della regione di Geraseni nella Bibbia -> Perché i demoni si definiscono ‘legione’? Forse perché questo termine possiede una forza eminentemente distruttiva? La vera natura della minaccia rappresentata da questa moltitudine è di natura metafisica: in quanto essa è a un tempo singolare e plurale, essa distrugge la stessa distinzione numerica / 174- La minaccia nei confronti dell’ordine politico è ancora più chiara: a partire dagli antichi il pensiero politico si è fondato sulla distinzione tra il potere di uno solo e il potere dei molti / Dostoevskij fa i conti con l’inquietudine provocata dalle moltitudini demoniache nel suo grande romanzo del 1873 I demoni-(…) I Russi si comportano come degli indemoniati, ma da chi o da che cosa sono posseduti? -> Quello ce D. si rifiuta di vedere è che la vera forza demoniaca è la stessa moltitudine dei russi. La liberazione dei servi della gleba e i grandi movimenti radicali degli anni Sessanta del XIX sec. avevano dato l’avvio a un’ondata di disordini che minacciavano il potere costituito e che nel giro di pochi decenni l’avrebbero definitivamente abbattuto.
176- [Excursus 1: Andare oltre Marx sulle sue orme] Nell’introduzione del 1857 ai Grundrisse uno straordinario discorso sul metodo / Gli elementi fondamentali del metodo di Marx sono: 1. La tendenza storica; 2. L’astrazione reale; 3. L’antagonismo; 4. La costituzione della soggettività /177- I punti di passaggio tra i differenti periodi sono quelli in cui una tendenza si SOSTITUISCE A un’altra / 178- Ogni periodo è caratterizzato da una o più forme comuni [= diagrammi disciplinari di Focault?] che strutturano i differenti elementi della realtà e del pensiero. Queste forme comuni, o isomorfismi, sono proprio quelli descritti da Focault nei suoi studi sulle distribuzioni spaziali o sulle architetture delle differenti istituzioni disciplinari della modernità. Non è un caso, egli osserva, che la prigione assomigli alla fabbrica, la quale, a sua volta, ricorda la scuola, che è simile alle caserme affini a loro volta agli ospedali e così via. Queste istituzioni condividono una forma comune che Focault definisce diagramma disciplinare. Al giorno d’oggi vediamo invece ovunque RETI- nelle organizzazioni militari, nei programmi imprenditoriali, nelle migrazioni, nei sistemi della comunicazione, nelle strutture fisiologiche, nelle relazioni linguistiche, nei sistemi neuronali e anche nei rapporti personali. Non è che le reti non esistessero anche prima o che la struttura del cervello sia improvvisamente cambiata; il fatto è che la rete è diventata una forma comune che tende a definire i nostri modi di comprendere il mondo e di agire in esso. Dal nostro punto di vista il fattore più rilevante è che le reti sono le forme di organizzazione della cooperazione e delle relazioni comunicative dettate dal paradigma della produzione immateriale. La tendenza di questa forma ad emergere e a esercitare una vera e propria egemonia è ciò che definisce il periodo storico. /[Focault vs Cartesio = il più illustre controesempio del metodo-> ‘cogito ergo sum’ =179 Descartes immagina di essere un essere senza corpo e che non vi sia nessun mondo o luogo in cui potersi situare-> nello stesso testo Descartes rivela “ero allora in Germania, chiamato dalle guerre che non vi sono ancora finite’ il 16 novembre del 1619. E’ sicuramente riduttivo interpretare la scoperta metodologica di Descartes come la semplice reazione di un soldato sconvolto dalla guerra. La reazione tra causa ed effetto sarebbe troppo stretta. Ma…] /180- E’ assurdo dice Marx intendere il valore in senso capitalistico come qualcosa che proviene dal lavoro del singolo individuo isolato, osserva Marx, così come non si può concepire lo sviluppo del linguaggio senza persone che vivono insieme e che comunicano tra loro [Grundrisse vol. 1 pag. 5] Per comprendere il capitale dobbiamo partire dal concetto di lavoro sociale – e cioè da un’astrazione razionale, osserva Marx, che risulta però assai più concreta e fondamentale del riferimento al lavoro individuale [SUL CONCETTO DI ASTRAZIONE REALE] Nella produzione capitalistica i lavori concreti-come quello del muratore, del saldatore, del commesso- sono equivalenti, o comunque commensurabili, in quanto comprendono un elemento comune: il lavoro astratto, ossia il lavoro in generale, a prescindere dalla forma specifica. (…) Il denaro è la rappresentazione adeguata dell’indifferenza e dell’astrazione del valore in senso capitalistico / 181- Agli estremi superiori e inferiori del mercato del lavoro, il nuovo paradigma scuote la distinzione tra tempo di lavoro e tempo di vita. La relazione intrinseca tra lavoro e vita, questa fine della distinzione tra le forme del tempo che caratterizza la produzione post-fordista divengono ancora più evidenti nell’ambito della produzione immateriale. / 182 Il lavoro vivo [per Marx]è la forma espressiva delle nostre capacità creative- Il lavoro vivo è la facoltà fondamentale degli esseri umani: con il lavoro vivo ci impegniamo attivamente nel mondo creando relazioni sociali. Il lavoro vivo può essere imbrigliato dal capitale ridotto a merce come forza-lavoro (…) [ma]le nostre capacità creative e innovative sono sempre più grandi del lavoro produttivo (produttivo nel senso che produce il capitale). (…) Il capitale non può catturare la totalità della vita. Questa è la ragione per cui bisogna andare oltre la concettualizzazione marxiana dei rapporti tra lavoro e valore nella produzione capitalistica / 183- Il tratto più importante del paradigma della produzione immateriale è la sua relazione intrinseca con la cooperazione, la partecipazione e la comunicazione- in breve il suo fondarsi sul comune. (…) La produzione di idee, immagini e sapere non è soltanto svolta in comune -nessuno pensa realmente da solo, tutte le forme del pensiero sono prodotte in cooperazione con il pensiero passato e presente degli altri- bensì ogni nuova idea , ogni nuova immagine stimolano e inaugurano nuove forme di collaborazione, (…) In tutti questi modi, nella produzione immateriale, la creazione continua di nuove forme di cooperazione è diventata intrinseca al lavoro e, quindi, esterna al capitale [IL COMUNE COME ESTERNALITA’ RISPETTO AL CAPITALE] / 184- Una teoria contemporanea della relazione tra lavoro e valore deve fondarsi sull’idea del comune -> Queste nuove proprietà del valore nel paradigma della produzione immateriale e biopolitica -e cioè la sua incommensurabilità e la sua tendenza a diventare sempre più comune e condiviso- scompaginano tutte le forme tradizionali della contabilità /185- Una volta che ci siamo sbarazzati dei paraocchi capitalistici possiamo renderci conto insieme a Marx, che la ricchezza materiale- e cioè le merci, il capitale e il denaro- non sono fini in sé. Questa presa di coscienza non comporta alcuna rinuncia di tipo ascetico. La ricchezza reale, che è invece un fine in sé, risiede nel comune: è la somma dei piaceri , dei desideri, delle capacità e di bisogni che tutti abbiamo in comune. La ricchezza comune è l’unico oggetto reale e appropriato della produzione./ [Ora entra in gioco il terzo elemento del metodo di Marx, l’antagonismo] Come la produzione del valore va intesa come produzione del comune, allo stesso modo lo sfruttamento è espropriazione del comune /(…) 185. Pensiamo per esempio al profitto estratto dal lavoro affettivo; e lo stesso vale per la produzione linguistica, delle idee e del sapere; tutto quello che si fa in comune viene privatizzato. Anche il sapere prodotto dalle comunità indigene o la conoscenza generata dalla cooperazione scientifica divengono proprietà privata. (…) Il denaro non è solo l’equivalente generale che facilita gli scambi, ma è soprattutto la rappresentazione fondamentale del comune. (…) I PROFITTI FINANZIARI ESPRIMONO NELLA FORMA PIU’ PURA L’ESPROPRIAZIONE DEL COMUNE / [Quarto punto del metodo di Marx: la produzione della soggettività] / ‘La produzione produce perciò non soltanto un oggetto per il soggetto, ma anche un soggetto per l’oggetto’ (Marx, Grundrisse, pag 16) / Abbiamo l’impressione che nell’età della produzione immateriale il povero sia la figura paradigmatica della produzione (≠ pauperizzazione) / Il povero è la carne della produzione biopolitica. Siamo tutti poveri -> “E’ il lavoro come miseria assoluta: la miseria non come privazione, ma come completa esclusione dalla ricchezza oggettiva” (Marx Grundrisse. Pag. 279) [= 189- povertà come esclusione] /189– Questo duplice carattere della povertà e della potenzialità definisce la soggettività del lavoro in modo sempre più evidente soprattutto nell’ambito della produzione / [Economia come scienza reazionaria = teoria della misura e dell’equilibrio tra le parti di un tutto -> 190- Tutti i fenomeni catastrofici riconducibili al concetto di crisi dimostrano che la teoria dell’equilibrio non può servire come schema euristico generale dell’economia; il problema è piuttosto quello di saper governare gli squilibri. I rivoluzionari lo hanno sempre denunciato nel contesto accademico. Thorstein Veblen lo sospettava /191- [Keynes e la trasformazione dell’economia politica in un New Deal = nuovo business, nuovo affare /193- L’economia politica deve diventare una scienza biopolitica. Come dice Amartya Sen, l’ingegneria economica deve volgersi all’etica] /194- Il corpo senza organi si ripiega sulla produzione desiderante e l’attira, se l’appropria. Le macchine organi si attaccano su di esso come gilé di un fiorettista, o come sulla maglia di un lottatore che viene avanti facendole sobbalzare (Deleuze e Guattari) / 195 [eserciti globali al servizio del capitale, sottomessi alle strategie globali dell’inclusione servile vs “potere della carne” in linea con una lunga tradizione filosofica risalente per lo meno all’apostolo Paolo /[pensiero repubblicano e costituzionalismo 197] / 198- Una moltitudine democratica non può essere un singolo corpo politico, almeno non nell’accezione moderna del termine. La moltitudine è come una singola carne che rifiuta l’unità organica del corpo / 199- Il corpo politico globale non è un corpo nazionale cresciuto smisuratamente. Il corpo politico globale possiede una nuova fisiologia. Siamo in un periodo di transizione o meglio di interregno /200- Sassen definisce il processo di ‘de-nazionalizzazione’, osservando che, se gli stati continuano effettivamente a svolgere un ruolo determinante nella costruzione e nel mantenimento dell’ordine economico e giuridico, le loro azioni sono però sempre meno sistematicamente orientate verso gli interessi nazionali, e sempre più verso la nuova struttura del potere che si sta affermando a livello globale / 202- Il frazionamento globale è , allo stesso tempo, effetto ed oggetto delle lotte di potere / 203 [Malthus e la demografia-> La povertà e la malattia sono diventate mezzi indiretti di controllo demografico]-> 204- Se, come siamo abituati a dire, il numero è potere , allora la riproduzione di tutte le popolazioni deve essere strettamente controllata [Nuova topografia dello sfruttamento-> Apartheid globale?]
205-
194- De corpore
194- Il corpo senza organi si ripiega sulla produzione desiderante e l’attira, se l’appropria. Le macchine organi si attaccano su di esso come gilé di un fiorettista, o come sulla maglia di un lottatore che viene avanti facendole sobbalzare (Deleuze e Guattari) / 195 [eserciti globali al servizio del capitale, sottomessi alle strategie globali dell’inclusione servile vs “potere della carne” in linea con una lunga tradizione filosofica risalente per lo meno all’apostolo Paolo /[pensiero repubblicano e costituzionalismo 197] / 198- Una moltitudine democratica non può essere un singolo corpo politico, almeno non nell’accezione moderna del termine. La moltitudine è come una singola carne che rifiuta l’unità organica del corpo / 199- Il corpo politico globale non è un corpo nazionale cresciuto smisuratamente. Il corpo politico globale possiede una nuova fisiologia. Siamo in un periodo di transizione o meglio di interregno /200- Sassen definisce il processo di ‘de-nazionalizzazione’, osservando che, se gli stati continuano effettivamente a svolgere un ruolo determinante nella costruzione e nel mantenimento dell’ordine economico e giuridico, le loro azioni sono però sempre meno sistematicamente orientate verso gli interessi nazionali, e sempre più verso la nuova struttura del potere che si sta affermando a livello globale / 202- Il frazionamento globale è , allo stesso tempo, effetto ed oggetto delle lotte di potere / 203 [Malthus e la demografia-> La povertà e la malattia sono diventate mezzi indiretti di controllo demografico]-> 204- Se, come siamo abituati a dire, il numero è potere , allora la riproduzione di tutte le popolazioni deve essere strettamente controllata [Nuova topografia dello sfruttamento-> Apartheid globale?]
205- Una breve gita nella innevata Davos può però aiutarci a superare questa idea di un capitalismo senza controllo, dato che in questa sede, si vede chiaramente come i maggiori leader delle grandi multinazionali esprimano il bisogno di negoziare e di cooperare con i capi politici dei principali stati nazionali e con i burocrati delle istituzioni economiche sopranazionali. / Il libero mercato all’apogeo del capitalismo liberale 206- britannico alla metà del XIX sec. fu creato e sostenuto dal potere statale, da un’articolata struttura giuridica, dalle divisioni nazionali e internazionali del lavoro, della ricchezza e del potere / [Il neoliberismo della fine del XX secolo] la nuova età del libero mercato non si sarebbe affermata se la Tatcher non avesse sconfitto i minatori del Galles e se il presidente Reagan non avesse distrutto il sindacato dei controllori di volo /Le elite amministrative economiche e politiche che si ritrovano al World Economic Forum non sono di sicuro composte da estranei, si conoscono tra loro abbastanza bene / 208- Quale diritto deve regolare il contratto: quello statunitensem quello francese, quello tedesco o quello kazaco? Le norme consuetudinarie della lex mercatoria forniscono un contesto giuridico comune per regolare casi come questo / I mercati odierni hanno incluso tutti gli aspetti della vita economica, e dunque non solo la circolazione, ma anche la produzione di beni, sia materiali sia immateriali, sino alla riproduzione sociale delle popolazioni / 209- Il sogno di autogoverno da parte del capitale è in realtà molto limitato [-> grandi centrali della produzione privata del diritto / 210- L’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO- World Trade Organisation) è forse l’esempio più appariscente di queste istituzioni globali. IL WTO E’ UN GRANDE FORUM DELL’ARISTOCRAZIA GLOBALE IN CUI SI ESPRIMONO CHIARAMENTE GLI ANTAGONISMI E LE CONTRADDIZIONI TRA GLI STATI NAZIONALI -> [qui vediamo chiaramente come l’interregno sia ormai giunto a metà strada del cammino che conduce dal diritto nazionale e internazionale al diritto imperiale o globale, in cui un nuovo governo globale è sostenuto da un vasto complesso di autorità giuridiche , di sistemi normativi e di procedure di tipo nuovo / Per es. il protezionismo si palesa chiaramente nelle misure protezionistiche a cui i paesi più ricchi ricorrono ogniqualvolta un settore strategico delle loro singole economie nazionali- come la siderurgia o l’agricoltura- si trova in cattive acque sul mercato globale / Mentre nel WTO ogni nazione possiede un voto, la Banca Mondiale e il FMI sono regolati da un singolare sistema detto ‘un dollaro un voto’, il quale assegna i diritti di voto in proporzione a contributi monetari dei singoli aderenti. Nel 2003 per esempio gli USA hanno controllato più del 17 % dei voti del FMI (che comprende ben 183 paesi membri) mentre gli stati che compongono il G7 giungono a controllare oltre il 46% dei voti complessivi. Nella Banca Mondiale la proporzione dei voti è approssimativamente la stessa. E tuttavia queste istituzioni non sono completamente controllate dagli stati che hanno diritto di voto, cosa che spesso conduce i membri più potenti -specie gli Usa- a esprimere il loro vivo disappunto /[215- E’ possibile intravedere il disegno complessivo [del CORPO POLITICO GLOBALE] all’interno del quale i tre livelli degli apparati di regolazione operano organicamente nella struttura combinata delle forze capitalistiche di mercato e delle istituzioni giuridiche e politiche per formare un governo quasi-globale (o un semi governo della globalizzazione). Il primo livello è l’autoregolazione delle interazioni capitalistiche per garantire i profitti; il secondo implica un sistema di mediazioni tra stati nazionali per costituire il consenso a livello globale; il terzo è un progetto costituente per la creazione di una nuova autorità globale. / 216- Dopo l’11 settembre 2001 le forme private del potere sull’economia globale sono entrate in crisi. I principali stati nazionali sono dovuti intervenire. /217- LA FORZA MILITARE DEVE ASSICURARE LE CONDIZIONI DI FUNZIONAMENTO DEL MERCATO MONDIALE, DEVE CIOE’ GARANTIRE LA DIVISIONE DEL LAVORO E DEL POTERE DEL CORPO POLITICO GLOBALE /218- Il mondo è diventato molto pericoloso e il ruolo del big government e dell’intervento militare è quello di ridurre i rischi e di garantire la sicurezza necessaria per mantenere l’ordine costituito [Corruzione] /219- Il modello di riferimento di tutti i progetti di ricostruzione nazionale è rappresentato dall’integrazione dell’ex Unione Sovietica nel mercato capitalistico globale. Con la trasformazione dell’economia sovietica in vista dell’adeguamento alla divisione globale del lavoro e del potere, le industrie di stato privatizzate e le licenze esclusive sull’import-export sono state spartite secondo i desideri di consorterie familiari e politiche, creando così le enormi fortune dei nuovi gruppi oligarchici. /221- [Problemi di sicurezza per la riproducibilità che distrugge il carattere privato della proprietà, anche se la riproducibilità è cosa ben diversa dal furto] /222- Non si sono mai stati problemi a possedere 10 o 100 vacche Holstein o alberi di mele Mcintosh, ma nessuno può possedere la vacca Holstein o l’albero di mele Mcintosh in quanto forme di vita; qualsiasi specie animale o vegetale è sempre stata intesa come una parte della natura e pertanto irriducibile alla proprietà / 223- [Secondo le corti Usa] quello che prima ritenevamo essere parte della natura e quindi proprietà comune, diviene prodotto del lavoro e della creatività umana e dunque proprietà privata / 225- Come tutti i mostri, anche i prodotti geneticamente modificati possono essere benefici o dannosi per la società [i militanti devono diventare specialisti delle alterazioni genetiche] -> 226- Il problema non è che gli uomini stiano sfidando la natura, ma è la natura che sta cessando di essere qualcosa di comune per diventare proprietà privata controllata esclusivamente dai suoi nuovi padroni /227- [Bioproprietà = proprietà delle forme di vita -> Privatizzazione del comune] Il sistema giuridico riconosce come lavoro soltanto l’attività scientifica formalizzata, i cui prodotti possono ricevere lo status di proprietà privata; le forme tradizionali della produzione del sapere non sono considerate un lavoro e dunque i loro prodotti sono considerati come patrimonio comune dell’umanità -> [La protezione della proprietà privata intellettuale è sempre stata un incoraggiamento dell’innovazione e della creatività. Oggi però accade proprio il contrario: la proprietà privata, limitando l’accesso alle idee e all’informazione, ostacola la creatività e l’innovazione] /228- Nel momento in cui la comunicazione diventa la prima forza produttiva, la privatizzazione ne blocca immediatamente la creatività e la produttività -> 229-C’è un sapore barocco e neofeudale nelle privatizzazioni contemporanee -la privatizzazione dei saperi, dell’informazione, delle reti comunicative, delle relazioni affettive , dei codici genetici, delle risorse naturali e così via. La crescita della produttività biopolitica della moltitudine è regolarmente bloccata dalle privatizzazioni/ [Def] Il lavoro immateriale è un’attività comune caratterizzata da un’incessante cooperazione tra innumerevoli singolarità produttive / 231- LA VITA SOCIALE DIPENDE DAL COMUNE.
232- Tracce della moltitudine
232-Il nostro punto di partenza è il riconoscimento che la produzione della soggettività e la produzione del comune possono congiungersi in una spirale e in una relazione simbiotica /233- Se la moltitudine deve dare vita a un corpo, essa dovrà continuare a rimanere una composizione plurale e aperta, senza mai trasformarsi in qualche realtà unitaria e suddivisa in organi ordinati gerarchicamente. / La società postmoderna è caratterizzata dalla dissoluzione dei tradizionali corpi sociali. Entrambi i fronti del dibattito tra ‘modernisti’ e ‘postmodernisti’ che ha recentemente infiammato il mondo accademico e le discussioni culturali- riconoscono questa dissoluzione come un dato di fatto. Ciò che divide davvero i due fronti è che i modernisti desiderano proteggere o finanche far risorgere i corpi sociali della modernità , mentre i postmodernisti accettano o persino acclamano la loro dissoluzione. / 234- Indagine di Putnam sul declino del civismo e dell’associazionismo sociale negli Stati Uniti. I club di bowling, del bridge, le organizzazioni religiose ecc. hanno sempre costituito le basi dell’aggregazione sociale, della formazione dei gruppi civici e di una società fortemente coesa- Il declino del civismo e dell’associazionismo è per Putnam un sintomo della crisi di tutte le forme di aggregazione sociale negli Stati Uniti. / 235- Occorre farla finita con tutta questa nostalgia: anche quando non è immediatamente pericolosa è comunque un segno di sconfitta [vandalismo calcistico, fanatismo religioso, dogmatismo stalinista, antisemitismo] /236- La carne della moltitudine è pura potenza, una forza vitale senza nessuna forma particolare, un essere sociale costantemente volto a realizzare la pienezza della vita / La carne sociale vivente della moltitudine non è un corpo e quindi può facilmente apparire mostruosa / 238- [Gargantua e Pantagruel erano giganti che servivano come emblemi degli incredibili poteri della libertà e della creatività] /239- Nel XVII e XVIII sec. il vecchio ordine di civiltà fu messo in questione. Mentre le grandi guerre che fondavano la modernità provocavano indicibili sofferenze, i mostri cominciarono a incarnare le obiezioni all’ordine eugenetico e finalistico. / 240- Questo è quanto dobbiamo ai mostri: la rottura con la teleologia e l’eugenetica apre il problema dell’origine e della dinamica della creazione , di come essa si manifesti e dove conduca / 241- Il nuovo mondo popolato di mostri è il luogo dove l’umanità deve afferrare il suo futuro /242- [Per i pragmatisti (anche Proust medita a lungo sulla funzione delle abitudini nella vita)] l’abitudine è il comune messo in pratica / Le abitudini sono come le funzioni fisiologiche, come la respirazione, la digestione, e la circolazione del sangue. E tuttavia, a differenza delle funzioni fisiologiche, le abitudini e la condotta sono vissute in comune e possiedono una natura sociale: sono prodotte e riprodotte attraverso l’interazione e la comunicazione con gli altri /243- Le abitudini sono come una seconda natura, allo stesso tempo prodotta e produttiva, creata e creativa, un’ontologia della pratica sociale portata avanti in comune./ In questa nozione pragmatista di abitudine possiamo già intravedere l’emergere del concetto di moltitudine. (…) Dewey è conosciuto soprattutto per i suoi contributi alla riforma pedagogica, ma fu anche attivamente impegnato nella grande riforma del sistema politico americano, in particolare tra gli anni Venti e Trenta.-> 244- Invece di un’economia pianificata egli sosteneva la necessità di qualcosa che potremmo chiamare democrazia pianificata. [limiti moderni di Dewey: oggi abbiamo bisogno non solo della riforma degli attuali corpi sociali, ma della loro trasformazione radicale nella carne produttiva della moltitudine [Dalla nozione di abitudine a quella di atto performativo, come nozione centrale della produzione del comune-> 245- L’atto performativo è un atto che avviene in comune, fondato sulla partecipazione e la comunicazione] /246 [Virno su caratteristiche atto performativo-> qualsiasi atto linguistico crea il comune] /248- [Oltre il pubblico e il privato -> diritti alla privacy (Usa) = diritti soggettivi (Eu) vs diritti della singolarità] / 249- Nella logica dell’antiterrorismo e della controinsurrezione, dal momento che la sicurezza è la priorità assoluta, non ci può essere nessuno spazio realmente ‘privato’ / 249- Se sul versante dell’ordine sociale la tendenza è quella di rendere tutto pubblico, esponendo ogni aspetto e forma di vita alla sorveglianza e al controllo governativi, sul versante economico, invece, la tendenza è quella di privatizzare tutto, assoggettando così ogni cosa ai diritti di proprietà / Dobbiamo iniziare a immaginare un impianto e una strategia giuridica alternativa: una concezione della privacy che esprima la singolarità delle soggettività sociali (irriducibile alla proprietà privata) e una concezione del pubblico fondata sul comune (irriducibile al controllo statuale)- una sorta di teoria giuridica postliberale e nello stesso tempo post-socialista.[scuola post-sistemica?] /251- Il termine comunità viene spesso usato per indicare una’entità morale che sovrasta una popolazione e le sue interazioni in modo simile a quello di un potere sovrano. La nostra accezione del termine ‘comune’ non ha nulla a che fare con le nozioni abituali di comunità e di pubblico: IL COMUNE SI BASA SULLA COMUNICAZIONE TRA SINGOLARITA’, ED EMERGE ATTRAVERSO I PROCESSI SOCIALI E COOPERATIVI DELLA PRODUZIONE (…) In tal senso la libertà delle pratiche sessuali e riproduttive deve essere tutelata non in quanto manifestazione della libertà privata o individuale, bensì in quanto espressione della singolarità, la cui esistenza si svolge in una comunicazione aperta agli altri producendo la realtà del comune /252- COME POSSIAMO RESISTERE ALLA PRIVATIZZAZIONE DEI BENI E DEI SERVIZI PUBBLICI SENZA RICADERE NELLA VECCHIA E INSERVIBILE OPPOSIZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO ?-> 1. DIMOSTRARE LA FALSITA’ DEL PRINCIPIO NEOLIBERALE SECONDO IL QUALE TUTTO E’ DETERMINATO DAL MERCATO. Non c’è nessuno, nemmeno il più fanatico tra gli ideologi neoliberali (o libertari, secondo i casi) che possa affermare che questo principio è onninclusivo (per esempio devono riconoscere il bisogno sociale di vedersi garantire servizi energetici sufficientemente sicuri); 2. Il secondo obiettivo di una teoria giuridica del comune è costituito dalla necessità di iscrivere i concetti di ‘interesse generale’ e di ‘interesse pubblico’ all’interno di una nuova configurazione, che garantisca la partecipazione collettiva all’amministrazione dei beni e dei servizi pubblici-> L’interesse comune contrariamente all’interesse generale, soggetto al dogma giuridico dell’attribuzione alla sovranità dello stato nazionale- è una produzione della moltitudine, interesse comune, in altri termini è l’interesse generale che non può essere trasformato in un’astrazione da parte del controllo statuale, ma del quale si riappropriano le singolarità che cooperano nella produzione biopolitica: è un interesse che può essere definito pubblico nella misura in cui è stato sottratto al potere dei burocrati, per essere amministrato direttamente e democraticamente dalla moltitudine / La nostra insistenza su una concezione giuridica del comune che è contro sia il privato sia il pubblico diverge fondamentalmente dalle esperienze costituenti di tradizione giacobina e socialista che si sono dispiegate nel XIX e XX sec. -> Il comune è il segno di una nuova forma di sovranità, una sovranità democratica (o, più precisamente, di una forma di organizzazione sociale che disloca la sovranità) in cui le singolarità controllano quei beni e servizi necessari alla riproduzione della moltitudine avvalendosi delle loro stesse attività biopolitiche. Ciò segnerebbe il passaggio dalla Res Publica alla Res Communis. / 3. 254- la teoria del comune comporta anche un passaggio di grande rilievo sul terreno del diritto internazionale [Dal diritto internazionale di derivazione westfaliana dove il contratto veniva stipulato tra stati nazionali, al nuovo ordine globale dove la sovranità imperiale ha la meglio, nuovi rapporti giuridici sostenuti da una molteplicità di figure di produzione normativa a livello globale e locale] / 256-[Carnevale e movimento /Bachtin contro il formalismo russo-> nel suo saggio su Dostoevskij combatte questa battaglia da un punto di vista materialista che privilegia i soggetti parlanti e le loro forme di espressione -> molti narratori-pensatori in dialogo fra loro ] 258- Il carnevalesco, il dialogo e la narrazione polifonica possono anche assumere le vesti di un crudo naturalismo che si limita a rispecchiare la vita quotidiana ma possono diventare una forma di sperimentazione che collega l’immaginazione al desiderio e all’utopia [Dostoevskij + Swift + Voltaire + Cervantes] / 260 [AMBIVALENZA DELLA MOLTITUDINE TRA LIBERAZIONE E CONTROLLO] /261- Se la deprivazione può generare rabbia, indignazione e antagonismo, la rivolta nasce solo dove c’è ricchezza, ossia un surplus di intelligenza, esperienza, sapere e desiderio-> [IL POVERO COME SOGGETTIVAZIONE PARADIGMATICA DEL LAVORO ODIERNO-> Le rivolte mobilitano il comune in due sensi: incrementando l’intensità della lotta e propagandosi ad altre lotte ] /259- [Cicli di lotte non riducibili al nemico da battere ma costituito soprattutto da comuni metodi di lotta, da comuni forme di vita e dal comune desiderio di un mondo migliore. In base a quanto detto in precedenza non dovrebbe costituire motivo di sorpresa il fatto che l’eccedenza espressa da ogni ciclo di lotte possa apparire come qualcosa di mostruoso (rivolte di marinai e di schiavi); Ogni ciclo di lotte distrugge i corpi sociali e politici tradizionali e crea al loro posto qualcosa di nuovo e di aberrante, un mostro. / 266- Per comprendere la novità della forma organizzativa reticolare della moltitudine è opportuno confrontarla con quelle che, fino a un recente passato, erano le strutture organizzative dominanti. Negli ultimi decenni del XX sec. i movimenti antagonisti hanno seguito due modelli fondamentali. Il primo, che è anche il più tradizionale, è fondato su un forte senso di identità ed è organizzato sotto un comando centralizzato di una leadership, come in un partito. (…) Il secondo modello, diametralmente opposto al primo, è fondato sul diritto di ogni singolo gruppo di esprimere la propria differenza e di condurre autonomamente le proprie lotte / LA MOLTITUDINE SOSTITUISCE LA DICOTOMIA TRA IDENTITA’ E DIFFERENZA CON LA COPPIA SINGOLARITA’- COMUNE, I CUI TERMINI NON SONO IN CONTRADDIZIONE,MA SONO INVECE ASSOLUTAMENTE COMPLEMENTARI. In pratica la moltitudine costituisce un modello in cui le espressioni della singolarità non vengono ridotte o sacrificate nella partecipazione alle lotte e nella comunicazione con gli altri / 268- E’ evidente che non tutti i mostri sono uguali /269- Alcuni nostalgici dei tempi andati accusano gli accademici più radicali di sabotare la sinistra e cioè di aver riabbandonato la pratica organizzativa di riforme possibili e razionali per dedicarsi a una discussione politica talmente oscura che solo altri accademici sono in grado di comprenderne il senso -> [ma] LA SINISTRA POTRA’ ESSERE RICOSTRUITA E RIFORMATA SOLTANTO SULLA BASE DI NUOVE PRATICHE, NUOVE FORME DI ORGANIZZAZIONE E NUOVI CONCETTI -> Un programma post-socialista e post-liberale, basto su una frattura ontologica rispetto alle tradizioni ideologiche del movimento operaio /271- [Moltitudine sub specie aeternitatis = libertà assoluta (Spinoza) + moltitudine storicamente determinata: la prima critica alla moltitudine l’accusa di essere una concezione spontaneista dell’organizzazione politica [Siete anarchici!] o un nuovo tipo di avanguardismo [Siete solo leninisti!; 273- la seconda coppia di critiche (siete contro gli operai!) perché sostituite la precedente avanguardia operaia con una nuova avanguardia di lavoratori immateriali (siete solo dei leninisti postmoderni travestiti da agnelli! Vs quando le femministe si battono non per la creazione di un mondo in cui non vi siano più differenze di genere ma per un mondo in cui la differenza di genere non abbia più alcuna importanza) + (Siete dei dialettici falliti o dilettanti!) quando indichiamo nella lotta tra moltitudine e impero la dinamica fondamentale della politica globale contemporanea] / Abbiamo cercato di sostenere, da un punto di vista filosofico, che la dinamica della singolarità e della molteplicità con cui si definisce la moltitudine trascende l’alternativa dialettica tra l’Uno e i Molti – la moltitudine è sia singolare sia molteplice, senza identificarsi con nessuno di questi due poli /277-Occorre ricordare sempre che un altro mondo, migliore e più democratico, è possibile, e che non dobbiamo mai smettere di alimentarne il desiderio. La moltitudine è un emblema di questo desiderio.
278- DEMOCRAZIA
279- La lunga marcia della democrazia
279- Si pensava che la fine della guerra fredda avrebbe coinciso con la vittoria finale della democrazia, ma oggi assistiamo a una crisi generalizzata delle pratiche e del concetto stesso di democrazia (…) Lo stato di guerra globale permanente mina alla radice le esili forme della democrazia che giù esistono / 280 – La democrazia globale dovrebbe avere un significato diverso rispetto a quello delle democrazie nazionali della modernità / [Critiche socialdemocratiche alla globalizzazione vs interpretazione liberal-cosmopolita di sinistra / Le differenti posizioni di destra che valorizzano i benefici e la necessità di un’economia globale concordano con i liberal-cosmopoliti sul contributo della globalizzazione alla propagazione della democrazia] / 285- Al di fuori degli Stati Uniti, la critica conservatrice sostiene per esempio che la società americana è così corrotta- data la sua debole coesione sociale , il declino dell’istituzione familiare, gli altissimi livellli di criminalità e il numero estremamente elevato di detenuti ecc. da non disporre della forza politica e dell’autorità morale necessarie per dominare altri paesi /286- OGGI LA DEMOCRAZIA DEVE FARE I CONTI CON UN SALTO DI SCALA -DALLO STATO NAZIONALE ALLA DIMENSIONE GLOBALE- CHE VIENE A DISANCORARLA DAI SIGNIFICATI E DALLE PRATICHE DELLA MODERNITA’ / 287- L’odierna crisi della democrazia ci riporta alla prima modernità europea,e, in particolare, al XVIII sec.; anche in quell’epoca infatti l’idea e la pratica democratica furono messe in crisi da un salto di scala e dovettero essere reinventate. / 289- La soluzione hobbesiana al problema della guerra civile è ambigua e incompleta-> da una parte egli pone in evidenza che la costituzione del potere sovrano serve a porre un ordinamento sociale pacifico, cioè produce e riproduce il popolo e pone fine a quella guerra di tutti contro tutti che è sinonimo di caos politico e sociale, ma dall’altra la guerra e la violenza dello stato di natura rimane per Hobbes ineliminabile / Nessun irrobustimento degli stati nazionali riuscirà a porre fine allo stato di guerra globale, occorrerà una nuova forma di sovranità globale / 290 I rivoluzionari europei e americani del XVIII sec. intendevano democrazia in termini molto semplici: il governo di tutti esercitato da tutti. La prima grande innovazione introdotta dalla modernità rispetto al concetto di democrazia diffuso nell’antichità è il suo carattere universale, la sua estensione assoluta a tutti . Ricordiamoci per esempio del modo in cui Pericle definiva la democrazia nell’Atene del IV sec., e cioè come il governo dei molti contrapposto al governo dei pochi / 291- La democrazia moderna al contrario dell’antica non conosce limiti ed è per questo che Spinoza la chiama ‘assoluta’ (…) Occorre tuttavia osservare che la democrazia di tutti non deve essere confusa con il concetto di OCLOCRAZIA, e cioè con il potere di cui sarebbe titolare una sorta di intero, che è stato continuamente stigmatizzato nella storia del pensiero politico come una contraffazione del potere espresso da tutti [def. oclocrazia = Predominio politico delle masse, che fanno valere le proprie istanze con agitazioni di piazza imponendosi sul potere legittimo e sulla legge stessa; secondo Polibio, in cui appare per la prima volta il termine, la forma degenerata della democrazia] / La tradizione politica dominante nel pensiero moderno è certo stata sempre ostile alla tirannia, ma quasi sempre da un punto di vista aristocratico: si è opposta poi al totalitarismo, ma anche contro ‘l’espressione di tutti’, ossia contro la democrazia delle singolarità e della moltitudine- / Le rivoluzioni moderne non misero immediatamente in pratica l’idea universale della democrazia neanche all’interno degli spazi nazionali. L’esclusione delle donne, dei nullatenenti, dei non bianchi, e di altri soggetti contraddiceva la pretesa della democrazia ‘di tutti’ /292- La seconda grande innovazione immanente all’idea moderna di democrazia è costituita dalla nozione di rappresentanza. La rappresentanza era intesa come il meccanismo, specificamente moderno, che avrebbe reso possibile l’estensione del governo repubblicano ai grandi territori degli stati nazionali / Rousseau nel Contratto sociale parla della democrazia e della rappresentanza in termini molto complessi e ambivalenti (…) a suo avviso il sistema dell’aristocrazia elettiva è l’ordine politico migliore e più naturale. / 293- [La ‘volontà generale’ di Rousseau sovrasta la società come un’istanza trascendente e unificata (…) Per Rosseau il popolo è sovrano solo quando è raccolto in unità. (…) La differenza è il nemico del popolo -> Per Rousseau la democrazia va bene per un popolo di dei] / I sostenitori della Costituzione americana erano molto più espliciti di Rousseau nell’esprimere la loro paura della democrazia /294 – Una fazione minoritaria, scrive Madison nel n.10 del Federalista può essere facilmente controllata dalla maggioranza e dunque non pone grossi problemi alla democrazia, la quale si trova però completamente disarmata di fronte a una fazione maggioritaria / In queste discussioni [sul Federalista] riconosciamo l’essenza della rappresentanza: essa collega i cittadini al governo nel momento stesso in cui li separa da esso. LA NUOVA SCIENZA POLITICA E’ FONDATA SU QUESTA SINTESI DISGIUNTIVA / 296 [Tocqueville sulla democrazia in America come bastione di difesa contro i pericoli della democrazia] / Dato che il problema della rappresentanza ha completamente monopolizzato il pensiero politico, è a questo punto opportuno distinguere con Weber tre generi fondamentali di rappresentanza: la rappresentanza appropriata (≈ rappresentanza patriarcale, in cui i rappresentanti si appropriano di tutti gli strumenti decisionali, una rappresentanza simile a quella prevista nella Costituzione americana per schiavi, donne e bambini) , la rappresentanza libera (tipico dei regimi parlamentari in cui il rappresentato mantiene solo un controllo limitato e non privo di vincoli col rappresentante) e la rappresentanza vincolata o mandato imperativo (= quando viene ridotta la separazione della rappresentanza) / 299- Natura fondamentalmente duale della rappresentanza e cioè la connessione della connessione e della separazione/ 303- Tra la fine del XIX sec e l’inizio del XX i segmenti più radicali della tradizione socialista, di quella comunista e di quella anarchica erano uniti dalla critica della rappresentanza parlamentare e dalla parola d’ordine dell’abolizione dello stato-> Marx fu colpito intensamente dalle soluzione trovate dai comunardi per ridurre la separazione tra rappresentantie rappresentati: l’introduzione del suffragio universale, la costante revocabilità dei rappresentanti alla Comune da parte degli elettori, l’equiparazione tra lo stipendio degli eletti e i salari dei lavoratori, il progetto di un sistema educativo libero e universale. /304- Gli esperimenti più importanti di questo genere di rappresentanza democratica, nella tradizione socialista e comunista, furono quelli delle forme di governo e di amministrazione ‘consiliare’, come i soviet e i cosiddetti Rat. / 305- Al progetto di autogoverno seguì la nozione di pianificazione e cioè un sistema per correggere (ma non per abolire) l’organizzazione capitalistica del lavoro e del mercato. / 306- Pashukanis come teorico del diritto La teoria generale del diritto e il marxismo” (“Obščaja teorija prava i marksism”) / 308- Questi programmi di destra -indipendentemente dalla loro coloritura aristocratica, clericale o settari- immaginano un’identificazione simbolica delle menti e degli spiriti per legittimare le loro forme di rappresentanza sulla base della tradizione. Carò chmitt ha dimostrato che l’idea reazionaria di rappresentanza, da Donoso Cortes a Sorel, è costruita sulla concezione identitaria e tradizionalista della legittimità della sovranità. Questo è il brodo di cultura di tutti i fondamentalismi. In tal senso i fascismi e i populismi contemporanei sono tutti figli deformi del socialismo / OCCORRE INVENTARE NUOVE FORME DI RAPPRESENTANZA /312- Non vogliamo più quote di produzione! Se il lavoro non è libero , allora non c’è alcun comunismo! Questo è il senso della rivolta di Berlino del 1953: i rivoltosi compresero che la rappresentanza era una funzione capitalistica di comando sulla classe operaia e dissero di no /313- [DALLA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA ALL’OPINIONE PUBBLICA GLOBALE] Per molti aspetti nelle società contemporanee l’opinione pubblica è diventata la forma predominante di rappresentanza. / Una storia dell’opinione pubblica: alla fine scopriremo che l’opinione pubblica non è rappresentativa né tantomeno democratica /Benché l’origine dei termini ‘pubblico’ e ‘opinione’ risalga all’antichità, l’espressione ‘opinione pubblica’ è un’invenzione del XVIII sec., apparsa non casualmente nello stesso periodo della nuova scienza politica della rappresentanza democratica. L’opinione pubblica veniva intesa come la ‘voce del popolo’, si riteneva cioè che essa dovesse svolgere nell’ambito della democrazia moderna la stessa funzione assolta dalle assemblee popolari ai tempi della democrazia antica, il luogo in cui il popolo si esprime in merito alle questioni pubbliche. Si riteneva inoltre che l’opinione pubblica pur esprimendosi formalmente attraverso istituzioni rappresentive come i sistemi elettorali, fosse qualcosa di ben più ampio di un fenomeno elettorale: nell’opinione pubblica la volontà popolare era onnipresente e sempre in atto. Sin dall’inizio l’opinione pubblica venne strettamente collegata all’idea di rappresentanza democratica, sia come un veicolo che ne perfeziona le funzioni, sia come un supplemento che ne compensa i limiti. / 314- Due concezioni divergenti: 1. Bryce, studioso e uomo politico scozzese, esaltava -come aveva fatto Tocqueville prima di lui- la democrazia americana in cui l’opinione pubblica costituiva un elemento essenziale della rappresentanza democratica. Il potere dell’opinione pubblica potrebbe realizzarsi pienamente, scrive Bryce “se la volontà della maggioranza dei cittadini potesse essere verificata in qualsiasi momento senza passare attraverso un corpo rappresentativo con tutti i suoi ferraginosi meccanismi elettorali (…) questo controllo informale e tuttavia diretto della moltitudine potrebbe limitare o persino sostituire le importanti e tuttavia sporadiche manifestazioni della volontà politica che si verificano durante le elezioni dei rappresentanti” / 2. Nell folla secondo Le Bon “l’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano” /315- Secondo questa visione apocalittica l’opinione pubblica è assolutamente pericolosa, dato che per sua natura tende ad essere unificata ed è suscettibile di manipolazione / Tra questi due estremi , nella storia della filosofia politica moderna l’opinione pubblica ha poi anche assunto la forma di una mediazione con cui negoziare tra un complesso articolato di interessi individuali o di gruppo e l’unità della società-> La società civile è l’ambito di tutte le organizzazioni e istituzioni sociali, economiche e politiche che non fanno parte dello stato. La società civile comprende dunque non solo individui, ma soprattutto le famiglie, i gruppi sociali, i sindacati, i partiti , i gruppi di persone accumunate da un qualche interesse e tutte le differenti forme di associazionismo sociale/ Per Hegel la società civile ha la stessa funzione che ha la rappresentanza per il pensiero politico moderno: per suo tramite, tutti i membri della società sono in relazione -e al contempo separati dalla- sfera politica della sovranità dello stato / A partire dal XX secolo però l’opinione pubblica è stata completamente trasformata dall’enorme espansione dei media -giornali, radio, televisione, internet ecc. / 316- Dal punto di vista di Habermas l’opinione pubblica è una forma dell’agire comunicativo mirata al raggiungimento di un’intesa tra gli interlocutori e alla formazione di un sistema di valori (…) Per Habermas il mondo vitale dell’agire comunicativo costituisce un’alternativa esterna al sistema della ragione strumentale e al controllo capitalistico della comunicazione. In questo sforzo per separare il mondo della comunicazione, libero e moralmente connotato, dal sistema della ratio strumentale risuona certo un’eco moralistica e razionalistica, un senso acuto di indignazione contro la colonizzazione capitalistica del mondo della vita. / A differenza di Habermas Luhmann rigetta completamente questo moralismo trascendentale e utopistico/ 317 -Nessuna di queste teorie della mediazione, in ogni caso, coglie il nuovo ruolo dei media e dei sondaggi, e cioè dei fattori più essenziali nella costruzione e nell’espressione dell’opinione pubblica contemporanea /George Gallup, il fondatore del modello statunitense dei sondaggi di opinione (che tra l’altro fu profondamente influenzato dall’opera di James Bryce) sosteneva che i sondaggi servono a rendere il governo più responsabile di fronte alla volontà del popolo /318 [Nel contesto di questa alternativa estrema il settore dei cultural studies che fa capo alla scuola scuola di Birmingham ( Stuart Hall) ci è utile ] Una delle fondamentali acquisizioni dei cultural studies è che la comunicazione (e dunque anche l’opinione pubblica) possiede due lati. Benché continuamente bombardati dai messaggi e dai significati culturali veicolati dai media, noi non siamo mai soltanto spettatori passivi, ma, a partire dal nostro mondo culturale, creiamo sempre nuovi significati: siamo cioè capaci di resistere ai messaggi dominanti e di scoprire nuovi modi di espressione sociale./319- Dal di dentro di una cultura dominante non siamo solo in grado di creare subculture alterntive ma, soprattutto, siamo capaci di costruire nuove reti espressive di natura collettiva. LA COMUNICAZIONE E’ PRODUTTIVA NON SOLO DI VALORE ECONOMICO, MA ANCHE DI SOGGETTIVITA’, ed è per questo che la comunicazione è cruciale nella produzione biopolitica / L’unico modo per comprendere queste reti espressive è quello di vederle come le RETI DELLA MOLTITUDINE, che resistono al potere dominante e lavorano al suo interno per produrre altre realtà espessive. / L’opinione pubblica non è una forma di rappresentanza oppure una sua forma sostitutiva di natura tecno-statistica. Più che un soggetto democratico l’opinione pubblica è un terreno di scontro caratterizzato da relazioni di potere sulle quali si può e si deve intervenire politicamente con la comunicazione, la produzione culturale e tutte le altre forme di produzione biopolitica. Il terreno della pubblica opinione non è certo un campo neutro , ma è invece un ambito radicalmente asimmetrico. / [321- Tute bianche = il fenomeno dei lavoratori invisibili, dato che lavorano senza contratti stabili, senza assicurazioni e senza alcuna base materiale di identificazione] /312- Malgrado la diversità delle rivendicazioni è comunque possibile riconoscere tre punti comuni che ritornano continuamente come condizioni di possibilità di progetto di un nuovo mondo democratico: la critica delle attuali forme di rappresentanza, la protesta contro la povertà e l’opposizione alla guerra
325- Richieste globali di democrazia
/ 329- Affermare che le grandi imprese siano realtà rappresentative suona in ultima analisi come un insulto, al pari delle vecchie concezioni secondo le quali il signore feudale rappresentava i contadini della sua terra, o il proprietario della piantagione rappresentava i suo i schiavi /Uno degli effetti della globalizzazione è che alcuni leader nazionali, indipendentemente dal fatto che siano stati o non siano stati eletti, acquistano sempre più potere al di fuori dei loro stati. Sotto molti aspetti per esempio il presidente degli Stati Uniti e il potere militare statunitense possiedono oggi un potere che pretendono sia rappresentativo di tutta l’umanità / Ma che razza di rappresentanza è questa? Se il rapporto degli elettori statunitensi con questi capi è già assai ridotto, il rapporto che il resto dell’umanità intrattiene con costoro è infinitesimale / 330- Si tratterebbe quasi esclusivamente di quel tipo di rappresentanza che abbiamo sopra definito patriarcale e che prevede un controllo molto ridotto e scarsi input da parte della nazione o della regione in questione / Tra le istituzioni globali la più rappresentativa è senza dubbio l’ONU, che infatti fino a questo momento non è stata oggetto di grandi manifestazioni di protesta /331- Tre principi fondamentali del costituzionalismo moderno che oggi sembrano aver perso la linfa vitale dei loro significati originari: la necessità che il potere sia fondato sulla rappresentanza; la separazione dei poteri; la libertà di espressione. Gli argomenti di Madison, che riteneva che la rappresentanza avrebbe le derive autocratiche e monarchiche da parte dei poteri sembrano oggi mere mistificazioni; Montesquieu che sosteneva una divisione radicale tra i poteri costituzionali è stato messo a tacere dall’unità del sistema; e la libertà di espressione di cui parlava Jefferson è stata monopolizzata dalle grandi corporation mediatiche. Il lessico politico del liberalismo moderno è un cadavere freddo ed esangue / 332– I movimenti femministi hanno convertito le loro organizzazioni in ONG (prima nei paesi più poveri, poi in quelli dominanti) attraverso i quali i diritti delle donne sono stati trasformati in diritti umani. / 333- I diritti umani sono fondamentalmente il diritto ad avere diritti , sia all’interno che all’esterno delle giurisdizioni nazionali / La forza principale a cui si possono appellare i sostenitori dei diritti umani è quella della persuasione morale/ 334- I tribunali internazionali istituiti dopo i conflitti tra stati nazionali per perseguire i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità formano un secondo livello di istituzioni giuridiche indipendenti dalle strutture giuridiche nazionali [ Truth commission processo di Norimberga] /Al terzo livello troviamo gli esperimenti di corti penali permanenti [Corte internazionale di giustizia -ICJ]->336 senza corti di giustizia si ritorna al semplice potere del più forte contro il più debole] / 337- Recentemente la teoria e la prassi neoconservatrice del diritto imperiale hanno spostato il loro centro di gravità dal diritto commerciale e dalla sfera degli affari internazionali alle questioni dell’intervento militare, dei cambi di regime e della ricostruzione nazionale- passando cioè dalla globalizzazione neoliberale alla globalizzazione armata / 339- E’ sempre la stessa storia, il debito è un meccanismo legale che serve a ridurre in schiavitù / 342- Il capitale finanziario tende a funzionare come una rappresentazione generale delle nostre comuni capacità produttive future / 343- [Ecologia, femminismo, lotte antirazziste] sono tutte lotte biopolitiche e in quanto tali coinvolgono immediatamente problematiche giuridiche culturali, politiche ed economiche- in sostanza tutti gli aspetti della vita / Un caso esemplare di lotte biopolitche è costituito dal Moviemento per salvare il fiume Narmada contro la costruzione dell’enorme diga di Sardar Sarovar / Un altro genere di lotta biopolitica è quella che riguarda il controllo del sapere / Nel momento in cui la conoscenza si identifica senza residui con la produzione, non dovrebbe destare sorpresa il fatto che i poteri economici intendano mettere il loro marchio sui saperi e sottoporre la produzione delle conoscenza alle regole del diritto / 346 –[Dopo l’11 settembre 2001 e la guerra al terrorismo tutti i documenti contro il sistema globale sono stati temporaneamente smorzati dallo stato di guerra globale / La pace è pretesa da tutti come condizione imprescindibile per tutti i progetti che mirano a risolvere i problemi globale /[Focault come la problematizzazione del presente e di noi stessi: “Di certo non bisogna considerare l’ontologia critica di noi stessi – scrive Focault- come una teoria o una dottrina, e nemmeno come un corpo permanente di sapere che si accumula” bensì conclude “ come un’analisi storica dei limiti che ci sono posti e una prova del loro superamento possibile”. Le forme di antagonismo – di natura giuridica, economica e politica- che abbiamo passato in rassegna si basano su questa fondamento ontologico, che è attraversato da conflitti sempre più aspri e radicali intorno a questioni che investono la vita in quanto tale.
348- A Seattle si è tenuta la prima grande manifestazione contro il sistema globale in quanto tale, la prima reale convergenza delle innumerevoli lotte contro le ingiustizie e le disuguaglianze del sistema globale, una convergenza che ha inaugurato un intero ciclo di simili proteste / 351- [RETE APERTA] L’imprevedibile solidarietà tra i militanti sindacali e gli ambientalisti rappresentava comunque soltanto la punta di un iceberg / La magia di Seattle fu di aver mostrato che tutte queste lotte non erano episodiche, una collezione casuale, una cacofonia di voci troppo diverse bensì un coro che parlava in comune contro il sistema globale / 352- Occorre approntare un metodo o un complesso di criteri generali per costruire riforme istituzionali e, cosa ancora più importante, su queste basi occorre edificare un progetto costituente per una nuova organizzazione della società globale. / Al giorno d’oggi non c’è alcun conflitto tra riforma e rivoluzione. Ciò non significa che riforme e rivoluzione siano la stessa cosa, ma nelle condizioni attuali non possono essere separate. Oggi le trasformazioni sono talmente radicali che anche le istanze del riformismo possono comportare mutamenti rivoluzionari. (…) E’ inutile romperci il capo per capire se una proposta è riformista o rivoluzionaria: ciò che importa è che essa sia in grado di inserirsi nel processo costituente [Bisogna aspettarsi in ogni caso una violenta controrivoluzione come nell’800) / [Riforme della rappresentanza: più importante responsabilità/governance che trasparenza] /355- I termini responsabilità e governance sono stati per lungo tempo gli elementi semantici centrali del vocabolario aziendalistico di cui portano impresse molte note caratteristiche. Nella lingua inglese, per esempio, il termine accountability è distinto da responsibility e rispetto a quest’ultimo viene a perdere il carattere democratico della rappresentanza trasformandosi in un’operazione tecnica propria della contabilità e della ragioneria: un semplice render conto, appunto. -> QUESTA SOSTITUZIONE DELLA POLITICA CON L’AMMINISTRAZIONE E’ UN FENOMENO SEMPRE PIU’ GENERALIZZATO CHE VA CONTRO IL PRINCIPIO DELLA LEGITTIMAZIONE DEMOCRATICA / [Pro rotazione contro inamovibilità dei membri permanenti al consiglio di sicurezza dell’ONU / Pro assemblea del popolo all’Onu ≈ Congresso americano: una camera vota per stati e un’altra vota per percentuale di popolazione) /358- IL DISPOSITIVO CENTRALE DELLA CONCEZIONE MODERNA DELLA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA, VALE A DIRE IL PROCESSO ELETTORALE BASATO SULLA REGOLA ‘UNA PERSONA, UN VOTO’ / Ma nel caso dell’ONU ogni delegato rappresenterebbe 10 milioni di elettori-> alcuni indicano nel World Social Forum ( Wsf) un modello dove le ONG e i movimenti sociali possano organizzarsi in un corpo globale /PROPOSTE PER UN NUOVO CORPO RAPPRESENTATIVO GLOBALE / Sono cioè proprio gli Stati Uniti a bloccare l’espansione del modello statunitense. Quanto potrà durare una contraddizione di questo genere? / 363- A quale corte ci si dovrà appellare nei casi delle conquiste, del colonialismo e della schiavitù? -> DENUNCE COLLETTIVE O ‘AZIONI DI CLASSE’/ 367- Riforme economiche -> Tobin tax o tassa sulle transazioni valutarie / Eliminazione delle forme più distruttive del controllo economico / 370- NON RITORNO AL PUBBLICO MA CREAZIONE DEL COMUNE-> La nozione di comune sta alla base di un progetto politico postliberale e postsocialista / 371- Riforme biopolitiche-> ‘diplomazia dal basso’ (molto pericolosa)-> democratizzazione della comunicazione e sito Indymedia / 375- A tutti i signori scettici diciamo: ritorniamo al Settecento!. Una buona ragione per tornare al settecento è che allora il concetto di democrazia non era così corrotto come adesso. I rivoluzionari settecenteschi non identificavano la democrazia con il governo di un partito di avanguardia o con il governo di funzionari eletti che di tanto in tanto e in modi limitati sono chiamati a rispondere davanti alla moltitudine. Essi sapevano che la democrazia è una proposta assoluta e radicale, che comporta il governo di tutti esercitato da tutti. /376- Ciò che nel Settecento era effettivamente utopistico e totalmente illusorio era la riproposizione delle antiche forme di democrazia, adeguate alle dimensioni delle città-stato, come modelli per i moderni stati nazionali. Ma non è certamente questo che fecero i rivoluzionari settecenteschi -> oggi è assolutamente illusorio riproporre a livello globale i modelli nazionali della democrazia e delle istituzioni rappresentative. /377- Per questo riteniamo opportuno definire post-moderno il nostro tempo, al fine di segnalare nel modo più netto possibile queste differenze rispetto a un’archeologia che riesuma i modelli del passato / 379. [Non si tratta né di trasformare la moltitudine globale in un popolo, né di accettare come base dell’analisi l’individuo] Oggi dobbiamo saper riconoscere la complementarità tra le molteplici singolarità e una vita sociale sempre più comune, ininterrottamente negoziata attraverso la cooperazione linguistica e le reti produttive biopolitiche -> Le condizioni ontologiche della società sono definite da una struttura comune che non ha nulla di statico, ma che, rimanendo aperta, si propaga continuamente in ogni direzione e viene costantemente ricostruita in modo incisivo dall’accumulazione delle energie e dei desideri della moltitudine. / 380- La nozione di una guerra di tutti contro tutti si fondava su un’economia dove la proprietà privata si coniugava alla scarsità delle risorse-> nel momento in cui i meccanismi della produzione si basano sempre di più sulle reti in continua espansione della cooperazione e della comunicazione, l’idea un tempo fondativa della guerra di tutti contro tutti diviene sempre più innaturale . IL NOSTRO STATO DI NATURA E’ CREATO NELLE RETI COMUNI DELLE MOLTITUDINI. (…) La sola democrazia che abbia importanza oggi è quella che pone la pace al vertice dei suoi valori -> L’ELABORAZIONE DI UNA NUOVA SCIENZA DELLA DEMOCRAZIA E’ CERTO UN COMPITO ENORME CHE ATTENDE LA MOLTITUDINE E TUTTAVIA IL SENSO GENERALE DI QUESTO PROGETTO E’ MOLTO CHIARO / 382- Nuova ontologia che comprende gli attuali bisogni biopolitici e immagina le possibili condizioni di una nuova forma di vita /
384- [Geopolitica di tradizione europea vs ideologia geopolitica americana -> la geopolitica non potrebbe funzionare senza i confini [naturali] e tuttavia deve anche continuamente spostarli e oltrepassarli, animando così la dialettica tra espansionismo e isolazionismo. Si tratta di una geopolitica della crisi /Questi conflitti come espressioni del conflitto tra moltitudine e sovranità imperiale, tra la biopolitica e il biopotere /385- Possiamo ora ritornare sul tema delle strategie politiche del XXI secolo e all’alternativa tra unilateralismo e multilateralismo. Il compito primario di una strategia politica unilaterale, oggi massimamente rappresentata dagli Stati Uniti, è quello di portare al massimo livello la crisi delle istituzioni del vecchio ordine internazionale / 386- L’ONU è diventata il luogo in cui l’egemonia globale e il controllo unilaterale degli Stati Uniti si eprimono nel modo più palese / Ci sono grandi aree che non sono ancora (e forse non saranno mai) direttamente incluse in questo regime imperiale unilateralista, aree difese da potenti stati nazionali che in certi casi esprimono, a loro volta, le proprie aspirazioni globali, La strategia unilateralista è quella di indebolire la resistenza di questi poteri e di circoscriverli all’interno di un determinato asse regionale per poterli infine inglobare nel quadro della gerarchia globale [Europa, Cina, Russia]->ricorso alla guerra preventiva, segmentazione e isolamento di intere regioni e continenti nel quadro del sistema globale, organizzazione gerarchica degli stati nazionali] / La strategia unilateralista prevede un’importante ristrutturazione geopolitica intorno a tre elementi fondamentali: 1. Raggruppamento dei poteri mondiali all’interno di configurazioni regionali , con il mantenimento delle rispettive gerarchie; 2. Crisi delle aristocrazie multilaterali dell’ordine imperiale sul piano della produzione economica [Cfr. opposizione di un leader del mondo dell’economia come George Soros alla guerra-> la globalizzazione armata degli Stati Uniti ha posto nuovi ostacoli e nuove frontiere , il cui effetto è stato quello di bloccare le reti economiche globali che erano state create nei decenni precedenti. / Le fratture [aristocratiche] di cui stiamo parlando vanno dalla semplice disapprovazione dell’unilateralismo statunitense e dalla mancanza di fiducia nella giustizia dell’atteggiamento americano, sino ai tentativi di costituire formazioni regionali concorrenti; 3. Il terzo elemento della strategia unilateralista riguarda il mantenimento dell’ordine e la ricerca della sicurezza [fallimento guerre in Afghanistan e Iraq] / 391- E’ VENUTO IL MOMENTO DI UNA NUOVA MAGNA CHARTA->Agli inizi del XIII sec. i baroni in Inghilterra pretesero da Re Giovanni che per il loro sostegno politico e finanziario il re si sottomettesse alla legge e fornisse garanzie costituzionali: fu in questo modo che essi estesero la Magna Charta. / Le aristocrazie contemporanee, in cambio del loro sostegno, sono quindi nella posizione di esigere un nuovo ordinamento economico, politico e sociale che trascenda decisamente la nozione corrente di multilateralismo: possono, cioè, esigere un nuovo ordine globale-> presupposto fondamentale di questo è la conclusione delle avventure militari unilateraliste e dell’apparente stato di guerra globale / [Cfr. Al meeting di Cancun del WTO richieste del gruppo dei 22 verso la riforma del commercio agricolo; moltitudine di voci che protestano contro l’odierno stato di guerra: è nell’interesse delle aristocrazie considerare i movimenti alla stregua di potenziali alleati e come risorse per formulare nuove politiche globali, 393- anche se le aristocrazie globali non rappresentano in alcun modo la moltitudine: è possibile il programma di un controimpero avvalendosi delle alleanze con le aristocrazie? Fuga dalla povertà, migrazioni e unioni miste, guerre di liberazione e iniziative di diplomazia dal basso, quando le aristocrazie vedono nell’unilateralismo la causa dei disordini del mondo allora si prospettano nuove possibilità di sovvertire l’ordine globale / 394- Oggi la geopolitica imperiale non ha né un dentro né un fuori: è una teoria delle relazioni interne al sistema globale. Il diritto pubblico dell’impero prende il posto della geopolitica , così come l’arte della guerra prende il posto che era della polizia. E tuttavia questo quadro, come una sorta di disegno di Escher, è completamente instabile: basta un rapido cambio di prospettiva per invertirlo completamente -> Con la formazione dell’Impero la geopolitica non ha più ragion d’essere. Presto sia le strategie unilateraliste che quelle multilateraliste dimostreranno tutta la loro inefficacia. La moltitudine dovrà raccogliere la sfida e creare un nuovo contesto per la costituzione democratica del mondo /
395 [ICONOCLASTI] Quando -più di quindici secoli fa- il centro dell’impero passò da Roma a Bisanzio, anche la struttura del governo imperiale venne profondamente modificata. La precedente versione latina prevedeva una forma di governo articolata in tre corpi sovrani: l’imperatore governava insieme all’aristocrazia e il potere era ulteriormente bilanciato dai COMITIA, le assemblee popolari. Nella successiva versione bizantina, al contrario, si era consolidato il potere di un unico attore politico, il Basileus, il Sacro Romano Imperatore che sovrastava sia l’aristocrazia sia il popolo-> Uno degli strumenti utilizzati a Bisanzio per difendere la centralizzazione del potere sia contro il modello latino governo misto sia contro qualsiasi istanza democratica o di resistenza popolare fu il bando delle immagini sacre [726 Leone l’Isaurico] /396- La rappresentazione iconica offriva infatti un modo, anche se soltanto nei più piccoli recessi dell’immaginazione, per partecipare al sacro e per imitare il divino / L’imperatore iconoclasta doveva porre fine anche a questa piccola opportunità di potere e di salvezza. Dio doveva essere completamente separato dalla moltitudine , dato che l’unico tramite tra Dio e la moltitudine, l’unico strumento di salvezza è il Basileus stesso. / Questa concezione della sovranità assoluta era quella che faceva indignare Voltaire e Montesquieu; quella figura del potere alla quale Edwar Gibbon e Adam Smith contrapponevano le loro prospettive di liberazione / [Ai giorni nostri con ‘guerra giusta’ e ‘guerra preventiva’, con la retorica della sicurezza e della ‘tolleranza zero’ contro le moltitudini contemporanee cominciamo a sentire leader politici che propongono ancora una volta una rappresentazione della sovranità che recide qualsiasi relazione tra governanti e governati , riesumando una concezione assoluta e autonoma del potere . Questi sono i nuovi iconoclasti / Ma gli iconoclasti hanno oggi usurpato la posizione degli iconofili antichi. IL NUOVO POTERE SOVRANO SI SFORZA DI RECIDERE LA RELAZIONE TRA CHI COMANDA E CHI OBBEDISCE PROPRIO ATTRAVERSO L’USO DELLE IMMAGINI, ATTRAVERSO LO SPETTACOLO MEDIATICO E IL CONTROLLO DELLE INFORMAZIONI. QUELL’ELEMENTO SOTERIOLOGICO [soteriologia = dottrina della salvezza e della liberazione dal male] CHE LE MOLTITUDINI BIZANTINE AVEVANO TROVATO NELLE ICONE SEMBRA OGGI ESSERE STATO TOLTO A TUTTE LE IMMAGINI. / 398- La controversia iconoclasta è stata spesso intesa come un dibattito tra la copia e l’originale, un dibattito in cui sono contestualmente coinvolte la filosofia di Platone e la teologia patristica. Giovanni Damasceno sottolinea invece la centralità del tema dell’incarnazione di Dio, e cioè la nuova connessione materiale che si è instaurata tra l’umanità e il Dio che si è fatto carne, il quale può essere rappresentato proprio in virtù della sua materialità-> Anche se articolato in termini prettamente teologici in ballo c’è una vera e propria lotta politica intorno alla figura del potere. Non posso accettare, dice Giovanni, che il Basileus usurpi tirannicamente il sacerdozio. Il sacerdozio afferma – vale a dire il potere dell’invenzione sociale e della legittimazione dei valori e di una libera esistenza- appartiene alla moltitudine. Non c’è sovranità che sia autorizzata a distruggere le icone che aprono l’immaginazione all’amore della libertà ; nessuna sovranità è cioè autorizzata a fare a pezzi il tramite della speranza e della salvezza che appartiene alla moltitudine.
399- Democrazia della moltitudine
400-Dovrebbe esser chiaro che questo dettato del pensiero politico, che stabilisce che solo l’uno può governare, stravolge e in fin dei conti nega l’idea stessa di democrazia-> La scelta è tale da non ammettere compromessi: o la sovranità o l’anarchia / 401- La falsa alternativa tra il governo dell’uno e il caos viene ripetuta in innumerevoli varianti nella storia della filosofia politica e del diritto occidentali / La necessità della sovranità è il fondamento della tradizionale analogia tra il corpo sociale e il corpo umano-> in precedenza abbiamo posto più volte l’accento sul fatto che LA MOLTITUDINE NON E’ UN CORPO SOCIALE per questa precisa ragione: la moltitudine non può essere ridotta all’unità e non si sottomette al potere dell’uno. 402 [Schmitt ricongiunge le teorie medievali e feudali della sovranità, così diffuse nell’Ancient Regime con le moderne teorie della dittatura ] 403- La sovranità è necessariamente articolata in due lati; il potere sovrano non è una sostanza autonoma e non è mai assoluto, in quanto consiste in una relazione tra chi comanda e chi obbedisce, tra la protezione e l’obbedienza, tra i diritti e i doveri / 404- La natura bipolare della sovranità chiarisce, come ci ha spiegato Machiavelli, l’utilità essenzialmente limitata della violenza e della forza nel quadro del comando politico /La sovranità ha bisogno del consenso dei governati : oltre a usare la forza, il potere sovrano deve esercitare egemonia sui sudditi, deve cioè essere in grado di indurre non solo paura, ma anche il rispetto, la dedizione e l’obbedienza , grazie a una forma di potere moderata e flessibile. La sovranità deve essere sempre in grado di negoziare le relazioni con coloro che le sono subordinati / 405- [oppressi ≠ sfruttati] In politica, come in economia, c’è sempre un’arma a disposizione dei subordinati, e cioè la minaccia di rifiutare la loro posizione di subordinazione sottraendosi alla relazione. L’atto di rifiutare la relazione col sovrano è una specie di esodo, una fuga 406-dalle forze dell’oppressione, della servitù e della persecuzione per andare in cerca della libertà / Nel primo capitolo abbiamo sostenuto che la guerra non è più uno strumento politico a cui ricorrere in ultima istanza, ma è diventata il fondamento stesso del politico, la base della disciplina e del controllo [Il potere militare ora deve saper affrontare non solo le questioni politiche, ma la produzione della totalità della vita sociale] /407- Avvalendoci di un lessico diverso potremo dire che nell’Impero, il capitale e la sovranità tendono a sovrapporsi completamente / I circuiti sociali sono la linfa vitale dell’Impero e se essi rifiutassero in toto la relazione di potere, se essi cioè si sottraessero a questa relazione, l’impero crollerebbe immediatamente in un ammasso senza vita / La trilogia di Matrix interpreta a suo modo questa dipendenza dal potere: la Matrice sopravvive non solo poiché succhia l’energia vitale di milioni di esseri umani incubati, ma anche perché risponde agli attacchi creativi di Neo, di Morpheus e dei partigiani di Zion. La matrice ha bisogno di tutti noi per sopravvivere / Un secondo approccio alle innovazioni della sovranità imperiale riguarda la natura illimitata dell’Impero. / Le precedenti forme della sovranità e della produzione dipendevano tutte da una popolazione racchiusa all’interno di spazi ben 408- delimitati. (…) Per la sovranità era necessario mantenere viva la relazione con la popolazione in generale, ma qualsiasi gruppo specifico poteva essere reso superfluo, eliminabile. Nell’impero, al contrario, (dato che si tratta di un sistema biopolitico espansivo) l’intera popolazione globale tende a diventare necessaria per il potere sovrano, non solo in quanto produttrice, ma anche come consumatrice, come utente o come partecipante ai circuiti interattivi della rete. L’IMPERO GOVERNA UNA SOCIETA’ SEMPRE PIU’ AUTONOMA, DA CUI DIPENDE SEMPRE PIU’ PESANTEMENTE. (…) Tutti coloro sui quali si esercita il governo imperiale possono ben essere sfruttati- anzi, la loro produttività sociale deve essere sfruttata- ma per questa stessa ragione non possono essere esclusi-> Nell’era della sovranità imperiale e della produzione biopolitica, la bilancia pende decisamente dalla parte dei subordinati: questi ultimi si presentano ormai come gli unici produttori dell’organizzazione sociale.-> [questo significa non lo sgretolamento immediato della sovranità] 409 -ma che i governanti diventano sempre più dei parassiti, che la sovranità diventa sempre meno necessaria. (…) Il fatto che i prodotti del lavoro non siano beni materiali, bensì relazioni sociali, reti comunicative e forme di vita, mostra chiaramente che la produzione economica implica immediatamente una sorta di produzione politica, o la produzione della società stessa [quindi non siamo più vincolati dal vecchio ricatto: sovranità o anarchia] / Da questa prospettiva appare immediatamente chiaro non solo che non è più necessario che sia uno solo a comandare, ma che l’uno non ha mai veramente governato! In opposizione al modello trascendentale del soggetto sovrano unitario che sovrasta la società, l’organizzazione biopolitica inizia a mostrarsi come completamente immanente al sociale, come uno spazio entro il 410- quale tutti gli elementi interagiscono sullo stesso piano. In questo modello basato sull’immanenza non c’è più bisogno di un’autorità esterna che imponga dall’alto l’ordine alla società: la molteplicità degli elementi che costituiscono il sociale è infatti in grado di collaborare per organizzare autonomamente la società. / Se l’analogia organica non regge, la ragione sta nel fatto che il corpo umano è già in se stesso una moltitudine organizzata sul piano di immanenza. / 411- Le conoscenze collettive sono prodotte all’interno di grandi reti collettive che vengono continuamente intralciate dalla proprietà privata e dal controllo centralizzato / Dobbiamo sbarazzarci definitivamente dall’idea che l’innovazione sia prodotta dal genio di un individuo / Il lavoro industriale, quello agricolo e quello immateriale, insieme alla prassi sociale dei poveri [Cfr De Certau?]stanno assumendo caratteristiche sempre più comuni, e questo divenire comune rende non solo sempre più simili le varie forme del lavoro, ma determina anche la libertà dei loro scambi / 412- Per comprendere il processo decisionale della moltitudine potremmo anche provare a considerarlo come una forma espressiva. La moltitudine è organizzata come una specie di linguaggio / [STILE DA COSTRUTTORI DI CATTEDRALI vs METODO DEL BAZAAR (nello sviluppo del software oper source)] /414- La moltitudine ha il fondamentale diritto di disobbedire e il diritto alla differenza /416- Oggi le forze emergenti della democrazia sono costrette a muoversi in un contesto violento che non possono né ignorare , né semplicemente desiderare che non ci sia -> l’esodo non è mai stato, né mai sarà assolutamente pacifico e conciliante-> Disse Deleuze:” E’ possibile che io fugga, ma durante la mia fuga cercherò un’arma” / La democrazia come l’esodo è dunque un arma contro la guerra/ La subordinazione della violenza alla politica dovrebbe valere per ognuno di noi. Come disse Malraux:” Che la vittoria rimanga a quelli che avranno fatto la guerra senza amarla” / Principio del ricorso alla violenza in funzione esclusivamente difensiva [per es. rivolta del Ghetto di Varsavia] -> 418- Il diritto di resistenza della tradizione repubblicana è il significato di fondo del secondo emendamento della costituzione americana.” Essendo necessaria alla sicurezza di uno stato libero una ben ordinata milizia, il diritto dei cittadini di tenere e portare armi non potrà essere violato”. /419- La violenza in senso democratico non è ciò che innesca il processo rivoluzionario, ma è ciò che interviene solo alla fine per difenderne le conquiste, quando le trasformazioni politiche e sociali hanno già avuto luogo. In tal senso, il ricorso democratico alla violenza in un contesto rivoluzionario non è poi tanto diverso da un atto di resistenza. / 420 – Il principio dell’uso difensivo della violenza ha senso solo a condizione che sia risolutamente separato da tutte queste mistificazioni con le quali il lupo cerca di travestirsi da agnello / [tattiche raccapriccianti dei kamikaze] /422- Il fatto è che l’arma adeguata al progetto della moltitudine non può essere neppure simmetrica né asimmetrica rispetto alle armi del potere. Entrambe le opzioni sono controproducenti e al limite suicide / Abbiamo bisogno di inventare nuove armi per la democrazia / 423- La nuova scienza della democrazia: Madison e Lenin / La produzione biopolitica è prima di ogni altra cosa una questione ontologica, nel senso che crea continuamente un nuovo essere sociale e una nuova natura umana / Paradossalmente il comune si colloca a entrambi i capi della produzione biopolitica: è, allo stesso tempo, il prodotto finito e la condizione preliminare della produzione. Il comune è sia naturale che artificiale: è la nostra prima, seconda, ennesima natura. Non c’è singolarità che non sia fondata sul comune: non c’è comunicazione senza una connessione comune che la sostenga e la attivi, e non c’è produzione senza una cooperazione che metta in gioco il comune. /425- Il potere costituente della moltitudine, da un punto di vista ontologico, è l’espressione di questa complessità, ed è la chiave per esprimere il comune biopolitico nel modo più ampio ed efficace ./ Dal punto di vista sociologico, il potere costituente della moltitudine si forma nelle reti cooperative e comunicative del lavoro sociale / 426- Non ci sarebbe nessuna cooperazione senza una comunanza già costituita e, a sua volta, il risultato della cooperazione produttiva è la creazione di una nuova comunanza. / Il lavoro sociale della moltitudine conduce così direttamente all’affermazione della moltitudine come potere costituente / [Democrazia diretta vs democrazia della moltitudine -> “Il principale problema del socialismo era che si prendeva troppe serate” (Oscar Wilde)/ 427- [Schmitt vs potere costituente] Il potere costituente è tuttavia qualcosa di completamente diverso : è una decisione che emerge dai processi sociali e ontologici del lavoro produttivo; è una forma istituzionale che sviluppa un contenuto che è comune; è un dispiegarsi della forza che difende la progressione storica dell’emancipazione e della liberazione: si tratta in breve di un atto di amore-> sarebbe bene recuperare la concezione politica e pubblica dell’amore che era comune alle tradizioni premoderne: il cristianesimo e l’ebraismo per esempio concepivano l’amore come un atto politico con cui costruire la moltitudine /430- L’esperienza sovietica era organizzata in una forma avanguardistica e gerarchica / 431- Il pensiero di Madison è completamente impregnato dell’utopismo repubblicano, lo stesso utopismo che vediamo oggi in azione nelle rivolte e nelle insurrezioni dei poveri del mondo globalizzato /433. Nel settecento i rivoluzionari americani erano soliti dire :” sta sorgendo una razza repubblicana”-> La decisione fondamentale della moltitudine è la decisione di creare una nuova stirpe e una razza nuova-> Ciò che occorre per far esistere la moltitudine è una forma di grande politica, che nella tradizione ha preso il nome di Realpolitik o di realismo politico./ I rivoluzionari non devono essere meno realisti dei reazionari-> la differenza dei rivoluzionari non consiste nell’affermazione della coerenza della forza, ma nell’ostinazione dei loro desideri. /434- La grande politica ha sempre tematizzato questo momento [Kairos vs Cronos] che anima, come spiega Machiavelli ne Il Principe, una nuova temporalità costituente.