La rivoluzione non è per i deboli di cuore, è per i mostri. Ci tocca perdere quello che siamo per guadagnare quello che possiamo diventare (2009)

7- Il DIVENIRE PRINCIPE DELLA MOLTITUDINE

7-‘Divenire Principe’ è il processo attraverso cui la moltitudine apprende l’arte dell’autogoverno e crea forme durature di organizzazione sociale /8- Se il linguaggio fosse privatizzato o reso integralmente pubblico –se le parole, le frasi o intere parti dei nostri discorsi fossero sottoposti alla proprietà privata o ai pubblici poteri, esso perderebbe la sua espressività, la sua creatività, la sua capacità di comunicare [questo per sollecitare a riconoscere l’esistenza e la potenza del comune] / 9- Il socialismo e il capitalismo, che talvolta si sono amalgamati e altre volte ferocemente combattuti, sono entrambi dei regimi della proprietà che escludono il comune / Il capitale non è soltanto una forma di comando , ma una relazione sociale. Per questo il capitale dipende, sia per la sua sopravvivenza, sia per il suo sviluppo, dalle soggettività produttive che sono al suo interno, ma che sono nello stesso tempo antagoniste  / 10- Se passiamo a un altro livello di astrazione, osserviamo che il nucleo della produzione biopolitica non è tanto la produzione di oggetti per il consumo dei soggetti, come la produzione di merci, ma la produzione della stessa soggettività -> da questo punto di vista il terreno più altamente risolutivo dell’azione politica è quello in cui si svolgono le lotte per il controllo o per l’autonomia della produzione di soggettività. La moltitudine diviene tale ricomponendo nel comune le singolarità prodotte in questo processo /11- Socrate nel Simposio dice che, secondo Diotima, la sua ‘maestra nelle cose dell’amore’, l’amore è figlio della povertà (Pénia) e della ricchezza (Poros). Quando Socrate cerca di interpretare quanto gli ha detto Diotima afferma che l’amore tende per sua natura verso il mondo delle idee per ricongiungere la ricchezza e la bellezza, e così appagare il desiderio. Le femministe francesi e italiane hanno osservato che Platone ha completamente frainteso Diotima. Diotima non intende affatto guidarci verso la ‘sublimazione’ della povertà e del desiderio nella ‘pienezza’ della bellezza e della ricchezza, ma verso la potenza del divenire che ricaviamo dalle differenze / La moltitudine è un insieme di singolarità costituite dalla povertà e dall’amore nella riproduzione del comune-> in tal senso ciò che occorre definire è il passaggio dalle rivolte alle istituzioni rivoluzionarie, che la moltitudine può mettere in moto ->13 la ricerca finisce con una riflessione sulle possibilità odierne della rivoluzione e sui processi istituzionali che essa esige-> Non ci limitiamo a definire un evento, vogliamo afferrare la scintilla che manderà a fuoco la prateria.

17-LA REPUBBLICA (E LA MOLTITUDINE DEI POVERI)

17- Una sorta di visione apocalittica domina le concezioni contemporanee del potere che ci mettono in guardia nei confronti dell’avvento di nuovi imperialismi e di nuovi fascismi /18- La declinazione colta dei discorsi apocalittici è caratterizzata da un’eccessiva sottolineatura del concetto di sovranità -> Secondo questa interpretazione, la sovranità moderna è ancora fondamentalmente teologica, non tanto perché l’accezione divina dell’autorità sia stata secolarizzata, ma in quanto la sovranità occupa una posizione trascendente da cui sovrasta la società restando al di fuori delle sue strutture -> [Il campo di concentramento, il limite estremo del controllo entro e al di fuori dell’ordine sociale , diventa il TOPOS paradigmatico della modernità] / 19- La principale forma di potere con cui abbiamo a che fare oggi non è così drammatica o demoniaca, ma molto più terrena e prosaica. Basta confondere politica e teologia! (…) Detto altrimenti, il potere politico è del tutto immanente alle strutture economiche e giuridiche. Non c’è nulla di straordinario o di eccezionale.[Il potere quotidiano è silenzioso e difficile da riconoscersi] il nostro primo compito sarà allora di chiarire le relazioni esistenti tra la sovranità, il diritto e il capitale. Nei confronti del potere politico contemporaneo sarebbe necessaria la stessa operazione compiuta da Evemero nei confronti della mitologia greca nel IV sec. a.C. Evemero in realtà sosteneva che i miti, in realtà, erano racconti storici di azioni umane, i cui contenuti , a forza di essere narrati, erano stati amplificati, impreziositi e proiettati verso la volta celeste. Allo stesso modo, oggi ci sono dei fedeli che immaginano che la sovranità se ne stia lassù come sulla vetta di una montagna, mentre le forme predominanti del potere sono totalmente immanenti e rasoterra. /20- Come Kant si è sbarazzato delle inquietudini della filosofia medievale per le essenze e le cause divine, allo stesso modo, occorre lasciarsi alle spalle le teorie della sovranità fondate sullo stato di eccezione che somigliano tanto alle riproduzioni delle antiche dottrine sulle prerogative reali della monarchia / La scoperta della natura trascendentale del diritto ha spinto il costituzionalismo , da Kelsen a Rawls, a declinare la concezione del diritto nei termini del formalismo kantiano. La proprietà, intesa come un attributo naturale del pensiero e dell’azione , diventa l’ideale regolativo del diritto costituzionale e dello Stato di diritto. Non ci troviamo di fronte a un fondamento storicamente determinato dell’ordinamento giuridico, ma ad un’obbligazione di natura etica (…) Il concetto di individuo non è definito dall’ESSERE, ma dall’AVERE; piuttosto che rimandare a un’unità metafisica di natura trascendentale, il concetto di individuo è di natura superficiale, l’individualismo possessivo e proprietario/ 21- Nella misura in cui il sistema finanziario assume dimensioni sempre più ampie, questa stessa astrazione conferisce al capitale finanziario il potere di un A PRIORI e lo dota di una presa pressoché universale anche su chi non si rende conto del proprio coinvolgimento nei mercati finanziari. / Seguendo il filo della metodologia kantiana [in maniera eretica] la nostra critica trascendentale dovrà inpegnarsi a mostrare in che misura il capitale e il diritto, saldamente intrecciati nella repubblica della proprietà, determinano e dettano le condizioni di possibilità della riproduzione sociale in tutti i suoi aspetti e momenti temporali /22- IN CONCLUSIONE CI SEMBRA FONDAMENTALE METTERE IN EVIDENZA IN CHE MISURA LA CRITICA TRASCENDENTALE DELLA REPUBBLICA DELLA PROPRIETA’ SURCLASSA L’IMPOTENTE E TRISTE RASSEGNAZIONE CHE CARATTERIZZA IL DISCORSO SULLA ‘TRASCENDENZA’ DELLA SOVRANITA’ E DEL FASCISMO. / C’è un’accezione del termine [repubblicanesimo] che ha la meglio su tutte le altre: il repubblicanesimo fondato sul potere della proprietà e sull’inviolabilità dei diritti di proprietà, esclude e subordina tutti coloro che sono senza proprietà. Chi è senza proprietà, diceva l’abate Sieyes, costituisce ‘un immenso stuolo di meri strumenti bipedi, che possiedono solo la loro forza lavoro e un’anima ottusa’/23- i ‘signori della proprietà’ erano fronteggiati dalla ‘moltitudine dei poveri’/ Il potere costituente non è escluso dal diritto positivo, quanto ostacolato (ed espulso dalle pratiche di cittadinanza) dai rapporti di forza che intramano la Costituzione, soprattutto dal diritto di proprietà [Costituzione formale e costituzione materiale] /24. Un esempio estremo degli effetti del diritto di proprietà sulla Costituzione [Americana] è il modo in cui esso altera il significato del diritto di possedere le armi [la tradizione delle milizie popolari temporanee (vs eserciti permanenti tirannici ) viene cancellata nel secondo emendamento in senso securitario: dato che ognuno è potenzialmente mio nemico , occorre stare all’erta perché chiunque potrebbe rubare ciò che è di mia proprietà]25- Mentre nel 1789 e nel 1793 il diritto di proprietà è collegato al diritto di ‘resistenza all’oppressione’, nel 1795 è tutt’uno col diritto alla sicurezza / [Riscoperta dei diritti reali, cioè dei diritti sulle cose, durante la rivoluzione francese vs diritti universali e astratti-> 26. I diritti reali, che rappresentano la base della rendita e dei redditi, sono opposti ai ‘diritti dinamici’ che promanano direttamente dal lavoro]-> Il diritto assoluto di appropriarsi dei beni materiali diventa il fondamento e il fine sostanziale della definizione giuridica dell’individuo [Cfr. liberazione degli schiavi durante la rivoluzione ad Haiti = libertà vs proprietà: non a caso la rivoluzione di Haiti è stata esclusa dal novero delle rivoluzioni repubblicane] / 28 Per Pasukanis [teorico sovietico del diritto] il diritto è interamente diritto privato, mentre il diritto pubblico è una figura ideologica inventata dai teorici borghesi del diritto. La cosa più importante per il nostro lavoro è che il concetto di proprietà e la sua difesa si confermino come il fondamento di tutte le Costituzioni politiche moderne. In tal senso, la repubblica, dalle grandi rivoluzioni borghesi fino ai giorni nostri, è una repubblica della proprietà /30- Kant ci autorizza a intendere il mandato dell’Illuminismo contro le sue stesse intenzioni : ‘osa pensare’  significa infatti allo stesso tempo ‘conosci come osare’ / La ragione non giustifica più il dovere di obbedire al potere costituito, bensì libera una potente disobbedienza -> Il Kant minore, il Kant coraggioso e audace che è spesso nascosto dai suoi testi e che di tanto in tanto salta fuori violentemente dalla rigidità del presente per svelare il nuovo [LARVATUS PRODEO]-> Il criticismo kantiano agisce in due direzioni : da un lato la critica detta il sistema delle condizioni trascendentali della conoscenza e dei fenomeni; dall’altro esso si distacca occasionalmente dal piano trascendentale per concettualizzare la potenza e la creatività umana. La ragione non giustifica più il dovere di obbedire al potere costituito , bensì libera una potente disobbedienza. [-> Kant maggiore = due prospettive politiche:1. socialdemocrazia =  Habermas e Rawls = 2.Antony Giddens e Ulrich Beck (32- se per Beck la modernità è seguita dall’IPERMODERNITA’, quest’ultima non è altro che una prosecuzione delle strutture portanti della modernità = Illuminismo come progetto concluso]/ 32 Punti di vista socialdemocratici del tutto analoghi sono espressi dai teorici contemporanei della globalizzazione come David Held, Joseph Stiglitz e Thomas Friedman (…) il processo che questi intellettuali hanno in mente è bloccato sul nascere per il fatto che le strutture trascendentali del diritto e della proprietà non sono mai problematizzate /33-Non sembra che gli intellettuali socialdemocratici contemporanei , con tutte le loro illusioni trascendentali, forniscano risposte più efficaci di quelle dei loro predecessori nei confronti dei pericoli e dei rischi del presente che, come abbiamo avuto modo di dire, sono molto diversi da quelli degli anni Trenta / NELLE PAGINE CHE SEGUONO INTENDIAMO SVILUPPARE IL METODO DEL KANT MINORE PER IL QUALE IL CORAGGIO DI SAPERE  RICHIEDE, NELLO STESSO TEMPO, CHE SI SAPPIA COME OSARE. Anche questo è un programma illuministico, fondato però su un’altra razionalità in cui una metodologia innervata dal materialismo e dall’idea di metamorfosi anima la potenza di esistere, di creare e di innovare. /

35- Adorno e Horkheimer hanno tematizzato il dissolvimento della distinzione concettuale tra struttura e sovrastruttura, hanno analizzato la funzione degli apparati ideologici nell’esercizio del potere ( in questa stessa prospettiva Althusser aveva parlato di ‘apparati ideologici di Stato’), hanno segnalato il compimento della sussunzione reale della società sotto il comando del capitale / 36- Il punto chiave è l’immersione dell’analisi nelle lotte dei subalterni, dei subordinati e degli sfruttati considerate come la matrice delle relazioni istituzionali e della totalità delle figure dell’organizzazione sociale [Cfr. Panzieri, Tronti, Castoriadis-> sebbene il marxismo sia in origine una sociologia, bisogna dislocare il punto di vista sociologico non tanto in una scienza politica quanto in una scienza della rivoluzione] / 37- Grazie alla pratica dell’inchiesta operaia , la fenomenologizzazione della critica diventa rivoluzionaria – e questo ci fa ritrovare un Marx redivivo/ Per conoscere gli animali e le città, i filosofi rinascimentali seppero concatenare la critica della tradizione scolastica con lo sperimentalismo e il naturalismo; per rivelare il funzionamento dei corpi usarono il bisturi e lo scalpello. Allo stesso modo negli anni Cinquanta e Sessanta, quando la modernità stava giungendo alla conclusione, molti intellettuali si resero conto che era venuto il momento di sottoporre il marxismo a una critica filosofica radicale per riportarlo all’esperienza militante e a tal fine usarono i loro scalpelli per mostrare, grazie alle inchieste sulle fabbriche e sulle lotte sociali, la nuova anatomia dei corpi collettivi / 38 – [I film sugli orrori dell’olocausto e della bomba atomica (Resnais – Duras) e sui genocidi-> PUNTO DI VISTA DELLA CORPOREITA’] 39- E’ solo assumendo il punto di vista dei corpi e della loro potenza che si possono sfidare la disciplina e il controllo esercitati dalla repubblica della proprietà / Spesso la filosofia sa anticipare i tempi [per esempio il vitalismo di Bergson e di Gentile hanno saputo anticipare il fascismo e il totalitarismo del XX secolo] / 42- Nonostante Foucault abbia adottato diversi travestimenti nel rapporto con Marx – LARVATUS PRODEO- questo rapporto resta estremamente profondo-> [Se riusciamo a cogliere l’essenziale il suo programma di ricerca è semplice: 1. I corpi sono gli agenti della fabbrica biopolitica dell’essere; 2. Sul terreno biopolitico, su cui i poteri si applicano e vengono costantemente disattivati, i corpi resistono. I corpi devono resistere per poter esistere. La storia non può essere ridotta a un orizzonte in cui il biopotere configura totalitariamente la realtà con il dominio; 3.La resistenza dei corpi produce la soggettività non in una condizione isolata e individualistica, ma in un complesso dinamico in cui sono concatenate le resistenze degli altri corpi -> Foucault raccoglie la bandiera del Kant minore] / [La principale preoccupazione dei fondamentalismi (religiosi: ebraico, cristiano, islamico e hindu, che mostrano un grande interesse nel controllo dei corpi]è quella di prevenire e contenere la produttività dei corpi-> 45 Fondamentalismo ≈ nazionalismo: anche l’economicismo è una forma di fondamentalismo]/ [47- Scrive Foucault a proposito della rivoluzione in Iran: ]“ La religione valeva come una promessa e una garanzia di un cambiamento radicale nella loro soggettività”/ 48- [Franz Fanon che lavorava come psichiatra durante la rivoluzione algerina:] La violenza del colonialismo che pervade le istituzioni e il funzionamento quotidiano del regime coloniale si scarica sulle ossa dei colonizzati [: come in un sistema termodinamico la violenza che circola all’interno deve scaricarsi all’esterno: sofferenze psichiche dei colonizzati o violenze tra i colonizzati, come le faide sanguinose tra tribù, clan e individui] / 49-LA BIOPOLITICA E’ L’UNICO VERO ANTIDOTO CONTRO IL FONDAMENTALISMO, PERCHE’ ESSA E’ IL RIFIUTO DELL’IMPOSIZIONE DI UN VALORE TRASCENDENTE E SPIRITUALE, E’ IL RIFIUTO DI LASCIARE CHE I CORPI SVANISCANO, E’ LA DETERMINAZIONE A RIBADIRE LA LORO POTENZA.

50 – [LA MOLTITUDINE DEI POVERI] Dato che la forma dominante della repubblica è definita dalla proprietà, la moltitudine, nella misura in cui è caratterizzata dalla povertà, è l’opposto della repubblica. (…) La proprietà privata crea delle soggettività nella forma singolare dell’individualità ( e della loro competizione reciproca)  e nella forma collettiva e unificata della classe che è chiamata a difendere la proprietà (contro i poveri). La storia costituzionale delle grandi repubbliche borghesi è la storia della mediazione tra l’individualismo e l’interesse di classe./ 51- [Nell’Inghilterra del Seicento] la nozione di moltitudine denotava un corpo sociale aperto e inclusivo , caratterizzato dalla mancanza di confini e dal suo essere, fin dal principio, una formazione IN PROGRESS e mista, in cui confluiscono i gruppi e gli ordini sociali più diversi [-> nel 1647 i Levellers si battevano energicamente contro la riserva del diritto di voto ai proprietari] /53- [La paura e l’odio che la moltitudine suscita in Hobbes è indicativa della potenza della questione /54- La fisica di Spinoza – come quella di Boyle- si oppone all’atomismo dei corpi semplici e teorizza processi di mescolanza e composizione / [I Francescani nel Medioevo sulla povertà: ‘iure naturali sunt omnia omnibus’/ 55- Jacques Raciere ha concettualizzato la politica in termini molto simili a quelli che abbiamo rilevato nelle discussioni seicentesche intorno alla moltitudine:’Il principio della politica è la lotta tra ricchi e poveri’ o più precisamente ‘la lotta tra i senza parte nell’organizzazione del comune e chi lo controlla. (…) La politica si manifesta quando coloro che non hanno il diritto di essere contati impongono che si tenga conto di loro. La parte di chi non ha parte, la parte dei poveri, è un’eccellente definizione della moltitudine, che va integrata in un corollario secondo il quale la parte dei poveri non è in nessun modo omologa alla parte dei ricchi/ 56- La parte dei poveri è irriducibile a una componente specifica della società; essa è indicativa di una formazione aperta in cui sono inclusi tutti coloro che sono coinvolti nei meccanismi della produzione sociale  a prescindere dall’appartenenza a un rango o dal possesso della proprietà, e in tutti gli aspetti della loro diversità sono caratterizzati da una produzione aperta e plurale della soggettività./ [In primo luogo i ricchi odiano i poveri e poi chi non è ancora povero odia i poveri perché vede in loro un’immagine di quello che potrebbe diventare] Nella storia delle tattiche per dividere i poveri , per privarli degli strumenti per agire e per esprimersi, c’è una lunga lista di tecniche e di operazioni discorsive per indebolirne, minarne o annullarne la potenza/ 57- Uno dei vertici ( o dei crepuscoli) della tensione ideologica volta alla cancellazione della potenza dei poveri è la breve lezione del 1945 tenuta da Heidegger  intitolata semplicemente POVERTA’ (DIE ARMUT) [Il contesto è significativo per la sua drammaticità: Heidegger è molto preoccupato per l’occupazione delle rive dell’Elba da parte dei sovietici. Nel frattempo Vienna era caduta e Berlino era prossima a cadere] / Di fronte a un disastro di immani proporzioni [la fine del nazionalsocialismo e della Germania] Heidegger decide di articolare un discorso ontologico sulla povertà/ 58- ‘Essere davvero povero significa: essere in un modo che non manca di nulla, fuorché del non-necessario’ (Heidegger) /59- Diventare poveri conduce a diventare ricchi perché la povertà è indicativa di una relazione con l’Essere, e cioè di una relazione in cui la necessità è convertita nella libertà. Diventare poveri significa in sé e per sé, così conclude Heidegger, diventare ricchi / La battaglia di Heidegger contro il comunismo si esplicita nelle pagine finali della lezione. I poveri non sono contro i ricchi, contrariamente a quanto ritiene il comunismo. L’autentico significato della povertà può essere scoperto solo da una prospettiva ‘spirituale’, che mostra la relazione costitutiva dell’essenza umana con l’Essere / Anche se nella prospettiva di Heidegger la povertà è definita in relazione all’Essere , in questa relazione i poveri sono totalmente passivi [Heidegger mistifica la potenza dei poveri], sono delle creature del tutto impotenti di fronte a un dio onnipotente. In tal senso, l’approccio di Heidegger alla povertà è una versione più sofisticata della carità cristiana citata dal discorso di Benedetto XVI. I poveri sono oggetto di pietà e di generosità quando e solo quando il loro potere è stato completamente neutralizzato e la loro passività assicurata/ Heidegger collega esplicitamente il tema della povertà al comunismo, ma non bisogna dimenticare che l’odio per la povertà ha spesso mascherato il razzismo [Paura dell’immanenza da parte di Heidegger e di Schmitt] / 61- Nel corso delle grandi rivoluzioni borghesi del XVII e XVIII secolo, il concetto di moltitudine è stato espulso dal lessico politico e giuridico. Anche grazie a questa rimozione la concezione della repubblica (RES PUBLICA anziché RES COMMUNIS) è stata caratterizzata come uno strumento per affermare e salvaguardare la proprietà. La proprietà è la chiave della definizione della repubblica e del popolo, dal momento che entrambi sono stati confezionati come concetti universali, fondati cioè sul presupposto dell’esclusione della moltitudine dei poveri/62- La moltitudine dei poveri è [per Hobbes] la condizione di possibilità del popolo e della repubblica della proprietà/63- Machiavelli ci mostra [nello scritto sul tumulto dei Ciompi] l’esistenza di una straordinaria linea alternativa che corre all’interno del pensiero politico moderno per la quale i poveri non sono i muti e impotenti testimoni delle violente appropriazioni condotte dal potere del capitale che si sta affermando, non sono i prigionionieri delle nuove condizioni di produzione e di riproduzione, son una POTENZA RESISTENTE che si è riconosciuta come una forza sfruttata in un regime che sostiene i segni del comune: i poveri sono il fondamento di una vita sociale comune e di una ricchezza comune. La condizione dei poveri è in questo senso paradossale, essi sono infatti ad un tempo esclusi ed inclusi, condizione da cui deriva una catena di contraddizioni –tra ricchezza e povertà in primo luogo, ma anche tra subordinazione e produzione, tra gerarchia e comune / 64- [Marx prolunga la traiettoria delle intuizioni di Machiavelli e Spinoza] Il proletariato è stato creato come una moltitudine di poveri:’La capacità di lavoro’scrive Marx ‘spogliata dei mezzi di lavoro e dei mezzi di sussistenza è quindi l’assoluta povertà come tale, e il lavoratore, in quanto semplice personificazione di essa, E’ IL POVERO’ / Per Marx la miscela esplosiva tra potenza e povertà è una minaccia mortale nel seno della proprietà privata /66-[De corpore 1: la politica come evento] [Per Foucault da Sorvegliare e punire a Storia della sessualità i poteri non si limitano a reprimere , ma sono modi di produzione della soggettività / 67- Foucault si interessa ai poteri che producono e amministrano la vita –i quali si esercitano mediante il governo delle popolazioni, che si occupa dei fenomeni legati alla salute, alla riproduzione e così via / [Differenza tra 2 forme di potere] il biopotere contro cui ci battiamo è irriducibile al potere della vita con cui difendiamo e desideriamo espandere la nostra libertà. Per sottolineare la differenza tra questi due poteri sulla vita abbiamo deciso di adottare una distinzione terminologica , suggerita dallo stesso Foucault ma che egli non utilizza con sistematicità, quella tra BIOPOTERE e BIOPOLITICA. /[Interpretazioni di Foucault-> Per Esposito il sistema dei poteri si dispiega in un tipo di amministrazione ATTUARIALE della vita [>Matematica attuariale, parte della matematica applicata al meccanismo assicurativo e in particolare alle assicurazioni sulla vita, mediante il calcolo delle probabilità del verificarsi di certi eventi] che individua i soggetti entro griglie statistiche e li classifica entro ampi quadri normativi / Altre interpretazioni si devono ad Agamben, Derrida e Nancy-> nel pensiero di questi filosofi  risuonano i famosi versi della poesia di Holderlin PATMOS: ‘Dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva’ /68- La nostra lettura identifica nella biopolitica una determinata potenza produttiva della vita –e cioè la produzione di affetti e linguaggi attraverso la cooperazione sociale e l’interazione dei corpi e dei desideri, l’invenzione di nuove forme di relazione con sé e con gli altri, e così via- quindi rappresenta la biopolitica come una creazione di nuove soggettività che agiscono com resistenze e come potenze de soggettivanti./ 69-“Quando si definisce l’esercizio del potere come un modi di azione sulle azioni degli altri, quando si caratterizzano queste azioni attraverso il governo degli uomini da parte di altri uomini –nel senso più ampio del termine- vi si deve includere un elemento importante: la libertà. Il potere è esercitato soltanto su soggetti liberi e solo nella misura in cui sono liberi.(…) Nel cuore della relazione di potere , a provocarla costantemente c’è la resistenza della volontà e l’intransigenza della libertà” (Foucault] In questa luce la biopolitica è un evento o, meglio, una produzione di eventi di libertà intrecciati fra loro. (…) L’evento biopolitico viene dal di fuori, esso rompe la continuità della storia e dell’ordine costituito non solo in senso negativo come rottura, bensì anche come un’innovazione che emerge, per così dire dal di dentro. Foucault affronta il carattere creativo dell’evento nei suoi primi lavori sul linguagio e la letteratura: la PAROLE interviene per sovvertire la LANGUE in quanto atto linguistico. L’evento va inteso (…) come atto di libertà. L’irruzione dell’evento biopolitico è una sorgente di innovazione  e a un tempo un criterio di verità. (…) La singolarità dell’evento spinto dalla volontà di potenza svela la verità dell’eterno; l’evento e la soggettività che lo costruisce danno senso alla storia, spiazzando le concezioni storicistiche come progressioni lineari determinate da cause specifiche /70- L’evento biopolitico  in cui la produzione della vita è un atto di resistenza, innovazione e libertà ci riporta alla figura della moltitudine  e alla questione della strategia politica]

75- MODERNITA’ (E GLI SCENARI DELL’ALTERMODERNITA’)

75- La modernità ha due volti. Prima di identificarla con il razionalismo, con l’Illuminismo, con la rottura della tradizione, con la secolarizzazione e così via, la modernità è una relazione di potere tra dominio e resistenza, tra sovranità e lotte di liberazione. / L’inerenza tra modernità e antimodernità è stata sufficientemente compresa dagli storici che si rappresentano l’espansione degli europei nelle Americhe, in Asia e in Africa non solo come una mera conquista, ma come degli INCONTRI determinati dal colonialismo. Nella nozione di conquista l’accento è posto sulla violenza e sulla brutalità dell’espansione europea, essa perciò sovraccarica la passività dei colonizzati. /76- Valorizzando il punto di vista degli incontri coloniali, gli storici hanno evidenziato due dati importanti: in primo luogo hanno scoperto che le civiltà precoloniali, in molti casi, sono delle realtà evolute, ricche, complesse e sofisticate; in secondo luogo, hanno potuto rendersi conto che il contributo dei colonizzati alla cosiddetta civiltà moderna è sostanziale e in larga misura misconosciuto /77. Piuttosto che a una rimozione nevrotica questa forma di negazione è riconducibile a quella che gli psicanalisti chiamano FORCLUSIONE. Mentre la rimozione spinge i contenuti psichici nel profondo dell’interiorità, la forclusione li espelle in modo tale che il soggetto può convincersi che quella rappresentazione non si sia mai presentata alla sua mente / 78- Per comprendere davvero la modernità occorre abbandonare l’idea che il dominio e le resistenze siano tra loro esterne, che l’antimodernità sia esteriore alla modernità. (…) Le relazioni geografiche risulteranno molto più complesse del modello della città opposta alla campagna, dell’Europa di fronte a un mondo esterno, di un Nord globale contrapposto a un Sud globale. (…) Se la modernità continua ad essere pensata come una linea di forza che contrasta la barbarie e l’irrazionalità, il compimento della modernità è necessariamente concettualizzato, come in Habermas e nei pensatori socialdemocratici che abbiamo citato, come un movimento progressivo. 79- Se intendiamola modernità come un sistema di relazione di potere, il compimento della modernità non può essere altro che la riproduzione indefinita del dominio. Una dose più grande di modernità o una modernità più compiuta non sono delle risposte ai nostri problemi. Al contrario! In tal senso, il primo elemento indicativo di un’alternativa sarà ricavato dall’analisi delle forze dell’antimodernità e cioè dalle resistenze che hanno agito all’interno delle forme di dominio della modernità.

79- La schiavitù è uno scandalo per la repubblica, e questo malgrado la tratta degli schiavi, nel XVIII secolo fino all’Ottocento, sia stata una delle principali preoccupazioni dei governi repubblicani in Europa e in America. (…) Se è vero che la schiavitù è così estranea ai principi del repubblicanesimo e della modernità, come mai ha funzionato così bene e così a lungo nella storia delle repubbliche moderne in quanto solida base della loro costituzione e non come relitto marginale del passato? /80- Nonostante nelle costituzioni repubblicane, vasti settori della società. come le donne e chi non possiede nessuna proprietà, siano stati privati dei diritti politici e dell’uguaglianza, la disuguaglianza e la mancanza di libertà degli schiavi ha rappresentato la più intollerabile contraddizione ideologica della modernità / La seconda ragione per cui la schiavitù è uno scandalo è che contraddice l’ideologia capitalistica del lavoro libero /81- Scrive Marx: ‘Senza schiavitù niente cotone, senza cotone niente industria moderna. Solo la schiavitù ha conferito alle colonie il loro valore, solo le colonie hanno creato il commercio mondiale e il commercio mondiale è la condizione necessaria alla grande industria meccanizzata / Così come la schiavitù è giudicata un’aberrazione dall’ideologia repubblicana della proprietà, allo stesso modo, anche il razzismo, in quanto corpo estraneo e fenomeno discorsivo della modernità, fa la sua parte nella messinscena dell’incompiutezza della modernità, la quale, con la sua maturazione, sarà in grado di sconfiggere per sempre il razzismo /82- La persistenza delle gerarchie razziali nella modernità, e non solo quelle indotte dalla schiavitù, ma soprattutto quelle prodotte e riprodotte in una miriade di modi, non è indicativa dell’incompiutezza della modernità, quanto dell’inerenza organica e strutturale tra razzismo e modernità / [La rivoluzione di Haiti è stata] la prima rivoluzione moderna contro la schiavitù, dunque è stata la prima rivoluzione compiutamente moderna. Dicendo questo però la repubblica e la modernità vengono considerate alla luce della loro auto comprensione  e non vengono intese dal punto di vista della loro sostanza materiale e istituzionale [-> l’art. 14 della costituzione di Haiti proclama che tutti gli uomini sono neri a prescindere dal colore della pelle] /83- La tesi di Foucault deve essere intesa nel senso che, in certa misura, tutti gli uomini hanno a disposizione un certo margine di libertà, per quanto ridotto [come nel caso degli schiavi], il quale fonda la loro capacità di resistere/ 85- Gli esseri umani non possono essere ridotti alla ‘nuda vita’ se con questa espressione si intende la più completa privazione di qualsiasi margine di libertà e della possibilità di resistere. Gli esseri umani sono vestiti nel senso machiavelliano che abbiamo citato: essi sono pieni di rabbia, sono ricchi di potenza e di speranza. (…) La resistenza degli schiavi è una forza dell’antimodernità non perché contrasta con l’ideologia della libertà (…) ma in quanto essa ha sfidato gli aspetti gerarchici  che hanno regolato le relazioni di potere nella modernità. IN QUESTA CHIAVE L’ANTIMODERNITA’ E’ ETERNA ED E’ INSEPARABILE DALLA MODERNITA’.

85- L’antimodernità è tenuta sotto controllo dalle relazioni di potere della modernità,non solo tramite forme di soggezione esterne –la frusta del padrone schiavista, la spada del conquistador, fino alle prigioni e alla polizia della società capitalista- ma soprattutto , è l’aspetto più importante, attraverso meccanismi interni di assoggettamento. [Il triumvirato: modernità, colonialismo e razzismo-> GERARCHIA VS ANTAGONISMO / 86- sui conflitti intorno alla pratica del sati = sacrificio delle vedove] /88- Se si vuole veramente comprendere il razzismo occorre considerarlo non tanto un’ideologia, ma come una forma di governa mentalità. Questo passaggio è molto importante: le relazioni di potere che definiscono il compact modernità, colonialismo, razzismo,[Compact = joined or packed together; closely and firmly united; dense; solid] non sono definite esclusivamente da fenomeni cognitivi, ma di pratiche, di modo che l’analisi deve passare dal piano ideologico ed epistemologico a un livello politico e, allo stesso tempo, ontologico -> [BIOPOTERE= GOVERNAMENTALITA’ = DISCIPLINAMENTO DELLE FORME DI VITA -> livello politico e ontologico vs livello cognitivo e ideologico] /89- [Sulle obiezioni che sono state fatte agli studi di Foucault sul potere secondo cui tutto ciò che resta all’interno delle relazioni di potere alla fine risulta funzionale al suo esercizio-> in realtà bisogna rovesciare la prospettiva.] IL POTERE NON E’ PRIMARIO E LA RESISTENZA ONTOLOGICAMENTE E TEMPORALMENTE SECONDARIA. Per quanto possa sembrare paradossale, nei riguardi del potere, la resistenza è prioritaria. A questo punto possiamo apprezzare in tutta la sua forza la tesi foucaultiana secondo cui il potere si esercita solo su soggetti liberi

90- Nei confronti della modernità la tradizione marxista è ambivalente e talvolta contraddittoria. Essa comprende un’importante linea di pensiero che celebra la modernità come sinonimo di progresso  e svaluta le forze dell’antimodernità come espressioni della superstizione e dell’arretratezza. Nel marxismo c’è però anche una linea antimoderna che si è manifestata soprattutto nella contiguità politica e teorica con le lotte di classe . La resistenza al capitale da parte degli operai, dei contadini e di tutti coloro che sono stati sottoposti al controllo capitalistico rappresenta una componente centrale dell’antimodernità all’interno della modernità. (…) Marx vede nel mondo al di fuori dell’Europa un insieme di ‘popoli senza storia’ separati dallo sviluppo del capitale e rinchiusi in un eterno presente senza alcuna possibilità di creare delle innovazioni storiche.(…) Questo punto di vista conduce inoltre Marx a considerare la colonizzazione (ad esempio il dominio britannico in India) come un fattore necessario del progresso, dal momento che introduce nelle colonie i rapporti capitalistici. [Questo modo di pensare conduce i socialdemocratici a pensare a un’incompiutezza della modernità e a denigrare le figure del lavoro e delle lotte di chi si trova fuori della classe operaia come precapitalistiche o arretrate] /92 – La teoria del sistema mondo non sembra in grado di riconoscere la lotta di classe come elemento determinante dello sviluppo (…) Anche nelle versioni più sofisticate, la teoria del sistema mondo, inibendosi l’accesso al lato oscuro dell’antimodernità, rinnova la saldatura tra marxismo e modernità. /93- Le crisi del capitalismo sono ininterrottamente prodotte dall’insorgenza delle forze dell’antimodernità e cioè dalle rivolte del proletariato / 94- [In Mao] la valorizzazione del ruolo politico dei contadini insieme alla critica delle dottrine economiche dello stalinismo costituivano dei punti di distacco estremamente importanti nei confronti dell’ortodossia [sovietica]. /[Negli ultimi anni della sua vita, Marx rovescia completamente la teoria delle ‘forme economiche precapitalistiche’ che aveva elaborato negli anni Cinquanta->] In particolare, Marx dimostra di aver abbandonato gli assunti modernisti e progressivi quando alla fine degli anni Settanta gli viene chiesto di pronunciarsi sulle posizioni di due gruppi rivoluzionari russi. (…) In un’altra lettera dello stesso periodo, Marx aggiunge che la necessità storica che ha comportato la distruzione delle proprietà comuni in Europa Occidentale  descritta nel Capitale , non è uno schema universale che possa applicarsi alla Russia o a qualsiasi altro paese della Terra./ 97- Molto tempo prima della vittoria dei bolscevichi, alcuni influenti indirizzi del pensiero rivoluzionario avevano considerato la realizzazione del socialismo non come una prospettiva di liberazione, bensì come uno stadio più evoluto dello sviluppo cui era assegnato il compito di replicare o persino di implementare il livello di modernizzazione raggiunto dai paesi dominanti [= riproduzione delle gerarchie della modernità e del colonialismo] / L’ambivalenza della modernità e dell’ideologia dello sviluppo che sta alla base dei programmi economici degli Stati socialisti  fu precocemente individuata da Lenin /98- In questo modo le ideologie dello sviluppo e le politiche economiche degli Stati socialisti non solo voltavano le spalle alle forze e alle teorie rivoluzionarie che li avevano creati, ma con l’esaltazione del progressismo esse radicalizzavano la loro ambivalenza ed eliminavano le forze dell’antimodernità / Nel caso dell’Unione Sovietica come si può definire il suo modello se non un miraggio di liberazione tradotto nel linguaggio dello sviluppo capitalistico? /Il marxismo fu volgarizzato e trasformato in una triviale teoria del progresso da cui furono espunti tutti gli elementi di antimodernità / La via cinese al liberismo è stata molto diversa, ma non meno efficace, da quella seguita dai paesi occidentali –essa ha richiesto un limitato numero di privatizzazioni, un controllo sistematico da parte dello Stato, la creazione di nuove linee di divisione di classe e nuove gerarchie tra aree urbane e campagne [99- Una confusione esiziale tra destra e sinistra, tra fascismo e comunismo] /100- IL ‘SOCIALISMO REALE’ E’ STATA UNA STRAORDINARIA MACCHINA DELL’ACCUMULAZIONE CAPITALISTICA E DELLO SVILUPPO ECONOMICO /Non vogliamo che la nostra critica sia fraintesa e sia presa come un sostegno a puntello dei volgari tentativi delle ideologie dominanti di cancellare dalla memoria quelle rivoluzioni / Se il ‘secolo breve’, iniziato nel 1917, si è concluso nel 1989 tra Berlino e Pechino, questo non significa che la speranza e il movimento per il comunismo siano finiti, ma soltanto che è iniziato un nuovo secolo / La potenza dell’antimodernità che rimase lettera morta nella storia delle rivoluzioni socialiste  e nelle lotte di indipendenza nazionale, oggi ritorna prepotentemente al centro della scena / La corsa nella giungla di Che Guevara fu un disperato tentativo di riscoprire le forze dell’antimodernità che aveva imparato a conoscere durante la lotta di liberazione /

101- Nel corso della modernità, spesso nell’ambito dei progetti più radicali della razionalizzazione illuministica, i mostri continuano a saltare fuori. In Europa, da Rabelais a Diderot, e da Shakespeare a Mary Shelley, i mostri sono indicativi di sublimi sproporzioni ed eccessi, come se le dimensioni della modernità fossero troppo anguste per contenere il loro straordinario potere creativo/102- Horkheimer e Adorno hanno cercato di affrontare i mostri dell’antimodernità –l’irrazionalismo, il mito, il dominio e la barbarie- e di riportarli a una relazione dialettica con l’illuminismo / Cercando di capire le ragioni del trionfo del nazismo in Germania e le origini della miscela di barbarie e di razionalità che lo caratterizzava, si resero conto che i nazisti non rappresentavano un’anomalia, ma un sintomo della natura stessa della modernità. Anche i proletari erano soggetti alla stessa dialettica: i progetti di emancipazione e di razionalizzazione sociale risultavano ugualmente funzionali alla creazione di un mondo totalmente amministrato / 103- Gli argomenti di Horkheimer e Adorno sono straordinariamente importanti per la loro capacità di abbandonare una volta per tutte la linea del teleologismo modernista che aveva caratterizzato la storia del marxismo / Horkheimer e Adorno non vedono alcuna via d’uscita all’interno dell’eterna oscillazione tra gli opposti a cui è costretta l’umanità. A nostro avviso il problema dipende sostanzialmente dall’incapacità di discernere le differenze all’interno delle figure dell’antimodernità. (…) Occorre svincolarsi dal circolo vizioso creato dalla dialettica di Horkheimer e Adorno per poter vedere in che misura i mostri creativi e felici dell’antimodernità, i mostri della liberazione, eccedono il dominio della modernità e per rendersi conto in che misura il loro stesso essere è indicativo di una prospettiva alternativa / 104 [La cultura di Calibano è la cultura di resistenza che ritorce le armi del colonialismo contro di esso. La vittoria della rivoluzione cubana è per Retamar la vittoria di Calibano su Prospero / Questo Calibano anticoloniale ci indica una via di fuga dalla dialettica in cui Horkheimer e Adorno ci hanno intrappolato / 105- Calibano è dotato di altrettanta ragione e civiltà del colonizzatore, è un essere mostruoso solo nella misura in cui il suo desiderio di libertà eccede i limiti del biopotere coloniale e per questo egli può far saltare le catene della dialettica / Per Spinoza l’immaginazione non è la fonte delle illusioni, ma una grande forza materiale. E’ un campo aperto di possibilità in cui riconosciamo ciò che è comune tra i corpi e tra le idee. Le nozioni comuni sono i blocchi da costruzione della ragione e gli strumenti che ci permettono di far crescere indefinitamente la nostra potenza di pensare e di agire. L’immaginazione per Spinoza è tuttavia sempre eccessiva e trascendente i limiti ordinari della conoscenza e del pensiero. /106- Il fattore antimoderno di questi fenomeni [Ku Klux Klan, pulizia etnica, deliri dei neoconservatori americani] è il tentativo di rompere la relazione che è a fondamento della modernità per liberare il dominatore dalla necessità di avere a che fare col dominato. [Donoso Cortes e Carl Schmitt->] La cosiddetta ‘autonomia della politica’ proposta da queste teorie è l’autonomia dei dominatori dai dominati, finalmente liberi dalle sfide e dalla resistenza degli assoggettati. Questo sogno è ovviamente un’illusione dato che i dominatori non potrebbero sopravvivere senza i soggiogati, come ebbe modo di riconoscere Prospero, così come il capitale non potrebbe sopravvivere senza quei noiosi operai! / [La nostra analisi dovrà riconoscere le declinazioni reazionarie e libertarie dell’antimodernità]

107-Finora abbiamo esaminato l’antimodernità come una forma di resistenza interna alla modernità almeno in tre sensi. [1. L’antimodernità non è un tentativo di preservare la premodernità o la non modernità dall’espansione della modernità, ma una lotta per la libertà che si combatte all’interno dei rapporti di potere della modernità; 2. Da un punto di vista geografico, l’antimodernità non è esterna alla modernità, ma è coestensiva a quest’ultima. Il territorio europeo non può essere identificato con la modernità e le colonie con l’antimodernità; 3. L’antimodernità è ontologicamente prioritaria nel senso che i rapporti di potere della modernità si esercitano solo su soggetti liberi, che esprimono questa libertà con la resistenza alle gerarchie e al dominio. E’ la modernità a dover reagire per contenere queste forze /108- Occorre subito dire che il termine ALTERMODERNITA’ può dare adito a incomprensioni. Per alcuni questo termine è indicativo di un processo riformista volto ad adattare la modernità alla globalizzazione preservandone le caratteristiche distintive. Per altri il termine suggerisce una modernità alternativa, o meglio una serie di varianti culturali del tipo modernità cinese, modernità europea, modernità iraniana e così via. Con questa espressione, alter modernità, intendiamo una rottura completa con la modernità e con le sue relazioni di potere . L’altermodernità nasce dall’alveo dell’antimodernità da cui però si congeda per la ragione che essa lancia la resistenza e l’opposizione al di là dei limiti dell’antimodernità. [Gli stadi dello sviluppo intellettuale di Franz Fanon] /110- Fin dalle prime invasioni degli europei, l’affermazione delle identità e delle tradizioni indigene ha rappresentato una potente arma di difesa-> [ALTERMODERNITA’ = RIVENDICAZIONE DEI DIRITTI vs MULTICULTURALISMO LIBERALE-> UNA POSSIBILE FUORIUSCITA DALL’ANTIMODERNITA’ DELL’INDIGENISMO IN DIREZIONE DI UN’ALTERMODERNITA’ INDIGENA / 112- L’autonomia e l’autodeterminazione sono i principi che hanno guidato la rivolta zapatista [nel corso dei negoziati del 1996 col governo messicano] / Quando il governo smise di onorare gli impegni , gli zapatisti avviarono una serie di iniziative per materializzare i principi ispiratori di quegli accordi istituzionalizzandoli in un sistema di nuclei amministrativi regionali autonomi  e di ‘organi del buon governo’-> la loro non è propriamente parlando una politica dell’identità. Essi non rivendicano il diritto di ‘essere quel che siamo’ ma il diritto di ‘diventare quel che vogliamo’ [= UN MOVIMENTO AUTOPOIETICO = 114- potente spinta alla trasformazione sociale] / L’altermodernità non è un fenomeno esclusivamente culturale o attinente alla civilizzazione , ma è un processo che mette ugualmente in gioco il lavoro e la produzione / 115 – [In Bolivia la frantumazione dei lavoratori e delle condizioni di lavoro avevano messo fuori gioco le organizzazioni sindacali verticistiche e centralizzate. I minatori non rappresentavano più gli interessi di tutti i lavoratori boliviani. (…) In Bolivia i movimenti sociali sono ‘multicolori’ dato che essi sono intersecati da due assi fondamentali: un asse culturale ed etnico e un asse costituito dalla eterogeneità dei diversi settori del lavoro impegnati nelle lotte / Un gruppo di ricercatori (…) utilizzano il termine ‘FORMA MULTITUDINARIA’ per indicare, in contrapposizione alla vecchia struttura di classe, l’eterogeneità della composizione di classe in gioco nelle lotte dell’altermodernità / LA MOLTITUDINE E’ UN CONCETTO INDICATIVO DELLA SPECIFICITA’ DELLE LOTTE ALTERMODERNE CARATTERIZZATE DALL’AUTONOMIA, DALL’EGUAGLIANZA E DALL’INTERDIPENDENZA TRA UN’AMPIA MOLTEPLICITA’ DI SINGOLARITA’ [-> RETI ORIZZONTALI PROVVISORIE vs FUSIONE GERARCHICA] / 117- Non si trattava di riconoscere, rivendicare e affermare le identità , ma la potenza autopoietica della moltitudine / Più che uno statico mosaico formato da tessere di diverso colore questa società somiglia a un caleidoscopio i cui colori sfumano uno nell’altro / L’altermodernità, pur condividendo alcuni contenuti dei discorsi sull’ipermodernità e la postmodernità è qualcosa di profondamente diverso. In prima battuta [potremo ironicamente dire che] i tedeschi sono i principali responsabili del concetto di ipermodernità [= seconda modernità o modernità riflessiva di Ulrich Beck e Jurgen Habermas-> per questi intellettuali una rottura con la modernità non è auspicabile], gli intellettuali americani hanno coniato il  termine di postmodernità [che è indicativa di una rottura più sostanziale con la modernità di cui decreta la fine dei fondamenti, il che per alcuni è motivo di grande soddisfazione e per altri di lutto] e i francesi hanno creato quello di alter modernità [-> per Negri, l’ipermodernità non è altro che una prosecuzione delle gerarchie di comando della modernità]/120- [Nell’alatermodernità la rottura con la modernità avviene su due fronti:] Da un lato perché l’altermodernità è una derivata delle lotte dell’antimodernità e delle resistenze nei confronti delle gerarchie che infrastrutturano la modernità. Dall’altro perché si dissocia dall’antimodernità di cui rifiuta l’opposizione dialettica e da cui si diparte. oltrepassando la resistenza, per costruire delle alternative. L’altermodernità non è in alcun modo sensibile alla fede nelle riforme e nella perfettibilità dei principi guida della modernità come credono gli esponenti dei discorsi sull’ipermodernità. Le lotte dell’antimodernità hanno da tempo dissolto queste illusioni -> L’altermodernità è un dispositivo per la produzione di soggettività -> [Da cui 3 linee di ricerca:] 1. Ricerca di una democrazia assoluta contro la sovranità assoluta, qualunque sia la sua forma, compresa quella repubblicana; 2. Ripresa della linea alternativa che corre lungo la tradizione del movimento operaio, oltre le ambivalenze che caratterizzano i grandi pensatori della modernità [per es. primo e ultimo Marx]; 3. 122- Il comune come base e scopo delle lotte, intendendo il termine ‘comune’ non solo nel senso dei singoli elementi come la terra e le risorse naturali, ma anche e soprattutto, come la rete dei rapporti sociali e delle forme di vita / 123- Il PASSAGGIO DALL’ANTIMODERNITA’ ALL’ALTERMODERNITA’ CHIARISCE ALCUNI ASPETTI DELLA CONDIZIONE E DEL RUOLO CONTEMPORANEO DELL’INTELLETTUALE [: la critica è ancora necessaria, ma nel nostro mondo non c’è più posto per le avanguardie o per gli intellettuali organici alla marcia del progresso in senso gramsciano. L’intellettuale non può che essere un militante, una singolarità come tante altre, impegnato nei processi di cooperazione conoscitiva e di con-ricerca per dare consistenza alla moltitudine , cioè per ‘fare moltitudine. L’intellettuale non è più alla testa dei movimenti della storia o al loro fianco per criticarli, ma si trova completamente al loro interno]/Oggi la funzione dell’intellettuale ricorda per molti aspetti quella svolta dai Padri della Chiesa nei primi secoli del Cristianesimo. La patristica è stata per molti aspetti un movimento rivoluzionario all’interno dell’Impero capace di mobilitare i poveri contro il potere, un movimento che non solo rompeva con i saperi e i comportamenti tradizionali, ma che fu soprattutto in grado di creare un nuovo pensiero e nuove pratiche.

Immaginiamo degli uomini che possano pensare soltanto ad alta voce. (Così come ci sono uomini che non sanno leggere se non ad alta voce.) Ludwig Wittgenstein, Ricerche filosofiche n.331

125-Nella seconda metà del XX secolo le critiche più efficaci all’epistemologia hanno cercato dei punti di appoggio al di fuori o altrove , fondati sull’identità o sulla posizione dei subordinati [La Razionalità di Calibano o le epistemologie della decolonizzazione] /126- [Due idee che possono guidarci verso una razionalità biopolitica: 1. ] L’esperienza del comune-> L’uso ordinario delle espressioni ‘senso comune’ o ‘conoscenza comune’è indicativo di ciò che intendiamo, nella misura in cui esse alludono a un trascendimento del particolare e con ciò colgono a modo loro una dimensione socialmente generale e condivisa. (…) In linea con la nozione spinoziana di ‘nozioni comuni’ vogliamo mettere in particolare evidenza LA PRODUZIONE E LA PRODUTTIVITA’ del comune nelle pratiche collettive. Come l’universale, anche il comune avanza una pretesa di verità, ma invece di cadere dall’alto, è un genere di verità che è costruita dal basso; 2. L’epistemologia deve essere radicata nell’antagonismo- un antagonismo che non si chiude nella critica del presente, ma che è capace di animare la costituzione di una diversa realtà -> ci interessa una pratica insurrezionale che possa vedere la formazione di un soggetto comune che non vuole più avere nulla a che fare con il trascendentale / La rilevanza del comune ha attratto molti intellettuali verso le potenzialità politiche ed epistemologiche suscitare dalla concezione wittgsteiniana dei giochi linguistici e delle forme di vita. “Così dunque tu dici che è la concordanza tra gli uomini a decidere che cosa è vero e che cosa è falso!” Così Wittgenstein si chiede retoricamente e risponde: “Vero e falso è ciò che gli uomini DICONO; e nel linguaggio gli uomini concordano. E questa non è una concordanza nelle opinioni, ma nella forma di vita”. ->128- ‘Immaginare un linguaggio significa immaginare una forma di vita’. La mossa filosofica di Wittgenstein supera a un tempo l’angustia dell’esperienza individuale e i vincoli trascendentali  annunciando che tra essi, e oltre essi, c’è la dimensione del comune. IL LINGUAGGIO, I GIOCHI LINGUISTICI E LE FORME DI VITA SONO ESPRESSIONI ORGANIZZATE DEL COMUNE. La biopolitica wittgensteiniana muove dalla teoria della conoscenza alla vita attraverso il mondo delle pratiche collettive radicate sul terreno del comune / La questione a questa altezza è valutare dove è individuata la costituzione del comune –e cioè se il comune è naturalizzato, ipostatizzato o infrastrutturato nelle pratiche collettive / Il paradossale statuto ontologico del comune è che esso è un presupposto e un fondamento nella stessa misura in cui è costituito come esito di un processo /[Cfr antropologi contemporanei su razionalità biopolitica alternativa all’opposizione tra natura e cultura] /129- Mentre la filosofia moderna (da Kant a Heidegger) sostiene che l’oggettività è costituita sempre all’interno di una determinata prospettiva, in questo caso è il soggetto a essere costituito nei limiti di un determinato punto di vista; mentre la filosofia moderna dà per scontato che vi sia un’unica natura e molte culture, nel mondo degli amerindi c’è una sola cultura (dato che tutte le culture sono genericamente umane) e molte nature (che sono distribuite in diversi mondi). In contrasto col ‘multiculturalismo’della filosofia moderna, de Castro ha scoperto il ‘multinaturalismo’ degli amerindi / [CORPO = FORMA DI VITA = ASSEMBLAGGIO DI AFFETTI E DI MODI DI ESSERE-> PROSPETTIVA DEL CORPO] /130- L’eterogeneità delle prospettive determina non solo differenze di opinioni e di principi, ma differenze nel mondo in cui abitiamo –o meglio esse sono indicative del fatto che abitiamo in mondi diversi / 131- Abbiamo visto che la verità non va soltanto affermata ma anche agita. Spinoza definisce questo con la formula EXPERIENTIA SIVE PRAXIS, principio della verità costituita dall’attività di soggetti che desiderano vivere una vita in comune. Tra i soggetti e la verità, i cittadini e la loro potenza, non si deve interporre alcuna forza trascendente o trascendentale /La ricerca strategica di cui stiamo parlando assomiglia da un lato all’”inchiesta operaia” di ascendenza marxista [dall’altro al DISPOSITIVO di Foucault, nel senso che la produzione strategica del sapere implica immediatamente una produzione alternativa di soggettività / Ci mancano le rivoluzioni. Smettiamola di scrutare il pagliaio: è ora di trovare l’ago. Avremo successo o falliremo a seconda delle alterne fortune della rivoluzione.

137- IL CAPITALE (E LE LOTTE INTORNO AL COMUNE)

137- La produzione economica sta attraversando una transizione in cui le forme della produzione capitalistica, consistono sempre più nelle relazioni sociali e nelle forme di vita. (…) In particolare occorre analizzare la ‘composizione tecnica’ del capitale, o meglio, la composizione tecnica del lavoro per renderci conto di chi produce, di cosa si produce e di come si produce nell’economia globale contemporanea / Gli studiosi di economia politica hanno colto tre tendenze. [1. L’egemonia tendenziale della produzione immateriale nei processi di valorizzazione capitalistica. ‘la dimensione immateriale dei prodotti, vale a dire il loro valore estetico, sociale e simbolico prevale sulla loro realtà ,materiale’ (A. Gorz). Le forme del lavoro che producono i beni immateriali ( o gli aspetti immateriali dei beni materiali) possono essere definiti provvisoriamente come lavoro del cervello e del cuore, che si manifesta nelle attività dei servizi, nel cosiddetto lavoro affettivo e nel lavoro cognitivo / ‘Se possiamo azzardare una previsione valevole nei prossimi decenni dovremo riferirci alla PRODUZIONE DELL’UOMO MEDIANTE L’UOMO e analizzare con rigore il contesto istituzionale in cui avrà luogo questa emergenza’ (R. Boyer) -> L’oggetto della produzione è in realtà un soggetto qualificato dalle relazioni sociali e dalle forme di vita; 2. La seconda tendenza è il divenire donna o la femminizzazione del lavoro. 139- Si è verificato un repentino declino del modello della giornata lavorativa rigidamente suddivisa- otto ore di lavoro, otto ore di tempo libero, otto ore di sonno. (…) La distinzione tra lavoro produttivo e lavoro improduttivo viene dunque meno, e questo tanto più nella misura in cui la produzione capitalistica è volta sempre più massicciamente alla produzione non solo di merci (e forse non prevalentemente) ma anche di relazioni sociali e di forme di vita / Il lavoro affettivo è preteso dalle donne in maniera smisurata all’interno e al di fuori del lavoro. Una donna refrattaria a fornire lavoro affettivo a richiesta –sorridere in modo appropriato, non ferire la suscettibilità altrui, tessere rapporti sociali, assicurare cure e accadimento-  è considerata una specie di mostro; 3. 140- Nuovi fenomeni migratori, mescolanze e meticciato che sono sempre più diffusi nel mondo. Questo crea gravi contraddizioni nelle classi capitaliste  costrette per il loro tornaconto a incentivare il flusso migratorio e, ad un tempo, a mostrarsi ostili all’immigrazione in base a motivazioni morali, nazionalistiche o razzistiche. -> Il lavoro migrante è sempre stato segnato da divisioni e da conflitti razziali. ] / Anche la critica dell’economia politica e soprattutto il marxismo, per comprendere la natura del plusvalore e dello sfruttamento, hanno utilizzato sistematicamente criteri di misura e metodi quantitativi. I prodotti biopolitici tendono invece ad eccedere qualsivoglia misura quantitativa e ad assumere forme comuni che sono facilmente condivise e perciò sono difficilmente sussumibili dalla proprietà privata /Marx tuttavia non si limita a questa ricognizione e scopre che il capitale è essenzialmente un rapporto sociale  o meglio la sistematica riproduzione di un rapporto sociale mediante la creazione di plusvalore e la produzione di merci. Il riconoscimento del capitale come relazione sociale introduce alla comprensione della produzione biopolitica. (…) Foucault ha apprezzato la singolarità e la ricchezza della linea di pensiero marxiano che conduce alla conclusione che ‘l’uomo produce l’uomo’-> [Foucault inoltre avverte che è bene non intendere questa espressione come un prolungamento della produzione economica comunemente intesa] ‘si tratta al contrario proprio della distruzione di ciò che siamo e della creazione di qualcosa di totalmente altro, di un’innovazione totale’.-> Sviluppando l’osservazione di Foucault vogliamo guardare con più attenzione per verificare in che misura la produzione biopolitica, soprattutto per i modi in cui eccede i limiti dei rapporti di produzione capitalistici implementando sistematicamente il comune, permette al lavoro di conquistare un’autonomia senza precedenti e potenzialmente fornisce le armi e gli strumenti che possono dare vita a un progetto di liberazione /

155- Oggi assistiamo a una profonda rottura della composizione organica del capitale, una decomposizione progressiva in cui il capitale variabile (in particolare la forza lavoro biopolitica) è separata dal capitale costante e dai dispositivi politici di comando e controllo. Il lavoro biopolitico tende a generare le proprie forme di cooperazione e produce il valore sempre più autonomamente. (…) Forse sarebbe meglio non ricorrere più al termine di ‘capitale variabile’ per indicare la forza lavoro. (…) La conclusione è che il capitale è spacciato, finito? La rivoluzione è già cominciata? O, in termini più tecnici, il capitale variabile si è definitivamente liberato dalle pastoie del capitale costante? No / 156- Ciò che ci resta da sviluppare, dopo aver abbozzato i lineamenti della produzione biopolitica, dello sfruttamento e del controllo, sono i termini della lotta di classe oggi. Su quali risorse si basa? Quali sono le prime linee del conflitto, quali sono le forme di organizzazione politica adeguate per potenziare l’antagonismo? / La crescente autonomia della forza lavoro biopolitica nei confronti del capitale e cioè la condizione che mantiene aperto il rapporto di capitale si fonda soprattutto su due elementi fattuali. [1. Sull’inedito e crescente ruolo del comune come base e come prodotto della produzione; 2. Sull’ECCEDENZA  della produttività della forza lavoro nei confronti del quadro istituito dal capitale per sfruttarla ] -> 157– A questo punto possiamo azzardare la prima ipotesi: nel contesto biopolitico, la lotta di classa ha la forma di un ESODO (…) Proviamo a pensare a questa forma di lotta di classe come una specie di MAROONAGE (=Il termine marronage, un calco dallo spagnolo, sta a indicare le schiave e gli schiavi fuggitivi alla ricerca di libertà e di nuove comunità) come una comunità di fuggiaschi / [Spettri del comune:] 1. Un grande bacino della ricchezza comune è la metropoli-> oggi siamo di fronte a un grande cambiamento: DALLA METROPOLI INDUSTRIALE ALLA METROPOLI BIOPOLITICA -> 159 Gli economisti che si occupano di proprietà immobiliare sono perfettamente consapevoli che il valore di un appartamento, di un edificio, di un lotto  localizzato in una città non è riducibile alle caratteristiche intrinseche della proprietà, come la qualità e le dimensioni della costruzione. Nella metropoli il valore della proprietà è determinato in prima istanza dalle esternalità- le esternalità negative, come l’inquinamento, la congestione del traffico, il rumore provocato dal vicinato, alti livelli di criminalità, la discoteca che non fa dormire il sabato notte e le esternalità positive come la prossimità con i campi da gioco, relazioni ed eventi culturali interessanti, circuiti di scambi intellettuali e interazioni sociali serene e stimolanti. Attraverso queste esternalità incontriamo uno spettro del comune. La principale preoccupazione degli economisti è che le esternalità fuoriescano dai limiti dei rapporti di proprietà e che siano refrattarie alle logiche del mercato e dello scambio. / 160 – Al giorno d’oggi è in atto un rovesciamento della progressione, che era data per scontata dall’economia politica dalla rendita al profitto, come rileviamo un rovesciamento del rapporto tendenziale tra rendita assoluta (fondata sulla mera appropriazione) e rendita relativa (fondata sul valore del lavoro addizionale rispetto alla proprietà]Nella misura in cui il lavoro incorporato nella proprietà è meno incidente sul valore rispetto al lavoro comune ricavato dalle esternalità (…) la tendenza attuale è quella di una marcia indietro dalla rendita relativa alla rendita assoluta. (…) Il nostro scopo non è certo quello di dare consigli su come diventare ricchi con la proprietà immobiliare, ma di seguire le tracce degli spettri del comune; 2- La finanza è un altro grande ambito in cui è possibile seguire le tracce del comune. / Il capitale finanziario è stato criticato come responsabile dell’amplificazione dei rischi economici e come un parassita che non produce nulla. / 162- [Ma] Se la speculazione finanziaria è stigmatizzata come un gioco d’azzardo , a ben vedere, si tratta di un gioco d’azzardo assai intelligente e bene informato  in cui l’investitore , come fa lo scommettitore alle corse dei cavalli, che prima di rischiare si accerta delle condizioni fisiche degli animali e dello stato del fondo della pista, deve valutare i rendimenti di un settore produttivo avvalendosi di una serie di indicatori estremamente astratti . IL CAPITALE FINANZIARIO , NELLA SUA ESSENZA, E’ UNA MACCHINA COMPLESSA PER RAPPRESENTARE IL COMUNE, E CIOE’ LE RELAZIONI COMUNI E LE RETI CHE SONO NECESSARIE PER LA PRODUZIONE DI UNA DETERMINATA MERCE, UN DETERMINATO SETTORE MERCEOLOGICO, ASSET FINANZIARI E ALTRI FENOMENI. La capacità della finanza di lavorare con le astrazioni è iperbolica, e questo è il motivo per cui i modelli matematici sono divenuti così importanti. /163-La finanza gravita intorno al comune e mediante l’astrazione lo trasforma in valore che può essere scambiato, mistificandolo e privatizzandolo per poterne ricavare profitti [164- ESTERNALITA’ NEGATIVE: CORRUZIONE, SEGMENTAZIONE, PRIVATIZZAZIONE DEL COMUNE] / [ESODOvs CORRUZIONE] Le tre principali istituzioni della società in cui il comune è sfigurato dalla corruzione sono la famiglia, l’impresa e la nazione] /165- Nella società contemporanea la famiglia è probabilmente l’istituzione che riesce a mobilitare il comune con maggiore intensità. (…) La famiglia si fonda sul comune, ma può corromperlo imponendogli delle gerarchie, dei vincoli, delle esclusioni e delle distorsioni (differenze di gerarchia e di genere]. La famiglia poi, nell’immaginario sociale, agisce come l’unico paradigma possibile per fare esperienza della solidarietà e della intimità, per questo sovrasta tutte le altre possibilità impedendo di immaginare e sperimentare altre forme di solidarietà e di intimità,proibendo la libertà di sperimentare altri rapporti affettivi e differenti strutture di parentela. (…) 166- Infine la famiglia corrompe il comune in quanto costituisce ancora l’istituzione cardinale dell’accumulazione e la trasmissione della proprietà privata. / L’impresa è un’altra istituzione in cui il comune viene sia generato sia corrotto , come la nazione come fondamento della vita sociale soprattutto in tempi di crisi e durante le guerre-> il risultato è il miserabile stato delle nostre alternative politiche-> 168- LA MOLTITUDINE DEVE LASCIARE LA FAMIGLIA, L’IMPRESA E LA NAZIONE SAPENDO COSTRUIRE QUALCOSA CON LE PROMESSE DEL COMUNE CHE FANNO QUESTE ISTITUZIONI /169- La cosa più importante è che per esodo non si deve intendere una condizione in cui siamo ridotti alla nuda vita, scalzi e senza un soldo. Non è così: dobbiamo riprenderci quel che è nostro, dobbiamo riappropriarci del comune – il prodotto del nostro lavoro passato e i mezzi per la produzione e la riproduzione del nostro futuro. Questo è il campo di battaglia.

170- La crisi del capitalismo non conduce automaticamente al crollo. (…) E’ necessaria un’organizzazione politica per oltrepassare la soglia e per generare degli eventi politici. Il KAIROS –il momento opportuno che rompe la monotona ripetitività del tempo cronologico- deve essere afferrato da un soggetto politico / [Macherey e Laclau pensano che l’immanenza e la pluralità della moltitudine siano di impedimento per la sua capacità politica] / Paolo Virno, che è tra coloro che hanno contribuito più fattivamente allo sviluppo del concetto di moltitudine, ritiene che le disposizioni politiche della moltitudine siano estremamente ambivalenti dal momento che, dal suo punto di vista, la moltitudine è caratterizzata altrettanto radicalmente sia dalla solidarietà, sia dall’aggressività / 173- Zizeck è convinto che le alternative e l’antagonismo che il capitalismo suscita dall’interno finiscono per sostenere il sistema. A questo proposito Zizeck chiama in causa il fenomeno del proliferare della molteplicità e delle differenze che il capitale crea per popolare il mercato e per allargare il mercato mediante un’infinita varietà di merci e di desideri che suscitano/ 174- [Vogliamo] chiarire in che misura il concetto di moltitudine è adeguato per costruire programmi politici radicali coerenti con la realtà biopolitica. (…) La moltitudine non è un concetto politico bello e fatto , ma è un programma di organizzazione politica. / 175- Come il ‘popolo’, anche la moltitudine è l’esito di un processo costituente di natura politica /Un’autorevole tradizione del pensiero politico moderno sostiene che la costituzione della sovranità esige il passaggio dall’anarchia dello stato di natura alla vita politica della condizione civile. Nella costituzione della moltitudine invece la distinzione tra stato di natura e stato civile o politico non è così netta. La moltitudine è nell’ordine politico senza mai essersi lasciata alle spalle lo stato di natura. Quanto detto risulterà meno paradossale di quanto sembra una volta che ci saremo resi conto della metamorfosi della natura in corso nella costituzione della moltitudine. / Le femministe (…) hanno mostrato che la natura è da sempre presa in processi di costituzione e di trasformazione / [Sia il sesso  sia le differenze sessuali sono, come diceva Foucault, delle formazioni discorsive /176- La tesi secondo cui la natura è soggetta a mutazioni è strettamente correlata all’idea filosofica di una ontologia costituente –l’idea cioè che l’essere è soggetto a un divenire in cui agiscono pratiche sociali e simboliche. Nel lessico filosofico Spinoziano Dio, l’essere o la natura, non sono un che di separato o di presupposto alle interazioni dei modi , bensì sono integralmente costituiti dalla realtà modale / Due accezioni del termine ‘comune’. Mentre in una prima accezione il termine è inteso come il mondo naturale che si trova fuori della società, l’accezione biopolitica permea tutte le dimensioni della vita; essa cioè chiama in causa non soltanto l’aria, l’acqua , gli elementi, la flora, la fauna e la vita animale, ma anche gli elementi costitutivi della socialità umana, le lingue, i costumi, i gesti, gli affetti [un’ecologia del comune = ad un tempo della natura e della società, del mondo umano e di quello non umano, in una dinamica di interdipendenza, di cure reciproche e di mutue trasformazioni] / 177- Il tema della metamorfosi del comune ci porta direttamente al problema della produzione della soggettività / [per i filosofi post-moderni] la tesi secondo cui la soggettività è prodotta nei circuiti della cultura mercificata del capitale (…) sembrava annunciare un’idea debole di libertà, intesa come contingenza e come gioco. Dall’altra parte si trovava il partito dei modernisti  a difesa del soggetto in nome oltre che della ragione, della realtà e della verità, di un’intatta prospettiva sulla sua liberazione. [Contro questo dibattito Foucault, Deleuze e Guattari consideravano la produzione della soggettività come il principale terreno su cui si accendono le lotte politiche: occorre intervenire nei circuiti della produzione della soggettività, fuggire gli apparati di controllo  e costruire così le basi di una produzione autonoma./ 178 – [Dall’essere moltitudine al fare moltitudine -> soggetti organizzati in senso orizzontale-> SOVRANO= GENIO= PADRONE vs  RETE DI PRODUTTORI CHE COOPERANO] / 179- [Contro la distinzione di H. Arendt tra produzione economica e aziona politica. Arent distingue l’azione politica come ambito in cui una pluralità di singolarità coopera e costruisce un mondo comune dalla limitazione economica dell’HOMO FABER che, quando lavora, vive separato dagli altri uomini ed  è etero diretto da un macchinario per realizzare un prodotto. Il produttore per la Arendt è incline a svalutare l’azione e il discorso  che caratterizzano la politica come ciarpame inutile e ozioso. Mentre il lavoro è indirizzato  unicamente a realizzare i suoi scopi in modo tale che ‘la forza del processo di produzione è interamente assorbita dal prodotto finito in cui si esaurisce’ il processo politico non si conclude mai in un prodotto , ma riprende di continuo, ‘mentre le sue conseguenze si moltiplicano’-> LAVORO VS POLITICA-> 180- La distinzione della Arendt non ha più senso: la politica non è mai stata separata dalla sfera dei bisogni di vita e questo è ancora più vero oggi che la produzione biopolitica è volta sistematicamente a produrre forme di vita-> Sulla prontezza o meno della moltitudine a fare la rivoluzione ricordiamoci l’ammonimento di Lenin alla vigilia della rivoluzione del 1917: non si fa la rivoluzione con gli ideali o con un popolo immaginario] / 181- [Sugli orientamenti politici della moltitudini, progressivi o regressivi, se essi siano inclini a sostenere il potere o a combatterlo -> sull’evento biopolitico che viene dall’esterno: Chi crede in questo tipo di eventi non può che attenderne l’avvento con una sorta di fervore messianico. Gli eventi biopolitici consistono negli atti creativi attraverso cui si dispiega la produzione del comune. C’è sempre qualcosa di indecifrabile nell’atto della creazione , ma è un miracolo che la moltitudine ripete ogni giorno] / Macherey ha ben compreso il carattere ribelle della vita comune in quanto eccedenza sistematica dei limiti del potere /182- Un aspetto dell’orientamento politico della moltitudine è l’esodo dalle distorsioni del comune provocate dalla corruzione annidata nelle istituzioni, in primo luogo nella famiglia, nell’impresa e nella nazione . La moltitudine deve selezionare gli elementi e gli aspetti positivi e vitali e separarsi da quelli nocivi / [Il fare moltitudine] ci riporta alla mente l’ammirazione di Marx nei confronti della visione utopica di Fourier, secondo cui il proletariato è un soggetto transitorio in via di trasformazione, un soggetto che si trasforma col lavoro e soprattutto con un’attività cooperativa, sociale e creativa sottratta e irriducibile all’attività lavorativa.

185- L’amore –in quanto genera la produzione di reti affettive, schemi di cooperazione, soggettività- è una potenza economica. Concepito in questa chiave, l’amore non è, come è stato spesso dipinto, un’esperienza spontanea o passiva. Non è qualcosa che ci capita come un evento che giunge misticamente da chissà dove. L’amore è azione, un evento biopolitico, pianificato e realizzato in comune. (…) L’amore è un evento ontologico, nella misura in cui, creando nuovo essere, segna una rottura con ciò che esiste. L’essere è costituito dall’amore./186- L’amore ci spiega Spinoza con la sua abituale precisione geometrica è gioia, vale a dire consapevolezza della crescita della potenza di pensare e di agire unita alla consapevolezza di una causa esterna. Con l’amore siamo in grado di concatenarci con questa causa per cercare di ripetere e di espandere la gioia e dunque per formare dei corpi e delle menti ancora più potenti. (…) Ogni atto d’amore è un evento ontologico in quanto segna una rottura con ciò che esiste e crea un nuovo essere:dalla povertà all’essere attraverso l’amore. / Affermare che l’amore è ontologicamente costitutivo, significa semplicemente che esso produce il comune /L’amore è corrotto quando è sottomesso all’identità, cioè quando diventa amore del medesimo giustificato con l’angusta interpretazione del dettato evangelico con cui si invita ad amare il prossimo. Questo pseudo amore è amore dell’immediatamente più prossimo, di chi è più simile a noi-> 187 –Da questo punto di vista il nazionalismo, il populismo, il fascismo e i vari fondamentalismi religiosi non sono fondati sull’odio, come comunemente si crede, ma sull’amore, una forma orribilmente corrotta di amore / [Bisogna far prevalere una forma più generosa ed espansiva del dettato evangelico –> Rosensweig, Walt Whitman sull’amore per gli straniere e per gli estranei, Nietzsche quando celebra l’’amore del più lontano’ in Così parlò Zarathustra-> AMORE DELL’ALTRO vs  AMORE IDENTITARIO ED ESCLUSIVO] /188- [ La terminologia dell’unione mistica e il linguaggio dell’amore romantico hanno lo stesso scopo: portare i molti a essere uno, fare dei diversi il medesimo Vs sostanziale estraneità della dinamica costitutiva delle singolarità nel comune nei confronti del paradigma canonico della dialettica tra i molti e l’uno -> Se non fossimo una molteplicità di singolarità non avremmo alcun bisogno di comunicare e di interagire. Su questo punto siamo perfettamente d’accordo con la Arendt sulla politica come interazione e costituzione di un mondo comune da parte delle singolarità. /189- L’identità e l’unità non hanno nulla a che fare con la creazione, dato che prevedono soltanto la ripetizione in cui non c’è posto per la differenza. L’amore invece è incontro e sperimentazione tra singolarità nel comune./ L’amore compone le singolarità come un tema musicale, non come un’unità, ma come una rete di relazioni sociali /190. [Sulla vecchia favola di Mandeville sulle api e sui fiori, fondata su esternalità positive e sugli scambi virtuosi in cui le api si prodigano per soddisfare i bisogni dei fiori e i fiori soddisfano i bisogni delle api-> 191-Per scrivere un’altra favole dobbiamo cambiare specie. Ci sono delle orchidee che emettono l’odore del ferormone sessuale delle femmine delle vespe. L’impollinazione avviene come una specie di ‘pseudocopulazione’: le vespe fanno tutto questo solo per il piacere di farlo.-> Questo no significa che per Guattari gli incontri occasionali o l’amore seriale siano modelli da emulare, ma che essi rappresentano un antidoto per la corruzione dell’amore da parte della coppia e della famiglia e sono indicativi di un’apertura dell’amore all’incontro delle singolarità.

193- L’amore è la potenza che libera i poveri da una vita di miseria e di solitudine e mette in pratica il programma di fare moltitudine /[Ma non è vero che il male si annida nel cuore degli umani?] / 194- In effetti gli umani non sono naturalmente buoni /Gli uomini come ha visto Spinoza, spesso combattono per la loro servitù come se combattessero per la loro salvezza / [San Paolo] La forma della legge (e cioè le pratiche e i meccanismi che attribuiscono alla legge le funzioni di controllo di tutti i comportamenti sociali conformemente a una serie di norme a priori) in questa veste metafisica ha sempre rappresentato il complemento trascendentale dell’ontologia del male radicale. / 195- A ben vedere però in questi termini la questione del bene e del male risulta mal posta. Chiedersi se la natura umana è buona o cattiva è sbagliato, dato che il bene e il male sono delle valutazioni e non delle sostanze. Bene e male sono giudizi che sorgono dopo l’esercizio della volontà- Spinoza, e Nietzsche dopo di lui, hanno detto che l’uomo non tende verso qualcosa perché egli la ritiene buona o cattiva, ma egli giudica che sia buona o cattiva per il fatto che tende verso di essa. (…) Affermare che il bene e il male, la giustizia e l’ingiustizia dipendono dai rapporti di forza non significa dire che non esistono, ma che non hanno nulla a che fare con un fondamento fisso e immutabile. / Il problema non è tanto sapere quanto la natura umana sia definita da invarianti  quanto sapere cosa può diventare / Il male non è né originario, né primario , bensì, rispetto all’amore, è qualcosa di posteriore. / La doppia valenza del male, come corruzione e come ostacolo è il punto di partenza della nostra analisi / 197- Spinoza concepisce il male non, come fa Sant’Agostino, come una privazione dell’essere, né lo considera come una mancanza d’amore. Il male è un’amore finito male, il male è un amore che è stato corrotto al punto che esso diventa un impedimento alla vita dell’amore / Dato che l’amore è, in ultima istanza, il potere della creazione del comune, il male è la dissoluzione del comune, o meglio, la sua corruzione./Quanto detto ci offre una chiave di lettura spinoziana sul perché gli uomini talvolta combattono per il loro asservimento come se combattessero per la loro salvezza; sul perché i poveri talvolta sostengono i dittatori; sul perché la classe operaia vota talvolta per i partiti di destra; e sul perché le mogli e i figli violentati talvolta proteggono i loro violentatori. / 198- [Come la potenza del nostro corpo e della nostra mente si sono corrotte, si sono rivolte contro se stesse e sono diventate autodistruttive. Spinoza non poteva riflettere sull’etica che in termini medici. Questo modello di terapia etica e politica è uno dei motivi per cui Freud era così affascinato da Spinoza. ->] Si badi bene: non si tratta di un protocollo terapeutico. L’etica e la politica fanno parte di un’ontologia della forza con cui eliminare la separazione tra l’amore e la potenza, che troppi indirizzi metafisici, trascendenti e trascendentali hanno cercato di consolidare. Da un punto di vista materialistico invece l’amore costituisce la tensione propositiva e costituente del rapporto tra essere e potenza, così come la potenza è la sostanza del potere dell’amore. /199- [Disciplina = Bildung della moltitudine] /201- Anche tra gli autori che sentiamo più vicini a noi intravediamo una tendenza recente a collegare il concetto del male a una politica capace di ridurlo. Un tema che ha stimolato lo sviluppo di questa è offerto dal passaggio delle epistole di San Paolo in cui compare la figura del KATECHON (COLUI CHE TRATTIENE). Paolo dice che il katechon trattiene la venuta dell’anomia , una figura satanica, e con ciò procastina l’apocalisse fino al tempo del suo accadere (…) Questo misterioso personaggio che trattiene il tempo è stato generalmente interpretato dalla teologia cristiana come controfigura del sovrano temporale / 202- La nostra visione (…) comporta una politica che non si limita a contenere il male , ma che vuole combatterlo.

207- IL RITORNO DELL’IMPERO

207- La crisi economica e finanziaria scoppiata nei primi anni del XXI secolo ha fatto naufragare definitivamente i sogni di gloria dell’imperialismo USA. /208- Il mondo contemporaneo è diverso da quello governato dal multipolarismo classico per almeno una ragione fondamentale: ci sono molti più centri di potere e non pochi di questi non sono degli Stati nazione / Il potere attualmente è in molte mani e in posti diversi /214- In gergo giornalistico [le truppe USA] potevano vincere la guerra ma non potevano vincere la pace /215- La resistenza armata, e in particolare la resistenza armata contro un occupante militare è una tremenda macchina di produzione di soggettività /Negli iracheni l’occupazione aveva determinato una straordinaria determinazione a rischiare la vita spesso in forme orribili e barbariche /Molto tempo fa Machiavelli aveva sostenuto che la superiorità delle ‘milizie popolari’ su qualsiasi esercito mercenario è dovuta alla produzione di soggettività che le spinge / LA METROPOLI COME FABBRICA DI SOGGETTIVITA’: LA CITTA’ ARDE TUTTA LA NOTTE E LE FIAMME NON SI SPENGONO/ 219- L’Iraq mostra che l’unilateralismo Usa era fondato su una strategia pianificata per determinare una svolta neoliberista  collegata al controllo militare e all’egemonia politica / 220- [EGEMONIA VS DOMINIO] L’indicatore più importante dell’egemonia economica mondiale è rappresentato dalla posizione e dalla funzione della valuta / Per il potere economicamente dominante a livello mondiale, la manipolazione dei tassi di cambio spesso ha la funzione di risolvere problemi economici interni, scaricandoli sulla scena internazionale / 221-[2005] Gli effetti del fallimento della strategia economica del neoliberismo, che è stata compresa ovunque nel mondo,ora esplodeva drammaticamente in casa [per gli Usa dopo l’uragano Katrina a New Orleans] /224- [Per Arrighi egemonia dello Stato nazione vs ordine globale -> usa = veneziani = olandesi = inglesi] / 213-Sia Fukuyama sia Kissinger immaginano un ordine multilaterale che però non si appoggia più ad alcuna istituzione internazionale. Questa è probabilmente la ragione per cui Kissinger ricorre al XIX secolo per illustrare il tipo di ordine che ha in mente /226- L’ordine vigente sotto l’egida dell’Onu non era una Santa Alleanza o una dittatura imperiale , ma un sistema giuridico internazionale, contraddittorio e costantemente a rischio, ma sostanzialmente solido, realistico e attivo. Le sue radici non sono nel sec. XIX, ma nel XX e, in particolare, nella disfatta del fascismo che fece fiorire una grande speranza nella democrazia. Queste condizioni che hanno garantito l’efficacia del sistema non ci sono più. Lo spirito e la lettera della Carta delle Nazioni Unite sono andati distrutti. In breve, un ordine multilaterale, una nuova Westfalia capace di orchestrare gli accordi  e la cooperazione internazionale oggi è impossibile. /227- [Saskia] Sassen sostiene che l’ordine globale si sta formando non solo all’esterno degli Stati, ma soprattutto al loro interno. Sarebbe cioè iniziato un processo di DENAZIONALIZZAZIONE  di determinate componenti dello Stato nazionale che li spinge a conformarsi all’agenda politica ed economica globale. (…) La Sassen propone quindi di intendere l’ordine politico e istituzionale che sta emergendo come degli assemblaggi in cui ‘gli Stati nazionali e il sistema dei rapporti tra gli Stati sono edifici che rimangono ancora in piedi , ma non sono più i soli e sono profondamente trasformati sia dall’interno , sia dall’esterno. (…) Gli assemblaggi che Sassen ritiene siano al governo dell’ordine globale sono costituiti da un mix di istituzioni e autorità nazionali, sovranazionali e extranazionali./ 219- [Tre modelli di governante: 1. Valori di mercato come unità di misura dell’efficacia della governante; 2. Tradizione neo istituzionalista liberali pro macchina per forme di governo postsovraniste di governo globale; 3. Derivazione da strumentario neocorporativo delle istituzioni sindacali] /230 – [Governance ≠ Stato hegeliano ≠ democrazia->] 231-La governance globale è impregnata da pratiche di comando ‘post-democratiche’. / [Davos WEF più importante di Washington] / 232- [una nuova zuffa intorno all’Africa] / 233- [Globalizzazione = passaggio da sussunzione formale a sussunzione reale sotto il capitale]/ 236- Una nuova formazione imperiale sta nascendo, la quale può esistere solo sul presupposto di una intesa tra forze e poteri nazionali, sopranazionali e extranazionali. La politica del futuro dovrà fare i conti con questo impero.

237- [Genealogia della ribellione] Se vogliamo far avanzare la comprensione dell’ordine globale dobbiamo affrontarlo passando dall’altra parte , assumendo il punto di vista delle rivolte e della resistenza /238- LE LOTTE PER LA LIBERTA’ DETERMINANO LO SVILUPPO DELLE STRUTTURE DI POTERE /Da questo principio segue che un impero cade innanzitutto per ragioni interne l’impero romano cade per il declino della sua legittimità e per le lotte di classe

/ Allo stesso modo il crollo dell’Unione sovietica non è stato tanto determinato dalla pressione politica e militare della Guerra Fredda, ma dalle rivolte interne contro la mancanza di libertà  e, in particolare, da un’insanabile contraddizione tra l’amministrazione burocratica delle grandi industrie di Stato  associata a una severa disciplina  e l’autonomia richiesta dalle forme emergenti della produzione biopolitica. / Spinoza ha osservato che l’indignazione è il grado zero, il materiale da costruzione con cui si edificano i movimenti della rivolta e della ribellione /239- Nella storia dei movimenti politici moderni fondati sull’indignazione spesso sono stati chiamati JACQUERIES. Il termine si riferisce alle feroci insorgenze dei contadini tra il XVI e il XVII secolo, alle rivolte spontanee degli operai del XIX secolo, alle lotte anticoloniali, ai disordini razziali ecc. Di solito nella storiografia politica questi eventi sono giudicati negativamente. (…) Si stigmatizza lo spontaneismo come responsabile della brutta fine che tocca sempre a queste iniziative /241- Nel passato, le forme organizzative espresse dalle jacqueries erano considerate come fenomeni insurrezionali se erompevano nelle realtà urbane o dei fenomeni nomadici se esplodevano nelle aree rurali. [Rivolta dei Ciompi a Firenze nel XIV sec. vs guerre dei contadini tedeschi tra il XVI e il XVII sec. e varie ondate di jacqueries in Francia contro l’Ancient Regime; rivoluzione russa ≈modello urbano vs rivoluzione cinese ≈ modello nomadico] / I filosofi reazionari come Carl Schmitt si sono interessati molto alle jacqueries leggendole come espressioni di una volontà di conservazione, a difesa dei poteri e autorità costituiti dalle minacce provenienti dai movimenti rivoluzionari /242- COME ABBIAMO RIBADITO PIU’ VOLTE OGGI I LUOGHI DELLA PRODUZIONE ECONOMICA SONO DISSEMINATI ORMAI DAPPERTUTTO, RAGION PER CUI LA PRODUZIONE DEL VALORE E’ SEMPRE MENO DISTINGUIBILE DALLA PRODUZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI E DALLE FORME DI VITA / Sorel formulò il mito della GRAND SOIR (…) Ciò che per noi è davvero necessario è sottolineare , come ha correttamente rilevato Lenin, un legame tra l’indignazione etico-politica e la serie di atti di violenza, di espropriazione e di sabotaggio contro i simboli e contro le istituzioni del potere scatenati dalle jacqueries / A questo proposito secondo Lenin il problema principale, e siamo perfettamente d’accordo con questa impostazione, è come tradurre ogni singola insorgenza in un momento di governo, vale a dire come stabilizzare e consolidare l’insurrezione, come rendere efficace la jacquerie /Nel contesto della produzione biopolitica è pressoché impossibile tradurre la lotta contro lo sfruttamento, per il welfare e la sopravvivenza in rivendicazioni salariari e, più in generale, monetarie [≠ lotte movimento operaio]-> Nell’orizzonte biopolitico come si possono stabilizzare le azioni insurrezionali? (…) Per trovare risposte dovremo chiamare in causa un’antropologia politica della resistenza / [Contro l’antropologia politica conservatrice (pessimismo) e antropologia politica neoliberista (individualismo possessivo  che si muove in un mondo di vita caratterizzato da una cronica insicurezza e dalla paura)] / Secondo la definizione di Spinoza l’indignazione è “l’odio contro colui che ha fatto male a un altro”. Questo è il modo in cui la rivolta è radicata nel comune. /244- Non sono d’accordo con chi dice che è inutile ribellarsi perché sarà sempre la stessa cosa. Non si detta legge a chi rischia la vita di fronte al potere. E’ giusto o no rivoltarsi? (…) Ci si solleva, questo è un fatto; è in questo modo che la soggettività (non quella dei grandi uomini, ma quella di chiunque) si introduce nella storia e le trasmette il suo soffio vitale. La rottura provocata dalla rivolta non è ascrivibile soltanto a una continuità in senso antropologico (…) la sollevazione è soprattutto il modo in cui la moltitudine fa la storia, il modo in cui trasmette il suo soffio vitale a ciò che altrimenti sarebbe un cadavere / [Oggi ≠ da azione del proletariato dentro la fabbrica contro il capitale] il rifiuto dello sfruttamento e dell’alienazione è direttamente rivolto contro la società del capitale nella sua totalità e dunque indicativo di un processo di esodo, di una specie di separazione antropologica (e ontologica) dal dominio del capitale /245- [Modo in cui è cambiata la temporalità del lavoro e dello sfruttamento capitalistico: dalle fasi discrete della temporalità (otto ore di lavoro, otto di libertà e otto di sonno) alla simultaneità tra tempo di vita e tempo di sfruttamento?) / Ci troviamo di fronte a due temporalità che eccedono entrambe le vecchie misure del temp: lo stato di eccezione capitalistico e la temporalità multidudinaria dell’eccedenza-> Oggi la rivoluzione non è più immaginabile come un evento separato da noi dal futuro, ma vive totalmente nel presente , come un’eccedenza del presente che in certo qual modo contiene il futuro [il ’68 come prima manifestazione di questa coincidenza tra i piani: questa è la ragione perché la borghesia odia il ‘68]/246-La ricomposizione delle classi subalterne, degli schiavi, degli oppressi e degli sfruttati è sempre stato il compito della lotta di classe. Potremmo dire, riecheggiando Flaubert, che odiamo la folla [=plebe = masse] eccetto nei giorni in cui si ribella. (…) Questa poetica del futuro è ciò che occorre creare per fare la moltitudine./ 247- [Geografia: è il nomadismo che travolge i confini minacciando la stabilità del controllo capitalistico]

251 [De corpore 2: metropoli] Nell’era della produzione biopolitica la metropoli giunge a svolgere questo ruolo come corpo inorganico della moltitudine. L’analisi della produzione ci introduce a un’analogia rigorosa quanto affascinante: LA METROPOLI E’ PER LA MOLTITUDINE, CIO’ CHE LA FABBRICA ERA PER LA CLASSE OPERAIA /252- La metropoli è la sede della produzione biopolitica in quanto è lo spazio del comune, della vita in comune, della condivisione delle risorse, dei beni di scambio e delle idee. La lingua italiana conserva ancora l’eco di un termine latino medievale –il comune- sinonimo di città. Il comune che costituisce la base della produzione biopolitica (…) non è tanto la natura comune degli elementi materiali come la terra, i minerali, l’acqua e il gas, bensì una sfera artificiale che comprende i linguaggi, le immagini, i saperi, gli affetti, i codici, i costumi, le pratiche. Il comune artificiale innerva tutto il territorio metropolitano e incorpora la metropoli. (…) La metropoli è la fabbrica in cui si produce il comune. A differenza delle economie di scala  dell’epoca industriale, il ciclo della produzione biopolitica è tendenzialmente autonomo dal capitale, dal momento che gli schemi della cooperazione sorgono all’interno dello stesso processo produttivo, dal momento che gli schemi della cooperazione nascono all’interno dello stesso processo produttivo rispetto al quale qualsivoglia imposizione del comando costituisce un ostacolo per la produttività. Mentre nella fabbrica industriale si produceva il profitto, dato che la produttività dipendeva dai modi della cooperazione e del comando del capitale, la metropoli genera soprattutto la rendita che è l’unico modo in cui attualmente il capitale può catturare il valore prodotto autonomamente dalla moltitudine. I valori della proprietà immobiliare sono dunque in gran parte espressioni del comune o di ciò che gli economisti chiamano esternalità incorporate nel territorio metropolitano. (…) / La produzione biopolitica sta trasformando la città, sta creando una nuova forma metropolitana. / 253- La produzione del comune non è niente altro che la vita della città stessa. [vita nei piccoli centri ≠ vita nella metropoli = contingenza degli incontri -> ‘bagnarsi nella moltitudine’ (Baudelaire)] / 254- Per Marx i contadini hanno a che fare con la natura comune o con il comune naturale mentre i proletari producono e usano il comune artificiale che egli ritiene necessario per l’azione politica. Oggi invece i circuiti della comunicazione e della cooperazione sociale sono diffusi tendenzialmente in tutto il pianeta. La vita in campagna non è più limitata dall’isolamento e dalla scarsa comunicazione. Ci sono ovviamente diversi gradi di intensità del comune, ma le divisioni non sono più correlate alle linee di separazione tra spazi urbani e rurali./255- [megalopoli senza forma (vs formula concentrica della metropoli con differenziazioni culturali)  e slums come forme negative del comune per la nocività degli incontri che chi ci vive è costretto a subire-> afropoli = immensi slum o città fallite, dove i poveri inventano strategie di sopravvivenza] /256-1. LA POLITICA DELLA METROPOLI E’ L’ORGANIZZAZIONE DEGLI INCONTRI, IL SUO COMPITO E’ PROMUOVERE INCONTRI FELICI, FARE IN MODO CHE SI RIPETANO E MINIMIZZARE L’EVENTUALITA’ DI CATTIVI INCONTRI. (…) Al capitale che non è in grado di organizzare incontri lieti nella metropoli , non resta che catturare ed espropriare la ricchezza comune / 258- La moltitudine non ha la possibilità di organizzare liberamente e pacificamente la vita nella metropoli. Oltre al comune e agli incontri, la vita delle metropoli è caratterizzata spesso in modo assai marcato dalla violenza e dall’antagonismo, (…) In greco antico METROPOLI significa ‘madre patria’ che domina e governa le metropoli.(…) Oggi il termine metropoli è ancora sinonimo di gerarchie, ma la geografia di queste gerarchie è cambiata ed è divenuta più complessa. (…) La geografia delle metropoli è una geografia delle soglie e delle intensità, simili ai gradi di intensità di calore che caratterizzano la superficie della terra evidenziata nelle mappe fotografiche dei satelliti. / 2, 259- A differenza delle forme del capitale industriale che generavano il profitto, la rendita non ha alcuna relazione diretta con l’organizzazione della produzione. / Per generazioni di operai la fabbrica è stata il luogo di distruzione dei loro corpi, dove finivano intossicati e avvelenati dagli agenti chimici e ammazzati dalle macchine pericolose. La metropoli è un luogo pericoloso e nocivo, specialmente per i poveri./ 260- Sembra che nella metropoli la moltitudine non possieda alcun luogo naturale per la ribellione. [ma spesso i lavoratori hanno deciso di picchettare la città, di impedire il traffico, di paralizzare le città] /3. 261- Il terzo compito di una politica della moltitudine nella metropoli, che in molti casi deve precedere la produzione del comune (punto 2) e la promozione di incontri lieti (punto 1) è l’organizzazione dell’antagonismo contro le gerarchie e le divisioni della metropoli, incanalando l’odio e la rabbia contro le violenza. [PRO METROPOLI COME CASA DELLA MOLTITUDINE]-

265- OLTRE IL CAPITALE?

266- [ZOMBI NEOLIBERISTI che determinano la crescita del disordine politico ed economico-> Fordismo : post-fordismo = produzione industriale: produzione biopolitica] / 267- Guardatevi dall’insicurezza della borghesia! / A differenza dei sostenitori dell’’autonomia del politico’ non crediamo che il potere politico possa configurare e conservare autonomamente un sistema economico / Le coordinate del programma neoliberista –durezza dei diritti di proprietà, indebolimento dei diritti dei lavoratori, privatizzazioni del comune e dei beni pubblici, liberi mercati e libero scambio- convergono nel primato del commercio e della distribuzione della ricchezza / 268- Buona parte della generazione della ricchezza sotto il neoliberismo è stata portata a termine divorando il corpo del socialismo / [Per apprezzare la novità della natura della produzione nell’era postindustriale] abbozziamo una piccola storia del ruolo della conoscenza nella storia economica del capitalismo. (…) 269- man mano che il paradigma industriale si sviluppava, il rilievo della conoscenza non era quello di un fattore interno, incorporato nelle pratiche produttive dei lavoratori  e consolidato nelle loro abilità e saperi, bensì la conoscenza era un fattore esterno , autonomo dai lavoratori e utilizzabile quindi come strumento di controllo. (…) Nell’economia contemporanea la conoscenza è disseminata ovunque come intellettualità di massa , è diventata la prima forza produttiva distaccandosi dal sistema di controllo e determinando con questo passaggio la destabilizzazione del paradigma industriale./ [Una situazione paradossale: un modello ‘antropogenetico’ alternativo a quello produttivistico->] L’espansione dei servizi collettivi del welfare state ( salute, educazione, ricerca e così via) in quanto settori e motori di un modello di sviluppo  non produttivistico fondato sulle merci ma sulla produzione intensiva di conoscenza volta alla ‘produzione dell’uomo da parte dell’uomo’  e alla riproduzione di potenzialità e capacità intellettuali diffuse. (…) IN ALTRE PAROLE LA PRODUZIONE STA DIVENTANDO ‘ANTROPOGENETICA’, GENERATIVA DI FORME DI VITA. / 270- Durante il XX secolo il socialismo ha rappresentato un potente modello di sviluppo economico su entrambi i fronti della guerra fredda. E’ molto importante rammentare che il capitalismo e il socialismo non sono mai stati degli opposti. Come hanno messo in chiaro molti studiosi dell’Unione Sovietica, il socialismo è stato un regime per la gestione statale della produzione capitalistica / 271- L’incapacità del potere e dell’ideologia socialista di andare oltre il paradigma industriale è una delle ragioni più importanti del crollo dell’unione sovietica. / L’incompatibilità tra socialismo e produzione biopolitica riguarda tutti gli strumenti e le istituzioni del socialismo, come la pianificazione burocratica, la regolazione statale, che non sono state prerogative del solo modello sovietico. A un livello più astratto e fondamentale, i due aspetti centrali del socialismo, l’intervento pubblico nell’attività economica e il regime disciplinare del lavoro, sono in insanabile contrasto con la produzione biopolitica./ 272- Come si fa a misurare il valore di un’idea, di un’immagine, di una relazione?  L’autonomia del processo lavorativo biopolitico e l’incommensurabile entità del valore prodotto sono le due contraddizioni chiave del comando capitalistico / [Comando capitalistico o controllo governamentale producono la stessa contraddizione:] il ciclo della produzione biopolitica è stentato e corrotto. / Molti economisti utilizzano il termine di ‘capitale sociale’ per raffinare la cruda terminologia produttivistica della scienza economica. La nostra società non è fatta di piccoli uomini atomizzati, dicono questi economisti, bensì da persone che si rapportano tra loro entro la struttura della produzione sociale, costituita da reti di rapporti fiduciari e di conoscenza reciproca, da saperi condivisi, norme di comportamento, linguaggi, costumi. Senza fiducia e solidarietà i mercati non potrebbero costituirsi e svilupparsi. Senza saperi e norme socialmente radicate, i lavoratori non potrebbero cooperare e produrre insieme / 273- Il concetto di capitale sociale non risolve i paradossi della regolazione e del controllo  emersi nel processo di transizione alla produzione biopolitica, della sua produttività sempre più autonoma e della sua eccedenza rispetto a tutte le misure / La socialdemocrazia conosce soltanto le forme e i rapporti di produzione con cui ha avuto a che fare nel passato  e che sopravvivono nel presente. Tutto il resto semplicemente non esiste / 274- Nessuna forma di regolazione socialista, anche se miscelata e temperata da elementi neoliberisti, può razionalizzare la produzione biopolitica o può contribuire a promuoverne la crescita. La produzione biopolitica appartiene al comune . Né il pubblico, né il privato possono gestirla né contenerla /275- A un livello esclusivamente concettuale possiamo cominciare a definire il comunismo in questo modo: ciò che la categoria del privato è per il capitalismo e ciò che la categoria del pubblico è per il socialismo, la categoria del comune è per il comunismo. COSA POTREBBERO MAI ESSERE UN’ISTITUZIONE E UN GOVERNO DEL COMUNE? QUESTA E’ UNA DELLE QUESTIONI PRINCIPALI DI CUI DOVREMMO OCCUPARCI NELLE PARTI RESTANTI DEL LIBRO./ Come si fa a regolare e a gestire la produzione? Come si fa a garantire e a implementare i profitti? Non c’è un sistema economico bello e pronto in grado di assolvere a tutti questi compiti. Così come la struttura della governance imperiale si è imposta come forma di comando, nel corso dell’attuale interregno è costituita da un assemblaggio di molteplici livelli, allo stesso modo un intricato puzzle formato da strutture e dispositivi nazionali e transnazionali collegati insieme sostiene il funzionamento dell’economia globale in questo momento di transizione, mediante forme specifiche e sui generis di regolazione dei rapporti di produzione, del commercio, della finanza e dei rapporti di proprietà / 276- Di fronte alla globalizzazione del capitale (…) non c’è nessuno Stato globale che può governare il capitale globale come gli Stati nazionali governavano i capitali nazionali. (…) La globalizzazione capitalistica –il mercato mondiale, la rete distributiva, le strutture produttive in stretta connessione tra loro – è andata molto più avanti delle strutture del potere capitalistico. /277- Ciò che salta agli occhi è la natura aristocratica delle infrastrutture del potere economico. [Abbiamo civettato in altri libri con l’apologia polibiana di Roma e con l’elogio della costituzione mista costituita dalla struttura piramidale dell’impero -> in maniera simile J. Nye dice che l’agenda politica mondiale è diventata simile a una scacchiera tridimensionale in cui si vince giocando sia in linea verticale, sia in linea orizzontale] /278- Un aspetto è bene mettere in evidenza a proposito del livello aristocratico: esso non è composto da poteri omogenei e uguali che collaborano pacificamente. GLI ARISTOCRATICI SONO SEMPRE STATI UN CETO MOLTO LITIGIOSO -> In questo senso le pagine finanziarie dei giornali assomigliano sempre di più alle pagine sportive (e ancora di più alla cronaca nera) /[Caratteristiche dell’oligarchia in Russia e in Cina] /279- L’aristocrazia globale ha bisogno di un re: ha bisogno di un potere militare centrale a Washington (o a Pechino); di un potere culturale unificato a Los Angeles (o a Mumbai); di un poter finanziario con sede a New York (o a Francoforte). L’aristocrazia si batte per ottenere posizioni sempre più vantaggiose e per costringere il monarca a collaborare e a garantirle la fetta più grande dei profitti. /La cosa che unisce davvero l’aristocrazia alla monarchia, a parte le baruffe e i motivi di rivalità è la paura delle plebi [Tutto il resto è fumo e specchi].

281- Nel corso della transizione che stiamo attraversando il processo della valorizzazione economica  diventa sempre più interno alle strutture del sociale / 283- Rispetto alla sfera pubblica e al privato il comune sta su un altro piano che lo rende sostanzialmente autonomo da entrambi / 284- C’è un’evidenza (…) la produzione biopolitica non è limitata dalla logica della scarsità. La produzione biopolitica possiede una straordinaria peculiarità: essa non consuma e non distrugge le materie prime mediante le quali produce ricchezza. LA PRODUZIONE BIOPOLITICA METTE IL BIOS AL LAVORO SENZA CONSUMARLO. Ma soprattutto i suoi prodotti non sono esclusivi. Quando condivido con altri un’idea o un’immagine, la mia capacità di pensare per suo tramite non è compromessa o limitata, al contrario, lo scambio di idee o di immagini incrementa le mie capacità./ 285- Il ciclo biopolitico è assai differente [da quello industriale->] Se la crescita biopolitica è eminentemente un processo di composizione sociale che incrementa la nostra potenza, allora la recessione deve essere compresa come un processo di decomposizione sociale allo stesso modo in cui certi veleni decompongono un corpo. Le forme negative del comune e le istituzioni che lo corrompono distruggono la ricchezza sociale e pongono gravi ostacoli alla produttività sociale. / LA SCIENZA ECONOMICA DELLA PRODUZIONE BIOPOLITICA E’ ANCORA TUTTA DA INVENTARE / 287- LA NOSTRA TESI E’ CHE LA PRODUZIONE BIOPOLITICA STA DIVENTANDO EGEMONE ASSUMENDO LO STESSO RUOLO SVOLTO DALL’INDUSTRIA PER OLTRE UN SECOLO-> Oggi abbiamo bisogno di articolare un nuovo TABLEAU ECONOMIQUE  con cui ricostruire le traiettorie della produzione, della circolazione e dell’espropriazione del valore nell’economia biopolitica / Come si formula una tavola economica coerente e adeguata alla realtà? Come si possono tenere in equilibrio gli input e gli output di elementi qualitativi per determinare l’equilibrio complessivo del sistema? Nel contesto biopolitico IL LAVORO NECESSARIO DEVE ESSERE INTESO COME IL LAVORO CHE PRODUCE IL COMUNE, DAL MOMENTO CHE IL COMUNE INCORPORA CIO’ CHE E’ NECESSARIO ALLA RIPRODUZIONE SOCIALE. (…)1-[Nella prima colonna del nuovo tableau economique troviamo]  La lotta intorno al lavoro necessario diventa lotta intorno al comune. La riproduzione sociale fondata sul comune possiede alcuni aspetti che la avvicinano al ‘capitale sociale’ che, come abbiamo visto, è indicativo del fatto che i bisogni e le forme della riproduzione sociale non possono essere soddisfatti esclusivamente dai salari. In linea generale, negli argomenti dei teorici del ‘capitale sociale’ risuonano i ritornelli socialdemocratici dell’intervento pubblico a garanzia della riproduzione. La riproduzione sociale fondata sul comune, al contrario,  è irriducibile alla gestione privata o pubblica./ Se il lavoro necessario è incorporato nelle reti della riproduzione sociale, di conseguenza, occorre intendere il plusvalore e il pluslavoro come forme della cooperazione sociale ed elementi del comune appropriati dal capitale. Il saggio di plusvalore, per riprendere la contraddizione tante volte evocata da Marx, è l’espressione del livello di sfruttamento esercitato dal capitale non solo sulla forza lavoro del singolo lavoratore, ma anche sulla potenza produttiva comune che costituisce la forza lavoro sociale. (…) Il capitale, per così dire, tiene il lupo per le orecchie: se ce la fa prima o poi sarà morso; se lo lascia andare il lupo se lo mangia. / Il capitale è caratterizzato da cri. Più di un secolo fa Rosa Luxembourg giunse a questa conclusione quando si rese conto che i cicli espansivi della riproduzione capitalistica conducevano inevitabilmente alle guerre imperialistiche. (…) Ci sono solo due opzioni per conservare il controllo capitalistico: la guerra e la finanza. 291 – 2- Nella seconda colonna [del tableau economique] troviamo le lotte in difesa del sociale. (= le lotte del comune contro il salario, in difesa di un reddito a garanzia della riproduzione  contro la dipendenza violenta e intollerabile imposta dal rapporto salariale / 3. La terza colonna della tavola dovrebbe essere occupata dalle lotte in difesa della democrazia  (…) In gioco c’è la creazione di nuove istituzioni sociali per dare alle forze produttive un’organizzazione democratica in grado di assicurare all’autonomia della produzione biopolitica un fondamento stabile./292. Uno dei contributi più preziosi delle analisi di Mario Tronti negli anni Settanta è stato quello di dimostrare la prioritò delle lotte operaie sullo sviluppo capitalistico. La rivolta operaia descritta da Tronti si attaglia allo slogan maoista dell’uno diviso in due [294- Per dirla in altri termini, lo schema dialettico a tre tempi, che garantiva la sintesi tra due soggettività antagonistiche non funziona più. Le rassicurazioni sull’unità e sull’integrazione sono solo false promesse]: l’insorgenza operaia è indicativa della sua autonomia e dell’intensità dell’antagonismo contro il padrone capitalistico. Quando però lo sciopero è finito, i due si rifondono nell’uno. / 293-La divisione in due è frutto di un doppio movimento. Da un lato il lavoro biopolitico mostra tutta la sua autonomia. Esso è sempre più capace di organizzare reti e forme di cooperazione; è sempre più capace di autogestire la produzione e questo al punto che i meccanismi del comando capitalistico avviliscono la produttività suscitando l’antagonismo[AUTONOMIA vs COMANDO]. L’impresa capitalistica è come si fosse trasformata in una società capitalistica su cui è straripata tutta l’attivitò produttiva e su cui si combatte uniformemente il conflitto tra lavoro e capitale.(…) Nella produzione biopolitica la giornata lavorativa si dissolve ineluttabilmente [MOBILITAZIONE TOTALE vs DISTINZIONE FRA TEMPO DI LAVORO E TEMPO LIBERO] La promessa fordista delle otto ore di lavoro, otto ore di svago e otto ore di sonno, che a livello globale riguarda ormai una porzione sempre più ristretta della forza lavoro, non serve più neanche come ideale regolativo. (…) Costringendo una parte sempre più grande della forza lavoro alla precarietà, il capitale ha gettato via il lavoro, lo ha espulso, ha tagliato le trame della stabilità, del welfare e con questo di qualsiasi forma di sostegno./294- La precarietà del lavoro non è la liberazione dei lavoratori dal dominio capitalistico (…) I lavoratori sono costretti ad arrabattarsi come e più di prima in un mondo stracolmo di merci e a sottomettersi alla TEMPORALITA’ MERCIFICATA  della forma capitalistica della vita./ La strategia adottata dal capitale per conservare il potere di fronte alla lacerazione [uno diviso in due di Mao] è la finanza. Per molti aspetti Marx lo aveva già anticipato con la sua analisi della natura duale del denaro. Il denaro come equivalente generale e mezzo universale degli scambi e delle transazioni nella società capitalistica rappresenta il valore delle merci basato sulla quantità di lavoro socialmente necessario che si è consolidato in esse. C’è poi il denaro come rappresentante assoluto del valore, e cioè il denaro come puro comando sulla forza lavoro. In questa veste il denaro rappresenta la ricchezza sociale accumulata nella proprietà privata, la quale a sua volta ha il potere di comandare la produzione sociale sociale.[Il denaro come tesoro?] (…) Dopo aver chiarito le due funzioni del denaro Marx sostiene che sono conflittuali. [3 linee politiche anticapitalistiche: 1. Distruzione di entrambe le funzioni del denaro; 2. Conservare il denaro come mezzo di scambio eliminando la sua funzione di comando del rapporto di sfruttamento; 3. Conservare le funzioni rappresentative del denaro strappandole al controllo del capitale: come è stato necessario il concetto di lavoro astratto per comprendere la classe operaia come soggetto unitario, così l’astrazione del denaro e della finanza fornisce gli strumenti per fare moltitudine a partire dall’eterogeneità della forza lavoro flessibile, mobile e precaria? Non siamo ancora in grado di rispondere a queste domande in modo soddisfacente, tuttavia, la prospettiva di una riappropriazione del denaro ci sembra indicativa di una pratica rivoluzionaria del nostro tempo. Con ciò si concluderebbe definitivamente la storia dell’uno diviso in due [Cfr. 294]

297- [Scosse lungo la linea di faglia] L’imprenditore schumpeteriano è un innovatore spinto dalla gioia della creazione, una figura che ci ricorda l’eroe nietzscheano che infonde al capitale il suo dinamismo, (…) Una volta perse le dinamiche dell’innovazione e la spinta imprenditoriale, Schumpeter era convinto che il capitalismo avesse i giorni contati. / Oggi al tempo della computer age, la funzione imprenditoriale sembra tornata in auge. [Ma] la produzione biopolitica sgorga dal basso, alimentata da un’imprenditoria moltitudinaria. ->[Questo che abbiamo appena detto ci introduce a una seconda malattia del capitale:] Il suo fallimento nell’organizzazione e nella gestione delle forze produttive [-> come i rapporti sociali feudali un tempo oggi i rapporti capitalistici di produzione stanno diventando degli ostacoli] Ciò che occorre valutare è quanto la creatività e le capacità delle singolarità siano incrementate e sviluppate nel modo più pieno oppure quante vite finiscano per essere sprecate. /299- Nei paesi più ricchi abbiamo sentito parlare di ‘crescita senza lavoro’. Nel Sud del mondo un numero sempre più grande di persone sono invece ‘disponibili’ che è un altro modo per dire che il capitale non se ne fa nulla. (…) Non siamo dei moralisti, siamo dei medici cui interessa verificare lo stato di salute del paziente. Un sistema economico è indubbiamente malato quando non si avvale delle forze produttive e non implementa la loro crescita, tollerando e addirittura provocando lo spreco dei talenti e delle capacità della popolazione /Oggi la crisi va declinata soprattutto in termini soggettivi. (…) Il circuito biopolitico è del tutto immanente alla produzione del comune che è, al contempo, produzione del sociale e produzione di soggettività. /300-301- E’ curioso notare che pochi economisti contemporanei si sono confrontati con la questione del come e del quando il modo di produzione capitalistico giungerà a termine come hanno fatto Keynes e Schumpeter in passato. /301- Abbiamo esaminato in precedenza la differenza tra repubblica [egemone nella modernità, con la sua finalità precipua di difendere la proprietà] e la moltitudine vista da una prospettiva politica soprattutto a proposito del tema dell’esodo della moltitudine dalla repubblica. (…) Secondo quanto detto, quali aspetti della repubblica impediscono lo sviluppo delle forze produttive e della produzione del comune? Quali sono le soluzioni e gli espedienti che possono rimuovere gli ostacoli che impediscono di sospingere lo sviluppo e di rimediare ai malanni del capitale?  [1. La libertà è necessaria alla produzione del comune: la moltitudine produce con efficienza e sviluppa nuove forze produttive quando le viene garantita la libertà di lavorare a modo suo, con i suoi tempi, adottando i modi e le forme della cooperazione e della comunicazione che le sono più consoni. (…) L’esigenza della libertà mette a nudo le figure del contratto –contratto tra cittadini e Stato, contratto tra lavoro e capitale- come ostacoli alla produzione. (…) 303- Nel contratto gli individui sono aspirati in una relazione verticale con le figure dell’autorità e non intrattengono rapporti orizzontali con gli altri individui. (…) La metafora della ‘Great Conversation) è diventata un’espressione convenzionale per indicare i circuiti sociali della produzione biopolitica. Quando la produzione di sapere e di conoscenza è metaforizzata come una conversazione, sarebbe assurdo e controproducente sostenere che tutti possiedono le stesse cognizioni, gli stessi talenti e le stesse capacità e che perciò tutti dicono le stesse cose. Una conversazione è produttiva perché ci sono delle differenze. L’eguaglianza non implica il sempre uguale (…) La produzione subisce delle restrizioni anche quando le differenze generano gerarchie, ad esempio, quando gli ‘esperti’ parlano e gli altri ascoltano. Nella dimensione biopolitica la produzione del comune è tanto più efficiente quante più persone PARTECIPANO liberamente con i loro talenti e le loro abilità alle reti produttive. LA PARTECIPAZIONE E’ UNA SPECIE DI PEDAGOGIA CHE FA ESPANDERE LE FORZE PRODUTTIVE NELLA MISURA IN CUI CHI VI E’INCLUSO DIVENTA PIU’ CAPACE GRAZIE A QUESTA PARTECIPAZIONE. -> La metafora della grande conversazione è una rappresentazione troppo armonica ed educorata. Ci sono molte persone che non possono parlare anche quando sono coinvolte in una conversazione. Aggiungere voci in più senza adeguati strumenti e modi di cooperare provoca in breve tempo una cacofonia che rende impossibile intendersi. Come abbiamo visto nel caso della metropoli 304- allo stato attuale delle cose molti incontri spontanei sono infelici e danno luogo alla corruzione del comune o alla produzione delle forme più negative e nocive. (…) La libertà e l’eguaglianza chiamano in causa la democrazia in contrapposizione con la rappresentanza politica [1 la rappresentanza come costruzione del popolo sul presupposto dell’esclusione della moltitudine e 2. La sintesi disgiuntiva tra rappresentanti e rappresentati a livello costituzionale] 305- L’esodo della moltitudine dalla repubblica della proprietà , dal comando sulla produzione e da tutte le altre gerarchie è il migliore esempio di una decisione comune. Come si prende tale decisione? E’ previsto un voto? Non siamo ancora in grado di descrivere le strutture e le funzioni di una democrazia di questo genere.

305 [Un programma riformista per il capitale= modernizzazioni telluriche] E’ piuttosto improbabile che l’aristocrazia globale abbia l’intenzione e sia capace di realizzare riforme significative o che si adoperi efficacemente per impedire la corsa verso il baratro. / Il primo pacchetto di riforme è volto a fornire le infrastrutture necessarie alla produzione biopolitica (…) le infrastrutture materiali di cui è priva la maggior parte delle popolazioni del mondo /307- Nell’età della produzione biopolitica non sono più i telai, gli argani o le presse, ma gli strumenti linguistici e le relazioni affettive per consolidare delle relazioni, le infrastrutture cognitive. Questa è la ragione per cui l’educazione superiore è ancora più importante nell’economia biopolitica che in passato. [Chiunque deve imparare a lavorare con il linguaggio, i codici, le scienze ecc.] [NUDA VITA vs SINGOLARITA’ PRODUTTIVE]  / 308- [Assicurare a tutti i beni necessari come le medicine e i frutti della ricerca scientifica / Libertà di movimento e cittadinanza globale /309- Inventare istituzioni sociali autonome: per Jefferson la partecipazione agli atti e alle pratiche di governo è il miglior modo per apprendere ad autogovernarsi. Ma le riforme si otterranno solo con le lotte e quando il capitale sarà costretto ad accettarle ] Perché vi siete messi in testa di proporre riforme per salvare il capitale? Questo non farà che procrastinare la data della rivoluzione? L’IDEA DI TRANSIZIONE A CUI STIAMO LAVORANDO IMPLICA LA Più GRANDE AUTONOMIA DELLA MOLTITUDINE SIA DAL POTERE DELLA PROPRIETA’ PRIVATA SIA DAL POTERE DELLO STATO; IMPLICA LA METAMORFOSI DELLA SINGOLARITA’ ATTRAVERSO L’EDUCAZIONE E LE PRATICHE DEL COOPERARE, DEL COMUNICARE, DELL’ORGANIZZARE DEGLI INCONTRI E QUINDI IMPLICA UN’ACCUMULAZIONE PROGRESSIVA DEL COMUNE.

311- Quanto vale un’azienda nell’era postindustriale? 313 [Crisi provocate dai desideri e dai bisogni dei soggetti produttivi-> superamento della legge del valore che non è più legge della misura della produttività globale] 314- Il lavoro biopolitico è caratterizzato dalla creatività in quanto espressione del comune /315- Il comune è animato dalla produzione di soggettività /316- Nella storia della filosofia c’è una linea continua che rivendica l’affermazione del valore come espressione della vita e interpreta il valore come potere della creazione. A partire dalla filosofia greca, il principio di un’eccedenza della volontà nei confronti del sapere ha dovuto affrontare una strenua opposizione e ha dovuto misurarsi con le gerarchie intellettuali imposte alla vita dalle filosofia dogmatiche. Questa tensione alternativa che corre lungo la storia della filosofia (…) la possiamo riconoscere ad esempio nell’affermazione, fatta da Sant’Agostino, della libera volontà che eleva l’uomo fino alla soglia della trasformazione dell’essere. Contro l’identificazione intellettualistica della verità nella conoscenza strumentale (…) possiamo riconoscere questa tensione, come ha mostrato Ernst Bloch, nella ‘sinistra aristotelica’ (Avicenna e Averroé) che parlano della creatività dell’essere e che nell’EDUCTIO FORMARUM vedono all’opera la potenza umana che interpreta e sviluppa le forme di vita. [Poi da Duns Scoto e Nicola Cusano fino a Spinoza e Nietzsche-> L’AMORE COME VOLONTA’ DI POTENZA] (…) Eccedere è un atto creativo. La nuova teoria del valore deve esser fondata sulla potenza dell’innovazione economica, politica e sociale espressiva del desiderio della moltitudine. Il valore è creato da una resistenza divenuta debordante creativa e fluente. Il valore è creato quando la pratica delle singolarità eccede gli equilibri del potere determinandone la rottura. [318- 1- La forza lavoro contro lo sfruttamento;2. La contrapposizione tra singolarità e identità; 3. Il comune contro la repubblica della proprietà] / Dopo che i capitalisti hanno distrutto l’economia riducendola a una branca della MATEMATICA, è nostro compito riportarla alla vita e all’antica accezione dell’economia: OIKONOMIA. Il valore economico è fondato sun un processo debordante ed eccedente sostenuto dalla cooperazione (intellettuale, manuale, affettiva, comunicativa) contro e oltre la regolazione capitalistica della società esercitata mediante le convenzioni finanziarie del mercato (…) Il percorso di cui parliamo è stato già fatto[-> Marx ha descritto un percorso del tutto simile parlando dello sviluppo della resistenza operaia al capitalismo industriale:] ‘ Ci vogliono tempo ed esperienza affinché l’operaio apprenda a distinguere le macchine dal loro uso capitalistico e quindi a trasferire i suoi attacchi dal mezzo materiale di produzione stesso alla forma sociale di sfruttamento di esso’.

323- RIVOLUZIONE

324- Questo è il mistero che abbiamo davanti: la politica rivoluzionaria deve prendere le mosse dall’identità, ma non può fermarsi lì. / 325- Nella nostra lettura dei programmi rivoluzionari, in ogni declinazione dell’identità troviamo tre compiti ricorrenti. Il primo è la denuncia della violenza dell’identità in quanto proprietà e quindi la lotta per la riappropriazione di una determinata identità. / Il primo compito dell’insubordinazione, che attualmente è anche la forma più diffusa di politica dell’identità, implica l’attacco al [velo di invisibilità che nasconde i subordinati agli occhi della società che li domina]. / La lotta per evidenziare la violenza dell’identità è ancora più urgente oggi in un’era in cui, ci dicono i discorsi dominanti, specie in Nord America e in Europa, le gerarchie razziali, di genere e di classe sono state superate /327- Il primo obiettivo di una politica dell’identità è l’ ESPROPRIAZIONE DEGLI ESPROPRIATORI nel senso in cui questa parola era intesa dalla lotta comunista. /[I programmi identitari si arenano quando diventano RISENTIMENTO]/ La ‘natura performativa della blackness’ è la resistenza alla schiavitù e dunque la ricerca della libertà / Il secondo compito delle politiche dell’identità e cioè la lotta della libertà [va usata come un’arma, nel senso in cui un tempo si intendeva la CONQUISTA DEL POTERE STATALE ] [l’identità- 329- per esempio il nazionalismo- non deve essere un fine ma un mezzo] / La distinzione terminologica tra EMANCIPAZIONE E LIBERAZIONE a questo riguardo è quanto mai decisiva. Mentre l’emancipazione è un termine che segnala uno sforzo per conquistare la libertà dell’identità, la libertà di essere davvero se stessi, la liberazione è volta a conquistare la libertà come autodeterminazione e auto trasformazione, auto poiesi. La liberazione è la libertà di determinare ciò che posso divenire. [EMANCIPAZIONE vs LIBERAZIONE]/ 330- L’autoabolizione dell’identità è la chiave per comprendere il modo in cui una politica rivoluzionaria in genere comincia sempre dall’identità ma non può fermarsi lì. Questo processo, che per molti aspetti può sembrare paradossale, ha qualcosa della negazione dialettica. In realtà come vedremo è un movimento di auto poiesi e di metamorfosi assolutamente affermativo. Questo è il criterio per distinguere le correnti rivoluzionarie del femminismo, delle politiche della razza e del colore e delle altre politiche dell’identità da tutte le distorsioni non rivoluzionarie. / ‘Per lottare contro il capitale’ scriveva Mario Tronti ‘la classe operaia deve lottare contro se stessa in quanto capitale (…) Lotta operaia contro il lavoro , lotta dell’operaio contro se stesso come lavoratore’ . In altri termini la politica dell’identità è rivolta alla soppressione dell’identità. / Una politica di classe rivoluzionari deve distruggere le strutture e le istituzioni della subordinazione dei lavoratori e quindi deve mirare alla soppressione dell’identità operaia mettendo in moto la produzione di soggettività e un processo di innovazione sociale e istituzionale. (…) Questi programmi non rivoluzionari lasciano intatta l’identità operaia mentre un processo rivoluzionario dovrebbe sopprimerla./332– Il femminismo rivoluzionario è mostruoso nel senso di Rabelais, debordante per inventiva e creatività./ 335 Alcuni temono ad esempio che un mondo senza più generi, caratterizzato da utopie queer e femministe, sarebbe popolato da creature androgine antropologicamente indifferenti e prive di desideri. (…) Al contrario, la soppressione delle identità avvia l’affrancamento e la proliferazione delle differenze- differenze che non sono significanti di alcuna gerarchia. / [Sul concetto di singolarità cfr. pag.311] /337- Le identità possono essere emancipate, ma solo le soggettività possono liberare se stesse / La rivoluzione non è per i deboli di cuore, è per i mostri. Ci tocca perdere quello che siamo per guadagnare quello che possiamo diventare / 338- Le istanze politiche delle identità non convergono necessariamente tra loro, ma sono divergenti e spesso in conflitto. Smascherare e combattere la violenza razziale, ad esempio non contribuisce necessariamente alle lotte contro la subordinazione di genere. Storicamente le lotte antirazziste e la lotta di classe hanno perlomeno ignorato o persino [non] contribuito alle lotte contro la sottomissione di genere. L’ANALISI INTERSEZIONALE contribuisce a mettere a fuoco il fatto che nonostante l’intersezione tra le violenze e le forme della sottomissione patite dalle differenti identità siano in qualche modo parallele , i programmi, le pratiche e le strategie politiche per affrontarle configgano tra di loro e secondo alcuni è giusto che configgano.(…) L’analisi interiezionale mostra che queste articolazioni e questi parallelismo non sono né spontanei, né automatici ma devono essere costruiti./ 339 – Ne risulta qualcosa di simile a uno sciame di attività politiche in cui le istanze di ribellione e le metamorfosi turbinano creando dei vortici. Nei prossimi paragrafi esamineremo la natura di questo sciame e ne apprezzeremol’intelligenza e l’organizzazione interna. /[341- il problema è come articolare le lotte lungo le linee parallele di un programma comune-> processo rivoluzionario = camminare: a due gambe, con una gamba sola e col rischio di cadere a faccia in avanti, come un millepiedi] /342- [Una rivoluzione moderna è impossibile per la doppiezza della modernità->Solo l’altermodernità fondata sulla reciprocità del comune e la moltitudine delle singolarità può essere il terreno adeguato per la rivoluzione]

344. La forma di controllo politicamente predominante nel mondo moderno agisce attraverso la MEDIAZIONE delle identità (…) Il pensiero politico moderno traduce questi schemi della mediazione epistemologica e ontologica nell’istituto della RAPPRESENTANZA. Il motivo ricorrente in Rousseau e Hegel è che la rappresentanza è capace di situare e organizzare le particolarità, siano esse qualificate in senso economico, sociale,culturale nella generazione dello Stato./345- La rappresentanza moderna con i suoi meccanismi di mediazione è da lungo tempo in crisi [cfr. Weber, Michels, Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto] / La governance [346- astratta e flessibile] non ha più bisogno della MISURA richiesta dall’identità e dalla rappresentanza [: oscilla tra due poli-> indifferentismo identitario e amministrazione del panico identitario] / 347- I nuovi conservatori vogliono un nuovo Termidoro con cui fissare una volta per tutte le unità di misura del valore, per stabilizzare la proprietà e le gerarchie sociali nella prospettiva della restaurazione dell’Ancient Regime, nome di un ordine sociale conforme alla rappresentazione di un passato immaginario.

347- Il processo decisionale democratico trasforma il parallelismo tra le lotte intorno alle identità in un’intersezione insurrezionale, in un evento rivoluzionario che ricompone le singolarità in una moltitudine.(…) Nonostante alcune di queste passioni siano perfettamente in linea con la direzione della rivoluzione –la razionalità e la gioia della moltitudine che si oppongono alla paura e alla tristezza, l’indignazione contro la tirannia e la resistenza contro l’oppressione armano la disobbedienza e la rivolta- i movimenti di liberazione sono sistematicamente afflitti al loro interno da conflitti e da gravi incomprensioni che contrappongono tra loro gli oppressi./[Democrazia e risoluzione dei conflitti all’interno della moltitudine] /349- [Il concetto di rivoluzione che abbiamo in mente si distacca da quelli praticati nel XX secolo]/ Ciò di cui c’è bisogno è un processo organizzativo capace di sostenere una decisione rivoluzionaria per la destabilizzazione del potere costituito, che non sia esterna o superiore, ma totalmente interno ai movimenti della moltitudine. [composizione tecnica e composizione politica del proletariato] /351- Queste tre caratteristiche del lavoro biopolitico – cooperazione, autonomia, organizzazione in rete- costituiscono i solidi presupposti per un’organizzazione politica democratica. / Non c’è più bisogno di un capo mentre si lavora. C’è sempre più necessità di una rete che si allarga, popolata dagli altri con cui si comunica e si collabora: per portare a termine il lavoro il capo appare sempre più come un ostacolo/352- Il nostro slogan per concatenare economia e politica potrebbe suonare ‘povertà e amore’ o (per chi ritiene che questi termini siano troppo sentimentali) ‘potere e comune’ vale a dire liberazione dei poveri e sviluppo istituzionale dei poteri della cooperazione sociale. In ogni caso l’intersezione tra economia e politica non è solo imprescindibile per descrivere la società contemporanea, essa è fondamentale soprattutto per la costruzione di strumenti  e di pratiche del processo sociale democratico./353- La moltitudine ha interesse a mettere le mani sugli apparati di Stato solo per smantellarli / L’insurrezione non è il nemico delle istituzioni [ma ha bisogno di istituzioni di genere diverso] / [All’interno della tradizione delle scienze sociali una corrente maggioritaria considera il contratto come origine delle istituzioni, una minoritaria [Jefferson, Machiavelli e Spinoza] ritiene che il motore delle istituzioni sia il conflitto sociale-> IL CONFLITTO COME DINAMICA COSTITUENTE DELLA SOCIETA’] /355- [Nuova definizione di istituzione] Le istituzioni sono fondate sui conflitti, esse cioè allargano lo strappo operato dalle rivolte contro l’ordine costituito restando aperte ai conflitti interni. Le istituzioni consolidano usi, costumi, pratiche e capacità collettive che sono le sostanze di nuove forme di vita. Infine le istituzioni sono caratterizzate da una temporalità aperta in quanto sono incessantemente trasformate dalle singolarità che le costituiscono.[pedagogia dell’amore-> incontri e rapporti positivi vs negativi] / Partiamo dagli studi che hanno caratterizzato l’entusiasmo dei primi studi sulle implicazioni politiche della rete, come per esempio l’impossibilità di esercitare un controllo, il fatto che la trasparenza sulla rete è sempre buona, e che lo sciame cibernetico è sempre intelligente-> ‘macchine decisionali” del XX sec. vs ‘diventare media’ del XXI secolo]/ 356- Le istituzioni costringono gli individui a conformarsi a determinate linee e norme di comportamento, forniscono loro delle formule per vivere, come ad esempio l’incanalamento del desiderio d’amore nel matrimonio e il desiderio di libertà nel consumo. / Il processo istituzionale permette alle interazioni e ai comportamenti delle singolarità di acquisire gradi di consistenza e con ciò di trasformarsi in modi di vita senza cristallizzarsi in rigidità identitarie /[357- Le istituzioni non sono un potere costituito ma un potere costituente] La rivoluzione è un’insurrezione che si è trasformata in un processo istituzionale, in una forma di governo che Kant definisce pubblica e noi chiamiamo comune. (…) La rivoluzione, in quanto forma di governo, a dispetto della fiducia di Kant nel progresso, è stretta in una morsa tra passato e futuro e ha a disposizione un’esiguo margine di manovra./ 358. Essa deve contrastare incessantemente le pressioni dell’ordine costituito e il peso del passato. [Tocqueville sul peso del passato vs Kant]

359-[Il problema della transizione-> governare la rivoluzione] La rivoluzione è un processo di liberazione: non solo un processo distruttivo, ma anche e soprattutto un lungo e consistente processo di trasformazione in grado di creare nuova umanità. /’L’attributo di rivoluzionario spetta solo a quelle rivoluzioni il cui scopo è la libertà’(H. Arent, Condorcet) /Lenin è convinto che la condizione attuale della natura umana è inadeguata per la democrazia -> [ma la dittatura insegna solo il servilismo per Negri] /361- La transizione non è un processo spontaneo [ma deve essere governata] Che cosa o chi traccia la DIAGONALE POLITICA che indirizza la transizione? /362- Se si lascia che un’avanguardia o un leader prendano il controllo, la funzione della democrazia nel processo di transizione viene meno / La via di fuga dall’impasse è soltanto una: riportare la DIAGONALE POLITICA al DIAGRAMMA BIOPOLITICO e cioè radicarla in un’INCHIESTA sulle capacità che le singolarità mettono in gioco nella vita quotidiana, in particolare, nel processo della produzione biopolitica.-> produrre e riprodurre il comune in modo sempre più autonomo, produrre e riprodurre forme di vita in modo sempre più indipendente. LA PRODUZIONE E LA RIPRODUZIONE DELLA FORME DI VITA E’ LA DEFINIZIONE PiU’ RIGOROSA DELL’AZIONE POLITICA./ 363-Le lotte rivoluzionarie si svolgono in parallelo fino al processo istituzionale della gestione del comune  attraverso l’evento insurrezionale della loro intersezione / [Il concetto di ‘rivoluzione passiva in Gramsci’->] Come si fa la rivoluzione in una società sussunta sotto il comando del capitale? [Da cristiano-borghese a capitalistico-borghese?] / Le differenti proposte politiche di Gramsci si articolano in una critica leninista al leninismo. (…) Gramsci propone in altri termini di evitare una rottura insurrezionale contro il potere costituito e di sostituirla con un ciclo di battaglie da combattere sui campi di battaglia della cultura e della politica  come punti di passaggio per strappare l’egemonia alla borghesia. (…) La rivoluzione passiva non è l’istanza che attiva la rivoluzione , ma è solo un’alternativa nel momento in cui la strada maestra non è accessibile, e cioè quando non c’è un soggetto politicamente attivo a guidare il processo rivoluzionario./ 364- Gramsci è un profeta del diagramma biopolitico. Egli capisce che l’avanguardia degli operai dell’industria non può svolgere più di tanto il ruolo di soggetto rivoluzionario attivo. (…) Gramsci capisce perfettamente che la nuova composizione tecnica [della classe operaia] è correlata a una nuova produzione di soggettività: ‘In America la razionalizzazione ha determinato la necessità di elaborare un nuovo tipo umano, conforme al NUOVO TIPO DI LAVORO e di processo produttivo’/365- La rivoluzione è diventata simultaneamente insurrezione e istituzione, trasformazione strutturale e sovrastrutturale. Questo è il cammino del ‘divenire Principe’ della moltitudine / La liberazione esige una lotta difensiva contro l’ordine costituito, una guerra civile, una battaglia prolungata tra i campi in cui è divisa la società. Gli ebrei schiavi in Egitto se ne sarebbero andati in pace con Mosé, ma il Faraone non li lasciò partire senza combattere /366- Ricordiamoci che chi dispone del maggiore potere di fuoco non sempre vince /368- Saint-Just sostiene che che la lotta non ha solo il compito di distruggere le istituzioni corrotte ma di costruirne di nuove.[bisogno di nuove istituzioni] /La violenza più perturbante che devono affrontare i rivoluzionari è probabilmente la mostruosa auto poiesi che emerge dalle tensioni rivoluzionarie delle politiche dell’identità./369- Democratico è un attivo e autonomo autogoverno della moltitudine /370- [GOVERNANCE RIVOLUZIONARIA O POST-DEMOCRATICA] L’ordine globale è prevalentemente caratterizzato dalle forme della governance che gestiscono e regolano efficacemente, in tempi specifici e in modi variabili, le materie e le questioni più disparate senza dover rispondere puntualmente ad un’autorità politica sovrana-> La governance [delle oligarchie]  non ha alcun bisogno di stabilità e regolarità per esercitare il potere dato che è assegnata alla gestione delle crisi ed è chiamata a intervenire su uno stato di eccezione permanente./371- Il limite dell’apparente versatilità del federalismo si mostra nella misura in cui i suoi strumenti di mediazione finiscono per creare una caricatura nomadica dello Stato nazione riproducendo le forme della sovranità e del controllo statuale/373- Il processo rivoluzionario deve essere governato da una Rechtwollen [A. Riegl] e cioè da una volontà istituzionale e costituzionale con cui articolare in parallelo le singolarità della moltitudine insieme all’eterogeneità delle sue istanze di rivolta e di ribellione in un processo potente e duraturo / [Istituzioni della felicità]376- Non c’è mai alcun automatismo che garantisca il progresso,non è scritto da nessuna parte che domani sarà meglio di oggi /LA NATURA UMANA NON E’ IMMUTABILE MA E’ COSTITUTIVAMENTE APERTA A UN PROCESSO EDUCATIVO E FORMATIVO / Gli storici della cultura moderna hanno ricostruito perché e come è andato perduto il concetto politico di felicità: la felicità del XVIII sec. subisce un’involuzione che la trasforma, in prossimità del passaggio all’Ottocento, in un contenuto sentimentale / La felicità viene separata dalla ragione, cui era rimasta saldamente legata nel XVIII sec., e diviene un sentimento individuale. Nel pensiero politico moderno, la pietà e la compassione a un certo momento diventano le fonti dell’associazione e della costituzione sociale, ma sono fonti esangui che smorzano la nostra potenza. (…) Lo scopo della filosofia e della politica di Spinoza è la gioia (gaudium) un affetto attivo che segna l’incremento della potenza di agire e di pensare. (…) Accresciamo sia la potenza di agire sia la potenza di pensare, prosegue Spinoza, nella misura in cui produciamo interazioni e creiamo relazioni comuni con gli altri. (…) Prima di Spinoza, Dante ha elevato la gioia e l’amore a nomi dell’essere, più precisamente, dell’essere-in-comune. Per Dante l’amore è un accidente che trasforma il mondo e crea una vita nuova (vita nova). /378- Come si fa a ricomporre o a reinventare una concezione politica della felicità, della gioia e dell’amore adeguata al nostro tempo? (…) Nella prima piattaforma si pretende un sostegno alla vita contro la miseria e cioè i governi devono provvedere che a ognuno sia assicurato il necessario per vivere. (…) Nella seconda piattaforma si pretende l’eguaglianza contro le gerarchie in modo tale che ognuno divenga capace di partecipare alla costituzione della società, all’autogoverno collettivo e alla costruzione di una rete di interazioni con gli altri. Chiunque ha il diritto di accedere a un’educazione di base, e a una serie di saperi, di capacità e di competenze tecniche. /379- Con la terza piattaforma si pretende la libertà di accesso al comune contro le barriere della proprietà privata. Oggi è possibile per chiunque usare liberamente le risorse e la ricchezza che poi sarà incrementata e sviluppata da tutti. / 380- Oggi purtroppo i poteri costituiti non hanno nessuna intenzione di garantire queste necessità primarie./ “E’ il legame del desiderio con la realtà ( e non la sua fuga nelle forme della rappresentazione) a possedere una forza rivoluzionaria” (Focault) / Nella lotta continua contro le istituzioni che corrompono il comune, come la famiglia, l’impresa e la nazione spargeremo molte lacrime, eppure continueremo a ridere.

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